Tutto sulla procalcitonina: test di laboratorio, significato dei valori, indicazioni cliniche e fattori che possono influenzare il risultato
La procalcitonina è una proteina prodotta normalmente dalle cellule della tiroide, coinvolta nel metabolismo del calcio, ma assume particolare rilevanza in medicina come indicatore delle infezioni batteriche sistemiche e della sepsi. In condizioni normali i suoi livelli nel sangue sono molto bassi, ma in presenza di infezioni batteriche gravi viene prodotta anche da altri tessuti, causando un aumento significativo della sua concentrazione.

Valori normali, quando e come, perché viene richiesto questo esame. La procalcitonina rappresenta un utile marcatore della presenza e della gravità delle infezioni batteriche, contribuendo a una gestione più mirata dei pazienti
Viene principalmente utilizzata per distinguere le infezioni batteriche da altre infiammazioni e per supportare le decisioni cliniche: può aiutare a identificare infezioni gravi, guidare l’inizio o la sospensione della terapia antibiotica e monitorare la risposta al trattamento.
La procalcitonina è un peptide precursore della calcitonina, prodotto principalmente dalle cellule C della tiroide. In condizioni normali, viene rapidamente convertita in calcitonina, contribuendo alla regolazione del metabolismo del calcio e del fosforo, e i suoi livelli nel sangue sono molto bassi, senza un ruolo biologico diretto significativo.
In situazioni patologiche, come infezioni batteriche gravi o sepsi, la procalcitonina viene prodotta anche da altri tessuti, come fegato, polmoni, intestino e cellule endoteliali. In questi casi, i suoi livelli nel sangue aumentano, riflettendo la gravità dell’infezione e l’attivazione della risposta immunitaria, e può avere un effetto modulatore sulla risposta infiammatoria.
Come interpretare i valori dell’esame: alta, bassa e valori normali
L’interpretazione dei valori di procalcitonina (PCT) nel sangue deve essere sempre valutata nel contesto clinico, poiché può variare in base all’età, alle condizioni generali e a eventuali patologie concomitanti.
Valori inferiori a 0,05 ng/mL sono considerati normali e indicano l’assenza di infezioni batteriche sistemiche rilevanti. Livelli tra 0,05 e 0,5 ng/mL possono riflettere infezioni batteriche lievi o localizzate, oppure condizioni non infettive come traumi o interventi chirurgici recenti, e non richiedono necessariamente terapia antibiotica. Valori compresi tra 0,5 e 2 ng/mL suggeriscono infezioni batteriche più significative e possono supportare la decisione di iniziare un trattamento mirato. Livelli superiori a 2 ng/mL indicano con alta probabilità infezioni gravi o sepsi, mentre valori molto elevati (>10 ng/mL) sono spesso associati a sepsi severa o shock settico.
Valori PCT (ng/mL) | Interpretazione | Possibili patologie / condizioni | Sintomi correlati | Note aggiuntive |
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<0,05 | Normale | Nessuna infezione batterica sistemica | Assenza di sintomi specifici di infezione | Non richiede interventi; valori fisiologici |
0,05 – 0,5 | Leggermente elevata | Infezione batterica lieve o localizzata; infiammazione non batterica; trauma; intervento chirurgico recente | Febbre lieve, malessere generale, sintomi locali lievi | Non sempre indica necessità di antibiotici; valutare insieme a sintomi clinici e altri esami |
0,5 – 2 | Moderatamente elevata | Infezioni batteriche significative (es. polmonite, infezioni urinarie complicate) | Febbre, malessere marcato, tachicardia, segni di infezione localizzata | Può guidare l’inizio di terapia antibiotica mirata |
2 – 10 | Elevata | Sepsi, infezioni sistemiche gravi | Febbre alta, brividi, ipotensione, tachicardia, disfunzioni d’organo | Indica probabilità elevata di infezione grave; monitoraggio frequente consigliato |
>10 | Molto elevata | Sepsi severa, shock settico | Sintomi severi sistemici: ipotensione grave, insufficienza multiorgano | Valore critico; alta mortalità associata; gestione intensiva necessaria |
È importante ricordare che alcune condizioni non infettive possono aumentare la PCT e che i risultati devono sempre essere interpretati insieme ad altri parametri clinici e laboratoristici per guidare correttamente le decisioni terapeutiche.
Come si esegue l’esame e quando viene richiesto?
L’esame consiste in un test di laboratorio semplice che si esegue prelevando sangue venoso, senza necessità di digiuno o preparazioni particolari. L’analisi viene effettuata mediante test immunologici specifici, come ELISA o metodi chemiluminescenti, che consentono di rilevare anche valori molto bassi, e i risultati sono disponibili in poche ore.
La PCT viene richiesta principalmente in caso di sospetta sepsi o infezione sistemica grave, per valutare infezioni respiratorie acute come polmonite o bronchite grave, per monitorare l’efficacia della terapia antibiotica e nei pazienti post-operatori o dopo traumi per distinguere infiammazione fisiologica da infezione batterica. Non è indicata come test di screening generale o per infezioni virali, poiché in queste ultime i livelli rimangono generalmente bassi.
Fattori che influenzano l’esame
I livelli di PCT nel sangue possono essere influenzati da diversi fattori che ne condizionano l’interpretazione clinica. Fisiologicamente, neonati, bambini piccoli e donne in gravidanza possono presentare valori leggermente più alti. Tra le condizioni patologiche non infettive, traumi importanti, interventi chirurgici, ustioni estese, insufficienza renale e alcune malattie autoimmuni possono provocare aumenti temporanei di PCT senza indicare infezione batterica. Anche farmaci immunosoppressori o steroidi possono influenzare i livelli indirettamente, modulando la risposta infiammatoria. Infine, la tempistica del prelievo è determinante: la PCT aumenta rapidamente nelle prime ore di infezione e raggiunge il picco entro 12–24 ore, quindi prelievi troppo precoci possono dare risultati falsamente bassi. Il monitoraggio seriale dei valori nel tempo è spesso più utile della singola misura.