Cos’è la Lipoproteina(a) (Lp(a)), a cosa serve, come si esegue l’esame, i valori normali, alti e bassi, le patologie associate e i fattori che ne influenzano i livelli
La lipoproteina(a), o Lp(a), rappresenta una particolare forma di lipoproteina strettamente collegata al rischio cardiovascolare. La sua struttura ricorda quella della lipoproteina LDL, comunemente definita “colesterolo cattivo”, ma si differenzia per la presenza di un’ulteriore proteina, l’apolipoproteina(a), legata in modo stabile all’apolipoproteina B-100.
Questa apolipoproteina ha una conformazione complessa caratterizzata da domini ripetuti, chiamati “kringles”, la cui quantità varia notevolmente da individuo a individuo. Tale variabilità influisce sui livelli di Lp(a) nel sangue: isoforme più piccole, con meno ripetizioni, tendono infatti a essere associate a concentrazioni plasmatiche più elevate. La quantità di Lp(a) è determinata principalmente da fattori genetici, in particolare dal gene LPA, e risulta poco influenzata da stile di vita, alimentazione o attività fisica.

Valori normali, quando e come, perché viene richiesto questo esame. La lipoproteina(a) appare come una molecola dalle funzioni non ancora del tutto definite, che potrebbe contribuire a processi di riparazione e difesa dell’organismo, ma che, se presente a livelli elevati, si trasforma in un rilevante fattore di rischio cardiovascolare
Dal punto di vista clinico, assume rilievo come fattore di rischio cardiovascolare. Essa può partecipare al processo di aterosclerosi, depositandosi nelle pareti vascolari attraverso la componente apoB-100 e favorendo la formazione di placche. Inoltre, la sua capacità di trasportare lipidi ossidati contribuisce a innescare fenomeni infiammatori e a favorire l’adesione delle cellule immunitarie all’endotelio.
Un ulteriore aspetto critico riguarda il suo potenziale effetto protrombotico: l’apolipoproteina(a) è in grado di competere con il plasminogeno, riducendo l’efficienza della fibrinolisi, e può stimolare la produzione di fattori che incrementano la coagulazione.
La lipoproteina(a) è una particella lipidica complessa di cui non è ancora stata chiarita una funzione fisiologica essenziale, anche se diversi studi hanno proposto possibili ruoli nell’organismo. Alcune delle sue attività sono state osservate in laboratorio, mentre altre rimangono ancora ipotesi non del tutto confermate negli esseri umani.
Tra le funzioni ipotizzate vi è la partecipazione alla riparazione dei tessuti: Lp(a) può legarsi a componenti della matrice extracellulare, come fibrina, fibronectina e collagene, e contribuire al trasporto di lipidi e colesterolo nei siti di lesione, favorendo la ricostruzione delle strutture danneggiate. È considerata inoltre il principale vettore di fosfolipidi ossidati nel sangue, agendo da “spazzino” per sostanze potenzialmente nocive che, se lasciate libere, potrebbero amplificare il danno cellulare.
Dal punto di vista emostatico, Lp(a) mostra analogie strutturali con il plasminogeno e può competere con esso, riducendo l’efficacia della fibrinolisi e quindi la capacità di sciogliere i coaguli. Questo suggerisce un possibile effetto di regolazione, ma anche un potenziale ruolo nel favorire condizioni trombotiche. Un altro ambito in cui sembra essere coinvolta è la modulazione delle risposte infiammatorie: può influenzare l’attività di cellule endoteliali, stimolare molecole di adesione e interagire con la parete vascolare, contribuendo sia a meccanismi difensivi sia a fenomeni infiammatori patologici.
Per quanto riguarda gli aspetti anatomici e metabolici, la produzione di Lp(a) avviene nel fegato, dove viene sintetizzata l’apolipoproteina(a). L’assemblaggio della particella prevede l’unione di apo(a) con una lipoproteina simile all’LDL tramite un legame disolfuro. La dimensione dell’isoforma di apo(a) influenza la quantità prodotta: isoforme più piccole tendono a essere associate a livelli più alti di Lp(a) nel sangue. La rimozione delle particelle avviene principalmente a livello epatico, con un contributo minore dei reni; all’interno delle cellule, l’apoB viene degradata, mentre parte dell’apo(a) può essere riciclata e reimmessa in circolo.
Nel complesso, Lp(a) circola prevalentemente nel plasma e non si localizza in tessuti specifici, ma può accumularsi in siti di danno vascolare grazie alla capacità di legarsi alla matrice extracellulare, con effetti che possono risultare sia utili sia dannosi a seconda delle condizioni.
Come interpretare i valori dell’esame: alta, bassa e valori normali
I valori di lipoproteina(a) nel sangue vengono interpretati in base a linee guida scientifiche e possono essere espressi in mg/dL (massa) o in nmol/L (numero di particelle). La conversione tra le due unità non è standard, poiché la massa delle particelle varia da individuo a individuo, ed è quindi importante fare riferimento ai valori di riferimento forniti dal laboratorio e alla popolazione di riferimento.
Si considerano generalmente normali o bassi valori inferiori a circa 30 mg/dL (75 nmol/L), associati a un rischio cardiovascolare relativamente basso. Valori intermedi o borderline, compresi tra circa 30 e 50 mg/dL (75‑125 nmol/L), indicano un rischio moderato e richiedono valutazione insieme ad altri fattori di rischio. Valori alti, pari o superiori a 50 mg/dL (125 nmol/L), rappresentano un fattore di rischio elevato per patologie cardiovascolari, soprattutto se associati ad altri fattori come colesterolo LDL alto, ipertensione o familiarità per malattie cardiache. Livelli molto alti, ad esempio oltre 100‑125 mg/dL o nei percentili più elevati della popolazione, indicano un rischio significativamente aumentato e richiedono attenzione clinica specifica.
Livello di Lp(a) | mg/dL | nmol/L | Interpretazione / rischio | Sintomi possibili | Patologie associate | Note aggiuntive |
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Basso / Normale | < 30 | < 75 | Rischio cardiovascolare generalmente basso | Di solito assenti | Generalmente assenti | Non richiede interventi specifici; mantenere uno stile di vita sano |
Borderline / Intermedio | 30‑50 | 75‑125 | Rischio moderato; valutare insieme ad altri fattori di rischio | Di solito assenti | Possibile aumento del rischio di aterosclerosi se presenti altri fattori (ipertensione, colesterolo alto, diabete) | Monitoraggio periodico consigliato; interventi preventivi mirati ai fattori di rischio concomitanti |
Alto / Elevato | ≥ 50 | ≥ 125 | Rischio cardiovascolare elevato | Solitamente assenti; talvolta segni precoci di ridotta perfusione o affaticamento | Infarto miocardico, ictus ischemico, stenosi valvolare aortica, malattia arteriosa periferica | Valutare con cardiologo; possibile uso di terapie lipidiche (es. PCSK9) e modifiche dello stile di vita |
Molto alto / Marcato | > 100‑125 | valori elevati percentile 80‑90° | Rischio cardiovascolare molto aumentato | Spesso assenti; in presenza di malattia vascolare possono comparire angina o claudicatio | Infarto miocardico precoce, ictus ischemico, stenosi valvolare aortica severa, aterosclerosi diffusa | Richiede attenzione clinica specifica; possibile trattamento farmacologico mirato; valutazione familiare consigliata per genetica |
Come si esegue l’esame e quando viene richiesto?
L’esame si effettua tramite un normale prelievo di sangue venoso e non richiede procedure invasive particolari. Nella maggior parte dei casi non è necessario il digiuno, anche se alcuni laboratori possono consigliarlo per uniformità con altri esami lipidici. Il sangue prelevato viene analizzato con test immunologici che misurano la concentrazione di Lp(a) nel plasma, espressa in mg/dL o nmol/L, e i risultati sono generalmente disponibili in pochi giorni.
Questo test non fa parte dei controlli di routine, ma viene indicato in specifiche circostanze. Tra queste rientrano la presenza di storia familiare di malattie cardiovascolari precoci, lo sviluppo di eventi cardiovascolari non spiegabili dai normali livelli di colesterolo LDL, la valutazione globale del rischio cardiovascolare in soggetti con altri fattori di rischio (come ipertensione, diabete, fumo o obesità), il monitoraggio dei familiari di soggetti con Lp(a) elevata e la valutazione prima dell’inizio di terapie lipidiche mirate, ad esempio con inibitori PCSK9.
Fattori che influenzano l’esame
I livelli di (Lp(a)) sono prevalentemente determinati dalla genetica, in particolare dal gene LPA, e dalla struttura dell’apolipoproteina(a), la cui lunghezza e il numero di ripetizioni del dominio kringle IV influenzano la quantità di Lp(a) prodotta. Isoforme più piccole sono associate a valori plasmatici più elevati.
Alcuni fattori biologici e fisiologici possono modificarli leggermente: con l’età i livelli possono aumentare, vi sono differenze minime tra uomini e donne e la gravidanza può causare un rialzo transitorio. Anche condizioni patologiche come insufficienza renale o epatica possono alterarne il metabolismo, mentre la maggior parte dei farmaci ipolipemizzanti tradizionali ha un effetto limitato, a differenza di trattamenti specifici come gli inibitori PCSK9, la niacina o terapie sperimentali mirate.
Infine, fattori tecnici possono influenzare i valori riportati: diversi metodi di misurazione e unità di misura (mg/dL vs nmol/L) possono dare risultati leggermente differenti, e alcuni laboratori richiedono il digiuno per coerenza con altri esami lipidici.