Cos’è l’esame del sangue TSI, come si esegue, a cosa serve, i valori normali e anomali, i sintomi associati e le patologie correlate come il Morbo di Graves
L’esame TSI è un’analisi del sangue utilizzata per individuare e quantificare particolari anticorpi che stimolano il recettore del TSH, responsabili di una produzione eccessiva degli ormoni tiroidei. Queste immunoglobuline vengono generate in modo anomalo dal sistema immunitario e possono causare un’attivazione eccessiva della tiroide.
Il test viene richiesto soprattutto per diagnosticare il Morbo di Basedow-Graves, confermare sospetti clinici in presenza di valori alterati degli ormoni tiroidei, monitorare l’andamento della malattia durante le terapie e valutare eventuali rischi per il neonato in donne incinte affette dalla stessa patologia.

L’esame TSI rappresenta uno strumento fondamentale per la diagnosi, il monitoraggio e la gestione clinica della malattia di Graves, fornendo indicazioni preziose sull’attività autoimmune tiroidea e sul rischio di complicanze sia negli adulti sia in gravidanza
L’esame rileva specifici anticorpi in grado di stimolare i recettori del TSH, provocando iperattività tiroidea, e si differenzia da altre analisi che identificano anticorpi con effetto bloccante o inibitorio.
Le immunoglobuline stimolanti il recettore del TSH (TSI) sono autoanticorpi coinvolti principalmente nella malattia di Graves. Queste molecole si legano al recettore del TSH presente sulle cellule della tiroide e ne imitano l’azione, attivando i processi intracellulari che portano alla produzione e al rilascio degli ormoni tiroidei. Tale stimolazione induce anche un aumento della crescita della ghiandola.
Il recettore del TSH è localizzato soprattutto sulla superficie delle cellule follicolari tiroidee, ma può essere presente, seppur in quantità inferiori, in altri tessuti come i fibroblasti dell’area retro-orbitale. Ciò spiega alcune manifestazioni extra-tiroidee osservate in questa malattia.
La presenza continua di TSI nel sangue provoca un’eccessiva produzione di ormoni tiroidei, determinando i sintomi tipici dell’ipertiroidismo, come perdita di peso, tachicardia e incremento del metabolismo. Il feedback negativo riduce la secrezione ipofisaria di TSH, ma non contrasta l’effetto autonomo degli autoanticorpi, che possono contribuire anche all’ingrossamento della tiroide.
In gravidanza, questi anticorpi possono attraversare la placenta e stimolare la tiroide fetale, con possibili conseguenze per il feto e il neonato. Per questo motivo, il loro dosaggio è consigliato nelle gestanti con storia di malattia di Graves.
Dal punto di vista clinico, l’identificazione delle TSI è utile per confermare la diagnosi di ipertiroidismo autoimmune, valutare l’andamento della malattia e stimarne il rischio di complicanze, compreso quello neonatale.
Come interpretare i valori dell’esame: alto, basso e valori normali
L’esame misura gli anticorpi stimolanti il recettore del TSH e i suoi valori forniscono indicazioni sulla presenza e sull’attività della malattia di Graves. I risultati vengono interpretati tenendo conto del metodo analitico utilizzato e del quadro clinico complessivo.
Un valore normale o negativo indica assenza di attività autoimmune significativa, riducendo la probabilità di Graves attivo e il rischio di ipertiroidismo fetale in gravidanza. Un risultato normale non esclude completamente la malattia.
Valori elevati sono tipici di pazienti con Graves attivo, recidive o elevata attività autoimmune. Essi indicano stimolazione dei recettori del TSH, con aumento degli ormoni tiroidei, ipertiroidismo clinico e possibile ingrossamento della tiroide. Valori alti possono aumentare il rischio di complicanze come oftalmopatia tiroidea e recidiva dopo terapia; in gravidanza, sono associati a ipertiroidismo fetale o neonatale.
Valori bassi ma rilevabili rientrano in una zona borderline e possono indicare malattia in remissione, fase precoce o tardiva, o attività autoimmune residua. Questi risultati richiedono monitoraggio nel tempo e valutazione insieme ai valori di TSH, FT3 e FT4.
| Valori TSI | Interpretazione / Patologia | Sintomi tipici | Note aggiuntive |
|---|---|---|---|
| Negativo / Normale (<0,55–1,75 IU/L o <140% secondo laboratorio) | Nessuna attività autoimmune rilevante. Malattia di Graves improbabile. | Solitamente assenti. | Ridotta probabilità di ipertiroidismo autoimmune. Valori normali non escludono completamente altre forme di ipertiroidismo non autoimmune. Monitoraggio non sempre necessario. |
| Basso / Borderline | Attività autoimmune lieve o residua. Possibile remissione o fase iniziale/tardiva della malattia. | Sintomi lievi o assenti; talvolta irritabilità, lieve tachicardia o lieve perdita di peso. | Richiede monitoraggio periodico e valutazione combinata con TSH, FT3, FT4. Possibile fase di remissione o risposta alla terapia antitiroidea. |
| Moderatamente alto | Graves in fase attiva o recidiva; attività autoimmune significativa. | Tachicardia, palpitazioni, tremore, perdita di peso, irritabilità, sudorazione e intolleranza al caldo, gozzo di grado moderato. | Conferma la presenza di ipertiroidismo autoimmune. Può indicare aumento del rischio di oftalmopatia tiroidea. Necessaria valutazione endocrinologica e monitoraggio terapia. |
| Alto / Marcato | Graves attivo con rischio di complicanze; forte stimolazione del recettore del TSH. | Sintomi tipici dell’ipertiroidismo grave: tachicardia marcata, perdita di peso significativa, tremore, insonnia, affaticamento, gozzo diffuso, possibile oftalmopatia tiroidea. | Nei pazienti in gravidanza, valori elevati aumentano il rischio di ipertiroidismo fetale e neonatale. Alto rischio di recidiva dopo sospensione della terapia antitiroidea. Richiede gestione specialistica. |
| Molto alto / Critico | Grave ipertiroidismo autoimmune, possibile crisi tiroidea se non trattato. | Sintomi intensi e sistemici: fibrillazione atriale, perdita di peso marcata, debolezza muscolare, ipertermia, vomito, alterazioni neurologiche, grave oftalmopatia. | Situazione rara ma pericolosa. Richiede intervento endocrinologico urgente. Monitoraggio continuo di T3, T4 e TSH e valutazione per trattamenti aggressivi come radioiodio o tiroidectomia. |
L’interpretazione clinica dei TSI deve sempre essere integrata con esami ormonali e quadro clinico. Monitorare i valori nel tempo aiuta a prevedere la risposta al trattamento, il rischio di recidiva e la necessità di interventi come radioiodio o chirurgia. In gravidanza, valori significativamente elevati indicano rischio fetale, richiedendo attenzione specialistica.
Come si esegue l’esame e quando viene richiesto?
Il test si esegue prelevando un campione di sangue da una vena del braccio, di solito al mattino, senza necessità di digiuno salvo diversa indicazione del laboratorio. Il siero viene quindi analizzato mediante metodi immunologici, come ELISA o test di legame/competizione, che misurano specificamente gli anticorpi stimolanti. I risultati possono essere espressi in IU/L o come percentuale di attività stimolante, con refertazione generalmente disponibile in pochi giorni.
L’esame viene richiesto in diverse situazioni cliniche: per confermare la diagnosi di Graves in presenza di ipertiroidismo autoimmune, per valutare recidive o remissioni in pazienti già trattati, per stimare il rischio fetale o neonatale in gravidanza, per distinguere l’ipertiroidismo autoimmune da altre forme non autoimmuni e quando sono presenti sintomi sospetti come tachicardia, perdita di peso, tremori, gozzo diffuso o segni di oftalmopatia tiroidea.
È importante sottolineare che il TSI da solo non è sufficiente a formulare una diagnosi e deve essere interpretato insieme ai valori di TSH, FT3, FT4 e al quadro clinico complessivo.
Fattori che influenzano l’esame
I risultati dell’esame TSI possono essere influenzati da diversi fattori che ne condizionano l’interpretazione.
Tra questi, le terapie farmacologiche svolgono un ruolo importante: farmaci antitiroidei, corticosteroidi o trattamenti immunosoppressivi possono ridurre temporaneamente i livelli di TSI, anche se la produzione di anticorpi continua. Altri farmaci che interferiscono con il metabolismo tiroideo possono alterare indirettamente il quadro clinico.
La gravidanza comporta variazioni fisiologiche dei livelli di TSI, con possibili picchi nel secondo e terzo trimestre, dovuti ai cambiamenti del sistema immunitario materno.
Anche lo stato della malattia incide sui valori: nelle fasi iniziali o tardive della malattia di Graves, o durante la remissione dopo trattamento farmacologico, chirurgico o con radioiodio, i livelli possono risultare bassi o borderline pur restando clinicamente rilevanti.
Fattori come età, stress e infezioni possono influenzare temporaneamente la produzione di autoanticorpi, sebbene non vi siano variazioni marcate legate all’età.
Infine, la tecnica di laboratorio utilizzata (ELISA, bioassay, metodi di legame o competizione) e le unità di misura adottate (IU/L o percentuale di attività) possono produrre risultati leggermente differenti.
Per ottenere una valutazione attendibile, è consigliabile segnalare al laboratorio eventuali farmaci o condizioni cliniche particolari e interpretare i valori di TSI insieme ad altri esami tiroidei e al quadro clinico complessivo.

