Inibina alta, bassa, valori normali - Esame del sangue
L’inibina è una glicoproteina prodotta principalmente dalle cellule gonadiche, ovvero le cellule della granulosa nelle ovaie e le cellule di Sertoli nei testicoli. Si distingue in due forme principali, inibina A e inibina B, entrambe coinvolte nella regolazione ormonale, con differenze specifiche legate al ciclo riproduttivo.

Valori normali, quando e come, perché viene richiesto questo esame. L’inibina rappresenta un elemento chiave nella regolazione dell’attività riproduttiva e un utile indicatore clinico per monitorare la salute e la funzionalità delle gonadi, fornendo informazioni preziose in ambito diagnostico e nella valutazione della fertilità
Dal punto di vista clinico, viene utilizzata come marcatore biochimico in diverse situazioni, tra cui la valutazione della fertilità maschile e femminile, la diagnosi di patologie ovariche o testicolari e lo screening prenatale, dove l’inibina A è uno dei parametri considerati nel test combinato per la rilevazione della sindrome di Down nel secondo trimestre di gravidanza.
È una glicoproteina prodotta dalle gonadi che svolge un ruolo centrale nella regolazione ormonale e nella funzione riproduttiva sia maschile sia femminile. La sua azione principale consiste nel modulare la secrezione dell’ormone follicolo-stimolante (FSH) da parte dell’ipofisi anteriore, senza influenzare significativamente l’LH. Nell’uomo, l’inibina B, prodotta dalle cellule di Sertoli, regola la spermatogenesi, mentre nella donna le forme A e B, prodotte dalle cellule della granulosa, modulano la maturazione dei follicoli e la funzione ovarica attraverso un meccanismo di feedback negativo.
Oltre alla regolazione dell’FSH, rappresenta un indicatore della funzione gonadica: nell’uomo, l’inibina B riflette l’attività delle cellule di Sertoli e la capacità spermatogenica; nella donna, l’inibina B segnala la riserva ovarica, mentre l’inibina A aumenta nella fase luteale, contribuendo alla regolazione del ciclo mestruale.
Svolge anche un ruolo nello sviluppo e nella funzionalità degli organi riproduttivi: mantiene l’attività delle cellule di Sertoli nei testicoli maschili e favorisce la maturazione dei follicoli ovarici e l’ovulazione femminile. Inoltre, può modulare la secrezione di altri ormoni riproduttivi, contribuendo all’equilibrio dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi.
Come interpretare i valori dell’esame: alta, bassa e normale
I valori riflettono la funzionalità delle gonadi e la regolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi, e la loro interpretazione varia in base al sesso, all’età e al contesto clinico. Le due forme principali, inibina A e inibina B, presentano significati differenti.
| Tipo di Inibina | Valori di riferimento | Valori bassi – possibili implicazioni | Valori elevati – possibili implicazioni | Sintomi associati | Note aggiuntive |
|---|---|---|---|---|---|
| Inibina B (donna) | 20–200 pg/mL (età fertile, varia con il ciclo) | Ridotta riserva ovarica, insufficienza ovarica, menopausa precoce | Tumori delle cellule della granulosa ovarica | Ciclo irregolare, infertilità, sintomi della menopausa | Indica la funzione ovarica e la quantità di follicoli; utile nella valutazione della fertilità |
| Inibina B (uomo) | 50–300 pg/mL (adulto sano) | Compromissione della spermatogenesi, disfunzione delle cellule di Sertoli | Tumori testicolari | Ridotta fertilità, problemi di spermatogenesi | Indica la capacità delle cellule di Sertoli di sostenere la produzione di spermatozoi |
| Inibina A (donna) | 50–250 pg/mL (fase luteale) | Disfunzioni ovariche, insufficienza luteale | Tumori delle cellule della granulosa, gravidanza (fisiologico) | Ciclo irregolare, infertilità | Utilizzata nello screening prenatale per la trisomia 21; varia durante il ciclo mestruale |
| Inibina A (uomo) | Non clinicamente significativa | – | – | – | Principalmente |
L’inibina B rappresenta un indicatore della funzione delle cellule di Sertoli negli uomini e della riserva ovarica nelle donne. Valori normali dipendono dall’età e, nelle donne, dal ciclo mestruale; generalmente si aggirano tra 20 e 200 pg/mL nelle donne in età fertile e tra 50 e 300 pg/mL negli uomini adulti. Valori bassi possono indicare compromissione della spermatogenesi negli uomini o ridotta riserva ovarica nelle donne, mentre valori elevati possono essere associati a tumori delle cellule gonadiche.
L’inibina A regola la fase luteale del ciclo mestruale e viene utilizzata nello screening prenatale per la trisomia 21. I suoi valori normali variano durante il ciclo, risultando più alti nella fase luteale. Valori bassi possono segnalare disfunzioni ovariche, mentre valori elevati possono indicare patologie ovariche o riflettere condizioni fisiologiche, come la gravidanza.
Come si esegue l’esame e quando viene richiesto?
L’esame si effettua tramite un prelievo di sangue venoso e viene analizzato in laboratorio con metodi immunoenzimatici (ELISA) o simili, che permettono di determinare i livelli sierici di inibina A e B.
Nei soggetti femminili, i valori possono variare in base alla fase del ciclo mestruale: l’inibina B può essere misurata in qualsiasi momento, ma per la valutazione della riserva ovarica è preferibile nei primi giorni del ciclo (fase follicolare), mentre l’inibina A presenta picchi nella fase luteale, rendendo rilevante il timing per fini diagnostici. Generalmente non sono necessarie preparazioni particolari o sospensione di farmaci comuni, salvo indicazioni del medico.
L’esame viene richiesto soprattutto per valutare la funzione gonadica e la fertilità. Nelle donne serve per stimare la riserva ovarica e monitorare i trattamenti di procreazione medicalmente assistita, mentre negli uomini permette di valutare la funzionalità delle cellule di Sertoli e la spermatogenesi. Inoltre, può essere impiegato nella diagnosi di tumori delle cellule gonadiche e nello screening prenatale, con l’inibina A che rientra nei test biochimici per la rilevazione della trisomia 21 nel secondo trimestre di gravidanza.
Fattori che influenzano l’esame
I livelli nel sangue possono variare in base a fattori fisiologici, patologici e farmacologici, influenzandone l’interpretazione clinica. Tra i fattori fisiologici rientrano la fase del ciclo mestruale, con l’inibina B più stabile ma preferibilmente valutata nei primi giorni per stimare la riserva ovarica e l’inibina A più alta in fase luteale; l’età, con valori di inibina B in calo nelle donne prossime alla menopausa; la gravidanza, in cui l’inibina A aumenta soprattutto nel secondo trimestre; e il sesso, che comporta differenze nei valori di riferimento tra uomini e donne.
Sul piano patologico, livelli alterati possono essere legati a disfunzioni gonadiche, tumori delle cellule ovariche o testicolari e disturbi endocrini che coinvolgono l’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi.
Infine, tra i fattori farmacologici figurano le terapie ormonali, come estrogeni, progestinici o FSH esogeno, e i farmaci usati nei trattamenti di fecondazione assistita, che possono modificare temporaneamente la secrezione di inibina. L’interpretazione dei valori deve quindi sempre considerare l’insieme di questi elementi.

