Come si esegue l’esame del gruppo sanguigno, quando viene richiesto e quali fattori possono influenzarne l’accuratezza

Il gruppo sanguigno rappresenta un sistema di classificazione del sangue fondato sulla presenza o assenza di determinate molecole, chiamate antigeni, sulla superficie dei globuli rossi, e di specifici anticorpi nel plasma. Due sono i principali criteri utilizzati per determinarlo: il sistema AB0 e il fattore Rh.

Il sistema AB0, scoperto all’inizio del Novecento, distingue quattro gruppi: A, B, AB e 0. Ciascun gruppo si caratterizza per la presenza di uno o entrambi gli antigeni A e B, oppure per la loro totale assenza, come nel caso del gruppo 0. Parallelamente, nel plasma sono presenti anticorpi diretti contro gli antigeni non posseduti: ad esempio, chi appartiene al gruppo A ha anticorpi anti-B, mentre chi ha gruppo 0 presenta entrambi gli anticorpi.

Il secondo sistema di classificazione è quello Rhesus (Rh), che si basa sulla presenza o meno dell’antigene D. Chi lo possiede è considerato Rh positivo, mentre chi ne è privo è Rh negativo. L’unione dei due sistemi determina il gruppo sanguigno completo, come ad esempio A+, B−, AB+ o 0−.

Conoscere il proprio gruppo sanguigno è cruciale in diversi ambiti della medicina. Nelle trasfusioni, è essenziale garantire la compatibilità tra donatore e ricevente per evitare reazioni immunitarie potenzialmente fatali. In questo contesto, il gruppo 0 è noto come donatore universale, mentre il gruppo AB può ricevere da tutti gli altri.

Durante la gravidanza, la conoscenza del fattore Rh assume particolare importanza. Se una madre Rh negativa attende un bambino Rh positivo, può generarsi una risposta immunitaria che danneggia i globuli rossi del feto. In questi casi, si somministra un trattamento preventivo a base di immunoglobuline per evitare complicazioni.

Anche nei trapianti di organi è fondamentale che il gruppo sanguigno del donatore sia compatibile con quello del ricevente, per ridurre il rischio di rigetto.

Esami di Laboratorio

Valori normali, quando e come, perché viene richiesto questo esame. Il gruppo sanguigno non è solo un indicatore utile in campo medico, ma rappresenta un marcatore biologico complesso, che influisce su molteplici funzioni dell’organismo e può avere un impatto su salute e predisposizione a diverse patologie

Infine, il gruppo trova applicazione anche in ambito forense e genetico, ad esempio nei test di paternità o in indagini legali, dove può fornire indizi utili all’identificazione di persone.

Il gruppo sanguigno, oltre al suo noto ruolo nelle trasfusioni e nei trapianti, ha anche significati fisiologici e anatomici più ampi all’interno dell’organismo. Sebbene non svolga una funzione diretta come un organo o un sistema, i componenti che lo determinano – in particolare antigeni e anticorpi – partecipano a processi biologici rilevanti, influenzando risposte immunitarie, interazioni cellulari e difese contro le infezioni.

Gli antigeni che definiscono i gruppi sanguigni (sistemi AB0 e Rh) non si trovano solo sui globuli rossi, ma anche in altri tessuti, come l’epitelio respiratorio e intestinale, l’endotelio vascolare, le piastrine e alcuni globuli bianchi. Questo fa pensare abbia anche un ruolo strutturale, intervenendo nelle comunicazioni tra cellule e nel modo in cui queste interagiscono con l’ambiente esterno.

Dal punto di vista immunologico, gli anticorpi anti-A e anti-B, già presenti nell’organismo dalla nascita, rappresentano un meccanismo di riconoscimento innato. Essi permettono al corpo di distinguere le cellule proprie da quelle estranee e reagire rapidamente a cellule incompatibili o a certi agenti patogeni. Alcuni studi suggeriscono che il gruppo 0 sia associato a un minor rischio di trombosi e infezioni come il colera, mentre il gruppo A potrebbe essere legato a forme più gravi di COVID-19.

Un altro aspetto riguarda l’interazione con i microrganismi. Diversi patogeni, come batteri e virus, sfruttano i suoi antigeni per aderire alle cellule. Ad esempio, Helicobacter pylori, che può causare gastrite e tumori gastrici, mostra una preferenza per gli antigeni del gruppo 0. Il parassita responsabile della malaria grave, Plasmodium falciparum, sembra invece avere maggiore difficoltà ad attaccare le cellule dei soggetti di gruppo 0.

Sul piano ematologico, i gruppi sanguigni influiscono anche sulla coagulazione. Le persone di gruppo 0 tendono ad avere livelli inferiori di alcune proteine fondamentali per la coagulazione del sangue, come il fattore di von Willebrand e il fattore VIII. Questo comporta un rischio minore di trombosi, ma può aumentare la tendenza al sanguinamento.

Infine, diverse ricerche hanno individuato correlazioni tra il gruppo sanguigno e alcune malattie croniche. Ad esempio, le persone con gruppo A o AB potrebbero essere più soggette a tumori dello stomaco e del pancreas, mentre i soggetti con gruppo non-0 sembrano avere un rischio leggermente maggiore di malattie cardiovascolari. Alcuni studi preliminari ipotizzano anche possibili legami con patologie neurodegenerative, sebbene siano necessarie ulteriori conferme.

Come interpretare i valori dell’esame: alti, bassi e normali

Interpretare l’esame significa comprendere che non si tratta di una misurazione numerica, come avviene per la glicemia o il colesterolo, ma di una classificazione qualitativa. Questo test serve a determinare a quale tipo appartiene il sangue di una persona, basandosi sulla presenza o assenza di particolari sostanze chiamate antigeni (A, B e Rh) che si trovano sulla superficie dei globuli rossi, e di anticorpi (anti-A e anti-B) che circolano nel plasma.

I gruppi sanguigni si dividono in quattro categorie principali: A, B, AB e 0 (zero). Chi ha il gruppo A possiede l’antigene A sui globuli rossi e anticorpi contro il gruppo B; chi ha il gruppo B, l’opposto. Il gruppo AB presenta entrambi gli antigeni e nessun anticorpo, mentre il gruppo 0 non ha antigeni ma produce entrambi gli anticorpi. A questa classificazione si aggiunge il fattore Rh: se è presente l’antigene D, si parla di Rh positivo; se assente, Rh negativo.

Gruppo sanguignoAntigeni sui globuli rossiAnticorpi nel plasmaPuò donare aPuò ricevere daNote cliniche aggiuntive
0⁻NessunoAnti-A e Anti-BTutti i gruppi (donatore universale)Solo 0⁻Utile in emergenza, molto raro
0⁺D (Rh)Anti-A e Anti-B0⁺, A⁺, B⁺, AB⁺0⁻, 0⁺Più comune, rischio per Rh⁻
A⁻AAnti-BA⁻, A⁺, AB⁻, AB⁺0⁻, A⁻Attenzione nelle gravidanze se madre Rh⁻
A⁺A, DAnti-BA⁺, AB⁺0⁻, 0⁺, A⁻, A⁺Frequente in Europa
B⁻BAnti-AB⁻, B⁺, AB⁻, AB⁺0⁻, B⁻Raro, ma importante in donazione
B⁺B, DAnti-AB⁺, AB⁺0⁻, 0⁺, B⁻, B⁺Compatibilità media
AB⁻A e BNessunoAB⁻, AB⁺0⁻, A⁻, B⁻, AB⁻Riceve solo da gruppi Rh⁻
AB⁺A, B, DNessunoSolo AB⁺Tutti i gruppi (ricevente universale)Raro, ma riceve da tutti

Tutti i gruppi sanguigni sono normali e naturali, ma possono diventare clinicamente rilevanti in situazioni specifiche. Ad esempio, il gruppo 0 negativo è considerato un donatore universale per le trasfusioni di globuli rossi, mentre il gruppo AB positivo può ricevere sangue da qualsiasi altro gruppo. Una trasfusione con sangue non compatibile può provocare reazioni immunitarie anche molto gravi, motivo per cui è fondamentale conoscere il proprio gruppo.

Anche in caso di trapianti di organi o situazioni di emergenza, sapere il gruppo sanguigno permette di agire tempestivamente con il trattamento più adatto e sicuro.

Come si esegue l’esame e quando viene richiesto?

L’esame è un test di laboratorio semplice ma essenziale, eseguito per stabilire a quale gruppo appartiene il sangue di un individuo in base ai sistemi AB0 e Rh. Non necessita di alcuna preparazione specifica, come il digiuno, ed è comunemente svolto in ospedale o presso ambulatori.

Il procedimento inizia con un normale prelievo di sangue da una vena del braccio. Il campione viene poi analizzato in laboratorio attraverso un test di agglutinazione: il sangue viene messo a contatto con reagenti contenenti anticorpi anti-A, anti-B e anti-D. La reazione tra sangue e reagenti indica la presenza di specifici antigeni. Se necessario, viene effettuato anche un controllo incrociato (cross-match) per verificare la compatibilità tra sangue del donatore e del ricevente. Il risultato finale viene espresso come combinazione del gruppo AB0 e del fattore Rh (per esempio A+, 0−, AB+).

Questo esame viene richiesto in molteplici contesti clinici. È fondamentale prima di una trasfusione, per prevenire reazioni pericolose da incompatibilità. È altrettanto importante in gravidanza, quando c’è rischio di incompatibilità Rh tra madre e feto. Viene inoltre utilizzato prima di interventi chirurgici, in medicina d’urgenza, nei trapianti d’organo, in ambito lavorativo specifico e per motivi personali o familiari.

Vista la rilevanza clinica, l’identificazione del gruppo sanguigno deve essere assolutamente accurata. Proprio per evitare errori potenzialmente gravi, in molte strutture sanitarie il test viene eseguito due volte con campioni distinti.

Fattori che influenzano l’esame

L’esame è considerato un test molto affidabile, poiché si basa su caratteristiche genetiche fisse, come la presenza o l’assenza di specifici antigeni sui globuli rossi. In determinate circostanze cliniche, possono verificarsi interferenze che rendono più complessa l’interpretazione dei risultati. Alcuni fattori possono infatti alterare temporaneamente la precisione del test.

Ad esempio, trasfusioni recenti possono introdurre nel circolo sanguigno globuli rossi provenienti da un donatore, confondendo il riconoscimento del gruppo reale del paziente. In queste situazioni, si raccomanda di effettuare l’esame prima della trasfusione o di utilizzare metodi avanzati per distinguere le cellule.

Nel caso dei neonati, il sistema immunitario non è ancora completamente sviluppato e gli anticorpi anti-A e anti-B non sono sempre rilevabili. Pertanto, nei primi giorni di vita ci si concentra principalmente sull’identificazione degli antigeni sui globuli rossi.

Alcune malattie del sangue, come leucemie o anemie emolitiche, possono modificare la composizione cellulare o la presenza di antigeni, così come l’uso di immunoglobuline o farmaci immunosoppressori, che possono interferire con la risposta agli anticorpi nei test di laboratorio.

Anche la qualità del campione è fondamentale: un sangue emolizzato o contaminato può alterare i risultati. Inoltre, in alcune persone possono essere presenti anticorpi rari o autoanticorpi che complicano ulteriormente la tipizzazione.

Infine, non va trascurato l’aspetto pre-analitico: errori nella raccolta, conservazione o etichettatura del campione possono compromettere l’intero processo. Per questo, spesso il test viene ripetuto per conferma, soprattutto in situazioni delicate come trasfusioni, gravidanze o trapianti.


Cos’è l’esame degli anticorpi anti-fosfolipidi (aPL), come si esegue, quando viene richiesto e come interpretare i risultati