Cos’è la macroprolattina, come interpretare i valori di prolattina, i sintomi associati e quando eseguire l’esame
La macroprolattina rappresenta una forma particolare di prolattina, ormone prodotto dall’ipofisi che regola la lattazione, la funzione riproduttiva e alcuni aspetti del metabolismo. Questa variante è costituita da complessi di prolattina legati ad immunoglobuline, soprattutto IgG, che ne aumentano il peso molecolare. Pur risultando spesso elevata nei test di laboratorio, la macroprolattina è biologicamente meno attiva rispetto alla prolattina monomerica e tende a non provocare sintomi clinici significativi.

Valori normali, quando e come, perché viene richiesto questo esame. La macroprolattina rappresenta una forma di prolattina prevalentemente inattiva: pur potendo alterare i risultati di laboratorio, non esercita effetti biologici significativi sull’organismo e non richiede interventi terapeutici nella maggior parte dei casi
La sua identificazione riveste un ruolo importante poiché può generare falsi positivi nei test standard, rischiando di condurre a diagnosi errate di iperprolattinemia. Riconoscerne la presenza permette quindi di evitare trattamenti farmacologici o esami invasivi non necessari.
La macroprolattina è una forma di prolattina legata ad immunoglobuline, caratterizzata da un peso molecolare elevato, ma con un ruolo fisiologico limitato rispetto alla prolattina monomerica. La sua capacità di legarsi ai recettori della prolattina sui tessuti bersaglio è ridotta, pertanto gli effetti biologici sull’organismo sono minimi: non stimola in modo significativo la lattazione né altre funzioni riproduttive.
Dal punto di vista fisiologico, è generalmente clinicamente neutra. Alcuni studi suggeriscono che possa agire come una sorta di “serbatoio” dell’ormone, riducendo l’esposizione dei tessuti alla prolattina attiva e proteggendo l’organismo da iperprolattinemia cronica. Non sono stati osservati effetti anatomici diretti su ipofisi o altri organi; la sua rilevanza si limita principalmente all’influenza sui risultati dei test di laboratorio, che possono far apparire elevati i livelli di prolattina sierica.
Dal punto di vista clinico, la presenza di macroprolattina non richiede generalmente trattamento, ma la sua identificazione è utile per evitare interventi o terapie non necessari.
Come interpretare i valori dell’esame: alta, bassa e valori normali
L’interpretazione dei valori di prolattina deve considerare il contesto clinico e i range di riferimento del laboratorio, includendo la possibile presenza di macroprolattina. I livelli normali di prolattina monomerica variano a seconda del sesso e dello stato fisiologico: nelle donne non gravide si aggirano tra 5 e 25 ng/mL, in gravidanza possono raggiungere fino a 200 ng/mL, mentre negli uomini si collocano tra 5 e 15 ng/mL. La presenza di macroprolattina può far apparire elevati i valori totali senza provocare sintomi clinici.
Si parla di iperprolattinemia quando i valori superano il limite superiore della norma; le cause possono includere prolattinoma, farmaci dopaminergici, ipotiroidismo, stress o macroprolattina. Se l’eccesso è dovuto alla macroprolattina, la prolattina monomerica può risultare normale, e il trattamento non è necessario.
Valori inferiori alla norma, rari, possono indicare disfunzioni ipofisarie, danni alla ghiandola pituitaria o l’effetto di farmaci dopaminergici, con possibili sintomi come difficoltà nella lattazione o alterazioni del ciclo mestruale nelle donne.
Parametro | Valori di riferimento | Sintomi principali | Possibili patologie/cause | Note aggiuntive |
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Prolattina monomerica – donne non gravide | 5–25 ng/mL | Normalità fisiologica | – | I valori normali indicano assenza di iper- o ipoprolattinemia. |
Prolattina monomerica – donne in gravidanza | Fino a 200 ng/mL | Normale aumento fisiologico | – | Aumento fisiologico legato alla gravidanza. |
Prolattina monomerica – uomini | 5–15 ng/mL | Normalità fisiologica | – | – |
Iperprolattinemia (monomerica) | Sopra il limite superiore del range normale | Amenorrea, galattorrea, infertilità, disfunzione erettile, riduzione della libido | Prolattinoma, ipotiroidismo, farmaci dopaminergici, stress | Se dovuta a macroprolattina, i sintomi possono essere assenti. Richiede conferma della forma monomerica. |
Ipoprolattinemia | Sotto il limite inferiore del range normale | Difficoltà di lattazione, alterazioni del ciclo mestruale | Disfunzioni ipofisarie, danni alla ghiandola pituitaria, farmaci dopaminergici | Rara; necessita valutazione endocrinologica se sintomatica. |
Macroprolattina | Rilevabile nei test totali; valori variabili | Spesso assenti | Può simulare iperprolattinemia nei test di laboratorio | Biologicamente inattiva; test specifici (PEG) servono a confermare la quota monomerica e a evitare trattamenti inutili. |
In ogni caso, i risultati devono essere interpretati insieme al quadro clinico, e nei casi di valori elevati è utile verificare la presenza di macroprolattina per evitare diagnosi o interventi non necessari.
Come si esegue l’esame e quando viene richiesto?
L’esame consiste in un prelievo di sangue venoso, di solito effettuato al mattino e a digiuno o alcune ore dopo l’ultimo pasto, poiché i livelli dell’ormone possono variare nel corso della giornata e aumentare dopo i pasti.
Durante l’analisi di laboratorio, il siero viene valutato per misurare i livelli di prolattina totale; nei casi in cui si sospetti la presenza di macroprolattina, si può eseguire il test di precipitazione con PEG per distinguere la prolattina monomerica da quella legata alle immunoglobuline. Talvolta l’esame viene ripetuto se i valori risultano elevati, per confermare i risultati ed evitare falsi positivi dovuti a stress, attività fisica o farmaci.
L’esame viene richiesto principalmente in presenza di alterazioni del ciclo mestruale, amenorrea o infertilità nelle donne, galattorrea, ridotta libido o disfunzione erettile negli uomini, per il controllo di pazienti con prolattinoma o altre patologie ipofisarie, oppure per chiarire valori elevati riscontrati casualmente nei test di laboratorio.
Fattori che influenzano l’esame
I livelli di prolattina possono essere influenzati da molteplici fattori di natura fisiologica, farmacologica e patologica, che devono essere considerati durante l’interpretazione dell’esame. Tra i fattori fisiologici, i valori variano in base alla fase del ciclo mestruale, aumentano durante la gravidanza e l’allattamento, e possono temporaneamente crescere in seguito a stress, attività fisica o durante il sonno.
Alcuni farmaci: antidepressivi triciclici e SSRI, antipsicotici come il risperidone e farmaci dopaminergici, così come estrogeni e contraccettivi orali. Tra i fattori patologici si segnalano ipotiroidismo, prolattinomi o altre patologie ipofisarie, oltre a insufficienza renale o epatica.
Infine, anche le condizioni legate al prelievo possono influire: il momento della giornata (valori più alti al mattino), l’assunzione recente di cibo e lo stress o lo sforzo fisico immediato possono alterare i risultati.