Cos'è la bilirubinuria, perché compare nelle urine, come si esegue l’esame, i valori normali e patologici, le cause principali e i fattori che influenzano i risultati

La bilirubinuria consiste nella presenza di bilirubina nelle urine, una condizione anomala poiché normalmente tale sostanza non si riscontra nell’urina. La bilirubina è un pigmento di colore giallo-arancione che si forma dalla degradazione dell’emoglobina contenuta nei globuli rossi. Dopo essere stata trasportata al fegato, viene trasformata in una forma solubile, chiamata bilirubina coniugata, che viene eliminata tramite la bile nell’intestino.

La comparsa di bilirubinuria si verifica quando la bilirubina coniugata, che solitamente viene escreta con la bile, viene invece eliminata attraverso le urine. Questo fenomeno può derivare da alterazioni epatiche o da ostruzioni delle vie biliari ed è associato a diverse condizioni patologiche, quali ittero di origine epatica (come epatite o cirrosi), ostruzioni biliari causate da calcoli o tumori, oltre ad altre malattie che coinvolgono il sistema epatobiliare.

Esami di Laboratorio

Valori normali, quando e come, perché viene richiesto questo esame. La bilirubinuria indica un’alterazione patologica di questo processo e rappresenta un importante parametro per la diagnosi e il monitoraggio di malattie epatiche e biliari.

Dal punto di vista clinico, la rilevazione di bilirubinuria nelle analisi delle urine rappresenta un importante indicatore di disfunzioni epatiche o biliari. La sua presenza può aiutare nella diagnosi di ittero, nel monitoraggio di patologie del fegato e nell’identificazione di eventuali ostruzioni delle vie biliari.

Non rappresenta una funzione fisiologica normale, ma piuttosto un segnale clinico che indica la presenza di una condizione patologica. Per comprenderne il significato, è utile considerare il ruolo fisiologico e anatomico della bilirubina e le circostanze in cui la bilirubinuria può manifestarsi.

La bilirubina è un prodotto di scarto derivante dalla degradazione dell’emoglobina presente nei globuli rossi vecchi o danneggiati. Questo processo avviene principalmente nella milza, nel fegato e nel midollo osseo. La bilirubina inizialmente prodotta è nella forma non coniugata, insolubile in acqua, e viene trasportata al fegato legata all’albumina. Nel fegato, grazie all’azione dell’enzima UDP-glucuronil transferasi, la bilirubina viene coniugata con l’acido glucuronico, diventando così solubile in acqua. Questa forma coniugata viene secreta nella bile e immessa nell’intestino, dove la flora batterica la trasforma in urobilinogeno. Parte dell’urobilinogeno viene riassorbita e può essere eliminata con le urine, mentre la maggior parte viene espulsa con le feci, conferendo il colore marrone caratteristico.

La presenza di bilirubina nelle urine, nota come bilirubinuria, si verifica solo quando la quantità di bilirubina coniugata supera la capacità di eliminazione tramite la bile e viene quindi eliminata attraverso i reni. Questa condizione si riscontra in presenza di malattie epatiche o di ostruzioni delle vie biliari, come epatiti, colestasi, calcoli, tumori, cirrosi o altre patologie croniche del fegato.

Come interpretare i valori dell’esame: alti, bassi e normali

L’interpretazione dei valori di bilirubinuria nelle analisi delle urine richiede attenzione poiché, normalmente, la bilirubina è assente o presente in quantità trascurabili, dato che viene eliminata principalmente con la bile nell’intestino.

Un risultato normale indica un corretto funzionamento del metabolismo epatico e dell’escrezione biliare. La presenza di piccole tracce di bilirubina può suggerire un lieve stress o alterazioni iniziali della funzione epatica o biliare, ma necessita di ulteriori approfondimenti per confermare eventuali patologie.

Valori elevati di bilirubina nelle urine rappresentano invece un segnale patologico, indicativo di un’alterazione nel metabolismo o nell’eliminazione della bilirubina. Questi livelli si associano spesso a danni epatici acuti o cronici, come epatiti o cirrosi, a ostruzioni delle vie biliari dovute a calcoli, tumori o colestasi, o ad altre malattie epatobiliari che compromettono la secrezione biliare.

In tali situazioni, la bilirubinuria costituisce un importante elemento diagnostico che indirizza verso ulteriori esami per identificare la causa sottostante.

LivelloValore quantitativo (mg/dL)Scala semi-quantitativaSintomi PossibiliPatologie CorrelateNote Cliniche
Normale (assenza)0Negativo (–)NessunoStato fisiologico normaleLa bilirubina coniugata viene escreta nella bile, non nelle urine.
Tracce lievi0,1 – 0,4 mg/dL± / TracciaNessuno o lieve affaticamentoStress epatico, epatite lieve, uso di farmaci epatotossiciPuò essere transitoria; da monitorare con altri parametri epatici.
Moderatamente aumentata0,5 – 1,5 mg/dL+ / ++Urine scure, astenia, lieve pruritoEpatiti virali o tossiche, colestasi parziale, danno epatico moderatoSegno clinico rilevante, va confermato con bilirubina sierica.
Alta1,6 – 3,0 mg/dL++ / +++Ittero, urine color tè, prurito, nauseaCirrosi, epatite avanzata, calcoli biliari, ostruzione parziale delle vie biliariIndica importante compromissione epatica o ostruzione biliare.
Molto elevata> 3,0 mg/dL+++ / ++++Ittero marcato, urine molto scure, doloreOstruzione completa delle vie biliari, neoplasie epatobiliari, colestasi graveQuadro clinico urgente; richiede approfondimento diagnostico immediato.

La valutazione della bilirubinuria deve essere sempre integrata con altri dati clinici, esami del sangue e la storia del paziente, per permettere una diagnosi precisa e un adeguato trattamento delle patologie epatiche o biliari.

Come si esegue l’esame e quando viene richiesto?

L’esame della bilirubinuria si effettua attraverso un’analisi delle urine, spesso inclusa nell’esame standard o richiesta in caso di sospetti disturbi epatici o delle vie biliari.

La procedura prevede innanzitutto la raccolta del campione di urina, preferibilmente quella del mattino, più concentrata e adatta all’analisi. È consigliato raccogliere il secondo getto (metà flusso) in un contenitore sterile, seguendo le corrette norme igieniche. Il campione viene poi analizzato mediante strisce reattive, che segnalano la presenza di bilirubina con un cambiamento di colore. In caso di positività, si può eseguire una misurazione più precisa tramite tecniche come la spettrofotometria o altri test biochimici, per ottenere il valore esatto.

L’esame viene prescritto in diverse circostanze: in presenza di sintomi compatibili con problemi epatici o biliari (ad esempio urine scure, ittero, prurito diffuso, dolore addominale e stanchezza), nel monitoraggio di patologie come epatiti, cirrosi, colestasi o neoplasie epatobiliari, oppure durante controlli di routine in pazienti che assumono farmaci epatotossici o hanno una storia clinica di malattia epatica.

La ricerca della bilirubina nelle urine è un esame non invasivo, semplice da eseguire e particolarmente utile per individuare e monitorare alterazioni della funzione epatica o ostruzioni delle vie biliari. Pur essendo un test di primo livello, il suo valore cresce se interpretato in un quadro clinico più ampio.

Fattori che influenzano l’esame

L’affidabilità dell’esame della bilirubinuria può essere influenzata da diversi fattori, sia durante la raccolta del campione che nella fase di analisi. Conoscerli è essenziale per evitare risultati falsamente positivi o negativi, che potrebbero compromettere la corretta interpretazione clinica.

Uno dei principali elementi da considerare è l’esposizione alla luce: la bilirubina è una sostanza fotosensibile e tende a degradarsi se il campione rimane a lungo esposto, con il rischio di un risultato falsamente negativo. Per questo motivo, l’urina deve essere conservata al buio fino all’analisi.

Anche il tempo e le modalità di conservazione sono determinanti: un campione lasciato troppo a lungo a temperatura ambiente può alterarsi, rendendo il test inaffidabile. L’analisi dovrebbe essere effettuata preferibilmente entro due ore dalla raccolta.

La contaminazione del campione, ad esempio da sangue, secrezioni o residui di detergenti, può interferire con i risultati. È quindi importante rispettare le corrette modalità di raccolta, utilizzando l’urina del secondo getto e mantenendo un’adeguata igiene.

L’assunzione di alcuni farmaci può modificare il colore dell’urina o interferire chimicamente con il test. Tra questi si segnalano rifampicina, fenazopiridina, alte dosi di vitamina C e farmaci epatotossici. È opportuno che il paziente informi il medico su ogni sostanza assunta.

Anche la presenza di sangue o emoglobina nelle urine può interferire con le strisce reattive, alterando la rilevazione della bilirubina. In tali casi, può essere necessario ricorrere a test di conferma più specifici.

Infine, un’eccessiva diluizione dell’urina, ad esempio a seguito di un’elevata assunzione di liquidi, può rendere la bilirubina presente non rilevabile. Per questo motivo si raccomanda l’uso dell’urina del mattino, più concentrata.

In sintesi, la corretta esecuzione e conservazione del campione, insieme alla consapevolezza di possibili interferenze farmacologiche e fisiologiche, contribuiscono in modo significativo all’attendibilità dell’esame della bilirubinuria e alla sua utilità nella valutazione clinica.


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