Cos’è la MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata), come si esegue, quando è indicata e come interpretare i valori di densità ossea per prevenire osteopenia e osteoporosi

La Mineralometria Ossea Computerizzata (MOC), conosciuta anche come densitometria ossea, è un esame diagnostico utilizzato per valutare lo stato di salute dello scheletro attraverso la misurazione della densità minerale ossea. Questo parametro, indicato con la sigla BMD (Bone Mineral Density), riflette la quantità di minerali come calcio e fosfato presenti nelle ossa.

Si tratta di una procedura non invasiva che impiega dosi molto basse di radiazioni X, oppure in alcune varianti gli ultrasuoni, per determinare la densità ossea. La tecnica più diffusa è la DEXA (Dual-energy X-ray Absorptiometry), considerata lo standard di riferimento; in alternativa esistono metodiche basate sugli ultrasuoni (MOC QUS) e altre meno comuni.

Valori normali, quando e come, perché viene richiesto questo esame

Valori normali, quando e come, perché viene richiesto questo esame. La MOC è un esame semplice e sicuro che permette di valutare la salute delle ossa e prevenire il rischio di fratture

La MOC trova applicazione in diversi ambiti clinici. Viene utilizzata innanzitutto per diagnosticare l’osteoporosi, una condizione caratterizzata da una significativa riduzione della densità ossea che aumenta il rischio di fratture. È inoltre utile per identificare l’osteopenia, una riduzione più lieve che può rappresentare uno stadio intermedio verso l’osteoporosi. L’esame permette anche di valutare il rischio di fratture, poiché ossa con minore densità risultano più fragili e meno resistenti.

Un altro aspetto importante riguarda il monitoraggio dei trattamenti farmacologici, come le terapie per l’osteoporosi, e la valutazione degli eventuali effetti collaterali di farmaci che possono indebolire le ossa. Infine, rappresenta uno strumento di prevenzione nelle persone considerate a rischio, consentendo di individuare precocemente una riduzione della densità minerale anche in assenza di sintomi evidenti.

La densità minerale ossea è strettamente legata alla struttura e alla fisiologia dell’apparato scheletrico. L’osso è un tessuto complesso organizzato su più livelli: quello compatto, più denso e situato all’esterno, e quello trabecolare, a struttura reticolare e metabolicamente più attivo. La matrice ossea è costituita da una parte organica, ricca di collagene che assicura elasticità, e da una parte inorganica, formata da cristalli di idrossiapatite che conferiscono durezza e resistenza alla compressione.

Il rimodellamento osseo è reso possibile dall’azione coordinata delle cellule specializzate: gli osteoblasti, che producono nuova matrice e ne permettono la mineralizzazione; gli osteoclasti, che riassorbono l’osso vecchio; e gli osteociti, che funzionano come sensori meccanici regolando il lavoro delle altre cellule. Grazie a questo equilibrio dinamico, l’organismo costruisce la massa ossea durante la crescita fino al raggiungimento del picco di densità intorno ai 25-30 anni, per poi mantenerla attraverso processi continui di rinnovamento.

La densità ossea varia anche in risposta agli stimoli meccanici: il movimento, il carico e la gravità stimolano infatti l’osso ad adattarsi, rinforzandosi o modificando la disposizione delle trabecole per rispondere meglio agli sforzi. Oltre alla funzione meccanica di sostegno, protezione e leva per il movimento, lo scheletro rappresenta anche una riserva metabolica di minerali come calcio e fosfato, mobilizzati in base alle necessità sotto controllo ormonale (vitamina D, PTH, ormoni sessuali).

La misurazione della densità minerale ossea consente quindi di stimare la resistenza dello scheletro e la sua capacità di sopportare sollecitazioni come compressione o trazione. Una densità ridotta può indicare squilibri nei processi di rimodellamento, deficit di minerali o di stimoli meccanici, e rappresenta un importante fattore di rischio per osteopenia, osteoporosi e fratture.

Come interpretare i valori dell’esame: alta, bassa e valori normali

L’interpretazione della MOC si basa principalmente su due parametri: il T-score e lo Z-score. Il primo confronta la densità ossea del soggetto con quella di un giovane adulto sano al picco di massa ossea, mentre il secondo mette in relazione i valori ottenuti con quelli di individui della stessa età, sesso ed etnia, risultando particolarmente utile nei soggetti giovani.

Secondo le linee guida internazionali, un T-score pari o superiore a -1 indica una densità ossea normale; valori compresi tra -1 e -2,5 segnalano una condizione di osteopenia, ossia una riduzione moderata della densità; un T-score pari o inferiore a -2,5 corrisponde invece a osteoporosi, cioè una fragilità ossea marcata. La situazione diventa più grave quando a tali valori si associano fratture da fragilità, condizione definita osteoporosi severa.

Valori “più alti” rispetto alla media non sono comuni e di solito non hanno rilevanza clinica; spesso si tratta di artefatti, calcificazioni o varianti anatomiche, anche se in rari casi un T-score molto elevato (≥ +2) può richiedere ulteriori verifiche.

Valore (T-score)InterpretazionePossibili sintomiPatologie associateNote aggiuntive
≥ -1NormaleGeneralmente assentiNessuna condizione patologica significativaMantenzione con corretta alimentazione, attività fisica e prevenzione dei fattori di rischio (fumo, sedentarietà, carenza di vitamina D).
da -1 a -2,5OsteopeniaDi solito asintomatica; in alcuni casi dolori ossei lievi o ridotta resistenzaOsteopenia (riduzione moderata della densità ossea)Può evolvere in osteoporosi; importante monitoraggio clinico e prevenzione con stili di vita adeguati.
≤ -2,5OsteoporosiDolori ossei, riduzione della statura, postura incurvata; fratture spontanee o da traumi minimiOsteoporosi (fragilità ossea significativa)Necessaria valutazione clinica approfondita; possibile terapia farmacologica (bisfosfonati, denosumab, terapie ormonali).
≤ -2,5 con fratture da fragilitàOsteoporosi severa (grave)Fratture vertebrali, femorali, polso; dolore cronico; perdita importante di autonomiaOsteoporosi severa con complicanzeTrattamento farmacologico mirato; fisioterapia; prevenzione delle cadute; maggiore rischio di disabilità.
T-score > 0 (molto alto, es. ≥ +2)Valori insolitamente elevatiNessun sintomo specifico; talvolta rigidità articolare o dolore locale se presenti calcificazioniNon associato a patologia specifica; possibile presenza di artefatti o condizioni particolari (calcificazioni, osteopetrosi)Non esistono linee guida ufficiali; può essere richiesto approfondimento per escludere errori tecnici o anomalie rare.

L’approccio terapeutico dipende dal risultato: con valori normali è sufficiente mantenere stili di vita salutari, con osteopenia è consigliato un monitoraggio periodico e interventi preventivi, mentre in presenza di osteoporosi si rende necessaria una valutazione clinica approfondita con possibile terapia farmacologica, integrazione di calcio e vitamina D, esercizio fisico mirato e strategie per ridurre il rischio di cadute.

La sigla MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata) è comunemente utilizzata in Italia in ambito clinico, mentre DXA (Dual-energy X-ray Absorptiometry) rappresenta il termine ufficiale adottato a livello internazionale e nelle linee guida scientifiche.

Patologia / CondizionePerché la MOC / DXA è indicata
Osteoporosi post-menopausalePer diagnosticare osteopenia/osteoporosi (T-score) e stratificare il rischio di frattura; DXA è il test di riferimento.
Frattura da fragilità (frattura low-trauma)Qualunque adulto con frattura da fragilità necessita valutazione BMD: conferma diagnosi e guida la terapia.
Terapia cronica con glucocorticoidiGlucocorticoidi aumentano il rischio di perdita ossea: DXA per valutare gravità e necessità di trattamento.
Artrite reumatoide e altre artriti infiammatorieMalattie infiammatorie croniche associano rischio aumentato di perdita ossea; DXA aiuta lo screening e il monitoraggio.
Ipogonadismo (uomini) e menopausa prematura (donne)Deficit ormonali favoriscono perdita ossea; DXA utile per valutare la densità e decidere interventi.
Iperparatiroidismo primarioAlterazione del metabolismo osseo che può portare a riduzione BMD; DXA aiuta nella valutazione pre/post trattamento.
Ipertiroidismo non trattatoEccesso di ormone tiroideo provoca perdita ossea; DXA consente quantificare il danno.
Malassorbimento intestinale (es. celiachia)Malabsorzione di calcio/vitamina D e malnutrizione riducono la BMD: DXA indicata per screening e follow-up.
Precedente by-pass/gastric bypass (chirurgia bariatrica)Alterazioni dell’assorbimento e perdita di peso rapido aumentano il rischio di perdita ossea; DXA raccomandata.
Malnutrizione / Disturbi alimentari (anorexia nervosa)Basso peso corporeo e carenze nutrizionali causano perdita ossea: DXA per valutare densità e rischio frattura.
Cirrosi epatica e alcolismo cronico (indicato in contesti a rischio)Malattia epatica avanzata e abuso alcolico possono ridurre la massa ossea: DXA indicata nello screening.
Insufficienza renale cronicaMalattia ossea del rene e alterazioni minerali richiedono valutazione della densità ossea come parte dell’iter diagnostico (con considerazioni specifiche per CKD).
Mieloma multiplo e alcune neoplasieMalattie ematologiche e metastasi ossee possono alterare la densità; DXA è utile per valutazione sistemica del BMD (integrata con indagini specifiche).
Trapianto d’organo (pre/post trapianto)Trapianto e terapie immunosoppressive (es. corticosteroidi) aumentano il rischio di osteoporosi: DXA per baseline e follow-up.
Immobilizzazione prolungata / lesione midollareAssenza di carico meccanico provoca rapida perdita ossea; DXA utile per quantificare la perdita e orientare il trattamento.
Uso di farmaci associati a perdita osseaEsempi: terapie ormonali oncologiche (inibitori dell’aromatasi), terapia androgenodeprivante, alcuni anticonvulsivanti, antiretrovirali; DXA per valutare impatto e decidere terapia preventiva.
HIV/AIDSInfezione e terapia antiretrovirale possono ridurre la BMD; DXA raccomandata nei pazienti a rischio.
Diabete di tipo 1 (e alcuni casi di tipo 2 ad alto rischio)Il diabete, specie tipo 1, è associato a maggior rischio di fratture non sempre spiegato dalla BMD; DXA può essere parte della valutazione del rischio.
Basso peso corporeo / anoressia (BMI molto basso)Il basso peso è un fattore di rischio indipendente per perdita ossea: DXA consigliata per screening.
Valutazione pre-terapia o per monitorare efficacia del trattamento anti-osteoporoticoPrima di iniziare farmaci o per seguire risposta alla terapia (es. bisfosfonati, denosumab) si utilizza DXA per baseline e controllo.

Come si esegue l’esame e quando viene richiesto?

L’esame consiste in una procedura semplice, rapida e non invasiva, volta a misurare la densità minerale delle ossa. La tecnica più diffusa è quella che utilizza raggi X a bassa intensità e analizza principalmente colonna lombare, femore prossimale e talvolta avambraccio; l’esposizione alle radiazioni è molto ridotta rispetto a una radiografia tradizionale. Esistono anche metodiche periferiche basate su ultrasuoni, utili per screening preliminari o in assenza di apparecchiature centrali. L’esame dura generalmente 10–15 minuti e non richiede preparazioni particolari, salvo evitare integratori di calcio nelle 24 ore precedenti e rimuovere oggetti metallici nella zona da esaminare.

Moc, per ciascun singolo paziente la decisione deve essere personalizzata

Per ciascun singolo paziente la decisione su quando fare DXA e con quale frequenza deve essere personalizzata (età, fattori di rischio, farmaci, comorbilità). Le posizioni ISCD 2023 contengono le indicazioni operative più aggiornate sui gruppi da testare e sul follow-up

La MOC viene richiesta principalmente in presenza di fattori di rischio o sintomi sospetti, tra cui donne in post-menopausa, uomini sopra i 60 anni o più giovani con condizioni predisponenti, persone con fratture da fragilità, pazienti in terapia con farmaci che riducono la densità ossea, soggetti con malattie croniche che alterano il metabolismo osseo, o chi presenta dolori ossei ricorrenti, deformità vertebrali o ridotta statura. È inoltre indicata per monitorare l’efficacia di terapie per l’osteoporosi o la progressione della malattia.

Fattori che influenzano l’esame

I risultati possono essere influenzati da diversi fattori, sia di natura fisiologica che tecnica. Tra quelli fisiologici rientrano l’età, con una progressiva riduzione della densità ossea soprattutto nelle donne in post-menopausa, il sesso, il peso corporeo e la composizione corporea, nonché la presenza di malattie croniche metaboliche, endocrine o infiammatorie. Anche farmaci come corticosteroidi o alcune terapie oncologiche e uno stato nutrizionale carente di calcio, vitamina D o proteine possono incidere negativamente sui valori.

Tra i fattori tecnici e procedurali che possono alterare i risultati figurano i movimenti durante l’esame, la presenza di oggetti metallici o protesi, le caratteristiche delle ossa analizzate (ad esempio fratturate o con calcificazioni), il tipo di apparecchiatura utilizzata e la calibrazione dei dispositivi, nonché il corretto posizionamento del paziente sul lettino.


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