L'emorroidopessi è conosciuta anche come procedura di Longo o emorroidectomia con suturatrice meccanica circolare

L’emorroidopessi è una procedura chirurgica sviluppata per affrontare casi anche complessi di malattia emorroidaria, in particolare quelli classificati come di terzo e quarto grado, caratterizzati da un prolasso evidente del tessuto emorroidario. La metodica è anche nota come intervento di Longo, dal nome del medico che l’ha ideata e consente di riposizionare il tessuto senza rimuoverlo del tutto.

Emorroidopessi

Questa tecnica rappresenta una valida alternativa all’emorroidectomia tradizionale, in quanto consente di correggere il prolasso senza asportare direttamente le emorroidi, riducendo così il disagio e favorendo una guarigione più rapida. Come per ogni procedura chirurgica, però, la scelta deve essere personalizzata e affidata alla valutazione dello specialista

Che cos’è l’emorroidopessi e come si esegue l’intervento chirurgico

A differenza dell’emorroidectomia tradizionale, che prevede l’asportazione diretta delle emorroidi, l’emorroidopessi adotta un approccio differente: si limita a riposizionare il tessuto prolassato nella sua sede originaria. Questo risultato si ottiene rimuovendo un piccolo anello di mucosa rettale, situato sopra le emorroidi, mediante una speciale suturatrice circolare (stapler). Il tessuto, risucchiato verso l’alto, viene così ricollocato correttamente, e il flusso di sangue eccessivo verso le emorroidi viene interrotto, riducendone il volume nel tempo.

L’operazione viene eseguita per via transanale, in anestesia spinale o, in alcuni casi, generale.

Prima della procedura, è necessaria una valutazione proctologica per confermare l’indicazione chirurgica. Il paziente può dover seguire una breve preparazione intestinale e rispettare il digiuno. L’operazione si svolge in regime ambulatoriale o con breve ricovero, sotto anestesia spinale – preferita per la sua minore invasività – o, in alcuni casi, generale.

Durante l’intervento, il paziente viene posizionato in modo da permettere l’accesso alla zona anale, quindi in posizione ginecologica. Si introduce uno speculum per visualizzare il tratto rettale e, successivamente, una suturatrice meccanica circolare (stapler). Viene quindi eseguita una resezione di un anello di mucosa rettale, situata sopra le emorroidi, mediante dei punti di sutura detti “a borsa” che consentono di far scivolare la mucosa all’interno dello strumento. L’attivazione della stapler comporta il taglio della mucosa e la contemporanea sutura dei margini con graffette metalliche. Questo processo consente di riportare il tessuto emorroidario nella sua sede originale e ridurre il flusso sanguigno che ne causa l’ingrossamento.

L’operazione ha una durata media di 20-30 minuti. Il dolore post-operatorio è contenuto, poiché la zona trattata si trova in un’area del retto povera di terminazioni nervose sensibili. La dimissione può avvenire in giornata o il giorno seguente, con un recupero funzionale generalmente rapido. È tuttavia consigliato evitare sforzi fisici per circa due settimane.

Un controllo specialistico è raccomandato entro un mese dall’intervento. Eventuali disturbi lievi possono essere gestiti con terapie sintomatiche. Le complicanze sono rare, ma includono sanguinamenti, stenosi o recidive.

La tecnica rappresenta una valida alternativa all’emorroidectomia tradizionale, in quanto consente di correggere il prolasso senza asportare direttamente le emorroidi, riducendo così il disagio e favorendo una guarigione più rapida. Come per ogni procedura chirurgica, però, la scelta deve essere personalizzata e affidata alla valutazione dello specialista.

Benefici principali dell’intervento

Uno degli aspetti più apprezzati di questa tecnica è la scarsa percezione del dolore post-operatorio. Questo vantaggio è dovuto al fatto che l’intervento agisce su aree del retto poco sensibili al dolore, contrariamente alle tecniche che coinvolgono la zona anale esterna.

Inoltre, l’emorroidopessi si distingue per:

  • Tempi di recupero ridotti, con ritorno alle normali attività quotidiane in tempi brevi.
  • Minore perdita di sangue durante e dopo l’intervento.
  • Risultati soddisfacenti sia sul piano estetico che funzionale, in particolare per quanto riguarda la continuità delle funzioni intestinali.

Rischi e limiti della tecnica

Come per ogni procedura chirurgica, anche l’emorroidopessi non è esente da potenziali complicazioni. Sebbene rare, possono manifestarsi:

  1. Sanguinamenti o dolore persistente nella zona operata.
  2. Recidive del prolasso, specialmente se permangono fattori aggravanti come la stitichezza cronica o gli sforzi eccessivi.
  3. Complicanze più serie, come stenosi rettale, infezioni o, in casi eccezionali, fistole.
  4. Non è la tecnica di scelta in presenza di emorroidi trombizzate, né in pazienti affetti da altre patologie ano-rettali importanti, come neoplasie, ragadi o fistole complesse.
Quando è consigliata

L’emorroidopessi trova la sua indicazione nei pazienti con:

  1. Emorroidi interne di grado III, quando il prolasso è rilevante e i trattamenti conservativi non hanno avuto successo.
  2. Emorroidi di grado IV, dove il tessuto prolassato è costantemente esterno e non più riducibile.
  3. Casi in cui si desideri un post-operatorio meno doloroso rispetto alla chirurgia classica.
Risposte alle domande frequenti
  1. È la tecnica migliore?
    Non esiste una tecnica “migliore” in senso assoluto: l’emorroidopessi è molto vantaggiosa per alcuni pazienti, ma non è adatta a tutti i casi. La scelta dipende da variabili individuali e dalla valutazione dello specialista.
  2. Vale per le emorroidi interne ed esterne?
    È indicata principalmente per le emorroidi interne prolassate. Non viene impiegata in caso di emorroidi esterne isolate o trombizzate.
  3. Ci sono tecniche meno invasive?
    Sì, esistono tecniche ambulatoriali o mininvasive, come la legatura elastica, la scleroterapia o la dearterializzazione emorroidaria Doppler-guidata (THD), ma sono più adatte alle forme lievi o moderate.
  4. È una tecnica tra le più nuove?
    L’emorroidopessi è stata introdotta negli anni ’90 e rappresenta ancora oggi una delle innovazioni più significative nel trattamento chirurgico delle emorroidi avanzate, anche se nel tempo sono state sviluppate varianti tecniche. Sicuramente le innovazione riguardano lo strumentario, nello specifico la suturatrice meccanica (stapler): è l’innovazione dell’ingegneria biomedica a rendere sempre più aggiornato l’intervento chirurgico, non la tecnica in sé.
  5. Come si chiamano tutti gli interventi di emorroidopessi?
    Il nome più comune è emorroidopessi con stapler o procedura secondo Longo. Possono esistere modifiche tecniche alla procedura standard, ma fanno riferimento alla stessa filosofia chirurgica: riposizionamento del tessuto e riduzione del flusso vascolare emorroidario.

L’emorroidopessi è una strategia moderna, efficace e meno invasiva per affrontare i casi di emorroidi interne avanzate. Tuttavia, la sua applicazione richiede una valutazione approfondita da parte del chirurgo proctologo, per garantire che sia davvero l’intervento più adatto in base alla situazione clinica del singolo paziente.

Longo è ideale per pazienti selezionati con emorroidi prolassate ma senza complicazioni, che vogliono una soluzione meno dolorosa (senza rimozione completa del tessuto emorroidario) e con tempi di recupero brevi. L’emorroidectomia classica resta la scelta più sicura nei casi complessi o molto avanzati, dove la rimozione completa del tessuto è necessaria.

Tabella comparativa: Emorroidopessi secondo Longo vs Emorroidectomia tradizionale:

CaratteristicaEmorroidopessi secondo LongoEmorroidectomia tradizionale (Milligan-Morgan / Ferguson)
Tipo di tecnicaMininvasiva, con suturatrice meccanicaChirurgica convenzionale, escissione diretta dei gavoccioli
Grado emorroidi indicatoIII e IV grado con prolassoIII e IV grado, anche con trombosi
Asportazione emorroidiNo, solo riposizionamento e riduzione vascolareSì, rimozione completa
AnestesiaSpinale o generaleSpinale o generale
Durata intervento20–30 minuti30–60 minuti
Dolore post-operatorioMolto contenutoPiù marcato, specie nei primi giorni
Tempo di recuperoRapido (pochi giorni)Lento (2–3 settimane)
Rischio recidivaModerato (specie se non si correggono i fattori di rischio)Più basso se ben eseguita
Complicanze specificheStenosi, tenesmo, recidivaDolore, infezioni, sanguinamento, incontinenza
Estetica e funzionalitàBuon risultato estetico e funzionalePiù cicatrici, possibili alterazioni della continenza
Requisiti per l’interventoNo patologie ano-rettali concomitanti importantiIndicata anche in caso di emorroidi trombizzate o complicate
Tecnica recente?Sì (introdotta nel 1998), innovativaNo, tecnica storica consolidata


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