Cos’è la proteina S, il suo ruolo anticoagulante, valori normali, cause di carenza, sintomi e quando eseguire l’esame del sangue
La proteina S è una componente fondamentale del sistema anticoagulante del sangue, prodotta principalmente dal fegato e in misura minore dai megacariociti e dall’endotelio vascolare, ed è codificata dal gene PROS1. La sua funzione principale è quella di regolare la coagulazione, prevenendo la formazione di coaguli eccessivi.
Si tratta di una glicoproteina plasmatica dipendente dalla vitamina K, che circola nel sangue sia in forma libera, attiva, sia legata alla proteina C4b-binding protein (C4BP), che ne inibisce temporaneamente l’attività. La forma libera funge da cofattore della proteina C attivata, contribuendo a inattivare i fattori della coagulazione Va e VIIIa, riducendo così la produzione di trombina e prevenendo trombosi inappropriate.

Valori normali, quando e come, perché viene richiesto questo esame. La proteina S è essenziale per il corretto equilibrio emostatico, per la protezione dei vasi sanguigni e, in misura minore, per la modulazione della risposta infiammatoria
Dal punto di vista clinico, la proteina S è essenziale per mantenere l’equilibrio tra coagulazione e anticoagulazione. Una sua carenza, sia congenita sia acquisita, aumenta il rischio di trombosi venosa profonda e altre complicanze trombotiche. Diversi fattori possono ridurne i livelli, tra cui malattie del fegato, gravidanza, assunzione di anticoagulanti come il warfarin e alcune condizioni genetiche.
La proteina S è una glicoproteina anticoagulante vitamina K-dipendente che svolge ruoli fondamentali sia a livello fisiologico sia anatomico. Dal punto di vista funzionale, agisce come cofattore della proteina C attivata, contribuendo a inattivare i fattori della coagulazione Va e VIIIa, riducendo così la formazione di trombina e prevenendo coaguli eccessivi. Mantiene l’equilibrio tra coagulazione e anticoagulazione, protegge l’endotelio vascolare e può avere effetti anti-infiammatori e citoprotettivi modulando l’attivazione e la migrazione delle cellule immunitarie.
Anatomicamente, la proteina S è sintetizzata principalmente dal fegato, ma anche dai megacariociti, dall’endotelio vascolare e in misura minore dai polmoni. Nel plasma circola sia in forma libera, biologicamente attiva, sia legata alla proteina C4b-binding protein, che ne regola l’attività. L’endotelio contribuisce inoltre a una produzione locale, permettendo un controllo mirato della coagulazione nei vasi sanguigni.
Come interpretare i valori dell’esame: alta, bassa e valori normali
L’interpretazione dei valori della proteina S nel sangue dipende dal tipo di test eseguito, dal metodo di misurazione e dalle condizioni fisiologiche del paziente, come età, gravidanza o terapia farmacologica. La proteina S può essere valutata come totale, comprendente sia la frazione libera sia quella legata alla C4b-binding protein, oppure come libera, corrispondente alla frazione attiva e biologicamente rilevante per la funzione anticoagulante.
Indicativamente, i valori normali sono 65–140% per la proteina S totale e 60–140% per la frazione libera, pur variando leggermente tra i laboratori.
Valori bassi indicano una deficienza, congenita o acquisita, che può essere causata da malattie epatiche, terapia con anticoagulanti cumarinici, gravidanza, sindrome nefrosica o mutazioni genetiche; tale condizione aumenta il rischio di trombosi venosa o tromboembolia. Valori normali riflettono una funzione anticoagulante conservata e un rischio trombotico basso, mentre valori elevati sono rari e generalmente poco significativi dal punto di vista clinico.
Parametro | Valori di riferimento | Sintomi associati | Patologie correlate / cause principali | Note aggiuntive |
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Proteina S totale | 65–140% | Di solito asintomatici se leggermente ridotti; trombosi venosa profonda, embolia se marcata carenza | Deficienza congenita o acquisita, malattie epatiche, terapia con warfarin, sindrome nefrosica, gravidanza | Misura sia frazione libera che legata a C4b-binding protein |
Proteina S libera | 60–140% | Sintomi più rilevanti in caso di deficit: trombosi venosa profonda, embolia polmonare | Deficienza congenita o acquisita, gravidanza, terapia anticoagulante, malattie epatiche o renali | Fraziione biologicamente attiva; più indicativa del rischio trombotico |
Valori bassi | <65% (totale) / <60% (libera) | Gonfiore, dolore agli arti, episodi trombotici | Deficienza ereditaria (mutazioni PROS1), malattie croniche, gravidanza, farmaci anticoagulanti | Aumenta il rischio trombotico; monitorare insieme a proteina C e antitrombina III |
Valori normali | 65–140% (totale) / 60–140% (libera) | Nessuno specifico | Nessuna patologia correlata direttamente | Funzione anticoagulante normale; rischio trombotico basso |
Valori elevati | >140% | Solitamente asintomatici | Rari, possibili condizioni di compenso o fattori genetici | Generalmente non associati a rischio trombotico |
È importante considerare che i livelli di proteina S possono fisiologicamente diminuire durante la gravidanza e che alcuni farmaci o condizioni infiammatorie acute possono influenzarne temporaneamente i valori. Per una corretta valutazione, i risultati devono essere interpretati insieme ad altri esami della coagulazione, come proteina C, antitrombina III e fattori della coagulazione.
Come si esegue l’esame e quando viene richiesto?
L’esame viene effettuato tramite un prelievo di sangue venoso e può comprendere la misurazione della proteina S totale e libera oppure un test funzionale che valuta l’attività anticoagulante della proteina.
Il prelievo si esegue solitamente da una vena del braccio e, in alcuni casi, può essere necessario sospendere temporaneamente farmaci anticoagulanti o altri farmaci che influenzano la coagulazione. Il dosaggio quantitativo misura la concentrazione di proteina S nel plasma, mentre il test funzionale valuta la capacità della proteina di coadiuvare la proteina C nell’inattivare i fattori della coagulazione Va e VIIIa. Di norma non è richiesto digiuno, ma è importante comunicare al laboratorio eventuali farmaci assunti, gravidanza o patologie epatiche o renali, poiché possono influenzare i risultati.
L’esame viene generalmente richiesto in caso di sospetto trombofilia, presenza di trombosi venosa profonda o embolia polmonare ricorrente, storia familiare di trombosi o deficienza di proteina S, prima di terapie che possono modificare la coagulazione, in gravidanze ad alto rischio di trombosi o aborti ripetuti e per monitorare alterazioni nei pazienti con malattie epatiche o renali croniche.
Fattori che influenzano l’esame
I livelli di proteina S nel sangue possono essere influenzati da diversi fattori fisiologici, patologici e farmacologici, che devono essere considerati nell’interpretazione dell’esame.
Tra i fattori fisiologici vi sono l’età, con valori che possono variare nei neonati e nei bambini rispetto agli adulti, la gravidanza, che provoca una riduzione fisiologica della frazione libera, e alcune fasi del ciclo mestruale che possono determinare variazioni modeste dei livelli.
Tra i fattori patologici si segnalano malattie del fegato, che riducono la sintesi della proteina S, malattie renali o sindrome nefrosica, che possono causarne la perdita nelle urine, infiammazioni o infezioni acute che alterano temporaneamente i valori e deficienze congenite dovute a mutazioni del gene PROS1, che determinano livelli persistentemente bassi.
I fattori farmacologici includono anticoagulanti cumarinici come warfarin e acenocumarolo, che riducono la sintesi della proteina S, estrogeni e contraccettivi orali che ne diminuiscono i livelli plasmatici e alcune terapie anticoagulanti o trombolitiche che possono interferire con i test funzionali.
Altri elementi che possono influenzare i valori comprendono stress o traumi recenti e condizioni di prelievo o conservazione del campione non ottimali.