Le proiezioni demografiche indicano che il numero di centenari in Germania continuerà a salire nei prossimi decenni: conosciamo i loro segreti?
Negli ultimi anni, il numero di persone che raggiungono i 100 anni in Germania è aumentato in maniera significativa, classificando la nazione tedesca come una delle più longeve d’Europa. La concentrazione dei centenari non è però uniforme sul territorio tedesco. In termini assoluti, i Länder più popolosi, come Renania Settentrionale-Vestfalia, Baviera e Baden-Württemberg, ospitano rispettivamente 3.900, 2.400 e 2.300 centenari. Se si considera soltanto la proporzione rispetto alla popolazione, Amburgo guida la classifica con 2,9 centenari ogni 10.000 abitanti, seguita da Sassonia e Saarland, mentre la Baviera e Brema registrano valori più bassi.

Secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica (Destatis), alla fine del 2024 i centenari erano circa 17.900, segnando un incremento del 24% rispetto al 2011, quando erano 14.400. Questo aumento riflette un generale allungamento dell’aspettativa di vita, con le donne che continuano a vivere più a lungo degli uomini
Alla fine del 2024, la Germania contava circa 17.900 persone con età pari o superiore ai 100 anni, secondo i dati ufficiali dell’Ufficio federale di statistica (Destatis). La maggior parte di questi ultracentenari è rappresentata da donne, che costituiscono l’83,8% del totale, confermando la tendenza storica di una maggiore longevità femminile rispetto agli uomini.
La diffusione dei centenari sul territorio tedesco mostra differenze notevoli. In termini assoluti, le regioni più popolose presentano il maggior numero di ultracentenari: la Renania Settentrionale-Vestfalia con 3.900, la Baviera con 2.400 e il Baden-Württemberg con 2.300. Tuttavia, considerando la proporzione rispetto alla popolazione residente, Amburgo si distingue per la densità più alta, con 2,9 centenari ogni 10.000 abitanti, seguita da Sassonia (2,6) e Saarland (2,5). Al contrario, le densità più basse si riscontrano in Baviera (1,8), Brema (1,9) e Brandeburgo (2,0).
Il fenomeno globale dei centenari
L’incremento dei centenari non è limitato alla Germania. Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, nel 2024 nel mondo vivevano circa 587.000 persone di almeno 100 anni, quasi il doppio rispetto ai 303.000 del 2011. Anche a livello globale, le donne costituiscono la maggioranza, pari all’81%. I Paesi con più centenari sono il Giappone (121.000), gli Stati Uniti (70.000) e la Cina (43.000).
Uno dei concetti più discussi per spiegare la longevità è quello delle cosiddette “zone blu”, rese famose dallo scrittore Dan Buettner. Queste aree, tra cui Okinawa, Sardegna, Ikaria, Nicoya e la comunità di Loma Linda, mostrano concentrazioni particolarmente elevate di centenari. Gli studiosi indicano fattori come genetica favorevole, alimentazione sana a base di cibi freschi, attività fisica regolare e forti legami familiari e sociali come determinanti del prolungamento della vita.
Critiche al mito delle zone blu
Non tutti concordano sull’esistenza delle “zone blu”. Saul Justin Newman, ricercatore dell’University College di Londra, sostiene che alcune segnalazioni di longevità estrema siano dovute a errori statistici, frodi o registrazioni incomplete. Alcuni casi noti di presunti supercentenari si sono rivelati inesistenti, come l’episodio di un presunto 111enne giapponese, che si è poi scoperto essere una mummia.
Gli scienziati analizzano anche individui eccezionali, come Maria Branyas Morera, considerata fino al 2024 la donna più anziana del mondo, morta a 117 anni. Nata a San Francisco e residente in Catalogna, ha vissuto eventi storici cruciali, tra pandemie e guerre. Studi sui suoi campioni biologici hanno rivelato un mix unico di caratteristiche: marcatori tipici della vecchiaia accanto a parametri genetici favorevoli, bassi livelli di infiammazione e microbioma simile a quello di adulti molto più giovani.
Come invecchiano gli ultracentenari?
Ricerche a lungo termine, come lo studio svedese del Karolinska Institute, mostrano che solo l’1,6% delle persone seguite ha raggiunto i 100 anni, ma con un profilo di salute distintivo. Già a partire dai 70 anni, i futuri centenari presentavano meno patologie rispetto alla media. A 90 anni, la maggior parte aveva al massimo cinque diagnosi e la multimorbilità era rara. Le malattie cardiovascolari e i disturbi cognitivi comparivano più tardi e meno frequentemente rispetto ai coetanei.
Un aspetto rilevante riguarda le modalità di vita degli ultracentenari tedeschi. Secondo il censimento del 2022, il 59% vive autonomamente nelle proprie abitazioni, mentre il 41% risiede in strutture assistenziali o case di riposo. Questi dati evidenziano l’importanza di sviluppare politiche abitative e servizi sociali che sostengano un invecchiamento attivo e la permanenza il più possibile indipendente.
L’aumento degli ultracentenari emerge anche dal confronto con la popolazione generale. Nel 2011 si contavano 1,8 centenari ogni 10.000 abitanti, mentre nel 2024 questo rapporto è salito a 2,1. L’incremento riflette i progressi in campo sanitario, l’accesso a cure mediche di qualità e il miglioramento delle condizioni di vita, inclusi fattori ambientali e stili di vita più salutari.
Genetica, stile di vita e segreti della longevità
Esperti concordano che la longevità sia il risultato dell’interazione tra fattori genetici e comportamentali, senza una formula universale. Maria Branyas Morera sottolineava l’importanza di circondarsi di persone positive, evidenziando come felicità, legami familiari e sociali siano altrettanto rilevanti quanto dieta e salute fisica. Alimentazione equilibrata, esercizio regolare e relazioni significative rimangono gli ingredienti principali per una vita lunga e sana.
La crescita dei centenari non è un fenomeno limitato alla Germania. Secondo le stime delle Nazioni Unite, nel 2024 nel mondo si contavano circa 587.000 persone con almeno 100 anni, quasi il doppio rispetto al 2011, quando erano 303.000. Questo incremento sottolinea la tendenza globale verso una popolazione sempre più longeva. La crescita costante a livello globale suggerisce la necessità di strategie integrate che promuovano la salute, la prevenzione delle malattie croniche e l’invecchiamento attivo, in modo da favorire longevità e benessere anche in età avanzata.