Cosa sono gli eosinofili, le loro funzioni nel sistema immunitario, come interpretare i valori dell’esame del sangue e quali fattori possono influenzarli
Gli eosinofili sono cellule del sistema immunitario appartenenti al gruppo dei globuli bianchi, e svolgono funzioni importanti nella difesa dell’organismo. Sono prodotti dal midollo osseo e costituiscono una piccola percentuale del totale dei leucociti presenti nel sangue, generalmente compresa tra l’1% e il 4%.
Queste cellule si distinguono per la presenza di granuli nel citoplasma, facilmente visibili al microscopio grazie alla loro colorazione rosata o rossastra con l’eosina, un colorante da cui deriva anche il loro nome. All’interno dei granuli si trovano sostanze tossiche ed enzimi, come la proteina basica maggiore e la perossidasi eosinofila, che vengono rilasciati per aggredire agenti patogeni. Il nucleo di un eosinofilo presenta solitamente due lobi, caratteristica che ne facilita il riconoscimento.
Gli eosinofili svolgono diverse funzioni. Sono particolarmente efficaci contro parassiti di grandi dimensioni, come i vermi, che non possono essere ingeriti dalle cellule fagocitarie. In questi casi, rilasciano sostanze tossiche per danneggiare o distruggere l’invasore. Sono anche coinvolti nelle reazioni allergiche: partecipano a processi infiammatori tipici dell’asma, della rinite allergica, della dermatite atopica e di alcune forme di infiammazione dell’apparato digerente, come l’esofagite eosinofila.

Valori normali, quando e come, perché viene richiesto questo esame. Sono molto più di semplici “cellule dell’allergia”: la loro attività è parte integrante del sistema di difesa dell’organismo e della sua capacità di adattarsi, guarire e proteggersi, anche quando non è presente una patologia evidente
Inoltre, queste cellule contribuiscono a regolare la risposta immunitaria, producendo mediatori chimici che influenzano l’attività di altri globuli bianchi e partecipano alla modulazione dell’infiammazione. Un numero elevato di eosinofili nel sangue, noto come eosinofilia, può essere un segnale di alcune malattie croniche o autoimmuni, tra cui la sindrome ipereosinofila e la granulomatosi eosinofila con poliangioite.
Sono cellule del sistema immunitario che svolgono un ruolo importante sia nelle difese dell’organismo che in diversi processi fisiologici. Pur essendo spesso associati a condizioni patologiche come allergie e infiammazioni croniche, il loro contributo è fondamentale anche in situazioni normali, dove partecipano a funzioni di regolazione, difesa e mantenimento dell’equilibrio interno.
Dal punto di vista fisiologico, queste cellule si attivano in modo particolare contro alcuni parassiti, soprattutto quelli troppo grandi per essere fagocitati, come i vermi intestinali. In questi casi, intervengono rilasciando sostanze tossiche contenute nei loro granuli, che danneggiano i parassiti e ne favoriscono l’eliminazione. Si tratta di un meccanismo di difesa molto specifico, che rende gli eosinofili particolarmente efficaci in contesti dove altri globuli bianchi risultano meno adatti.
Un’altra funzione molto rilevante è legata alle reazioni allergiche. Queste cellule contribuiscono all’infiammazione locale, liberando mediatori chimici che aumentano la permeabilità dei vasi sanguigni, causano gonfiore e richiamano altre cellule del sistema immunitario. La loro attività è quindi alla base di molte delle manifestazioni tipiche delle allergie.
Oltre a questo, svolgono anche un ruolo di regolazione all’interno del sistema immunitario. Producono diverse sostanze, come citochine e chemochine, che influenzano il comportamento di altre cellule e contribuiscono a mantenere l’equilibrio tra le risposte infiammatorie e quelle di guarigione. In alcune situazioni, come nelle infiammazioni croniche delle vie respiratorie, possono persino contribuire al rimodellamento dei tessuti, stimolando la formazione di tessuto fibroso e influenzando la struttura degli organi coinvolti.
Anche se in misura minore rispetto ad altri globuli bianchi, gli eosinofili possono partecipare alla difesa dell’organismo contro batteri e virus, specialmente a livello delle vie respiratorie, grazie alla produzione di sostanze antimicrobiche e molecole ossidanti.
Queste cellule hanno origine nel midollo osseo, dove si sviluppano sotto l’influenza di specifiche molecole di segnalazione, come l’interleuchina-5. Dopo aver completato il loro sviluppo, passano nel sangue dove restano per poco tempo, prima di raggiungere i tessuti. Si concentrano soprattutto in zone dell’organismo esposte all’ambiente esterno, come il tratto respiratorio, l’apparato gastrointestinale e la pelle, ma possono trovarsi anche in organi linfatici come la milza o i linfonodi.
Anche in assenza di malattia, una piccola quantità di eosinofili è sempre presente nei tessuti, dove svolge una funzione di sorveglianza. Contribuiscono, ad esempio, al mantenimento dell’equilibrio della flora intestinale e partecipano alle difese delle mucose. In alcuni casi, sono coinvolti anche nei processi di rigenerazione e riparazione dei tessuti danneggiati.
Come interpretare i valori dell’esame: alti, bassi e normali
L’esame degli eosinofili è una componente dell’emocromo con formula leucocitaria e consente di determinare la quantità di queste cellule nel sangue circolante. I risultati possono essere espressi come numero assoluto, ovvero il numero di eosinofili presenti per microlitro di sangue, oppure come percentuale rispetto al totale dei globuli bianchi. L’interpretazione dei valori dipende sempre dal quadro clinico generale del paziente, dalla presenza di eventuali sintomi e dai risultati di altri esami.
I valori considerati normali variano generalmente tra l’1% e il 4% del totale dei leucociti, oppure tra 100 e 400 cellule per microlitro. Tuttavia, questi limiti possono subire leggere modifiche in base ai parametri del laboratorio, all’età del soggetto e a condizioni fisiologiche particolari come lo sforzo fisico intenso o la gravidanza.
Un aumento degli eosinofili oltre i 500/μL prende il nome di eosinofilia, e può essere classificato in lieve, moderato o grave a seconda dell’entità del valore. Tra le cause più frequenti di eosinofilia vi sono le malattie allergiche come l’asma e la rinite allergica, le infezioni parassitarie, alcune patologie autoimmuni, specifici disturbi del sangue come le leucemie eosinofile, e reazioni a determinati farmaci. Esiste anche una rara condizione chiamata sindrome ipereosinofila, nella quale si osservano livelli molto elevati di eosinofili senza una causa immediatamente evidente, con possibile coinvolgimento degli organi interni.
Valori inferiori a 50 cellule per microlitro possono indicare eosinopenia, una condizione meno frequente e generalmente meno rilevante dal punto di vista clinico. Può verificarsi in seguito a infezioni batteriche gravi, dopo trattamenti con corticosteroidi, o in situazioni di stress acuto come traumi, interventi chirurgici o shock.
Valori eosinofili | Classificazione | Sintomi possibili | Patologie associate | Note cliniche aggiuntive |
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< 50 cellule/μL | Eosinopenia | Generalmente asintomatico | Infezioni batteriche acute Terapia corticosteroidea Stress acuto | Di solito clinicamente poco rilevante Utile come indicatore di stress o infezione sistemica |
100–400 cellule/μL | Valori normali | Nessuno (in condizioni fisiologiche) | Normale attività immunitaria Sorveglianza mucosale (es. intestino, polmoni) | Presenza normale nei tessuti e nel sangue in quantità controllata |
> 500 cellule/μL | Eosinofilia lieve | A volte asintomatica Stanchezza, lieve prurito | Asma Rinite allergica Dermatite atopica Infezioni parassitarie lievi | Può essere transitoria o cronicaRichiede valutazione del contesto clinico |
1.500–5.000/μL | Eosinofilia moderata | Prurito Tosse cronica Orticaria Disturbi respiratori | Infezioni parassitarie attive EGPA (granulomatosi eosinofila) Malattie autoimmuni | Può comportare danni ai tessuti se persistente |
> 5.000 cellule/μL | Eosinofilia grave | Sintomi sistemici Febbre Perdita di peso Danni d’organo | Sindrome ipereosinofila (HES) Leucemia eosinofila Linfoma Malattie del sangue | Può essere potenzialmente grave Necessita di approfondimenti specialistici urgenti |
In ogni caso, un valore alterato non va mai considerato isolatamente. La valutazione corretta richiede un’interpretazione nel contesto clinico del paziente e spesso necessita di controlli ripetuti per capire se si tratta di un’anomalia temporanea o persistente. In presenza di eosinofilia marcata o prolungata, possono essere richiesti approfondimenti diagnostici specifici, come esami per la ricerca di parassiti, test allergologici o indagini ematologiche.
Come si esegue l’esame e quando viene richiesto?
L’esame fa parte dell’emocromo completo con formula leucocitaria, un’analisi del sangue che consente di misurare la quantità e la proporzione dei diversi globuli bianchi, inclusi gli eosinofili. Questi valori possono essere espressi sia in forma assoluta (numero di cellule per microlitro di sangue) sia come percentuale sul totale dei leucociti. La procedura si basa su un prelievo di sangue venoso, in genere effettuato a livello del braccio, ed è generalmente non invasiva e senza preparazione specifica, salvo indicazioni mediche particolari (ad esempio, digiuno).
Il campione viene analizzato con strumentazione automatizzata in grado di distinguere le cellule in base a dimensioni e caratteristiche fisiche; in alcuni casi, può essere necessaria un’osservazione al microscopio per verificare l’aspetto morfologico degli eosinofili.
Questo test viene richiesto in diverse situazioni cliniche. In primo luogo, rientra nei controlli di routine per valutare lo stato di salute generale. Può essere inoltre indicato in presenza di sintomi sospetti come asma, prurito, orticaria, disturbi gastrointestinali, rash cutanei o dolori articolari, che potrebbero suggerire un’alterazione della componente eosinofila. Un altro ambito comune è quello delle infezioni parassitarie, specialmente nei soggetti che hanno soggiornato in aree endemiche, poiché un aumento degli eosinofili può essere indice di infestazioni da elminti o altri parassiti extracellulari.
Risulta utile anche per monitorare patologie croniche come malattie autoimmuni, allergie persistenti o disturbi ematologici (es. sindromi mieloproliferative), così come per controllare gli effetti di terapie farmacologiche che possono indurre un’alterazione dei valori (es. antibiotici, FANS, anticonvulsivanti). Infine, nei casi in cui si sospettino condizioni più gravi come la sindrome ipereosinofila, malattie del sangue o linfomi, l’esame può rappresentare un primo passo verso indagini diagnostiche più approfondite, come biopsie o test genetici.
Fattori che influenzano l’esame
I risultati possono essere influenzati da diversi fattori che causano variazioni nei valori, senza necessariamente indicare condizioni patologiche.
Tra i fattori fisiologici si annoverano l’età e il sesso, poiché i valori normali possono differire leggermente a seconda di questi parametri; ad esempio, i neonati mostrano valori diversi rispetto agli adulti. Anche la gravidanza, in particolare nel secondo e terzo trimestre, può determinare modifiche nei livelli di eosinofili. Inoltre, i valori possono subire fluttuazioni nel corso della giornata a causa dei ritmi circadiani, risultando generalmente più bassi al mattino e più alti alla sera.
Fattori esterni come un’attività fisica intensa e lo stress acuto possono anch’essi alterare temporaneamente la conta degli eosinofili, spesso causandone una diminuzione. I farmaci rappresentano un altro elemento importante: corticosteroidi tendono a ridurre il numero di eosinofili, mentre alcuni antibiotici, anticonvulsivanti e antinfiammatori non steroidei possono provocarne un aumento reattivo.
Le condizioni patologiche concomitanti incidono anch’esse sui risultati; infezioni acute o croniche, specialmente virali o batteriche gravi, possono ridurre la conta degli eosinofili, mentre allergie, infezioni parassitarie e infiammazioni possono determinarne un aumento significativo.
Infine, anche aspetti tecnici come modalità di prelievo o conservazione non adeguate e differenze nei metodi di analisi tra laboratori possono influenzare i valori rilevati.