Cosa sono gli ANA (anticorpi anti-nucleo), a cosa servono, quando vengono richiesti e cosa indicano i risultati del test
Gli anticorpi anti-nucleo (ANA) sono proteine prodotte dal sistema immunitario che riconoscono e si legano a componenti presenti all’interno del nucleo delle cellule. In condizioni normali, il sistema immunitario non attacca le proprie cellule, ma in alcune situazioni può generare questi anticorpi contro strutture dell’organismo stesso.
Il dosaggio degli ANA viene principalmente utilizzato come test diagnostico per individuare la possibile presenza di malattie autoimmuni, poiché questi anticorpi sono frequentemente riscontrati in patologie come il lupus eritematoso sistemico, la sclerodermia, la sindrome di Sjögren, l’artrite reumatoide e altre malattie autoimmuni sistemiche.

Valori normali, quando e come, perché viene richiesto questo esame. Gli ANA non hanno una funzione fisiologica benefica; la loro presenza riflette un’attività anomala del sistema immunitario associata a patologie autoimmuni.
Va sottolineato che il test degli ANA non è specifico per una singola malattia, ma rappresenta un indicatore che può indirizzare il medico verso ulteriori approfondimenti diagnostici. Un risultato positivo può quindi segnalare una reazione autoimmune in atto, anche se in alcuni casi può comparire in persone senza evidenti segni di malattia.
Gli anticorpi anti-nucleo (ANA) non svolgono una funzione anatomica o fisiologica normale nell’organismo. Infatti, gli ANA sono anticorpi che si sviluppano in condizioni patologiche e non hanno un ruolo benefico o fisiologico nell’organismo sano.
Dal punto di vista anatomico e fisiologico, il sistema immunitario produce anticorpi per difendere l’organismo da agenti esterni come virus, batteri o altre sostanze estranee. Tuttavia, gli ANA sono un esempio di anticorpi “autoreattivi”, cioè diretti contro componenti propri delle cellule, in particolare contro molecole presenti nel nucleo cellulare, come il DNA, le proteine legate al DNA o altri antigeni nucleari.
La presenza di questi anticorpi indica quindi un malfunzionamento del sistema immunitario, che in alcune malattie perde la capacità di distinguere tra elementi propri e non propri, attaccando i tessuti del corpo stesso. Questo processo può portare a infiammazione e danni ai tessuti.
Come interpretare i valori dell’esame: alti, bassi e normali
L’analisi dei valori degli anticorpi anti-nucleo (ANA) deve essere sempre considerata nel quadro complessivo del paziente, tenendo conto del contesto clinico e dei risultati di altri esami di laboratorio. I livelli di ANA nel sangue possono variare a seconda di molteplici fattori e non sono sufficienti da soli per formulare una diagnosi definitiva.
Valori bassi o nei limiti della norma tendono a escludere una risposta significativa diretta contro il nucleo delle cellule. Tuttavia, un risultato negativo non garantisce l’assenza di una malattia autoimmune, soprattutto se ci si trova nelle fasi iniziali della patologia.
Valori leggermente alti possono essere rilevati anche in soggetti sani, in particolare negli anziani, oppure come conseguenza di infezioni, assunzione di farmaci o altre condizioni non necessariamente autoimmuni. In questi casi, è opportuno valutare l’eventuale presenza di sintomi per decidere se procedere con ulteriori accertamenti.
Valori molto elevati di ANA, invece, sono più frequentemente associati a malattie autoimmuni sistemiche, come il lupus eritematoso sistemico, la sclerodermia o la sindrome di Sjögren. Tali risultati indicano una probabile attività significativa e richiedono ulteriori esami per confermare la diagnosi e definire la gravità della condizione.
| Valore ANA (titolo) | Interpretazione | Possibili significati clinici | Note aggiuntive |
|---|---|---|---|
| Negativo (<1:80) | Assenza di ANA rilevabili nel sangue | Di norma, assenza di malattia autoimmune sistemica | Non esclude completamente una patologia autoimmune in fase iniziale |
| Debolmente positivo (1:80 – 1:160) | Presenza lieve di ANA | Può essere rilevato in soggetti sani, anziani o in caso di infezioni o assunzione di alcuni farmaci | Potrebbe essere un falso positivo; valutare solo se associato a sintomi |
| Moderatamente positivo (1:320) | Presenza significativa di ANA | Sospetto clinico di malattia autoimmune (iniziale o moderata) | Richiede approfondimento con altri esami specifici (anti-dsDNA, ENA, ecc.) |
| Fortemente positivo (≥1:640) | Alta concentrazione di ANA | Probabile presenza di malattia autoimmune sistemica (es. lupus, sclerodermia, sindrome di Sjögren, ecc.) | Maggiore specificità per malattie autoimmuni; importante valutare il pattern di fluorescenza |
| Molto elevato (>1:1280) | Concentrazione molto alta di ANA | Alta attività autoimmune in atto o fase avanzata di malattia sistemica | Spesso associato a coinvolgimento multiorgano o forme più aggressive di malattia |
Il titolo ANA indica il livello di diluizione del campione di sangue in cui gli anticorpi anti-nucleo sono ancora rilevabili; valori più alti corrispondono a una maggiore concentrazione di questi anticorpi. Durante l’esame, il pattern di fluorescenza osservato (come omogeneo, punteggiato, nucleolare o centromerico) può fornire indicazioni utili per individuare la specificità della malattia. Un risultato positivo da solo non è sufficiente per formulare una diagnosi definitiva, ma deve essere interpretato insieme al quadro clinico generale e ad altri esami più specifici.
Come si esegue l’esame e quando viene richiesto?
L’esame ANA viene eseguito attraverso un prelievo di sangue venoso, solitamente effettuato dal braccio. Il campione prelevato viene analizzato in laboratorio, con la tecnica dell’immunofluorescenza indiretta, che consente di individuare la presenza e la distribuzione degli anticorpi anti-nucleo nel siero del sangue prelevato. Talvolta, per una prima valutazione, si utilizzano metodi alternativi come il test ELISA, ma l’immunofluorescenza rimane il metodo più preciso e completo.
Il test ANA viene richiesto quando vi è il sospetto di una malattia autoimmune sistemica, soprattutto in presenza di sintomi quali stanchezza cronica, dolori articolari, febbre senza causa apparente, manifestazioni cutanee tipiche, alterazioni della circolazione periferica (come nel fenomeno di Raynaud), secchezza delle mucose o infiammazioni ricorrenti degli organi interni.
Ecco quando è consigliato fare il test:
| Sintomi | Descrizione | Possibile correlazione con malattie autoimmuni |
|---|---|---|
| Stanchezza cronica | Sensazione costante di affaticamento non giustificata da sforzi o carenze evidenti | Comune nel lupus, nella sindrome di Sjögren e in altre connettiviti |
| Dolori articolari e muscolari | Dolori persistenti alle articolazioni o ai muscoli, spesso senza infiammazione visibile | Frequenti in artrite reumatoide, lupus, miositi |
| Febbre di origine sconosciuta | Episodi di febbre non associati a infezioni evidenti | Può indicare un’attivazione del sistema immunitario (lupus, vasculiti, ecc.) |
| Eruzioni cutanee | Lesioni della pelle, spesso al volto o fotosensibili (es. eritema a farfalla) | Caratteristici del lupus e di altre connettiviti |
| Fenomeno di Raynaud | Dita che diventano bianche, blu o rosse in risposta al freddo o allo stress | Tipico nella sclerodermia, ma presente anche in LES o sindrome di Sjögren |
| Secchezza oculare e orale | Sensazione di bruciore agli occhi, difficoltà a deglutire cibi secchi | Indicativa della sindrome di Sjögren |
| Infiammazioni agli organi interni | Coinvolgimento di reni, polmoni, cuore o sistema nervoso | Presente in forme sistemiche come lupus o vasculiti |
| Perdita di peso non intenzionale | Dimagrimento non legato a dieta o esercizio | Può accompagnare malattie autoimmuni sistemiche con infiammazione cronica |
| Alopecia | Caduta dei capelli diffusa o a chiazze | Frequente nel lupus e in altre patologie autoimmuni |
| Anomalie ematologiche (anemia, leucopenia) | Risultati alterati degli esami del sangue (globuli rossi, bianchi o piastrine) | Possono essere causati da autoanticorpi nel lupus o in altre malattie sistemiche |
Fattori che influenzano l’esame
L’esito dell’esame ANA può essere condizionato da diversi fattori esterni, non sempre collegati alla presenza effettiva di una malattia autoimmune. Alcuni di questi elementi possono causare falsi positivi, mentre altri potrebbero nascondere una reale attivazione del sistema immunitario.
Tra i principali fattori che influenzano il test vi è l’età avanzata, che può determinare una positività lieve anche in persone sane. L’assunzione di alcuni farmaci, come certi antibiotici o anticonvulsivanti, può stimolare temporaneamente la produzione di autoanticorpi. Anche infezioni recenti, di tipo virale o batterico, così come le vaccinazioni, possono attivare in modo non specifico il sistema immunitario e modificare i risultati dell’esame.
Lo stress prolungato può alterare la risposta immunitaria, mentre la tecnica utilizzata dal laboratorio – e l’esperienza dell’operatore – possono incidere sulla precisione del risultato, in particolare sull’interpretazione del pattern ANA. Infine, anche la presenza di altre patologie non autoimmuni, come epatopatie o neoplasie, può influenzare l’esito del test. Per questi motivi, è fondamentale che i risultati dell’esame ANA siano sempre interpretati nel contesto clinico del paziente e in associazione con altri esami di laboratorio. L’esame non va considerato isolatamente, ma come parte di un percorso diagnostico più ampio.

