Non si tratta solo di prevenire situazioni rischiose, ma di costruire nei bambini fiducia, autonomia e capacità di discernimento

Per molto tempo, l’insegnamento alla sicurezza dei bambini si è basato su un principio semplice: evitare gli sconosciuti. Frasi come “non parlare con chi non conosci” o “stai lontano dagli estranei” hanno rappresentato per decenni la regola d’oro della prevenzione. Studi recenti hanno evidenziato una realtà diversa: i rischi maggiori per i minori spesso non provengono da estranei, ma da persone già presenti nella loro vita quotidiana — parenti, amici di famiglia, insegnanti o conoscenti.

Da questa consapevolezza nasce un approccio più moderno e realistico: il concetto di “persona tricky”, ovvero individui che, con comportamenti manipolativi, cercano di ottenere la fiducia di un bambino per fini scorretti. Educare i figli a riconoscere tali atteggiamenti consente di proteggerli in modo efficace, senza alimentare ansie o diffidenze inutili.

Educazione alla sicurezza per i bambini

Abbandonare il concetto di pericolo estraneo e adottare quello di persona tricky significa educare in modo più realistico e protettivo. Attraverso il dialogo, la lettura e l’esperienza, i genitori possono aiutarli a riconoscere ciò che li fa sentire al sicuro o a disagio, trasformando la sicurezza in una competenza di vita che cresce insieme a loro

Chi sono le persone “tricky”

A differenza dello stereotipo del “cattivo sconosciuto”, una persona tricky può essere qualcuno di familiare o appartenente al contesto abituale del bambino. Il pericolo, infatti, non risiede nell’identità dell’adulto, ma nel suo modo di agire.
Una persona tricky può, ad esempio, chiedere di mantenere segreti, offrire regali in cambio di qualcosa, invitare il bambino in luoghi appartati o avere contatti fisici non desiderati. Anche se questi segnali possono sembrare innocui a prima vista, è importante che i bambini imparino a identificarli, sviluppando così consapevolezza e fiducia nel proprio giudizio.

Come riconoscere i segnali di allarme

Insegnare ai bambini a riconoscere determinati comportamenti è il primo passo per garantirne la sicurezza. Tra gli indicatori di rischio più comuni figurano:

  • Richiesta di segreti: un adulto che invita un bambino a non raccontare qualcosa ai genitori sta cercando di isolarlo e controllarlo.
  • Offerte o premi sospetti: promettere dolci, regali o privilegi in cambio di favori è un chiaro tentativo di manipolazione.
  • Proposte di incontri in luoghi isolati: chiedere di allontanarsi in spazi appartati è sempre un campanello d’allarme.
  • Toccamenti inappropriati: ogni contatto fisico che provoca disagio o non è stato richiesto va segnalato.
  • Domande invadenti: ottenere informazioni personali, soprattutto online, può essere un modo per aggirare la fiducia del bambino.
  • Minacce e intimidazioni: usare la paura o il senso di colpa per ottenere silenzio è un chiaro segnale di pericolo.

Il messaggio fondamentale è che i bambini hanno sempre il diritto di dire “no”, allontanarsi e confidarsi con un adulto di fiducia.

L’importanza di parlare apertamente

Affrontare il tema della sicurezza non deve generare paura, ma fornire strumenti per reagire con consapevolezza. Alcune strategie pratiche possono rendere più efficace questo dialogo:

  1. Parola d’ordine familiare: stabilire un codice segreto da usare in caso di emergenza.
  2. Tre regole base: dire “no” con decisione, allontanarsi subito, raccontare tutto a un adulto.
  3. Giochi di ruolo: simulare situazioni concrete per esercitarsi a reagire correttamente.
  4. Ascoltare le emozioni: insegnare ai bambini a fidarsi del proprio istinto.
  5. Sicurezza prima della cortesia: è lecito essere decisi se qualcuno fa sentire a disagio.
  6. Dialogo continuo: creare un clima di fiducia in cui il bambino si senta libero di raccontare tutto.

Un esempio significativo. Durante una visita medica con i figli, una madre racconta di aver vissuto due interazioni diverse. La prima, con una donna gentile in sala d’attesa, appariva innocua. La seconda, con un giovane uomo che cercava insistentemente di parlare solo con il figlio più piccolo, invece, ha generato disagio.

Pur trovandosi in un contesto apparentemente sicuro, la madre ha percepito che qualcosa non andava. Più tardi, in macchina, ha discusso l’accaduto con i bambini, aiutandoli a riflettere sulle sensazioni provate. La figlia maggiore ha ammesso di essersi sentita a disagio e, da quella conversazione, è nato un importante momento educativo sul concetto di persone tricky e sull’ascolto del proprio istinto.

I comportamenti che i più piccoli dovrebbero seguire e gli obiettivi educativi da porsi:

SituazioneCome deve reagire il bambinoObiettivo educativo
Un adulto chiede di mantenere un segretoDire “no” e parlarne con i genitoriFavorire la trasparenza e la fiducia familiare
Qualcuno offre un regalo o un premio sospettoRifiutare e informare un adultoInsegnare il valore del consenso e del permesso
Qualcuno fa sentire a disagioAllontanarsi subito e cercare un adulto sicuroSviluppare l’ascolto dell’istinto
Si perde in un luogo pubblicoRivolgersi a un adulto riconoscibile (es. agente, commesso)Promuovere autonomia e sicurezza
Si trova in difficoltà onlineParlarne con un genitore o un insegnanteEducare alla sicurezza digitale

Perché quello degli “stranger danger” è un concetto superato

Negli anni ’80, l’idea del “pericolo estraneo” si è diffusa ovunque, alimentata da notizie di cronaca e campagne di sensibilizzazione. Le statistiche moderne mostrano che oltre il 90% degli abusi sui minori avviene per mano di persone conosciute, mentre solo una piccola percentuale è opera di estranei.

Insegnare ai bambini a temere chi non conoscono può quindi essere controproducente: li rende meno propensi a chiedere aiuto a un adulto sicuro e non li prepara a riconoscere i rischi reali che si nascondono nel quotidiano.

L’esperta di sicurezza infantile Pattie Fitzgerald suggerisce di spostare l’attenzione dall’identità delle persone al loro comportamento. I bambini comprendono bene l’idea di “trucco” o “inganno” e possono imparare a difendersi da chi tenta di approfittarsi di loro.

Secondo Fitzgerald, le persone tricky necessitano di due elementi chiave per agire: accesso e privacy. Per questo, i genitori devono prestare attenzione a chi trascorre tempo con i propri figli e in quali circostanze. Un adulto che insiste per restare solo con un bambino, ad esempio, dovrebbe sempre destare sospetti.

Come rafforzare l’autonomia dei bambini

Il concetto di persona tricky mira a responsabilizzare i bambini, non a spaventarli. Alcuni suggerimenti utili includono:

  1. Educare al consenso e al linguaggio del corpo fin da piccoli.
  2. Individuare figure sicure come poliziotti o commessi riconoscibili.
  3. Imparare a dire “no” anche a un adulto, se qualcosa non va.
  4. Chiedere sempre il permesso ai genitori prima di accettare regali o inviti.
  5. Fidarsi del proprio istinto, senza minimizzare sensazioni di disagio.
  6. Distinguere segreti da sorprese: i primi sono da evitare, le seconde sono positive.
Libri e Risorse per Insegnare la Sicurezza

La letteratura per l’infanzia offre strumenti efficaci per spiegare questi concetti. Tra i titoli consigliati:

  • Tricky People” di Crystal Hardstaff, sul consenso e l’autonomia corporea.
  • “Only for Me” di Michelle Derrig, che insegna a dire “no” in modo sicuro.
  • Everyone’s Got a Bottom” di Tess Rowley, adatto a spiegare le regole di protezione del corpo.
  • Some Secrets Should Never Be Kept” di Jayneen Sanders, che affronta il tema dell’abuso in modo educativo e sensibile.

Se un bambino confida di aver subito un abuso, la reazione dell’adulto è cruciale. Bisogna ascoltare senza giudicare, credere al bambino e rassicuralo che non ha colpe. È poi necessario chiedere aiuto a professionisti — psicologi, insegnanti o servizi per la tutela dei minori — per garantire sostegno e protezione.



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