Cos'è la calcitonina, a cosa serve, quando fare l'esame, come interpretare i valori alti o bassi, e quali fattori possono influenzarne il risultato

La calcitonina è un ormone di natura peptidica che viene prodotto principalmente dalle cellule C della tiroide. La sua funzione è legata al controllo del metabolismo del calcio e del fosforo, ma si tratta di un ruolo secondario rispetto ad altri ormoni, come il paratormone.

Il compito principale consiste nel ridurre i livelli di calcio nel sangue. Questo effetto si ottiene contrastando l’azione del paratormone, che invece ha la funzione opposta. La calcitonina interviene in particolare bloccando l’attività degli osteoclasti, le cellule che demoliscono il tessuto osseo per liberare calcio nel circolo sanguigno. In questo modo, la quantità di calcio nel sangue tende a diminuire. Inoltre, agisce a livello renale favorendo l’eliminazione di calcio e fosfati attraverso le urine. Anche se in modo meno significativo, può influenzare l’assorbimento del calcio a livello intestinale.

La produzione avviene nelle cellule C della ghiandola tiroidea. La sua secrezione viene stimolata da un aumento dei livelli di calcio nel sangue, che ne attiva il rilascio.

Esami di Laboratorio

Valori normali, quando e come, perché viene richiesto questo esame. La calcitonina rappresenta un importante regolatore ausiliario del metabolismo del calcio, contribuendo all’equilibrio minerale dell’organismo soprattutto in condizioni fisiologiche particolari.

Dal punto di vista clinico, trova applicazione come marcatore biologico in caso di carcinoma midollare della tiroide, un tumore che ha origine proprio nelle cellule C. In ambito terapeutico, in passato è stata utilizzata per trattare condizioni come l’osteoporosi, la malattia di Paget e l’ipercalcemia maligna, soprattutto nella forma derivata dal salmone, più efficace rispetto a quella umana. Al giorno d’oggi il suo impiego medico è molto ridotto, a causa della disponibilità di farmaci più efficaci.

Fin dalla sua scoperta negli anni ’60, la calcitonina è stata oggetto di numerosi studi, volti a comprenderne il ruolo nel metabolismo dell’organismo. Sebbene non sia considerata un ormone essenziale per la sopravvivenza, contribuisce comunque al mantenimento dell’equilibrio tra calcio e fosforo nel corpo, partecipando alla regolazione dell’omeostasi minerale.

Dal punto di vista anatomico, viene prodotta dalle cellule parafollicolari, o cellule C, localizzate all’interno della ghiandola tiroidea, situata nella parte anteriore del collo. Queste cellule hanno un’origine embriologica diversa rispetto a quelle coinvolte nella produzione degli ormoni tiroidei principali (T3 e T4), poiché derivano dalla cresta neurale.

La principale funzione fisiologica è quella di abbassare i livelli di calcio nel sangue quando risultano elevati. Questo effetto si ottiene attraverso l’inibizione dell’attività degli osteoclasti, cellule che normalmente contribuiscono alla liberazione di calcio nel sangue attraverso la distruzione del tessuto osseo. Inoltre, la calcitonina favorisce l’eliminazione di calcio e fosfati tramite i reni, riducendone il riassorbimento. In modo più marginale, può influenzare l’assorbimento intestinale del calcio, anche se in misura inferiore rispetto ad altri ormoni come il paratormone e la vitamina D.

Un’altra funzione rilevante è quella di lavorare in equilibrio con il paratormone (PTH), che esercita un’azione opposta: il PTH tende infatti ad aumentare la calcemia stimolando il rilascio di calcio dalle ossa e il riassorbimento renale. Questo antagonismo permette di mantenere i livelli di calcio nel sangue entro valori fisiologici stabili.

Diversi studi scientifici hanno dimostrato che l’assenza di calcitonina, come può accadere dopo la rimozione della tiroide, non causa gravi squilibri metabolici. Per questo motivo, il suo ruolo è considerato accessorio rispetto a quello svolto dal paratormone e dalla vitamina D, ritenuti fondamentali per la regolazione del calcio. In particolari fasi fisiologiche come la crescita, la gravidanza o l’allattamento, la calcitonina può essere utile nel proteggere la struttura ossea, contrastando un eccessivo riassorbimento.

Come interpretare i valori dell’esame: alti, bassi e normali

L’esame della calcitonina nel sangue è utilizzato principalmente per individuare o tenere sotto controllo il carcinoma midollare della tiroide, ma può offrire anche indicazioni utili sul metabolismo del calcio in alcune condizioni specifiche.

I valori normali variano leggermente in base ai laboratori, ma generalmente si attestano tra 0 e 9 pg/mL negli uomini e tra 0 e 5 pg/mL nelle donne. Nei bambini, valori leggermente più alti sono considerati fisiologici.

Un livello elevato può indicare la presenza di patologie. L’ipotesi più rilevante è quella del carcinoma midollare tiroideo, soprattutto quando i livelli superano i 100 pg/mL. Un altro possibile riscontro è l’iperplasia delle cellule C, una condizione benigna ma potenzialmente pre-tumorale. In rari casi, valori aumentati possono essere associati a insufficienza renale cronica, pancreatite, tumori neuroendocrini (come quelli del polmone o del pancreas) o all’assunzione di alcuni farmaci, ad esempio gli inibitori di pompa protonica.

Valori bassi o assenti non sono generalmente motivo di preoccupazione. La mancanza di questo ormone, infatti, non provoca alterazioni cliniche note, poiché non è considerato essenziale. Livelli ridotti sono comuni anche in chi ha subito una tiroidectomia totale, senza ripercussioni metaboliche significative.

In presenza di valori alterati, è fondamentale rivolgersi a un medico. In caso di calcitonina alta, possono essere richiesti esami di approfondimento come ecografia tiroidea, agoaspirato o scintigrafia. Se il valore è dubbio o al limite, si può procedere con un test di stimolazione (ad esempio con calcio o pentagastrina) per ottenere una valutazione più precisa.

Livello di Calcitonina (pg/mL)CategoriaSintomi PossibiliPatologie AssociateNote Cliniche Aggiuntive
0 – 5 (donne)0 – 9 (uomini)NormaleAssentiNessunaValori fisiologici. Nei bambini possono essere più alti senza significato patologico.
10 – 30Lievemente aumentataDi solito assentiPossibile iperplasia delle cellule C Valore borderlineRichiede monitoraggio; può essere necessario il test di stimolazione alla calcitonina.
30 – 100Moderatamente elevataPossibili sintomi lievi (es. nodo tiroideo, difficoltà a deglutire)Sospetto carcinoma midollare iniziale o iperplasiaNecessari approfondimenti (ecografia tiroidea, agoaspirato, valutazione genetica se familiare).
>100Fortemente aumentataPossibili sintomi da massa tiroidea o metastasi (tosse, disfagia)Alta probabilità di carcinoma midollare della tiroideDiagnosi probabile. Richiesti approfondimenti immediati e intervento specialistico.
>500Marcatamente aumentataSintomi oncologici avanzati (dolore, perdita di peso, metastasi)Carcinoma midollare avanzato o metastaticoPuò indicare diffusione sistemica. Fondamentale staging oncologico completo.
<5 o assente (0)Basso o non rilevabileNessunoStato fisiologico Dopo tiroidectomia totaleL’assenza di calcitonina non ha implicazioni cliniche significative.

L’interpretazione dei risultati deve comunque essere sempre effettuata da un professionista sanitario, nel contesto del quadro clinico complessivo.

Come si esegue l’esame e quando viene richiesto?

L’esame della calcitonina è un’indagine di laboratorio semplice e non invasiva che si effettua tramite un prelievo di sangue venoso, solitamente dal braccio. Non richiede una preparazione complessa, anche se è preferibile presentarsi a digiuno da almeno otto ore. In alcune situazioni, il medico può consigliare di interrompere temporaneamente alcuni farmaci, come gli inibitori di pompa protonica, che potrebbero alterare i risultati.

In casi selezionati, per ottenere una valutazione più precisa, si può ricorrere al test di stimolazione alla calcitonina. Questo consiste nella somministrazione endovenosa di sostanze come calcio gluconato o pentagastrina, seguita da prelievi di sangue ripetuti per misurare la risposta ormonale.

L’esame viene richiesto in ambiti oncologici ed endocrinologici, soprattutto quando si sospetta un carcinoma midollare della tiroide, ad esempio in presenza di noduli tiroidei, risultati ecografici anomali o una familiarità per sindromi ereditarie come la MEN 2 (neoplasia endocrina multipla tipo 2). Viene inoltre utilizzato per il monitoraggio post-operatorio nei pazienti già trattati per questa forma tumorale, al fine di individuare eventuali recidive.

Un’altra indicazione è la valutazione di lievi aumenti della calcitonina, che possono derivare da iperplasia delle cellule C o da condizioni iniziali di malattia. Più raramente, l’esame può essere impiegato nella diagnosi differenziale di ipercalcemia o di alterazioni del metabolismo osseo, anche se oggi questo utilizzo è marginale. Infine, trova spazio nello screening genetico familiare, soprattutto in soggetti portatori di mutazioni a rischio, come quelle del gene RET.

Fattori che influenzano l’esame

L’affidabilità dell’esame della calcitonina nel sangue può essere influenzata da diversi fattori, sia fisiologici che clinici o tecnici. Tenere conto di queste variabili è fondamentale per evitare errori interpretativi o diagnosi non corrette.

Tra i fattori fisiologici, si segnalano l’età e il sesso: nei bambini i livelli sono naturalmente più elevati, mentre negli uomini si riscontrano valori di base leggermente superiori rispetto alle donne. Anche condizioni come la gravidanza, l’allattamento o un’intensa attività fisica possono determinare lievi oscillazioni dei livelli ormonali, senza implicazioni patologiche.

Dal punto di vista farmacologico, alcuni medicinali possono interferire con la secrezione della calcitonina. Gli inibitori di pompa protonica, ad esempio, possono causare un lieve aumento dei valori. Altri farmaci, come i beta-bloccanti, i glucocorticoidi o i contraccettivi orali, possono influenzare indirettamente l’esito dell’esame. Anche l’assunzione di integratori di calcio o vitamina D poco prima del prelievo può alterare l’equilibrio minerale e ormonale.

Esistono inoltre condizioni patologiche non tumorali che possono determinare un aumento della calcitonina senza legami con neoplasie. Tra queste, l’insufficienza renale cronica, la pancreatite, alcune malattie polmonari infiammatorie, l’ipotiroidismo e i tumori neuroendocrini extra-tiroidei, che possono produrre calcitonina in modo anomalo.

Infine, anche variabili tecniche legate al laboratorio possono incidere sul risultato. L’uso di metodi analitici differenti tra strutture sanitarie può portare a leggere discrepanze nei valori di riferimento. Inoltre, un campionamento non eseguito a digiuno o errori nella conservazione del campione possono compromettere l’affidabilità dell’analisi.

Per una corretta interpretazione dell’esame è sempre consigliato informare il medico circa eventuali terapie in corso, condizioni cliniche pregresse o recenti, e seguire le istruzioni pre-analitiche. In presenza di risultati incerti, si può ricorrere a un nuovo test o a un test di stimolazione eseguito sotto sorveglianza specialistica.



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