Come interpretare i valori dell'eGFR, quando eseguire l’esame e quali fattori possono influenzarne i risultati per una corretta valutazione della salute dei reni

L’eGFR, ovvero il tasso di filtrazione glomerulare stimato, rappresenta un parametro essenziale per valutare la funzionalità dei reni. Questo valore indica, in modo approssimativo, la quantità di sangue filtrata ogni minuto dai glomeruli renali, rapportata a una superficie corporea standard di 1,73 m². La sua misurazione consente di comprendere quanto efficientemente i reni svolgono la loro funzione depurativa.

Si tratta di una stima ottenuta indirettamente attraverso formule matematiche che tengono conto della concentrazione della creatinina nel sangue – un prodotto di scarto del metabolismo muscolare – insieme ad altri fattori individuali come età, sesso, peso corporeo ed etnia. Le equazioni maggiormente utilizzate a tal fine sono la CKD-EPI, considerata la più precisa; la MDRD, meno affidabile per valori elevati di funzione renale; e la Cockcroft-Gault, impiegata soprattutto in ambito farmacologico per stimare la clearance della creatinina.

Esami di Laboratorio

Valori normali, quando e come, perché viene richiesto questo esame. L’eGFR rappresenta un parametro clinico essenziale per monitorare la funzionalità renale, il cui valore ridotto può segnalare una compromissione progressiva dei reni con effetti sistemici sull’equilibrio generale dell’organismo

Viene impiegato principalmente per riconoscere la presenza di malattia renale cronica, per determinarne lo stadio clinico (da G1, funzione normale, a G5, insufficienza renale avanzata), e per monitorare l’evoluzione della patologia nel tempo. Inoltre, è utile per stabilire se siano necessari trattamenti specifici o adattamenti nella somministrazione di farmaci eliminati tramite i reni. Infine, è un indicatore importante anche per valutare il rischio cardiovascolare, poiché un deterioramento della funzione renale è spesso associato a un aumento delle complicanze a carico del sistema circolatorio.

L’eGFR non rappresenta una funzione diretta dell’organismo, ma costituisce un indicatore utile per valutare l’efficienza con cui i reni svolgono la loro attività di filtrazione. Questo parametro riflette quindi una delle funzioni fisiologiche fondamentali del corpo umano: la capacità dei glomeruli renali di depurare il sangue dalle sostanze di scarto.

La filtrazione glomerulare rappresenta il primo passaggio nella formazione dell’urina. Essa avviene nei glomeruli, strutture microscopiche situate all’interno dei nefroni, che costituiscono le unità funzionali del rene. Durante questo processo, il sangue viene filtrato attraverso una membrana selettiva che consente il passaggio di piccole molecole, come acqua, sali minerali e prodotti di scarto metabolico (tra cui urea e creatinina), impedendo però il transito di proteine e cellule del sangue. Il filtrato così ottenuto viene poi modificato nei tubuli renali, fino a diventare urina.

La velocità con cui il sangue viene filtrato nei glomeruli è ciò che viene stimato dall’eGFR, generalmente espresso in millilitri al minuto per 1,73 metri quadrati di superficie corporea. Nei soggetti adulti sani, questo valore supera di norma i 90 ml/min/1,73 m².

Svolge un ruolo essenziale in numerosi processi vitali: consente l’eliminazione delle scorie metaboliche, regola l’equilibrio idro-salino e acido-base, contribuisce al mantenimento della pressione arteriosa attraverso il sistema renina-angiotensina-aldosterone e partecipa alla produzione di ormoni fondamentali come l’eritropoietina e il calcitriolo, importante per il metabolismo di calcio e fosforo. Quando il GFR si riduce, tutte queste funzioni possono risultare compromesse, con conseguenze sistemiche anche gravi.

Dal punto di vista anatomico, il nefrone è l’elemento centrale. È composto dal glomerulo, dove avviene la filtrazione; dalla capsula di Bowman, che raccoglie il filtrato; e da vari segmenti tubulari che ne modulano la composizione. Il glomerulo è formato da una rete di capillari, rivestiti da una membrana filtrante e da cellule specializzate chiamate podociti. Il flusso di sangue all’interno del glomerulo è regolato da due arteriole: quella afferente, che porta il sangue in ingresso, e quella efferente, che ne regola la pressione in uscita, determinando così la capacità filtrante.

Come interpretare i valori dell’esame: alti, bassi e normali

L’eGFR è uno strumento clinico di fondamentale importanza per valutare lo stato di salute dei reni. Grazie a questo parametro è possibile individuare precocemente segni di una possibile malattia renale cronica, anche in assenza di sintomi evidenti. Per interpretarne correttamente i valori, si fa riferimento a linee guida internazionali condivise, come quelle della KDIGO (Kidney Disease: Improving Global Outcomes) e della National Kidney Foundation.

In condizioni normali, il valore dell’eGFR è pari o superiore a 90 ml/min/1,73 m². Questo dato può essere considerato indicativo di una funzione renale davvero sana solo se non sono presenti altri segni di danno, come alterazioni ecografiche o la presenza di proteine nelle urine. Negli anziani, è normale osservare un leggero calo del valore, che non sempre deve essere interpretato come patologico.

Un tasso di Filtrazione Glomerulare Stimato compreso tra 60 e 89 ml/min/1,73 m² può rientrare ancora nei limiti della normalità, a patto che non siano presenti altri segnali clinici che suggeriscano un danno ai reni. Se però questa riduzione è costante e si associa a fattori di rischio come diabete, ipertensione o età avanzata, può rappresentare un primo segnale di una funzionalità renale in lieve declino.

Quando il valore scende sotto i 60 ml/min/1,73 m², si entra in un campo clinico che richiede maggiore attenzione. Questa soglia rappresenta infatti un criterio diagnostico per identificare la presenza di una malattia renale cronica. In base al valore specifico si individuano diversi stadi della malattia, da G1 a G5, che vanno da una funzione apparentemente normale ma con evidenti segni di danno, fino all’insufficienza renale terminale, per la quale potrebbe rendersi necessaria la dialisi.

Al contrario, valori particolarmente elevati – superiori ai 120 o 130 ml/min/1,73 m² – non indicano necessariamente un problema. In alcune condizioni fisiologiche, come la gravidanza o negli atleti con massa muscolare ridotta, il filtrato glomerulare può essere più alto. Anche nelle fasi iniziali del diabete può comparire una cosiddetta “iperfiltrazione“. In questi casi è importante valutare il dato nel contesto clinico complessivo, perché un valore elevato da solo non è indicativo di malattia.

StadioeGFR (ml/min/1,73 m²)Descrizione funzionaleSintomi comuniPatologie associateNote cliniche aggiuntive
Normale (G1)≥ 90Funzione renale normaleAssenti o lievi, solo se danno renale presenteNessuna o lieve alterazione inizialeDeve essere presente un segno strutturale di danno (es. proteinuria) per confermare CKD
Lieve riduzione (G2)60–89Lieve riduzione della funzione renaleGeneralmente assentiFase iniziale di CKD, ipertensione, diabeteMonitoraggio necessario in presenza di fattori di rischio
Riduzione lieve-moderata (G3a)45–59Compromissione lieve-moderata della funzioneStanchezza, aumento della pressioneCKD di grado 3, complicanze iniziali (anemia, squilibri elettrolitici)Può richiedere inizio di terapia nefroprotettiva
Riduzione moderata-severa (G3b)30–44Compromissione moderata-severaCrampi, gonfiore, alterazioni urinarieCKD avanzata, rischio cardiovascolare elevatoAumentato rischio di complicanze cardiovascolari e metaboliche
Grave compromissione (G4)15–29Funzione renale gravemente ridottaNausea, inappetenza, prurito, debolezzaInsufficienza renale avanzataNecessaria preparazione alla dialisi o trapianto, follow-up specialistico
Insufficienza renale terminale (G5)< 15Insufficienza renale grave o terminaleSintomi gravi: edema, difficoltà respiratoria, confusioneUremia, necessità di dialisi o trapianto renaleFase finale della CKD: rischio vitale senza terapia sostitutiva
Valori “elevati” (iperfiltrazione)> 120Filtrazione apparentemente aumentataSpesso asintomaticiGravidanza, fase iniziale del diabete, atleti, creatinina molto bassaPuò indicare iperfiltrazione glomerulare; interpretare con attenzione al contesto clinico

Come si esegue l’esame e quando viene richiesto?

L’esame non viene misurato direttamente, ma calcolato a partire dai valori della creatinina sierica nel sangue, integrati con informazioni come età, sesso, etnia e peso corporeo. Per ottenerlo è necessario un prelievo di sangue venoso che consente di misurare la creatinina, un prodotto di scarto del metabolismo muscolare. Il valore di creatinina viene poi elaborato tramite formule matematiche standard, tra cui la più utilizzata è la CKD-EPI, che stima la velocità di filtrazione renale espressa in ml/min/1,73 m², cioè in relazione a una superficie corporea standard.

L’esame viene richiesto dal medico soprattutto per il controllo generale della funzione renale, in particolare nei pazienti con fattori di rischio come diabete, ipertensione, età avanzata o malattie cardiovascolari. È indicato anche per monitorare pazienti con malattia renale cronica, prima di modificare terapie farmacologiche che coinvolgono i reni, o in caso di sintomi sospetti come stanchezza, gonfiore o alterazioni della diuresi. Inoltre, il tasso di Filtrazione Glomerulare Stimato è utile in contesti come pre-trapianto o pre-dialisi.

Va precisato che questo parametro non è sempre affidabile in alcune condizioni, come nei bambini, in gravidanza o in soggetti con massa muscolare molto variabile, dove possono essere preferiti altri esami più specifici.

Fattori che influenzano l’esame

L’esame dell’eGFR può risultare influenzato da vari fattori che ne condizionano l’accuratezza e l’interpretazione. Tra questi, l’età gioca un ruolo importante, poiché con l’avanzare degli anni è normale osservare un calo progressivo del valore anche in assenza di malattia renale. Il sesso influisce anch’esso: le donne presentano generalmente livelli più bassi di creatinina sierica rispetto agli uomini, modificando così il calcolo dell’eGFR. La massa muscolare incide significativamente, in quanto soggetti con maggiore massa producono più creatinina, determinando valori di tasso di Filtrazione Glomerulare Stimato più bassi, mentre chi ha massa muscolare ridotta può mostrare creatinina bassa e quindi una sovrastima della funzione renale. Anche l’assunzione di alcuni farmaci, come cimetidina e trimetoprim, può alterare i livelli di creatinina nel sangue, influenzando il risultato. Inoltre, lo stato di idratazione e l’alimentazione, ad esempio una dieta ricca di proteine, possono temporaneamente modificare la creatinina e quindi il valore stimato. Infine, particolari condizioni cliniche, sia acute che croniche, che alterano il metabolismo muscolare o la produzione di creatinina, possono rendere meno affidabile l’eGFR. Tutti questi aspetti devono essere considerati attentamente per una corretta valutazione della funzionalità renale e per evitare errori interpretativi.


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