Cos’è l’RDW, come si esegue l’esame, i valori di riferimento, le cause di RDW alto o basso e le patologie associate
L’RDW, o Red Cell Distribution Width, è un parametro dell’emocromo che indica la variabilità delle dimensioni dei globuli rossi presenti nel sangue. Esso permette di comprendere quanto le dimensioni degli eritrociti siano uniformi o, al contrario, diverse tra loro. Il valore può essere espresso in percentuale e si distingue nelle forme RDW-CV (Coefficient of Variation) o RDW-SD (Standard Deviation).
Questo indicatore è particolarmente utile nella valutazione delle anemie, poiché consente di differenziare i vari tipi in base alla variabilità dei globuli rossi. Ad esempio, nelle anemie da carenza di ferro l’RDW tende ad aumentare a causa della presenza di globuli rossi più piccoli (microcitici) in modo non uniforme, mentre nelle anemie megaloblastiche, legate a deficit di vitamina B12 o folati, si osserva un aumento dell’RDW dovuto alla presenza contemporanea di globuli rossi di dimensioni normali e più grandi (macrociti). Le anemie normocitiche, caratterizzate da globuli rossi di dimensioni regolari, generalmente mostrano un RDW normale.

Valori normali, quando e come, perché viene richiesto questo esame. L’RDW misura la variabilità delle dimensioni dei globuli rossi, offrendo un importante indizio sullo stato di salute del sangue e sull’efficienza del midollo osseo
Oltre alla valutazione delle anemie, l’RDW può fornire indicazioni sullo stato di malattie croniche, poiché valori elevati sono stati associati a condizioni come infiammazione cronica, patologie cardiovascolari o insufficienza renale. Pur non essendo un indicatore specifico per una singola malattia, l’RDW costituisce uno strumento diagnostico complementare che, integrato ad altri parametri dell’emocromo come MCV, emoglobina e numero di globuli rossi, aiuta a comprendere meglio le anomalie del sangue.
L’ampiezza di distribuzione dei globuli rossi (RDW, Red Cell Distribution Width) è un parametro ematologico che misura quanto variano le dimensioni degli eritrociti presenti nel sangue. Un valore elevato indica una maggiore eterogeneità nella grandezza dei globuli rossi. Questo indice può essere espresso come percentuale (RDW-CV) o in femtolitri (RDW-SD), a seconda della metodologia di laboratorio utilizzata.
Dal punto di vista fisiologico, l’RDW riflette la normale diversità di volume degli eritrociti, dovuta al fatto che questi si trovano a diversi stadi di maturazione: i reticolociti, più giovani, risultano più grandi, mentre le cellule mature tendono a ridursi di volume con l’invecchiamento. Tale variabilità è considerata normale, ma tende ad aumentare con l’età, probabilmente per un indebolimento dei meccanismi di controllo che regolano la produzione e l’eliminazione dei globuli rossi.
Diversi fattori possono modificare l’RDW nel corso della vita cellulare. Durante l’eritropoiesi, carenze di ferro, vitamina B12 o folati, oppure un’alterata risposta del midollo osseo, portano alla formazione di eritrociti di dimensioni irregolari. Nel tempo, i globuli rossi subiscono fisiologiche perdite di volume e modificazioni strutturali; se tali processi non sono uniformi, la distribuzione dei volumi si amplia. Anche un rallentamento nella rimozione dei globuli rossi vecchi o la presenza di stati infiammatori cronici, stress ossidativo o disfunzioni metaboliche possono contribuire all’aumento dell’RDW.
Come interpretare i valori dell’esame: alto, basso e valori normali
I valori di riferimento dell’RDW possono variare leggermente tra i diversi laboratori, ma in genere si collocano intorno all’11,5–14,5 %. È comunque essenziale considerare sempre gli intervalli specifici forniti dal laboratorio che ha eseguito l’analisi, poiché possono dipendere da fattori come età, sesso e metodologia utilizzata.
Un RDW nella norma indica una popolazione di globuli rossi omogenea. Anche valori normali non escludono completamente la presenza di alcune patologie, come la beta-talassemia o forme di anemia cronica, che possono manifestarsi senza modificare questo parametro.
Un valore elevato, invece, segnala una marcata variabilità nella dimensione dei globuli rossi, fenomeno noto come anisocitosi. Tale condizione può essere causata da diverse situazioni: anemia da carenza di ferro o di vitamine B12 e folati, processi emolitici, malattie del midollo osseo, patologie epatiche croniche o trasfusioni recenti.
L’interpretazione del valore deve sempre essere correlata ad altri indici, in particolare all’MCV (volume medio dei globuli rossi):
- RDW alto con MCV basso può suggerire anemia da carenza di ferro;
- RDW alto con MCV alto può indicare anemia megaloblastica o disturbi epatici;
- RDW alto con MCV normale può rivelare una fase iniziale di carenza nutrizionale.
Un RDW basso è molto raro e, secondo la letteratura scientifica, non è di solito associato a condizioni patologiche specifiche. In ogni caso, va sempre interpretato nel contesto generale del quadro ematologico del paziente.
Livello RDW | Valori indicativi (%) | Significato fisiologico | Sintomi più comuni | Patologie o condizioni correlate | Note cliniche aggiuntive |
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Normale | 11,5 – 14,5 % (può variare leggermente a seconda del laboratorio) | La dimensione dei globuli rossi è omogenea; normale variabilità eritrocitaria. | Spesso assenza di sintomi. | Può essere presente in soggetti sani o in alcune forme di anemia lieve o cronica (es. talassemia minore). | Un valore normale non esclude patologie; va interpretato insieme a MCV, Hb e altri indici eritrocitari. |
Lievemente elevato | 14,6 – 15,5 % | Inizia a comparire anisocitosi (globuli rossi di dimensioni diverse). | Stanchezza, pallore, debolezza, cefalea. | Carenza di ferro lieve o precoce; inizio di carenza di vitamina B12 o acido folico; anemia mista. | Può indicare uno stadio iniziale di alterazione dell’eritropoiesi. Correlare con MCV e ferritina. |
Moderatamente elevato | 15,6 – 17 % | Maggiore disomogeneità eritrocitaria. | Sintomi di anemia più evidenti: dispnea, vertigini, tachicardia. | Anemia da carenza di ferro; anemia megaloblastica (da deficit di B12 o folati); anemia emolitica. | Con MCV basso → carenza di ferro. Con MCV alto → carenza di B12/folati. Con MCV normale → anemia mista o cronica. |
Molto elevato | >17 % | Elevata anisocitosi, presenza di cellule di dimensioni molto diverse. | Sintomi marcati: pallore intenso, affaticamento, difficoltà respiratorie, fragilità unghie e capelli. | Anemie gravi, sindromi mielodisplastiche, malattie epatiche, disturbi del midollo osseo, emolisi, trasfusioni recenti. | Può indicare un processo patologico complesso o combinato. Utile valutare reticolociti, ferro sierico, folati, B12, bilirubina. |
Basso (raro) | <11 % | Popolazione di globuli rossi molto uniforme. | Generalmente asintomatico. | Di solito non associato a malattie specifiche. Può comparire transitoriamente in soggetti sani. | Valore privo di rilevanza clinica nella maggior parte dei casi; controllare l’affidabilità del campione e del metodo analitico. |
È importante sottolineare che l’RDW non è un indicatore diagnostico autonomo: deve essere valutato insieme ad altri parametri dell’emocromo e agli esami di approfondimento, come ferro, ferritina, vitamina B12 e folati.
Come si esegue l’esame e quando viene richiesto?
L’RDW viene misurato all’interno dell’emocromo completo e non come esame autonomo. Per eseguirlo si preleva un campione di sangue tramite una semplice puntura venosa, generalmente senza necessità di digiuno. Il campione viene quindi analizzato da un apparecchio automatico che calcola la distribuzione volumetrica dei globuli rossi, fornendo i valori di RDW-CV e RDW-SD. I risultati vengono riportati insieme ad altri parametri eritrocitari, confrontati con gli intervalli di riferimento del laboratorio.
L’esame viene richiesto principalmente per valutare le anemie, distinguendo tra diverse cause come carenza di ferro, vitamine B12 o folati, anemia megaloblastica o talassemia, e per monitorare l’efficacia dei trattamenti. Viene inoltre utilizzato per la valutazione di patologie croniche o sistemiche che influenzano la produzione dei globuli rossi, per controlli post-trasfusionali e come parte di indagini di routine in esami di controllo, anche in assenza di sintomi specifici.
Fattori che influenzano l’esame
I valori possono essere influenzati da diversi fattori che ne alterano l’interpretazione clinica. Tra quelli biologici del paziente vi sono l’età, che può comportare un leggero aumento dei valori, il sesso e la gravidanza, che provoca modificazioni fisiologiche del sangue. Condizioni cliniche come trasfusioni recenti, processi di emolisi o rigenerazione dei globuli rossi e malattie croniche, comprese patologie epatiche, renali o infiammatorie, possono anch’esse determinare variazioni dell’RDW.
Fattori legati al prelievo e all’analisi comprendono tempi di conservazione del campione non ottimali, differenze tra strumenti e metodologie di laboratorio, e possibili errori come coaguli o contaminazioni.