Riconoscere i sintomi dell’ictus è di fondamentale importanza per agire tempestivamente in caso di manifestazione di questa malattia cerebrovascolare, che rappresenta la terza causa di morte in Italia. Il termine “ictus” deriva dal latino e significa “colpo”. L’ictus, noto anche come “stroke” in inglese, è un evento improvviso che colpisce il cervello, anche in individui in apparente buona salute. Si tratta di un evento neurologico causato da un problema a livello dei vasi sanguigni cerebrali, spesso legato a una placca aterosclerotica localizzata nelle arterie che forniscono sangue al cervello, in particolare le carotidi.

Un ictus si verifica quando un’arteria che fornisce sangue al cervello si ostruisce o si rompe, provocando la morte di un’area di tessuto cerebrale a causa della mancanza di afflusso ematico, con conseguente insorgenza improvvisa di sintomi. La maggior parte degli ictus è di tipo ischemico, causato dall’ostruzione di un’arteria, mentre alcuni sono di tipo emorragico, causati dalla rottura di un’arteria.

Gli attacchi ischemici transitori, simili agli ictus, si differenziano per il fatto che non causano danni cerebrali permanenti e i sintomi si risolvono di solito entro un’ora.

I sintomi dell’ictus si manifestano improvvisamente e possono includere debolezza muscolare, paralisi, sensazione alterata o assente in una parte del corpo, difficoltà nel linguaggio, confusione, problemi di vista, vertigini, perdita di equilibrio e coordinazione, e in alcuni casi di ictus emorragici, un forte mal di testa improvviso e intenso.

La diagnosi dell’ictus si basa principalmente sui sintomi, ma vengono anche effettuati esami del sangue e diagnostici per immagini. Il recupero dopo un ictus dipende da diversi fattori, tra cui la localizzazione e l’estensione del danno cerebrale, l’età del paziente e la presenza di altre patologie. Il controllo dell’ipertensione arteriosa, dei livelli elevati di colesterolo, dell’iperglicemia e la cessazione del fumo possono aiutare a prevenire gli ictus.

Nell’80% dei casi, l’ictus si verifica quando un’arteria cerebrale si chiude improvvisamente, provocando un’interruzione del flusso sanguigno e causando un’ischemia, ovvero una brusca mancanza di apporto di sangue in una determinata regione del cervello. Queste ischemie cerebrali sono spesso causate dalla presenza di depositi di colesterolo che si accumulano all’interno dei vasi sanguigni, restringendo il loro lume, oppure da coaguli di sangue che ostruiscono completamente il flusso. La conseguente interruzione del flusso sanguigno provoca la morte delle cellule cerebrali.

Ictus sintomi

Solo nel 20% dei casi l’ictus è invece causato da un’emorragia cerebrale, che può essere il risultato della rottura di un vaso sanguigno. Questo tipo di ictus emorragico può essere provocato dalla rottura di un aneurisma, ovvero una dilatazione anomala della parete di un’arteria o di una vena, da un grave trauma cranico o, più comunemente, da un repentino aumento della pressione sanguigna.

I fattori di rischio per l’ictus sono gli stessi che predispongono alle patologie dell’apparato cardiovascolare. Tra questi rientrano l’obesità, la sedentarietà, l’abuso di alcol, il fumo di sigaretta, l’uso di sostanze stupefacenti, l’ipertensione arteriosa, l’ipercolesterolemia, il diabete, la sindrome delle apnee ostruttive durante il sonno e le patologie cardiovascolari associate, come la fibrillazione atriale.

È importante sottolineare che anche i disturbi del sonno, tra cui l’insonnia, la sindrome delle gambe senza riposo e soprattutto le apnee notturne, sono considerati fattori di rischio per l’ictus, sebbene i meccanismi che sottendono a questa associazione non siano ancora del tutto noti.

L’ictus è causato dalla temporanea interruzione del flusso di sangue al cervello, che comporta un’ischemia, ovvero uno squilibrio tra la richiesta di ossigeno da parte del cervello e l’offerta da parte dei vasi arteriosi. Questo evento è causato dalla formazione di una placca aterosclerotica in uno dei vasi che alimentano il cervello, in particolare nelle biforcazioni delle carotidi, che rappresentano il punto di maggiore rischio. La placca aterosclerotica si forma a causa dell’accumulo di grassi, in particolare di particelle di colesterolo LDL (colesterolo “cattivo”), e di altri materiali presenti nel sangue. Più la placca è grande, maggiore è il rischio di ictus. Con l’aumento delle dimensioni della placca, oltre a restringere il lume del vaso, essa diventa fragile e può facilmente rompersi. Se la placca si rompe, il materiale al suo interno si disperde nel flusso sanguigno e raggiunge il cervello, dove può occludere un vaso sanguigno di piccolo calibro e causare l’ostruzione. La regione cerebrale privata di sangue e ossigeno non può funzionare correttamente e subisce una progressiva perdita delle sue funzioni e della sua vitalità.

Riconoscere tempestivamente i sintomi dell’ictus è fondamentale, in quanto questi possono manifestarsi improvvisamente e richiedere un’attenzione immediata. In caso di sospetto ictus, è importante contattare immediatamente i servizi di emergenza o recarsi al pronto soccorso più vicino. Un trattamento tempestivo può essere fondamentale per ridurre i danni cerebrali e migliorare le prospettive di recupero.

Il trattamento dell’ictus può includere l’uso di farmaci per fluidificare il sangue o frammentare i coaguli e, talvolta, procedure volte a trattare le arterie ostruite o restringenti, o un intervento chirurgico per rimuovere un coagulo (come l’angioplastica).

L’ictus è definito come una malattia cerebrovascolare perché coinvolge il cervello (cerebro-) e i vasi sanguigni (vascolare) che forniscono sangue al cervello.

Il cervello viene alimentato da due coppie di grandi arterie: le arterie carotidi interne, che trasportano il sangue dal cuore lungo la parte anteriore del collo, e le arterie vertebrali, che trasportano il sangue dal cuore lungo la parte posteriore del collo. Nel cranio, le arterie vertebrali si uniscono per formare l’arteria basilare nella parte posteriore della testa. Le arterie carotidi interne e l’arteria basilare si ramificano in diverse arterie cerebrali. Alcune di queste ramificazioni si uniscono per formare il circolo di Willis, un anello di arterie che collega le arterie vertebrali e le carotidi interne. Altre arterie si diramano dal circolo di Willis come strade da una rotonda, trasportando il sangue a tutte le regioni cerebrali.

Quando le grandi arterie che alimentano il cervello si ostruiscono, alcune persone non presentano sintomi o manifestano solo un lieve ictus. Tuttavia, altre persone con lo stesso grado di ostruzione possono sviluppare un ictus ischemico più grave. Questa differenza può essere spiegata dalla presenza delle cosiddette arterie collaterali, che scorrono tra le altre arterie e forniscono ulteriori connessioni. Queste arterie collaterali includono il circolo di Willis e le connessioni tra le arterie che si diramano da esso. Alcune persone sono nate con arterie collaterali di grandi dimensioni, che possono proteggere dall’ictus. Quando un’arteria si occlude, il sangue continua a fluire attraverso l’arteria collaterale, prevenendo talvolta l’ictus. Altre persone hanno arterie collaterali di dimensioni ridotte, che possono essere insufficienti per fornire un adeguato flusso di sangue alle aree colpite, portando all’insorgenza dell’ictus.

Il corpo può anche sviluppare nuove arterie per proteggersi dall’ictus. Quando i blocchi si formano lentamente e progressivamente (come nell’aterosclerosi), il corpo può far crescere nuove arterie in tempo per mantenere l’apporto di sangue all’area interessata e prevenire l’ictus. Tuttavia, se un ictus si è già verificato, la crescita di nuove arterie può contribuire a prevenire un secondo episodio, ma non è in grado di invertire il danno già causato.

A livello globale, l’ictus rappresenta la seconda causa più comune di mortalità. Negli Stati Uniti, è la quinta causa di morte più frequente e la principale causa di disabilità del sistema nervoso negli adulti. Circa 795.000 persone negli Stati Uniti subiscono un ictus ogni anno e circa 130.000 muoiono a causa di questa condizione.

L’ictus è molto più comune negli anziani rispetto ai giovani adulti, principalmente perché i disturbi che lo causano tendono a progredire nel tempo. Più di due terzi degli ictus si verificano in individui di età superiore ai 65 anni. Le donne sono più suscettibili degli uomini a sviluppare un ictus e rappresentano quasi il 60% dei decessi causati da questa malattia, probabilmente perché le donne tendono ad avere un’età più avanzata al momento dell’ictus.

I soggetti di origine afroamericana, ispanica, nativo-americana e nativo dell’Alaska presentano un rischio maggiore di sviluppare un ictus rispetto ai soggetti bianchi non ispanici o asiatici. Il rischio di avere un primo ictus è quasi doppio per i soggetti di origine afroamericana rispetto a quelli di origine bianca. Inoltre, i soggetti di origine afroamericana hanno una maggiore probabilità di morire a causa di un ictus rispetto ai soggetti bianchi.

Incidenza dell’ictus

L’ictus cerebrale rappresenta un problema significativo che colpisce una donna su cinque nel corso della sua vita, con un aumento di probabilità a partire dai 55 anni, che raggiunge il picco tra gli 80 e gli 85 anni. Questo tema è al centro dell’attenzione della World Stroke Organization, promossa in Italia dalla Federazione A.L.I.Ce Italia Onlus, che quest’anno diffonde lo slogan ‘I am a woman. Stroke affects me’ in occasione della Giornata Mondiale dell’Ictus Cerebrale, che si celebra il 29 ottobre.

I numeri relativi all’ictus sono significativi: si verificano circa 200.000 casi ogni anno, di cui l’80% costituito da nuove manifestazioni e il 20% da recidive della malattia. La metà di questi casi riguarda donne in età avanzata. Ciò che rende il problema ancora più preoccupante sono le conseguenze e il rischio di disabilità legato all’ictus cerebrale, che causa difficoltà funzionali, motorie e del linguaggio. Attualmente, circa un milione di persone convive con queste difficoltà. L’ictus, comunemente chiamato “colpo”, è una lesione cerebrovascolare causata dall’interruzione del flusso di sangue al cervello a causa di un’occlusione o della rottura di un’arteria.

A differenza delle malattie cardiache o degli infarti miocardici, che hanno una sola causa, l’ictus può essere causato da diversi fattori. Questi includono emorragie, episodi ischemici (come l’emissione di un embolo da una placca aterosclerotica dei grandi vasi del collo o dal cuore a causa di un’aritmia cardiaca come la fibrillazione atriale) e malattie dei piccoli vasi intracranici. Quando un’arteria nel cervello si rompe o si occlude, interrompendo il flusso di sangue, i neuroni privati di ossigeno e sostanze nutritive vitali iniziano a morire, causando una serie di eventi che determinano l’evoluzione della malattia. È fondamentale riconoscere immediatamente i sintomi e, nel caso di un evento ictale, intervenire il più presto possibile.

Sintomi e cause dell'ictus

Sintomi dell’ictus

I sintomi dell’ictus cerebrale sono pochi e coinvolgono le funzioni cerebrali. Il riconoscimento tempestivo di questi sintomi rappresenta la chiave per modificare il corso della malattia. I cinque campanelli d’allarme dell’ictus cerebrale includono debolezza o insensibilità di metà del volto o di un arto (braccio o gamba) della metà del corpo, che può essere accompagnata da formicolio. Inoltre, l’ictus può manifestarsi con incapacità di esprimersi o comprendere il linguaggio, oscuramento o perdita della vista in un occhio, sensazione di vertigine, instabilità o cadute, e/o un forte mal di testa inspiegabile. È importante prestare attenzione all’insorgenza improvvisa di uno qualsiasi di questi sintomi e chiamare immediatamente il numero di emergenza 118.

Alcune condizioni cliniche, specialmente se croniche, possono aumentare la predisposizione allo sviluppo di un ictus. Tra queste rientrano le malattie cardiovascolari, le alterazioni della pressione arteriosa e il diabete mellito. L’associazione tra pressione arteriosa e ictus dipende dall’età ed è presente anche oltre gli 80 anni. Le malattie cardiache sono particolarmente importanti perché il 15-20% degli ictus ischemici è di origine cardioembolica o è causato dalla fibrillazione atriale. Non va sottovalutato nemmeno il diabete mellito, che aumenta il rischio di ictus da 1,8 a 6 volte. Inoltre, la presenza di placche aterosclerotiche sui vasi che portano il sangue al cervello o un episodio ischemico transitorio (TIA) possono influire sull’insorgenza di un futuro ictus cerebrale.

L’ictus può essere prevenuto adottando uno stile di vita corretto. La dieta di tipo mediterraneo, raccomandata dalla comunità scientifica internazionale, che include un alto consumo di frutta, verdura, legumi, cereali e olio di oliva, con un ridotto apporto di grassi animali (limitando il consumo di carne, preferibilmente bianca rispetto a quella rossa, e aumentando il consumo di pesce), rappresenta un punto di partenza importante. È inoltre necessario eliminare o ridurre l’assunzione di alcol, con un consumo massimo di 2 bicchieri di vino al giorno per gli uomini e non più di un bicchiere per le donne, e smettere di fumare. Infine, l’attività fisica aerobica, come una camminata di 30 minuti a passo sostenuto (corrispondente a un ritmo di 10-12 minuti per chilometro), praticata in modo costante e moderato, ha un effetto benefico sulla prevenzione sia dell’ictus ischemico che di quello emorragico. Queste misure protettive non garantiscono l’assenza della malattia, ma certamente possono contribuire a ritardarne l’insorgenza.

Tipi di ictus

Esistono due tipi di ictus distinti in base alle cause scatenanti: l’ictus emorragico e l’ictus ischemico.

  • L’ictus emorragico si verifica quando uno dei vasi sanguigni che forniscono sangue al cervello si rompe o subisce una perdita di sangue, causando un’emorragia intracranica. Le principali cause di emorragia intracranica includono la rottura di un aneurisma cerebrale, traumi cranici o l’ipertensione cronica non controllata. L’ictus emorragico può essere classificato come emorragico intracerebrale o emorragico subaracnoideo, a seconda del tipo di sanguinamento.
  • L’ictus ischemico si verifica quando l’apporto di sangue al cervello è insufficiente, una condizione nota come ischemia cerebrale. L’ictus di origine ischemica rappresenta la forma più comune di ictus (circa l’85% dei casi) ed è causato da un restringimento o una completa occlusione di uno dei principali vasi sanguigni che alimentano il cervello, a causa di cause trombotiche o emboliche. In alcuni casi, l’ischemia cerebrale è di breve durata, dando origine a un attacco ischemico transitorio (TIA). Questo disturbo di solito si risolve entro 24 ore senza evidenza di lesioni agli esami strumentali. Le emorragie o gli ictus silenti sono quelli in cui non si manifestano sintomi clinici.

Gli attacchi ischemici transitori (TIA) vengono spesso confusi con gli Eventi Neurologici Acuti Transitori (noti anche come TNA o Transient Neurological Attacks), che non sono di origine ischemica. Le cause dei TNA possono essere l’emicrania, l’amnesia globale transitoria (TGA), le crisi epilettiche focali, le ricadute nella sclerosi multipla, gli ematomi subdurali, le crisi ipoglicemiche e le sincope. I sintomi più comuni degli attacchi ischemici transitori includono perdita improvvisa della vista da un occhio, paralisi unilaterale, disturbo del linguaggio (afasia), visione doppia (diplopia), vertigini e disequilibrio, deficit visivo o paralisi bilaterali. Al contrario, non sono associati agli attacchi ischemici transitori la sincope, l’amnesia isolata, un attacco con caduta improvvisa a terra, una debolezza generalizzata, uno stato confusionale o una vertigine isolata.

L’ischemia cerebrale si riferisce a una condizione in cui l’apporto di sangue al cervello è ridotto. Può essere causata da diversi fattori, tra cui l’aterosclerosi, la trombosi, l’embolia, le malattie vascolari, le malattie autoimmuni, i traumi e le malformazioni arterovenose. Si tratta di una condizione precoce che può portare in alcuni casi a un ictus, una condizione in cui l’afflusso di sangue al cervello viene interrotto o gravemente limitato, con gravi conseguenze cliniche.

L’ischemia cerebrale può causare diversi sintomi, tra cui mal di testa, vertigini, perdita di equilibrio, confusione, perdita di memoria e debolezza in uno o più arti. L’ictus, d’altra parte, può avere effetti più gravi, come paralisi, perdita della capacità di parlare o comprendere, disabilità permanenti e persino la morte.

Ci sono numerosi fattori di rischio associati all’insorgenza di un ictus. L’età è un fattore importante, seguito dall’ipertensione, dall’elevato livello di colesterolo nel sangue (ipercolesterolemia), dal restringimento delle arterie carotidi (stenosi carotidea) e dalla fibrillazione atriale. Altri fattori di rischio comuni includono il fumo di sigaretta, l’abuso di alcol, la resistenza all’insulina, il diabete mellito, l’inquinamento ambientale, una dieta ad alto rischio, l’iponutrizione, l’obesità, la scarsa attività fisica, la variabilità della pressione arteriosa, le apnee del sonno, le infiammazioni croniche, le malattie renali croniche, la terapia contraccettiva o l’ormonale sostitutiva, lo stress psicosociale, la depressione, lo stress lavorativo e le lunghe ore di lavoro. Complessivamente, dieci fattori di rischio trattabili sono responsabili di almeno il 90% del rischio. Inoltre, alcune attività ad alto rischio (come sport competitivi o il coito) e l’assunzione di determinati farmaci o sostanze stupefacenti (come amfetamine e cocaina) possono contribuire all’insorgenza di un ictus.

Esistono anche alcune malattie non aterosclerotiche che possono essere causa di ictus, come la dissezione di un’arteria intracranica idiopatica o post-traumatica, il CADASIL, le malattie mitocondriali, la displasia fibromuscolare, le vasculiti, alcune malattie del collagene, le sindromi di Sneddon e Susac di origine autoimmune, la condizione conosciuta come Moyamoya di origine genetica, il trattamento radioterapico cranico o cervicale, la presenza di meningiti o encefaliti associate e altre malattie infettive come l’HIV, la sifilide e la malaria. Inoltre, un ictus può essere la conseguenza di un uso improprio di farmaci come stupefacenti o complicazioni emboliche di trattamenti endovascolari, problemi cardiaci e malattie del sangue come l’anemia falciforme e le leucemie.



L'acidosi respiratoria è una condizione medica caratterizzata dall’incapacità dei polmoni di eliminare efficacemente l’anidride carbonica (CO₂) prodotta dall’organismo