Cosa sono gli anticorpi anti-endomisio (EMA), il loro ruolo nella diagnosi della celiachia, i valori di riferimento, quando fare l’esame e cosa può influenzarne i risultati

Gli anticorpi anti-endomisio (EMA) sono autoanticorpi prodotti dal sistema immunitario che riconoscono una specifica componente del tessuto connettivo chiamato endomisio, il quale avvolge le fibre muscolari lisce. Questi sono principalmente utilizzati come strumenti diagnostici, in particolare per la celiachia, una patologia autoimmune scatenata dall’assunzione di glutine che provoca infiammazione nell’intestino tenue.

Esami di Laboratorio

Valori normali, quando e come, perché viene richiesto questo esame. Gli anticorpi anti-endomisio non hanno funzioni normali nell’organismo, ma sono importanti indicatori di malattie autoimmuni come la celiachia, utili per diagnosi e monitoraggio.

Il dosaggio degli EMA è utile per valutare l’efficacia della dieta quando essa è priva di glutine, poiché una diminuzione riflette una buona risposta terapeutica. Questi anticorpi aiutano poi a distinguere la celiachia da altre condizioni gastrointestinali che possono presentare sintomi simili.

Gli anticorpi anti-endomisio (EMA) non hanno una funzione fisiologica o anatomica normale nell’organismo. Si tratta di autoanticorpi prodotti in modo anomalo dal sistema immunitario, che riconoscono e attaccano componenti del tessuto connettivo chiamato endomisio, che avvolge le fibre muscolari. Questi anticorpi non svolgono alcun ruolo utile nella fisiologia umana; al contrario, la loro presenza indica un processo autoimmune, come avviene nella celiachia, dove contribuiscono all’infiammazione e al danno intestinale. Di conseguenza, gli EMA sono considerati indicatori di una condizione patologica e non hanno alcuna funzione normale nell’organismo.

Come interpretare i valori dell’esame: alti, bassi e normali

I valori degli anticorpi anti-endomisio (EMA) vengono valutati in base alla loro presenza nel sangue. Valori normali, ovvero assenti, indicano una bassa probabilità malattie autoimmuni. Valori bassi o debolmente positivi possono far sospettare una fase iniziale della malattia o una lieve risposta immunitaria, ma richiedono ulteriori verifiche. Valori elevati, invece, segnalano una forte presenza di EMA, suggerendo una celiachia attiva o altra patologia autoimmune, e spesso necessitano di approfondimenti e trattamento.

ParametroDettagli
Valori di riferimentoNegativo: assenza di anticorpi EMA (titolazione < 1:5)Debolmente positivo: titoli tra 1:5 e 1:10 (da interpretare con altri esami)Fortemente positivo: titoli ≥ 1:10 o 1:40 (indicativo di celiachia attiva) (I valori possono variare leggermente in base al laboratorio e alla tecnica usata)
Sintomi associatiDiarrea cronica, gonfiore, dolori addominali, perdita di peso, anemia, stanchezza, irritabilità, ritardo della crescita nei bambini, dermatite erpetiforme
Patologie correlateCeliachia (soprattutto in fase attiva), in rari casi altre malattie autoimmuni intestinali o epatiche
NoteAltamente specifici per la celiachia

Spesso usati in associazione agli anticorpi anti-transglutaminasi (anti-TG2)

Valori negativi non escludono completamente la malattia, specie in pazienti già a dieta senza glutine

Il test va eseguito solo quando il paziente assume regolarmente glutine

Utilità clinica aggiuntivaFondamentali per confermare la diagnosi di celiachia e monitorare l’efficacia della dieta priva di glutine nel tempo

L’interpretazione definitiva spetta sempre al medico, che considera il quadro clinico complessivo e gli altri esami disponibili.

Come si esegue l’esame e quando viene richiesto?

L’esame degli anticorpi anti-endomisio (EMA) viene effettuato tramite un prelievo di sangue, il cui campione viene analizzato in laboratorio con una tecnica specifica chiamata immunofluorescenza indiretta. Questo metodo consente di rilevare la presenza e la concentrazione degli autoanticorpi nel siero, espressa in titolazioni che indicano il grado di diluizione del sangue in cui gli anticorpi risultano ancora visibili. Affinché l’esito sia attendibile, è importante che la persona assuma glutine nei giorni precedenti, poiché una dieta priva di glutine può causare un risultato falsamente negativo.

L’esame viene solitamente richiesto in caso di sospetto clinico di celiachia, soprattutto in presenza di sintomi come disturbi gastrointestinali, perdita di peso o carenze nutrizionali. Può essere indicato anche per soggetti con parenti celiaci, come strumento di conferma in presenza di test sierologici positivi o incerti, oppure per monitorare l’efficacia della dieta priva di glutine.

L’esame può essere prescritto insieme ad altri esami nei casi in cui si sospettano patologie autoimmuni associate o sintomi non chiari.

Secondo le linee guida europee di gastroenterologia pediatrica (ESPGHAN), nei bambini con sintomi compatibili con celiachia e livelli molto elevati di anticorpi anti-transglutaminasi (pari o superiori a 10 volte il valore soglia), accompagnati da EMA positivi e predisposizione genetica (HLA DQ2 o DQ8), è possibile confermare la diagnosi senza ricorrere alla biopsia intestinale. Il test EMA risulta utile anche nei soggetti asintomatici ma a rischio, come i familiari di primo grado di persone celiache, poiché la malattia può essere presente anche senza sintomi evidenti e causare danni intestinali nel tempo. Una volta iniziata la dieta priva di glutine, il dosaggio degli EMA può essere ripetuto a distanza di 6-12 mesi per monitorare l’andamento della malattia: la riduzione o scomparsa degli anticorpi rappresenta un segnale positivo di risposta al trattamento.

Fattori che influenzano l’esame

L’affidabilità dell’esame degli anticorpi anti-endomisio può essere influenzata da diversi fattori. Il più rilevante è la dieta: se il paziente segue già un’alimentazione priva di glutine, i livelli di EMA possono risultare falsamente negativi. Per questo motivo, è fondamentale che il test venga effettuato mentre il glutine è ancora presente nella dieta.

Anche l’età ha un ruolo importante: nei bambini molto piccoli, soprattutto sotto i due anni, l’esame può essere meno sensibile e viene quindi integrato con altri test. Inoltre, l’assunzione di farmaci immunosoppressori può alterare i risultati, riducendo la produzione di anticorpi.

Altre condizioni autoimmuni o infiammatorie dell’intestino, come il morbo di Crohn, possono interferire con la risposta immunitaria, influenzando l’esito dell’analisi. Infine, lievi differenze nei metodi di analisi e nei valori di riferimento tra laboratori possono portare a variazioni nei risultati.

In caso di esiti dubbi o non coerenti con i sintomi clinici, è opportuno ripetere il test o associarlo ad altri esami, eventualmente completando l’indagine con una biopsia intestinale.


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