Cosa sono le piastrine, le loro funzioni nel sangue, i valori normali, le cause di livelli alti o bassi e come interpretare l’esame emocromocitometrico
Le piastrine, o trombociti, sono frammenti cellulari presenti nel sangue, derivati dai megacariociti del midollo osseo, con una vita media di circa 7-10 giorni. Svolgono un ruolo essenziale nella coagulazione, aderendo ai vasi sanguigni danneggiati e formando un tappo che limita la perdita di sangue. Inoltre, favoriscono la riparazione dei tessuti danneggiati attraverso il rilascio di fattori di crescita e sostanze chimiche che stimolano la rigenerazione cellulare.

Valori normali, quando e come, perché viene richiesto questo esame. Le piastrine rappresentano elementi chiave del sangue, indispensabili non solo per la coagulazione e la riparazione dei tessuti, ma anche per il corretto funzionamento del sistema immunitario e la protezione dell’organismo da lesioni e infezioni
Oltre a queste funzioni, le piastrine partecipano anche alla risposta immunitaria, interagendo con le cellule del sistema immunitario e contribuendo alla difesa contro agenti patogeni.
A livello anatomico, le piastrine sono frammenti citoplasmatici derivati dai megacariociti presenti nel midollo osseo, dove il citoplasma di queste grandi cellule si frammenta per formare i trombociti. Una volta rilasciate nel circolo sanguigno, le piastrine circolano in prossimità dell’endotelio vascolare, mantenendosi inattive grazie alla superficie liscia dei vasi. In caso di lesione, riconoscono segnali chimici e meccanici, si attivano, aderiscono al tessuto esposto e si aggregano formando un tappo piastrinico, partecipando così direttamente alla protezione e al ripristino dell’integrità dei vasi sanguigni.
Come interpretare i valori dell’esame: alte, basse e valori normali
I valori delle piastrine nel sangue vengono determinati tramite l’esame emocromocitometrico e confrontati con intervalli di riferimento che indicano la normale funzionalità emostatica. Valori compresi tra 150.000 e 450.000 piastrine per microlitro sono considerati normali. Un livello inferiore a 150.000, definito trombocitopenia, può essere causato da ridotta produzione nel midollo osseo, aumento della distruzione da malattie o farmaci, o sequestro splenico, comportando un rischio maggiore di sanguinamenti e lividi. Valori superiori a 450.000, definiti trombocitosi o piastrinosi, possono derivare da condizioni reattive come infezioni e infiammazioni o da patologie mieloproliferative, aumentando il rischio di trombosi e complicanze cardiovascolari.
Categoria | Valori (piastrine/µL) | Sintomi principali | Patologie/condizioni associate | Note aggiuntive |
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Normali | 150.000 – 450.000 | Nessuno specifico | Stato fisiologico normale | Indicano produzione e distruzione equilibrata delle piastrine |
Bassi (Trombocitopenia) | < 150.000 | Lividi frequenti, sanguinamenti, gengive sanguinanti, petechie | Ridotta produzione: leucemie, aplasia midollare, carenze vitaminiche (B12, folati) Aumento distruzione: malattie autoimmuni (porpora trombocitopenica idiopatica), farmaci, infezioni virali Sequestro splenico: splenomegalia | Rischio di emorragie anche spontanee; gravità correlata al grado di riduzione |
Alti (Trombocitosi/Piastrinosi) | > 450.000 | Spesso asintomatici; occasionalmente mal di testa, vertigini, formicolii | Trombocitosi reattiva: infezioni, infiammazioni, interventi chirurgici, anemia da carenza di ferro Trombocitosi primaria: trombocitemia essenziale, altre malattie mieloproliferative | Rischio aumentato di trombosi arteriose o venose; può richiedere terapia in base alla causa |
L’interpretazione dei risultati deve sempre essere effettuata nel contesto clinico complessivo, considerando sintomi, altri esami e anamnesi del paziente.
Come si esegue l’esame e quando viene richiesto?
L’esame viene effettuato tramite un emocromo completo, che permette di valutare la quantità e la dimensione media dei trombociti nel sangue. Il prelievo avviene generalmente da una vena del braccio e il sangue viene raccolto in provette con anticoagulante per evitare la coagulazione durante l’analisi. In laboratorio, il campione viene esaminato con strumenti automatizzati e, se necessario, con valutazione microscopica per individuare eventuali anomalie morfologiche. Non è richiesto il digiuno, ma è importante segnalare eventuali farmaci in uso che potrebbero influenzare i valori delle piastrine.
L’esame viene richiesto sia come controllo di routine sia in presenza di sintomi sospetti come sanguinamenti, lividi, petechie o affaticamento. È utile anche per monitorare patologie del sangue, valutare il rischio di sanguinamento prima di interventi chirurgici o controllare l’effetto di farmaci che possono alterare la produzione o la funzione delle piastrine.
Fattori che influenzano l’esame
I valori delle piastrine possono essere influenzati da diversi fattori, rendendo necessaria un’interpretazione attenta e contestuale. Tra i fattori fisiologici rientrano età, sesso, gravidanza e orario del prelievo, che possono determinare variazioni naturali dei livelli. Fattori patologici come infezioni, infiammazioni, malattie del midollo osseo o condizioni autoimmuni possono alterare temporaneamente o permanentemente la conta piastrinica. Anche farmaci e sostanze, tra cui anticoagulanti, chemioterapici o consumo eccessivo di alcool, possono modificarne la quantità o la funzionalità. Infine, errori preanalitici, come la manipolazione del campione, ritardi nell’analisi o tipo di anticoagulante utilizzato, possono falsare i risultati, sottolineando l’importanza di una valutazione accurata da parte del medico.