Alla luce delle evidenze scientifiche e delle linee guida internazionali, appare auspicabile che l’Italia adotti un approccio uniforme che preveda l’estensione dello screening mammografico alle donne dai 45 ai 74 anni
Il tumore al seno rappresenta la forma di cancro più diffusa tra le donne italiane ed è la seconda causa di morte per neoplasia nel sesso femminile. La diagnosi precoce tramite programmi di screening mammografico ha dimostrato di ridurre in maniera significativa la mortalità, specialmente nelle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni. Dati scientifici recenti e linee guida internazionali indicano come opportuno anticipare l’inizio dello screening a 45 anni, ampliando così la copertura e permettendo a un maggior numero di donne di beneficiare della prevenzione.

Il cancro al seno può colpire anche le donne sotto i 40 anni, sebbene sia raro in questa fascia d’età. Tra i 15 e i 39 anni rappresenta comunque il tumore più comune. Alcuni tipi di carcinoma mammario risultano in aumento tra le giovani
Circa l’11% di tutti i casi di cancro al seno riguarda donne sotto i 45 anni; si stima che quest’anno saranno diagnosticate circa 26.393 donne in questa fascia d’età, mentre oltre 1.000 donne sotto i 40 anni muoiono annualmente per questa patologia.
Le linee guida più recenti dell’U.S. Preventive Services Task Force (USPSTF, aprile 2024) raccomandano mammografie di screening biennali per le donne tra i 40 e i 74 anni, mentre non vi sono evidenze sufficienti per valutare benefici e rischi nelle donne di 75 anni o più. La USPSTF non ha raccomandazioni specifiche per l’ecografia o la risonanza magnetica come screening supplementare nelle donne con tessuto mammario denso.
Le indicazioni dell’American Cancer Society (ACS) differiscono leggermente: screening annuale opzionale tra 40 e 44 anni, annuale tra 45 e 54 anni, e possibilità di screening annuale o biennale dai 55 anni in su, a condizione di buona salute e aspettativa di vita superiore a 10 anni.
Lo stato attuale dello screening mammografico in Italia
Attualmente, il servizio nazionale di screening offre mammografie gratuite alle donne tra i 50 e i 69 anni, con cadenza biennale. L’adozione dello screening per la fascia 45-49 anni non è uniforme su tutto il territorio nazionale. Alcune regioni, come Emilia-Romagna e Piemonte, hanno già esteso il programma a questa fascia di età, mentre altre non hanno ancora implementato la misura.
Questa disparità territoriale genera iniquità nell’accesso alla prevenzione, influenzando negativamente le possibilità di diagnosi precoce e compromettendo la prognosi delle pazienti residenti in aree dove i programmi di screening sono meno sviluppati.
La mammografia è considerata il metodo più efficace per individuare precocemente il tumore al seno, prima che sia palpabile. Se eseguita secondo le linee guida europee, rappresenta lo standard più affidabile di diagnosi precoce e i dati scientifici dimostrano che contribuisce a ridurre la mortalità legata alla malattia. Le linee guida europee raccomandano l’utilizzo di mammografia digitale o tomosintesi digitale del seno all’interno di programmi organizzati di screening per donne asintomatiche a rischio medio di tumore mammario.
La mammografia digitale produce immagini a raggi X bidimensionali del seno, memorizzate su computer. Questo metodo è preferibile alla mammografia su pellicola perché le immagini possono essere ottimizzate, condivise per ulteriori valutazioni e comportano una minore esposizione alle radiazioni. I radiologi analizzano le immagini alla ricerca di anomalie e le confrontano con mammografie precedenti per individuare eventuali cambiamenti.
La tomosintesi digitale del seno è una tecnica pseudo-3D basata su una serie di immagini a bassa dose acquisite da diversi angoli. Questo approccio migliora la visualizzazione del tessuto mammario e riduce la sovrapposizione dei tessuti, aumentando così la capacità di rilevare lesioni al seno.
Evidenze scientifiche a supporto dell’anticipo dello screening
Ricerche internazionali hanno dimostrato che anticipare lo screening mammografico alle donne tra 45 e 49 anni può contribuire a ridurre ulteriormente la mortalità legata al tumore al seno. Negli Stati Uniti, un’analisi su larga scala ha stimato che prevenzione primaria e screening hanno evitato circa 4,75 milioni di decessi per cancro tra il 1975 e il 2020, includendo un impatto significativo per il tumore mammario.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) raccomandano l’estensione dello screening tra i 45 e i 74 anni, sottolineando l’importanza di allineare i programmi nazionali alle evidenze scientifiche disponibili.
Le principali sfide nell’attuazione dello screening esteso
Nonostante le raccomandazioni scientifiche, estendere lo screening a livello nazionale comporta alcune difficoltà operative. È essenziale garantire equità di accesso, assicurando che tutte le donne, indipendentemente dalla regione di residenza, possano partecipare ai programmi di prevenzione.
Un’altra sfida riguarda la sensibilizzazione della popolazione: informare correttamente le donne sull’importanza della prevenzione e sull’adesione agli screening aumenta significativamente la partecipazione e migliora gli esiti sanitari complessivi. Studi hanno evidenziato come maggiore consapevolezza e informazione siano correlate a un aumento dell’adesione ai programmi di screening, riducendo mortalità e complicanze.
Estendere l’età minima per l’accesso allo screening richiede un coordinamento nazionale e regionale per garantire equità di accesso, migliorare la sensibilizzazione della popolazione e assicurare la qualità e l’efficacia dei programmi di prevenzione. Solo attraverso un intervento integrato e basato su dati scientifici sarà possibile ridurre ulteriormente la mortalità per tumore al seno e migliorare in modo concreto la salute delle donne italiane.