Cos’è la prolattina, a cosa serve, come si esegue l’esame del sangue, i valori normali, le cause di livelli alti o bassi e i fattori che influenzano i risultati

La prolattina, spesso indicata con la sigla PRL, è un ormone polipeptidico prodotto prevalentemente dalle cellule lattotrope dell’ipofisi anteriore. È composta da circa 199 amminoacidi, anche se la sua struttura può presentare piccole variazioni. In condizioni fisiologiche, la secrezione di questo ormone è regolata principalmente da meccanismi di inibizione, in particolare attraverso l’azione della dopamina rilasciata dall’ipotalamo, che ne limita la produzione.

Solitamente, la prolattina è conosciuta per il suo ruolo fondamentale nella lattazione. Nelle donne, infatti, favorisce lo sviluppo delle ghiandole mammarie durante la gravidanza e stimola la produzione di latte dopo il parto, agendo sia come fattore di innesco sia come elemento di mantenimento della secrezione lattifera. Il riflesso della suzione del neonato rappresenta uno dei principali stimoli che inducono la liberazione dell’ormone, poiché riduce l’effetto inibitorio della dopamina.

Oltre a questa funzione principale, la prolattina svolge numerosi ruoli secondari, che la rendono un ormone pleiotropico, ossia capace di influenzare diversi processi fisiologici. Contribuisce, ad esempio, alla regolazione della funzione riproduttiva, poiché livelli eccessivi possono interferire con la secrezione di altri ormoni sessuali e compromettere la fertilità. Partecipa anche al modulo del sistema immunitario, influenzando la risposta delle cellule immunitarie in vari tessuti, e interviene nel metabolismo, regolando l’equilibrio energetico e idrico dell’organismo.

Esami di Laboratorio

Valori normali, quando e come, perché viene richiesto questo esame. La prolattina è un ormone ipofisario fondamentale per la lattazione, la regolazione del sistema riproduttivo e numerose funzioni fisiologiche dell’organismo

Infine, la prolattina esercita un’azione rilevante anche sul sistema nervoso centrale, dove agisce come neuropeptide. In questo contesto, contribuisce alla neuroprotezione, alla formazione di nuove cellule nervose e alla modulazione di comportamenti legati alla maternità e alla risposta allo stress, confermando così la sua ampia versatilità biologica.

La prolattina è un ormone prodotto principalmente dalle cellule lattotrofe dell’ipofisi anteriore, ma può essere sintetizzata anche in altri tessuti, dove agisce localmente con effetti paracrini o autocrini. I recettori della prolattina (PRLR), appartenenti alla famiglia dei recettori delle citochine, sono diffusi in numerosi organi e tessuti — tra cui mammella, ovaie, utero, fegato, rene, sistema nervoso centrale, pelle e cellule immunitarie — permettendo all’ormone di svolgere funzioni molto diverse. Il legame tra prolattina e recettore attiva varie vie di segnalazione intracellulare, in particolare la JAK2/STAT5, responsabile di numerosi effetti biologici.

Dal punto di vista fisiologico, la prolattina è un ormone pleiotropico, cioè capace di esercitare molteplici funzioni nell’organismo. La più nota è quella legata allo sviluppo mammario e alla lattazione: durante la gravidanza, stimola la crescita e la differenziazione delle ghiandole mammarie, favorendo la formazione delle alveole e la sintesi dei principali componenti del latte. Dopo il parto, la suzione del neonato induce un aumento del rilascio di prolattina, che mantiene la secrezione lattea grazie alla riduzione dell’inibizione dopaminergica.

L’ormone svolge anche un ruolo importante nella regolazione del sistema riproduttivo. Livelli elevati di prolattina possono inibire il rilascio dell’ormone di rilascio delle gonadotropine (GnRH) da parte dell’ipotalamo, riducendo così la produzione di LH e FSH e interferendo con l’ovulazione e la fertilità. Durante la gravidanza, contribuisce a mantenere il corpo luteo e stimola la produzione di progesterone, sostenendo l’endometrio per l’impianto e lo sviluppo embrionale.

Sul piano metabolico, la prolattina influisce sul metabolismo dei lipidi e sul bilancio energetico dell’organismo. Livelli alterati possono favorire condizioni di insulino-resistenza e obesità. Inoltre, agisce sul pancreas, promuovendo la proliferazione delle cellule β e la regolazione della secrezione di insulina, soprattutto durante la gestazione. Alcune evidenze sperimentali mostrano anche un suo ruolo nell’assorbimento intestinale di calcio.

Nel sistema immunitario, la prolattina funge da modulatore immunologico: in quantità moderate stimola le difese immunitarie, mentre in eccesso può contribuire allo sviluppo di disturbi autoimmuni, come evidenziato in diverse ricerche.

All’interno del sistema nervoso centrale, agisce come neuropeptide. Oltre a favorire la neurogenesi e la protezione neuronale, regola la risposta allo stress e i comportamenti materni, attenuando l’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene durante la gravidanza e l’allattamento.

Infine, la prolattina esercita alcune funzioni “non classiche”, ad esempio a livello cutaneo, dove può influenzare la crescita dei follicoli piliferi e la secrezione sebacea. È inoltre considerata un ormone di adattamento, in quanto contribuisce alle modificazioni fisiologiche che aiutano l’organismo a rispondere a condizioni di stress o a particolari richieste biologiche, come quelle della gestazione e della cura della prole.

Come interpretare i valori dell’esame: alta, bassa e valori normali

L’esame della prolattina consente di valutare la concentrazione di questo ormone nel sangue, utile per identificare eventuali disfunzioni dell’ipofisi o alterazioni ormonali. I valori di riferimento possono differire leggermente da un laboratorio all’altro, in base al metodo analitico e al sesso del paziente.

In condizioni normali, i livelli si aggirano tra 4,8 e 23,3 ng/mL nelle donne in età fertile e tra 4,0 e 15,2 ng/mL negli uomini. Se i valori rientrano nei limiti stabiliti dal laboratorio di analisi, non si riscontrano generalmente anomalie nella secrezione ipofisaria della prolattina.

Quando i valori risultano elevati, si parla di iperprolattinemia. In alcuni casi l’aumento è transitorio e dovuto a fattori fisiologici come stress, esercizio intenso, sonno, attività sessuale o allattamento. Anche determinati farmaci, in particolare quelli che agiscono sulla dopamina, possono provocare un innalzamento temporaneo dell’ormone.

Se invece l’aumento è persistente, le cause possono essere di tipo patologico. Tra le principali rientrano i prolattinomi (tumori benigni dell’ipofisi che secernono prolattina), l’ipotiroidismo, le malattie renali o epatiche e le lesioni ipotalamiche che riducono l’inibizione dopaminergica. Nei casi più gravi, con valori superiori a 100 ng/mL, la causa più frequente è un adenoma ipofisario. I sintomi variano a seconda del sesso: nelle donne si osservano amenorrea, irregolarità mestruali o galattorrea; negli uomini possono manifestarsi riduzione della libido, disfunzione erettile o ginecomastia.

Al contrario, livelli bassi di prolattina (ipoprolattinemia) sono rari e solitamente associati a insufficienza ipofisaria, uso di farmaci dopaminergici o alterazioni che riducono la stimolazione ipofisaria. In assenza di altre disfunzioni ormonali, un valore basso isolato non ha solitamente significato clinico rilevante.

CategoriaValori di riferimento (ng/mL)Possibili sintomiPatologie o condizioni associateNote cliniche e interpretative
Uomini – Normali4,0 – 15,2NessunoFunzione ormonale normaleI valori possono variare in base al laboratorio e all’ora del prelievo. La secrezione segue un ritmo circadiano, più alta durante il sonno.
Donne (età fertile) – Normali4,8 – 23,3NessunoFunzione riproduttiva e ipofisaria nella normaDurante gravidanza e allattamento i valori possono aumentare fisiologicamente anche fino a 200–400 ng/mL.
Donne in menopausa – Normali3,0 – 20,0 (variabile)NessunoEquilibrio ormonale post-menopausaIn menopausa la prolattina tende a diminuire per effetto della riduzione estrogenica.
Valori lievemente elevati25 – 50Irregolarità mestruali, tensione mammaria, lieve galattorreaCause fisiologiche (stress, sonno, attività fisica, rapporti sessuali, farmaci dopaminergici antagonisti)Spesso aumento transitorio. È consigliato ripetere il test in condizioni di riposo e al mattino.
Valori moderatamente elevati50 – 100Amenorrea, infertilità, galattorrea, riduzione libido, cefaleaIperprolattinemia funzionale o da farmaci (antipsicotici, antidepressivi, oppioidi), ipotiroidismo, lesioni ipotalamicheVerificare TSH e funzione tiroidea; sospettare alterazioni ipofisarie se valori persistono.
Valori gravemente elevati> 100Amenorrea persistente, galattorrea importante, infertilità, disfunzione erettile, disturbi visiviProlattinoma (micro o macroadenoma), lesioni compressive ipofisarie, insufficienza renale o epaticaIn questi casi è indicata una risonanza magnetica dell’ipofisi e dosaggio ormonale completo.
Valori molto elevati> 200 – 250Sintomi neuro-oftalmici (cefalea, disturbi del campo visivo), ipogonadismo, secrezione di latte non fisiologicaMacroprolattinoma o adenoma secernente prolattina di grandi dimensioniTipico nei tumori ipofisari. Trattamento con agonisti dopaminergici (cabergolina, bromocriptina).
Valori bassi (ipoprolattinemia)< 3,0 – 4,0Scarsi o assenti; in alcuni casi ridotta lattazione post-partoIpofunzione ipofisaria (ipopituitarismo), uso di agonisti dopaminergici (cabergolina, L-dopa), disturbi dopaminergici centraliDi solito clinicamente irrilevante, tranne nei casi di ipopituitarismo globale.
Valori fisiologicamente elevati (transitori)fino a 300 in gravidanza / 400 in allattamentoNessuno (valori fisiologici)Gravidanza e lattazioneL’aumento serve a stimolare lo sviluppo mammario e la produzione di latte; non patologico.

Per una corretta interpretazione, è importante verificare l’unità di misura e i limiti di riferimento del laboratorio.

Come si esegue l’esame e quando viene richiesto?

L’esame consiste in un dosaggio ormonale nel sangue finalizzato a valutare la concentrazione di questo ormone e a identificare eventuali disfunzioni dell’ipofisi o alterazioni endocrine.

Il test viene eseguito mediante prelievo venoso, di solito da una vena del braccio, e il sangue viene analizzato con metodiche immunometriche per determinare i livelli di prolattina. Per garantire risultati affidabili, il prelievo è consigliato al mattino, a digiuno o almeno 2–3 ore dopo il risveglio, in quanto l’ormone segue un ritmo circadiano con valori più alti durante il sonno. È importante evitare stress fisico o emotivo intenso, attività fisica vigorosa, rapporti sessuali recenti o stimolazioni del capezzolo, così come informare il medico sull’assunzione di farmaci che possono alterare i livelli di prolattina, tra cui antipsicotici, antidepressivi, antiemetici o dopamino-agonisti. In caso di valori anomali, il test può essere ripetuto in condizioni ottimali per confermare l’alterazione prima di ulteriori accertamenti.

Se l’alterazione è confermata, si procede con ulteriori indagini ormonali (LH, FSH, TSH) e, se necessario, con una risonanza magnetica dell’ipofisi.

L’esame viene richiesto in presenza di diverse condizioni cliniche: disturbi della fertilità o del ciclo mestruale (amenorrea, cicli irregolari, infertilità, riduzione della libido), secrezioni anomale dal seno (galattorrea), sintomi neurologici o sospetto adenoma ipofisario (cefalea persistente, alterazioni del campo visivo), controllo di malattie endocrine note (ipopituitarismo, ipotiroidismo, patologie renali o epatiche) e monitoraggio farmacologico in pazienti in terapia con farmaci che influenzano i livelli di prolattina.

L’esame è minimamente invasivo e sicuro. La corretta interpretazione richiede la considerazione di fattori fisiologici, farmacologici e dell’orario del prelievo.

Fattori che influenzano l’esame

I valori di prolattina nel sangue possono essere influenzati da diversi fattori fisiologici, farmacologici e ambientali, rendendo necessaria una valutazione attenta dei risultati.

La secrezione dell’ormone segue un ritmo circadiano, con picchi durante il sonno, in particolare nelle prime ore della notte; per questo motivo il prelievo viene generalmente effettuato al mattino. Anche lo stress fisico o emotivo, l’attività fisica intensa, i rapporti sessuali recenti o la stimolazione del capezzolo possono determinare aumenti transitori.

Durante la gravidanza e l’allattamento, i livelli di prolattina aumentano fisiologicamente, raggiungendo valori molto superiori al normale senza indicare patologia. Alcuni farmaci possono modificare i valori: antipsicotici, antidepressivi triciclici, oppioidi, antiemetici ed estrogeni tendono ad aumentarli, mentre dopamino-agonisti e levodopa li riducono.

Anche patologie concomitanti possono alterare la secrezione: ipotiroidismo primario, insufficienza renale o epatica e lesioni o tumori ipotalamici/ipofisari possono determinare valori elevati. Infine, la tecnica di prelievo può influire: un prelievo difficile o stressante può stimolare temporaneamente la prolattina, mentre una procedura corretta e il mantenimento della calma riducono il rischio di risultati falsamente elevati.



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