Cos’è il PT (Tempo di Protrombina) e l’INR, come si eseguono gli esami del sangue, quando vengono richiesti e quali fattori possono influenzarne i risultati
Il Tempo di Protrombina (PT) è un esame del sangue che valuta il tempo necessario al plasma per formare un coagulo dopo l’aggiunta di specifici reagenti. Questo test analizza il corretto funzionamento della via estrinseca e della via comune della coagulazione, coinvolgendo in particolare i fattori I, II, V, VII e X. Viene utilizzato per individuare eventuali alterazioni nella capacità coagulativa del sangue, per indagare le cause di sanguinamenti anomali e per controllare i pazienti che seguono terapie anticoagulanti orali.
L’INR (International Normalized Ratio), o rapporto normalizzato internazionale, è un indice derivato dal PT che serve a rendere confrontabili i risultati tra diversi laboratori. Tale parametro tiene conto del valore ISI (International Sensitivity Index) del reagente impiegato e del valore medio di riferimento del PT normale. La sua formula consente di standardizzare i risultati, garantendo una valutazione più accurata e uniforme del processo di coagulazione.
Il PT/INR è un indicatore essenziale in diversi ambiti clinici. In primo luogo, viene utilizzato per monitorare la terapia anticoagulante orale (TAO), basata su farmaci come il warfarin o altri antagonisti della vitamina K. La misurazione regolare dell’INR consente di regolare il dosaggio del farmaco, evitando sia il rischio di trombosi (INR troppo basso) sia quello di emorragie (INR troppo alto).
Il test è utile anche per la diagnosi di disturbi della coagulazione, specialmente nei casi di sanguinamenti inspiegabili, ematomi frequenti o sospette carenze di fattori coagulativi. In combinazione con altri esami, come la tromboplastina parziale attivata (PTT), può individuare difetti o inibitori della coagulazione.
Inoltre è impiegato nella valutazione della funzionalità epatica, poiché la maggior parte dei fattori della coagulazione viene prodotta nel fegato. In presenza di malattie epatiche, come la cirrosi, la produzione di questi fattori può ridursi, determinando un prolungamento del tempo di coagulazione.

Valori normali, quando e come, perché viene richiesto questo esame. La protrombina costituisce un elemento cardine nella fisiologia della coagulazione, trasformandosi in trombina per consentire la formazione del coagulo. Il test PT e il valore INR permettono di monitorare in modo accurato l’efficienza di questo meccanismo, fornendo al medico uno strumento essenziale per la diagnosi e il controllo delle terapie anticoagulanti
Prima di un intervento chirurgico o di procedure invasive, il test viene richiesto per verificare la sicurezza emostatica, assicurandosi che la coagulazione non sia compromessa. Infine, il PT/INR può aiutare a valutare la carenza di vitamina K o altre condizioni metaboliche che incidono sulla produzione dei fattori coagulanti, permettendo così una diagnosi più completa dello stato ematico complessivo.
La protrombina, o fattore II della coagulazione, è una glicoproteina prodotta dal fegato e rappresenta un elemento essenziale del sistema emostatico. La sua sintesi richiede la presenza della vitamina K, necessaria per una specifica modificazione chimica che consente alla molecola di legarsi al calcio e alle membrane cellulari. In questa forma, la protrombina può partecipare alla cascata della coagulazione, dove agisce come precursore inattivo della trombina, l’enzima che trasforma il fibrinogeno in fibrina, formando così la rete stabile del coagulo.
Quando si verifica una lesione vascolare, entra in azione la cascata coagulativa, un complesso sistema di reazioni enzimatiche che coinvolge diversi fattori. La protrombina viene attivata dal cosiddetto complesso protrombinasi, costituito dai fattori Xa e Va, dal calcio e da una superficie fosfolipidica. Questa attivazione porta alla conversione della protrombina in trombina, che a sua volta amplifica la coagulazione attivando altri fattori (V, VIII, XI) e stimola l’aggregazione delle piastrine, contribuendo alla stabilizzazione del coagulo.
L’equilibrio di questo processo è fondamentale: una produzione o un’attività eccessiva della trombina può favorire la trombosi, mentre una sua insufficienza può determinare sanguinamenti. La quantità di protrombina disponibile dipende dallo stato di salute del fegato, dall’assunzione di vitamina K e dal corretto funzionamento della cascata coagulativa. Nei neonati, per esempio, la minore concentrazione di protrombina spiega la ridotta capacità di coagulazione tipica delle prime fasi di vita.
Come interpretare i valori dell’esame: alto, basso e valori normali
Il PT e l’INR sono parametri fondamentali per valutare la capacità del sangue di coagulare correttamente. I loro valori forniscono indicazioni importanti sul funzionamento del sistema coagulativo e sull’efficacia delle terapie anticoagulanti.
In condizioni normali, il PT di una persona che non assume anticoagulanti varia in media tra 11 e 13,5 secondi, mentre l’INR si colloca generalmente tra 0,8 e 1,2. Nei pazienti che seguono un trattamento con antagonisti della vitamina K, come il warfarin, l’intervallo terapeutico desiderato dell’INR è in genere compreso tra 2,0 e 3,0, anche se può essere adattato al quadro clinico del soggetto. È importante considerare che i valori di riferimento possono cambiare leggermente in base ai metodi e ai reagenti utilizzati nei diversi laboratori.
Un PT prolungato o un INR elevato indica che il sangue coagula più lentamente del normale. Questa condizione può derivare da deficit di fattori della coagulazione (in particolare I, II, V, VII e X), da malattie epatiche, da carenza di vitamina K, da difetti congeniti o acquisiti dei fattori coagulativi, o dall’assunzione di farmaci anticoagulanti che rallentano intenzionalmente la coagulazione. Anche situazioni di consumo massivo dei fattori coagulativi, come nella coagulazione intravascolare disseminata (DIC), possono determinare un allungamento del PT. Nei pazienti in terapia anticoagulante, un INR troppo alto rappresenta un rischio di sanguinamento; in questi casi il medico può ridurre la dose del farmaco, sospenderlo temporaneamente o somministrare vitamina K e, se necessario, trattamenti d’urgenza con plasma fresco o concentrati di protrombina.
Al contrario, un PT ridotto o un INR inferiore al normale suggerisce una coagulazione più rapida del previsto. Ciò può dipendere da una dose insufficiente di anticoagulante, da un eccesso di vitamina K o dalla presenza di uno stato ipercoagulabile, che predispone alla formazione di trombi. Nei pazienti anticoagulati, un INR troppo basso aumenta il rischio di trombosi o embolie.
Parametro | Valori di riferimento | Significato clinico | Sintomi possibili | Patologie o condizioni associate | Note e considerazioni |
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PT normale | 11 – 13,5 secondi | Coagulazione normale; equilibrio emostatico adeguato | Nessuno | Stato fisiologico normale | I valori possono variare leggermente tra laboratori; dipendono dal reagente e dal metodo di analisi. |
INR normale | 0,8 – 1,2 | Funzione coagulativa normale in soggetti non anticoagulati | Nessuno | Stato fisiologico normale | Indica corretta produzione dei fattori coagulativi epatici e normale attività della vitamina K. |
INR terapeutico (in terapia anticoagulante) | 2,0 – 3,0 (talvolta fino a 3,5 in casi specifici) | Coagulazione intenzionalmente rallentata per prevenire trombosi | Nessuno, se ben controllato | Prevenzione di tromboembolia, fibrillazione atriale, protesi valvolari, trombosi venosa profonda | Range terapeutico stabilito dal medico; varia in base alla patologia trattata. |
PT prolungato / INR elevato moderato | PT > 13,5 s / INR 1,3 – 4,0 | Tendenza al sanguinamento; ridotta capacità coagulativa | Ecchimosi, epistassi, gengive sanguinanti, sanguinamento prolungato da ferite | Uso di anticoagulanti (es. warfarin), malattie epatiche lievi, carenza di vitamina K, deficit dei fattori VII, V, X | Necessario controllo medico e aggiustamento della terapia. |
INR elevato grave | INR > 4,0 (fino a >10 nei casi estremi) | Coagulazione fortemente rallentata; alto rischio emorragico | Emorragie spontanee, sangue nelle urine o feci, ematomi estesi, vertigini, debolezza | Sovradosaggio di anticoagulanti, insufficienza epatica grave, carenza severa di vitamina K, DIC (coagulazione intravascolare disseminata) | Può richiedere sospensione del farmaco, somministrazione di vitamina K, plasma fresco o concentrati di protrombina (PCC). |
PT ridotto / INR basso | PT < 11 s / INR < 0,8 | Coagulazione accelerata; stato ipercoagulabile | Assenti o leggeri sintomi fino a comparsa di trombosi | Eccesso di vitamina K, resistenza al warfarin, sindrome nefrosica, neoplasie, stati infiammatori cronici | Nei pazienti in terapia anticoagulante, aumenta il rischio trombotico; richiede incremento del dosaggio. |
PT/INR alterato in assenza di anticoagulanti | PT o INR fuori range in soggetto non in TAO | Anomalia del sistema coagulativo | Ematomi, petecchie, sanguinamenti inspiegati o eccessivi | Malattie epatiche, deficit congeniti dei fattori coagulativi, malassorbimento di vitamina K, epatiti, cirrosi | Necessario approfondimento diagnostico (esami coagulativi completi, test epatici, dosaggio vitamina K). |
INR instabile nel tempo | Variazioni marcate tra controlli successivi | Controllo anticoagulante non ottimale | Oscillazioni tra episodi di sanguinamento e rischio trombotico | Interazioni farmacologiche, dieta variabile in vitamina K, scarsa aderenza terapeutica | Richiede monitoraggio ravvicinato e revisione terapeutica. |
Dal punto di vista clinico, l’interpretazione dei risultati dipende dal contesto. Se l’INR è moderatamente elevato e il paziente non presenta emorragie, può essere sufficiente un aggiustamento temporaneo della terapia. In caso di valori molto alti o di rischio emorragico, è necessario intervenire tempestivamente con trattamenti specifici. Quando invece l’INR è sotto il valore terapeutico, il medico può aumentare la dose dell’anticoagulante e verificare eventuali interazioni farmacologiche o errori di assunzione. Se l’alterazione del PT/INR si manifesta in soggetti non trattati con anticoagulanti, è opportuno indagare le cause attraverso ulteriori esami, valutando in particolare la funzionalità epatica e i livelli di vitamina K.

valori PT(ed INR)
Come si esegue l’esame e quando viene richiesto?
L’esame consiste nel prelievo di sangue venoso, solitamente dal braccio, in provette contenenti citrato. Il prelievo viene di norma effettuato al mattino, preferibilmente a digiuno, per ridurre interferenze legate all’alimentazione. Il sangue viene poi centrifugato per separare il plasma, al quale si aggiungono tromboplastina ricombinante e calcio per misurare il tempo necessario alla formazione del coagulo (PT) e calcolare l’INR, indice normalizzato che consente il confronto dei risultati tra laboratori diversi.
L’esame viene richiesto principalmente per monitorare la terapia anticoagulante con warfarin, valutare eventuali carenze dei fattori della coagulazione, eseguire controlli pre-operatori o diagnosticare e monitorare malattie epatiche e carenze nutrizionali, come quella di vitamina K.
Fattori che influenzano l’esame
I risultati dell’esame possono essere influenzati da diversi fattori, che ne modificano la precisione o l’interpretazione clinica. Tra questi, la terapia farmacologica, come anticoagulanti orali, alcuni antibiotici o farmaci che interferiscono con la sintesi della vitamina K, può aumentare il PT o l’INR. Anche lo stato nutrizionale, in particolare carenze o eccessi di vitamina K, può alterare i valori, così come le malattie epatiche, dato che il fegato produce la maggior parte dei fattori della coagulazione.
Altri fattori comprendono condizioni cliniche acute, come infiammazioni, infezioni o traumi, che possono temporaneamente modificare la coagulazione, e interferenze tecniche, come errori nel rapporto sangue/citrato, ritardi nella centrifugazione o nella conservazione del campione, e l’uso di tromboplastine diverse, che richiedono correzione tramite l’ISI per un calcolo corretto dell’INR. Infine, anche fattori fisiologici come età avanzata, gravidanza o variazioni individuali dei livelli dei fattori della coagulazione possono influenzare il PT.