Il cambiamento climatico, uno dei problemi più gravi del nostro tempo, va ben oltre gli impatti atmosferici e il ritiro dei ghiacciai. La comunità scientifica è concorde nell'attribuire la responsabilità di questo fenomeno all'attività umana, in particolare all'industrializzazione e all'agricoltura intensiva.
L’ecoansia, una profonda sensazione di disagio e paura legata al pensiero dei potenziali disastri derivanti dal riscaldamento globale, è una realtà psicologica sempre più riconosciuta. Questo termine, coniato recentemente, si riferisce a forme sub-cliniche di inquietudine, senso di colpa e depressione legate al cambiamento climatico e alle crisi ambientali. Gli approcci scientifici tradizionali hanno sottostimato la perdita del senso di sicurezza causata dal degrado ambientale. La mancanza d’iniziativa nel proteggere l’ambiente è stata descritta come “apatia,” ma psicologi sostengono che sia una reazione di “congelamento” generata dalle dimensioni del problema.
L’Accordo di Parigi, stipulato nel 2015, ha definito obiettivi chiari per affrontare la crisi climatica, cercando di mantenere l’aumento della temperatura media globale entro limiti accettabili.

Affrontare l’ecoansia richiede un approccio multidisciplinare che riconosca la complessità della crisi climatica, sia dal punto di vista fisico che psicologico
Tuttavia, il più recente rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change sottolinea l’urgenza di ridurre drasticamente le emissioni di gas serra e attuare misure di adattamento. Questo cambiamento climatico, già in corso, influisce su ogni regione del mondo, rendendo essenziale l’attenzione sia agli impatti fisici che a quelli psicologici.
La convergenza tra cambiamenti climatici e salute mentale è attualmente oggetto di attento studio in psicologia clinica e ambientale, focalizzando l’analisi sulle cause, le manifestazioni e i meccanismi che sottendono alla complessa relazione tra danni ambientali e impatti psicologici. Nel contesto della letteratura dedicata a questo argomento, sono stati forgiati nuovi termini al fine di classificare e distinguere le molteplici forme di angoscia legate agli eventi catastrofici ambientali, sia passati che potenziali. Tra questi, l’ecoansia, nota anche come ansia climatica, esprime la preoccupazione costante per le conseguenze climatiche; il lutto ambientale, che riflette una sensazione di perdita simile a quella provata di fronte alla morte di una persona cara, ma derivante dalla distruzione o trasformazione di un ambiente amato; e la solastalgia, termine che, sebbene leggermente diverso dal concetto di lutto ecologico, denota comunque la malinconia per la fine di un legame con un luogo amato.
Gli effetti psicologici del cambiamento climatico evidenziano come lo stress derivante dagli impatti climatici possa influenzare lo sviluppo, la memoria e le funzioni cognitive dei bambini. Gli adulti, d’altra parte, possono manifestare disturbi come lo stress post-traumatico, ansia, abuso di sostanze e depressione, insieme a sentimenti di aggressività e impotenza.
È importante distinguere tra gli effetti a breve e lungo termine. Mentre gli eventi traumatici legati al clima possono causare disturbi a breve termine, l’ecoansia rappresenta una preoccupazione a lungo termine. Studi evidenziano come il cambiamento climatico influenzi la salute mentale, portando a sintomi ansiosi, fobie, abuso di sostanze e depressione.
Il termine “ecoansia” coniato nel 1997, si riferisce a un insieme di emozioni dolorose legate alle turbolenze ambientali attuali e future. Uno studio del 2021 descrive l’ecoansia come “un termine che comprende le esperienze di ansia legate alle crisi ambientali e che definisce l’ansia legata al cambiamento climatico.” Questo fenomeno, principalmente di natura anticipatoria, si manifesta attraverso sintomi come ansia, impotenza e pessimismo, portando a depressione, catastrofismo, insonnia e ritiro sociale.
L’ecoansia può assumere varie forme, come ansia, stress, tristezza, senso di impotenza e colpa. Colpisce principalmente i giovani, con il 45% dichiarando che i loro sentimenti riguardo al cambiamento climatico influenzano negativamente la loro vita quotidiana. Il 75% ha una visione spaventosa del futuro, mentre il 56% crede che l’umanità sia condannata.
La complessità emerge quando tale stato d’animo influisce significativamente sul quotidiano, intaccando relazioni sociali, attività accademiche o professionali. Individui particolarmente ansiosi a causa delle condizioni climatiche possono sperimentare disturbi del sonno, costante ansia, incapacità di mantenere l’efficienza lavorativa e caduta in uno stato di disperazione.
Affrontare l’ecoansia richiede azioni concrete. A livello individuale, la resilienza può essere costruita attraverso strategie di coping, autoregolazione e reti di supporto sociale. La gestione dell’ecoansia è ancora oggetto di dibattito, ma agire sui comportamenti quotidiani, come ridurre i rifiuti e partecipare a iniziative ecologiche locali, può promuovere un approccio proattivo.
La condizione psicologica associata all’ecoansia presenta sintomi come attacchi di panico, insonnia e pensieri ossessivi. Il disagio legato alla crisi climatica può influenzare negativamente la salute mentale, portando a disturbi da uso di sostanze, ansia e depressione. Lo stress cronico durante la giovinezza potrebbe causare alterazioni permanenti nella struttura del cervello e favorire l’emergere di psicopatologie nella vita adulta.
Il termine “ecoansia” è stato ufficialmente riconosciuto dall’American Psychological Association solo recentemente.
La definizione scientifica dell’Apa la descrive come “una premura verso il cambiamento climatico unita alla preoccupazione per il futuro.” In Italia, nel 2021, è stata validata la prima scala per misurare i vari livelli di questo fenomeno. Principalmente presente tra i giovani, soprattutto tra i 15 e i 25 anni, l’ecoansia è una realtà psicologica che riflette la crescente preoccupazione delle nuove generazioni riguardo al futuro del pianeta.
Identificare un supporto psicologico e ideologico è cruciale. La condivisione dei vissuti emotivi con familiari, amici o professionisti della salute mentale è valida, così come l’adesione a gruppi di supporto ambientale. Tuttavia, è essenziale evitare un atteggiamento eccessivamente catastrofista, poiché ciò potrebbe aumentare i sintomi legati all’ecoansia.