Convivere con il Covid-19 richiede prudenza e responsabilità. Riconoscere i sintomi della variante Kp3, seguire le misure preventive e aderire alle campagne vaccinali consente di proteggere non solo se stessi, ma soprattutto le persone più vulnerabili
La variante Kp3, che sta portando ad un nuovo aumento dei contagi estivi, appartiene alla famiglia delle varianti Omicron, riconosciuta per la sua minore patogenicità rispetto alle versioni iniziali del virus. Nonostante questo, ogni settimana si registrano ancora decessi tra le persone più vulnerabili, circa una ventina, anche se i sintomi risultano generalmente meno gravi. La popolazione ora gode di un’immunità cosiddetta ibrida, frutto delle infezioni precedenti e della campagna vaccinale, che offre una protezione parziale.

Sintomi variante Kp3
Secondo il Prof. Fabrizio Pregliasco, il Covid-19 è un virus “camaleontico“, ossia dotato di una notevole capacità di mutazione, il che può comportare errori nel genoma durante la replicazione. Questi cambiamenti possono risultare favorevoli per il virus, aumentando la sua immunoevasività, cioè la capacità di eludere le difese immunitarie e di diffondersi con maggiore facilità. Questa caratteristica è condivisa dai virus influenzali, ma a differenza di questi, le mutazioni del Covid-19 si verificano più spesso, ogni 4-6 mesi, e non sono legate alle condizioni stagionali.
I sintomi, spesso influenzali (febbre, tosse, difficoltà respiratorie e occasionalmente perdita di gusto e olfatto), tendono ad essere meno gravi, anche se rimane il rischio per le persone più fragili. L’immunità attuale è ibrida, frutto di precedenti infezioni e della vaccinazione, ma non garantisce una protezione totale. Il virus Covid-19, dotato di grande capacità di mutazione, evolve rapidamente ogni 4-6 mesi senza una dipendenza stagionale. Per i casi gravi, soprattutto tra anziani o persone con altre patologie, è disponibile un antivirale specifico, mentre per la maggior parte dei pazienti bastano antinfiammatori e riposo.
Accanto alla Kp3, si osserva la diffusione del suo sottolignaggio Kp3.1.1, anch’esso discendente dalla variante JN.1, identificata in Italia lo scorso inverno. La variante Kp2, altro sottolignaggio di JN.1, ha avuto origine negli Stati Uniti e ha iniziato a diffondersi in Italia dalla primavera del 2024.
Sintomi della Variante Kp3
I sintomi della variante Kp3 ricordano quelli delle precedenti varianti del Covid-19, ma tendono ad essere meno intensi. Tra questi sintomi vi sono febbre, tosse, difficoltà respiratorie e, meno frequentemente, la perdita di gusto e olfatto, un fenomeno che si è comunque ripresentato con la variante Kp3. Come sottolinea Pregliasco, anche se la patogenicità delle varianti Kp2 e Kp3 è relativamente limitata, ciò non deve portare ad abbassare la guardia. I sintomi, per durata e intensità, sono simili a quelli delle infezioni respiratorie, rendendo difficile distinguere il Covid-19 da altri virus senza un test specifico.
I dati attuali non indicano un aumento di gravità rispetto alle varianti precedenti, anche se KP.3 e i suoi sottolignaggi si stanno diffondendo ampiamente.
Trattamento della Variante Kp3
Il trattamento per la variante Kp3 varia in base alla gravità dei sintomi e alle condizioni del paziente. Nei casi più seri, specialmente tra gli anziani o chi ha patologie preesistenti come diabete o malattie respiratorie e cardiache, è disponibile un antivirale specifico. Tuttavia, la maggioranza dei casi può essere gestita con semplici antinfiammatori e qualche giorno di riposo, sufficiente per un recupero completo.
Per ridurre il rischio di contagio, è fondamentale continuare ad adottare alcune misure igieniche. Queste includono il lavaggio frequente delle mani, l’uso delle mascherine in ambienti ad alto rischio come reparti ospedalieri con pazienti immunodepressi, e l’evitare contatti stretti con persone infette. In presenza di sintomi, è consigliabile effettuare un tampone, specialmente per chi è fragile o convive con individui vulnerabili. Tale precauzione è raccomandata anche agli operatori sanitari.
La vaccinazione resta uno strumento chiave per contrastare il Covid-19, anche se il virus oggi sembra meno pericoloso. “Il virus muta continuamente”, ricorda il Prof. Pregliasco, “e ciò significa che le persone non sono perfettamente immuni rispetto alla variante per cui si sono vaccinate”. Per le persone fragili, è consigliato vaccinarsi con il vaccino aggiornato nella prossima campagna vaccinale, un approccio ormai consolidato come avviene con l’influenza. Per chi è ultra-fragile, la vaccinazione dovrebbe essere effettuata al più presto.
Le varianti KP.3, KP.3.1.1 e KP.2 presentano mutazioni aggiuntive nella proteina Spike rispetto alla loro variante madre, JN.1. Tali mutazioni potrebbero favorire la diffusione, la trasmissibilità e, potenzialmente, la gravità dell’infezione. Per questo motivo, l’OMS le ha classificate come “Varianti sotto Monitoraggio” (VUM), basandosi sul loro profilo genetico, la prevalenza e la capacità di diffusione globale.
L’ECDC, a sua volta, ha elevato KP.3 a “Variante di Interesse” (VOI) alla fine di luglio 2024 per il rischio di maggiore trasmissibilità, fuga immunitaria e cambiamenti antigenici. Queste varianti suscitano preoccupazione poiché potrebbero aumentare la trasmissibilità, ridurre l’efficacia delle vaccinazioni o causare malattie più severe.