La glicosuria, presenza di glucosio nelle urine, è un indicatore chiave per diagnosticare il diabete e problemi renali, con valori e fattori da conoscere per una corretta interpretazione

La glicosuria è una condizione in cui si rileva la presenza di glucosio nelle urine, evento che normalmente non dovrebbe verificarsi. In condizioni fisiologiche, infatti, i reni filtrano il glucosio presente nel sangue e lo riassorbono quasi completamente, impedendone l’eliminazione tramite l’urina.

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Valori normali, quando e come, perché viene richiesto questo esame. La glicosuria rappresenta un segnale di alterazione nei meccanismi di regolazione del glucosio a livello renale e sistemico, legato al superamento della capacità dei reni di trattenere lo zucchero nel sangue

Quando la concentrazione di glucosio nel sangue supera un certo limite, chiamato soglia renale (circa 180 mg/dL negli adulti), i meccanismi di riassorbimento non riescono più a trattenere tutto lo zucchero, che viene così espulso con le urine.

La glicosuria costituisce un fenomeno anomalo legato a condizioni patologiche o temporaneamente fisiologiche. Non svolge quindi un ruolo attivo nel mantenimento dell’equilibrio interno dell’organismo, ma viene considerata un segnale clinico di alterazioni nei meccanismi metabolici o nella funzionalità renale.

Per comprenderne l’origine, è utile osservare il funzionamento del rene, in particolare il processo attraverso cui il glucosio viene trattato a livello dei nefroni. In condizioni normali, il glucosio presente nel sangue viene filtrato nei glomeruli renali e passa nel tubulo prossimale, dove viene quasi interamente riassorbito grazie a specifici trasportatori, tra cui il SGLT2, che ne gestisce la maggior parte, e il SGLT1, responsabile del riassorbimento residuo. Una volta assorbito, il glucosio rientra nel circolo ematico tramite altri trasportatori, come il GLUT2.

Esiste però un limite alla quantità di glucosio che può essere riassorbita, noto come soglia renale, che si aggira intorno ai 180 mg/dL di glicemia. Quando questa soglia viene superata, ad esempio nei casi di diabete mellito non controllato, il meccanismo di riassorbimento si satura e il glucosio in eccesso viene eliminato con le urine, dando origine alla glicosuria.

Sebbene non abbia uno scopo fisiologico diretto, la glicosuria può essere interpretata come un meccanismo secondario, attraverso cui l’organismo cerca di espellere il glucosio in eccesso nel tentativo di abbassare la glicemia. Questo processo comporta tuttavia delle conseguenze, come l’aumento della produzione di urina (poliuria), la perdita di liquidi e sali minerali (disidratazione e squilibri elettrolitici), e un maggior rischio di infezioni urinarie, favorito dalla presenza di zucchero nell’urina, che rappresenta un ambiente ideale per la crescita batterica.

Come interpretare i valori dell’esame: alti, bassi e normali

L’esame ha lo scopo di individuare la presenza di glucosio nelle urine, una condizione che normalmente non si verifica o che, al massimo, si presenta in quantità molto ridotte. In una persona sana, infatti, il glucosio filtrato dai reni viene completamente riassorbito nei tubuli renali e non arriva mai a essere eliminato con l’urina. La rilevazione di zucchero nelle urine, quindi, può rappresentare un segnale d’allarme per eventuali alterazioni del metabolismo o problemi a livello renale.

In condizioni fisiologiche, il valore atteso è pari a zero. Alcuni laboratori, tuttavia, considerano accettabile la presenza di tracce minime di glucosio, inferiori a 15 mg/dL, senza che questo rappresenti una patologia. Quando invece i valori superano i 15-30 mg/dL, l’esame risulta positivo e indica la sua presenza.

Una glicosuria persistente o marcata è sempre considerata anomala e può avere diverse cause. La più comune è il diabete mellito, soprattutto quando la glicemia supera i 180 mg/dL, cioè il limite oltre il quale i reni non riescono più a riassorbire tutto il glucosio filtrato. Anche il diabete gestazionale può portare alla comparsa di glucosio nelle urine, così come alcune patologie renali congenite o acquisite, come la glicosuria renale o la sindrome di Fanconi. Altre situazioni, come stress fisico intenso, infezioni gravi o l’uso di determinati farmaci (ad esempio gli inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio SGLT2), possono provocare aumenti temporanei della glicemia e quindi glicosuria.

Esistono metodi qualitativi, come le strisce reattive, che classificano la glicosuria in base all’intensità: un risultato negativo corrisponde all’assenza di glucosio, mentre livelli crescenti (+, ++, +++) indicano una quantità via via maggiore di zucchero nelle urine, fino a valori che superano anche i 300 mg/dL nei casi più gravi.

L’assenza di glucosio, nella maggior parte dei casi, è indice di buona funzionalità renale e metabolismo normale. In alcune circostanze, come nei pazienti diabetici che assumono farmaci specifici per stimolare l’eliminazione di glucosio (SGLT2-inibitori), la mancata comparsa di glicosuria può suggerire che la terapia non sta funzionando come dovrebbe.

Valore Glicosuria (mg/dL)Significato ClinicoSintomi PossibiliPatologie CorrelateNote Cliniche Aggiuntive
0 mg/dL (Negativo)NormaleNessunoNessunaIl glucosio urinario è completamente riassorbito a livello tubulare.
< 15 mg/dL (Traccia)Variazione fisiologica possibileNessuno o lievi sintomi non specificiGravidanza, stress, alimentazione ricca di zuccheriMonitorare se persistente; può essere fisiologico in gravidanza o dopo pasti abbondanti.
30–100 mg/dL (+)Glicosuria lieveAstenia, sete moderata, poliuria leggeraIperglicemia transitoria, diabete inizialePuò essere il primo segno di alterazione glicemica → monitorare glicemia e curva glicemica.
100–300 mg/dL (++)Glicosuria moderataSete intensa, poliuria, calo di peso, affaticamentoDiabete mellito tipo 1 o 2Soglia renale superata → necessaria valutazione diabetologica.
> 300 mg/dL (+++)Glicosuria severaDisidratazione, affaticamento marcato, infezioni urinarieDiabete scompensato, crisi iperglicemicheRischio di chetoacidosi o coma iperglicemico → intervento urgente.
Presenza con glicemia normaleGlicosuria renaleAsintomatica o sintomi urinari lieviGlicosuria renale, sindrome di FanconiDifetto dei trasportatori tubolari → non legata a iperglicemia.
Assenza in diabetico trattato con SGLT2-inibitoriInefficacia terapeuticaNessuno o ritorno dei sintomi glicemiciDiabete mellito in terapiaIl farmaco non agisce correttamente → valutare l’aderenza e la risposta farmacologica.

In presenza di glicosuria, è importante considerare anche altri fattori. Se il glucosio è presente nonostante una glicemia nella norma, si può sospettare un problema specifico dei reni. Quando invece la glicosuria compare in modo sporadico, ad esempio in gravidanza o dopo pasti molto ricchi di zuccheri, potrebbe trattarsi di una condizione temporanea e non preoccupante. Se, invece, è costante e abbondante, è necessario approfondire la causa, spesso riconducibile a un diabete non controllato.

Come si esegue l’esame e quando viene richiesto?

L’esame consiste in un test semplice e non invasivo che permette di individuare la presenza e la quantità di glucosio nelle urine. Tale esame è utilizzato soprattutto per rilevare squilibri nel metabolismo degli zuccheri o per approfondire eventuali disfunzioni renali.

La raccolta del campione può avvenire mediante urina estemporanea, preferibilmente del mattino, raccolta delle urine nelle 24 ore per una valutazione più accurata, oppure tramite strisce reattive utilizzate anche a domicilio. Non è richiesta una preparazione particolare, anche se è consigliabile evitare pasti molto zuccherini prima del test, utilizzare contenitori sterili, scartare il primo getto di urina e conservare il campione in frigorifero se non analizzato subito.

L’esame viene richiesto in diversi casi, tra cui la diagnosi o il monitoraggio del diabete, per verificare se la glicemia ha superato la soglia renale, durante la gravidanza per individuare il diabete gestazionale o variazioni fisiologiche, in presenza di sintomi correlati all’iperglicemia, in sospetta glicosuria renale o per controllare l’efficacia di farmaci come gli SGLT2-inibitori.

Dal punto di vista clinico, l’esame è importante per rilevare precocemente alterazioni metaboliche o problemi renali, monitorare terapie antidiabetiche, valutare indirettamente la funzionalità renale e contribuire alla diagnosi differenziale di alcune patologie.

Fattori che influenzano l’esame

I risultati possono essere influenzati da diversi fattori che ne alterano la precisione o l’interpretazione. In particolare, l’assunzione di pasti ricchi di zuccheri o carboidrati può aumentare temporaneamente la glicemia e la presenza di glucosio nelle urine. Anche il grado di idratazione incide: una scarsa idratazione tende a concentrare l’urina, facendo risultare più elevati i livelli di glucosio, mentre un’eccessiva assunzione di liquidi può diluirli.

L’uso di farmaci, come gli inibitori del SGLT2, favorisce l’eliminazione urinaria del glucosio, mentre altri farmaci, come corticosteroidi o diuretici, possono incrementare la glicemia. Errori nella raccolta del campione, come contaminazioni o mancanza di corrette procedure (ad esempio non scartare il primo getto o utilizzare contenitori non sterili), possono influire negativamente sui risultati.

Altri fattori sono condizioni fisiologiche come gravidanza o stress acuto, che possono modificare temporaneamente la soglia renale del glucosio e causare glicosuria senza patologie. Infine, malattie renali che compromettono il riassorbimento glucidico e la conservazione impropria del campione, con un’esposizione prolungata a temperatura ambiente, possono alterare i risultati. Considerare questi elementi è fondamentale per una corretta interpretazione del test, evitando falsi positivi o negativi.


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