Cos’è la ferritina, il suo ruolo nel metabolismo del ferro, come interpretare i valori ematici e quali fattori possono influenzare l’esame
La ferritina è una proteina fondamentale per il corretto utilizzo del ferro nell’organismo. Ha il compito principale di accumulare il ferro all’interno delle cellule, in una forma sicura e facilmente utilizzabile quando serve. Sebbene sia presente soprattutto in organi come fegato, milza, midollo osseo e muscoli, una piccola quantità circola anche nel sangue.

Valori normali, quando e come, perché viene richiesto questo esame. Ha un ruolo chiave nel garantire una corretta gestione del ferro, fondamentale per la respirazione cellulare, la produzione di sangue e le difese immunitarie
La sua funzione è particolarmente importante perché il ferro è coinvolto in processi vitali come la produzione dell’emoglobina (necessaria per trasportare ossigeno nel sangue), la respirazione cellulare e la sintesi di enzimi e materiale genetico. Una singola molecola è in grado di conservare migliaia di atomi di ferro, rilasciandoli gradualmente in base alle esigenze dell’organismo. Misurare la ferritina nel sangue è un metodo efficace per valutare le riserve di ferro.
La ferritina è una proteina indispensabile per il corretto metabolismo del ferro nell’organismo. Il suo ruolo principale consiste nel conservare il ferro all’interno delle cellule in modo sicuro, per poi rilasciarlo gradualmente secondo le necessità fisiologiche. Questa funzione è fondamentale per mantenere l’equilibrio del ferro nel corpo e per evitare gli effetti tossici causati da un’eccessiva presenza di ferro libero.
A livello fisiologico, agisce innanzitutto come principale riserva di ferro intracellulare: una sola molecola è in grado di trattenere migliaia di atomi di ferro in una forma stabile e non dannosa. Quando l’organismo necessita di ferro, ad esempio per produrre emoglobina o determinati enzimi, la ferritina rilascia il metallo in forma utilizzabile. Inoltre, svolge un ruolo protettivo contro lo stress ossidativo: legando il ferro in eccesso, previene la formazione di radicali liberi che potrebbero danneggiare le cellule. È anche coinvolta nella risposta immunitaria, poiché durante infiammazioni o infezioni la sua produzione aumenta per sottrarre ferro ai patogeni, impedendo loro di moltiplicarsi.
Dal punto di vista anatomico, la ferritina è sintetizzata e accumulata principalmente nel fegato, dove le cellule epatiche regolano il rilascio del ferro a livello sistemico. Si trova anche nella milza e nel midollo osseo, dove partecipa al riciclo del ferro derivante dalla degradazione dei globuli rossi invecchiati. Nei muscoli scheletrici, assicura la disponibilità di ferro ai mitocondri, contribuendo alla produzione di energia. Infine, una piccola quantità di ferritina è presente nel sangue (sierica) e viene utilizzata a scopo diagnostico per valutare lo stato delle riserve di ferro.
Come interpretare i valori dell’esame: alti, bassi e normali
L’esame della ferritina sierica è un indicatore molto utile per capire quanto ferro sia immagazzinato nell’organismo. I suoi valori vanno sempre interpretati nel contesto complessivo della salute della persona e in associazione con altri esami specifici del metabolismo del ferro, come la sideremia, la transferrina e la saturazione della transferrina.
In condizioni di salute normale, i valori di ferritina variano in base all’età, al sesso e ai parametri di laboratorio, ma generalmente si collocano tra 30 e 400 ng/mL negli uomini adulti, tra 20 e 150 ng/mL nelle donne adulte, e tra 7 e 140 ng/mL nei bambini. Se i valori si trovano all’interno di questi intervalli e non ci sono altre alterazioni negli esami collegati, si può ritenere che le riserve di ferro siano adeguate.
Una ferritina bassa è in genere il primo segnale di una carenza di ferro, anche se non è ancora presente anemia. Questa condizione è frequente e può dipendere da diversi fattori, come un’alimentazione povera di ferro, perdite croniche di sangue (ad esempio a causa di mestruazioni abbondanti o di disturbi gastrointestinali), malattie che riducono l’assorbimento intestinale del ferro (come la celiachia o il morbo di Crohn), oppure un fabbisogno aumentato, come accade durante la gravidanza.
I sintomi che possono accompagnare una ferritina bassa sono spesso generali e includono stanchezza persistente, pallore, mancanza di respiro durante gli sforzi, caduta dei capelli o fragilità delle unghie. Valori inferiori a 30 ng/mL, in particolare negli adulti, indicano con alta probabilità una carenza di ferro, anche in assenza di alterazioni dell’emoglobina.
Un aumento dei valori può avere significati molto diversi. In alcuni casi indica un accumulo eccessivo di ferro nell’organismo, come accade in patologie genetiche come l’emocromatosi. In altri, invece, può essere semplicemente la conseguenza di una risposta infiammatoria o infettiva. La ferritina è infatti anche una proteina di fase acuta, cioè aumenta naturalmente in presenza di infiammazioni, infezioni o danni ai tessuti.
Tra le cause più comuni di ferritina alta si trovano le malattie del fegato (come epatite o cirrosi), le patologie autoimmuni (come l’artrite reumatoide), alcune forme tumorali, le infezioni croniche e i disturbi metabolici come obesità e diabete. In questi casi, i valori elevati non indicano sempre un vero sovraccarico di ferro, motivo per cui è essenziale approfondire con ulteriori analisi specifiche.
Valore Ferritina (ng/mL) | Stato Clinico Potenziale | Sintomi Comuni | Patologie o Cause Possibili | Note Cliniche Aggiuntive |
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< 15 | Carenza severa di ferro | Affaticamento marcato, pallore, debolezza, fiato corto, unghie fragili, alopecia | Anemia sideropenica conclamata, emorragie croniche, malassorbimento, dieta povera di ferro | Intervallo considerato critico; richiede intervento terapeutico tempestivo. |
15 – 30 | Carenza di ferro (iniziale) | Stanchezza, ridotta concentrazione, astenia leggera | Inizio di anemia da carenza di ferro, gravidanza, mestruazioni abbondanti, veganismo non bilanciato | Può precedere la comparsa dell’anemia. Utile esame di controllo dopo 1-2 mesi di integrazione di ferro. |
30 – 150 (donne) | Valori normali | Nessuno, se il quadro clinico è regolare | Stato di equilibrio del ferro | Se presenti infiammazioni o infezioni, i valori possono essere “falsamente normali” o non riflettere un reale bilancio positivo del ferro. |
30 – 400 (uomini) | Valori normali | Come sopra | Come sopra | Valutare sempre in combinazione con ferro sierico, transferrina e saturazione della transferrina. |
150 – 300 (donne) | Potenziale stato infiammatorio | In genere assenti o legati alla patologia di base | Infiammazione cronica, sindrome metabolica, infezioni croniche | Ferritina come proteina di fase acuta può aumentare anche senza sovraccarico di ferro. |
400 – 1.000 | Ferritina elevata | Sintomi aspecifici o assenti; talvolta dolore articolare, stanchezza persistente | Emocromatosi iniziale, malattie del fegato, stati infiammatori, tumori, epatopatie, artrite reumatoide | Necessario completare con dosaggi di ferro, transferrina e test genetici per emocromatosi. |
> 1.000 | Sovraccarico marcato o patologie sistemiche | Sintomi sistemici (dolori articolari, danni d’organo, iperpigmentazione cutanea, diabete) | Emocromatosi avanzata, cirrosi epatica, neoplasie, infezioni croniche gravi, trasfusioni ripetute | Richiede approfondimento specialistico (epatologo, ematologo); rischio di danno epatico, cardiaco o pancreatico da accumulo di ferro. |
Un valore che rientra nei limiti di riferimento non sempre garantisce che le riserve di ferro siano effettivamente sufficienti. In presenza di infiammazione cronica o malattie autoimmuni, ad esempio, la ferritina può rimanere apparentemente normale o addirittura elevata, mascherando una carenza funzionale di ferro. È il caso, ad esempio, di persone con artrite reumatoide che, pur avendo valori nella norma, soffrono comunque di anemia legata alla malattia.
Come si esegue l’esame e quando viene richiesto?
L’esame si effettua mediante un prelievo di sangue venoso, generalmente al braccio. Si tratta di un test di laboratorio semplice e rapido, molto utilizzato per valutare le riserve di ferro nell’organismo. Questo esame è spesso richiesto quando si manifestano sintomi generici come stanchezza, pallore o affaticamento, che possono essere associati a problemi legati al metabolismo del ferro.
Per eseguire il test non è quasi mai necessario il digiuno, anche se in alcuni casi può essere consigliato per una maggiore precisione. Il prelievo viene solitamente fatto al mattino e i risultati sono disponibili entro pochi giorni. La ferritina, misurata in nanogrammi per millilitro, indica la quantità di ferro immagazzinata nel corpo.
L’analisi viene richiesta in diverse situazioni cliniche. In particolare, si effettua quando si sospetta una carenza di ferro, come nel caso di anemia, di diete povere di ferro, di perdite di sangue croniche o in gravidanza, quando il fabbisogno di ferro aumenta. Allo stesso modo, l’esame è utile in presenza di un possibile sovraccarico di ferro, come nelle malattie genetiche dell’accumulo di ferro (emocromatosi), in alcune patologie del fegato o in persone sottoposte a frequenti trasfusioni o terapie con ferro.
Inoltre, viene dosata anche per monitorare malattie croniche e infiammatorie, come l’artrite reumatoide, il lupus o infezioni persistenti, poiché in questi casi i livelli di ferritina possono aumentare indipendentemente dalle riserve di ferro. Infine, l’esame aiuta a distinguere tra diversi tipi di anemia, fornendo indicazioni preziose per una corretta diagnosi e trattamento.
Fattori che influenzano l’esame
I risultati dell’esame possono essere influenzati da diversi fattori, per cui è fondamentale valutare sempre il quadro clinico generale durante l’interpretazione. La ferritina, essendo una proteina di fase acuta, tende ad aumentare temporaneamente in presenza di infiammazioni, infezioni, traumi o malattie croniche, anche quando le riserve di ferro sono normali o ridotte.
Altri elementi che possono modificare i livelli di ferritina includono malattie del fegato come epatiti o cirrosi, che possono far aumentare i valori indipendentemente dalla quantità di ferro nell’organismo. Anche l’attività fisica intensa, il consumo di alcol, l’assunzione recente di farmaci o integratori a base di ferro, la gravidanza e il fumo possono influenzare i risultati.
Inoltre, condizioni quali obesità, alcune forme di neoplasie e disturbi metabolici possono alterare i livelli di ferritina nel sangue. Per questo motivo, è sempre opportuno considerare questi fattori confondenti e, quando necessario, integrare la valutazione con altri esami specifici del metabolismo del ferro.