Cos’è la bilirubina, il suo ruolo nel corpo e come interpretare i valori dell’esame. Guida per capire livelli normali, alti o bassi e quando eseguire il test.
La bilirubina è un pigmento di colore giallastro che si forma come risultato della degradazione dell’emoglobina, una proteina presente nei globuli rossi che trasporta l’ossigeno nel sangue. Quando questi globuli rossi invecchiano o risultano danneggiati, vengono eliminati dalla milza e parte del loro contenuto viene trasformato in bilirubina.
Nel sangue, si presenta in due forme principali. La prima è la bilirubina indiretta (o non coniugata), che non è solubile in acqua e per questo si lega a una proteina chiamata albumina per essere trasportata fino al fegato. Qui viene trasformata nella seconda forma, la bilirubina diretta (o coniugata), che invece è solubile e può essere eliminata dall’organismo tramite la bile e l’intestino.

Valori normali, quando e come, perché viene richiesto questo esame. La bilirubina ha un ruolo significativo nel mantenere l’equilibrio metabolico e nel facilitare lo smaltimento dei prodotti di scarto dell’organismo.
Anche se non svolge un ruolo attivo nelle funzioni fisiologiche, è un prodotto di scarto il cui corretto smaltimento è fondamentale. In piccole quantità, può avere un effetto antiossidante, ma il suo accumulo può indicare problemi metabolici o epatici, rendendo quindi essenziale il suo monitoraggio per mantenere l’equilibrio dell’organismo.
È un sottoprodotto del metabolismo dell’emoglobina, generato principalmente dalla degradazione dei globuli rossi. Sebbene non svolga un ruolo fisiologico diretto come altri elementi dell’organismo, mantiene comunque una certa rilevanza per il corretto equilibrio del corpo.
In quantità moderate, questa sostanza mostra proprietà antiossidanti, capaci di contrastare i danni provocati dai radicali liberi. Inoltre, pur non avendo una funzione attiva, rappresenta un importante indicatore clinico: variazioni nei suoi livelli possono segnalare disfunzioni del fegato, della cistifellea, delle vie biliari o del sistema ematologico. La sua produzione e rimozione, infine, completano il ciclo metabolico dell’eme, contribuendo all’eliminazione di sostanze potenzialmente tossiche.
Dal punto di vista anatomico, il suo percorso coinvolge principalmente tre organi. Nella milza, i globuli rossi danneggiati vengono distrutti e l’eme trasformato in bilirubina non coniugata. Questa viene poi inviata al fegato, dove viene resa solubile e trasformata in bilirubina coniugata, per poter essere eliminata. Attraverso le vie biliari, la sostanza arriva all’intestino, dove partecipa alla colorazione delle feci. Una parte viene anche riassorbita e infine espulsa con le urine.
Come interpretare i valori dell’esame: alti, bassi e normali
L’esame viene utilizzato per analizzare la funzionalità del fegato e la capacità dell’organismo di eliminare i globuli rossi ormai deteriorati. I valori ottenuti si riferiscono solitamente a tre parametri: la totale (che comprende sia quella coniugata sia quella non coniugata), la diretta (con forma solubile in acqua, elaborata dal fegato) e l’indiretta (non coniugata, legata all’albumina).
I valori considerati nella norma variano leggermente a seconda del laboratorio, ma in generale si collocano tra 0,3 e 1,2 mg/dL per la bilirubina totale, tra 0 e 0,3 mg/dL per la diretta, e sotto 1 mg/dL per la forma indiretta.
Un aumento può dipendere da diverse condizioni. Tra le cause principali si trovano le malattie del fegato come epatite o cirrosi, l’ostruzione delle vie biliari dovuta a calcoli o tumori, l’anemia emolitica e la sindrome di Gilbert, un disturbo ereditario solitamente benigno. Nei casi di bilirubina indiretta alta, è più probabile che si tratti di un’eccessiva distruzione dei globuli rossi o di un disturbo congenito. Valori alti della bilirubina diretta, invece, sono spesso associati a problemi epatici o a un blocco nel deflusso della bile. Un segnale visibile di questi squilibri può essere l’ittero, cioè l’ingiallimento della pelle e degli occhi. In questi casi, può comparire bilirubinuria, ovvero la sua presenza nelle urine, che rappresenta un segnale di alterata funzione epatica o ostruzione biliare.
Valori di bilirubina inferiori alla norma, al contrario, raramente indicano una condizione patologica. Possono essere legati a fattori non preoccupanti come l’assunzione di determinati integratori (vitamina C, caffeina), lo stato di gravidanza o l’uso di antiossidanti. In questi casi, di solito non è necessario intervenire.
Tipo di Bilirubina | Valori di riferimento | Valori alterati | Sintomi comuni | Possibili patologie | Note aggiuntive |
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Totale | 0,3 – 1,2 mg/dL | Alta | Ittero (pelle e occhi gialli), urine scure, stanchezza | Epatite, cirrosi, calcoli biliari, sindrome di Gilbert, anemia emolitica | Valore complessivo: somma di diretta e indiretta |
Bassa | Nessun sintomo specifico | Non patologico nella maggior parte dei casi | Possibile in gravidanza o con assunzione di vitamina C o caffeina | ||
Indiretta (non coniugata) | < 1,0 mg/dL (calcolata) | Alta | Ittero, affaticamento, urine normali | Anemia emolitica, sindrome di Gilbert, ittero neonatale | Non solubile in acqua, legata all’albumina; indicatore di problemi nel metabolismo |
Bassa | Nessun sintomo | Rara rilevanza clinica | Valore basso poco significativo | ||
Diretta (coniugata) | 0 – 0,3 mg/dL | Alta | Urine scure, feci chiare, prurito, ittero | Ostruzione delle vie biliari, epatite, colestasi, tumori epatici | Solubile in acqua, escreta con la bile |
Bassa | Nessun sintomo | Non clinicamente rilevante | Valore basso usualmente non preoccupante |
Come si esegue l’esame e quando viene richiesto?
L’esame della bilirubina consiste in un semplice prelievo di sangue venoso, di solito effettuato dal braccio, eseguito in un laboratorio di analisi. Il campione raccolto viene successivamente analizzato in laboratorio per misurare i livelli di bilirubina totale, diretta e indiretta, utilizzando tecniche specifiche, spesso basate su reazioni chimiche che permettono di quantificare la sostanza.
Questo tipo di esame viene richiesto in ambito clinico per valutare lo stato di salute del fegato e l’efficienza del processo di eliminazione dei globuli rossi danneggiati o invecchiati. Viene utilizzato in presenza di sospette patologie epatiche, ostruzioni delle vie biliari o condizioni che comportano una distruzione accelerata dei globuli rossi. Valori alterati possono infatti essere riscontrati in caso di epatiti, cirrosi, calcoli biliari o sindrome di Gilbert. È inoltre impiegato per diagnosticare e monitorare l’ittero, sia negli adulti sia nei neonati, dove assume un ruolo importante nella valutazione del rischio e nel controllo clinico.
Fattori che influenzano l’esame
I risultati dell’esame possono essere influenzati da diversi fattori di natura fisiologica, alimentare, farmacologica o legati a condizioni patologiche. Tra i fattori fisiologici si annoverano il digiuno prolungato o diete ipocaloriche, che possono aumentare la bilirubina indiretta soprattutto in soggetti con sindrome di Gilbert, lo sforzo fisico intenso, e variazioni legate all’età e al sesso, con valori naturalmente più elevati nei neonati. Anche la gravidanza può determinare lievi modifiche, generalmente non rilevanti clinicamente.
Altri elementi che possono alterare i livelli includono l’assunzione di alcuni farmaci come antibiotici, diuretici, contraccettivi orali, antiepilettici e chemioterapici. Il consumo cronico di alcol può danneggiare il fegato, provocando un aumento della bilirubina, mentre un’assunzione elevata di vitamina C o caffeina può invece ridurne i valori. Anche il fumo può influenzare indirettamente il metabolismo epatico.
Tra le condizioni cliniche che incidono sull’esame vi sono le malattie epatiche quali epatiti, cirrosi e colestasi, che compromettono la metabolizzazione della bilirubina. Le anemie emolitiche aumentano l’indiretta per la distruzione accelerata dei globuli rossi, mentre le ostruzioni biliari determinano un incremento della diretta. La sindrome di Gilbert, una condizione genetica benigna, può causare un rialzo della bilirubina in situazioni di stress o digiuno.
L’interpretazione dei valori della bilirubina richiede una valutazione complessiva che consideri lo stile di vita, eventuali terapie in corso, la dieta e le condizioni di salute del paziente. Per garantire risultati attendibili, è consigliabile effettuare l’esame a digiuno e comunicare al medico qualsiasi assunzione farmacologica.