Secondo i ricercatori, ridurre il consumo di alcol a livello di popolazione potrebbe rappresentare una misura efficace per diminuire l’incidenza della demenza

Una recente indagine scientifica, pubblicata sulla rivista BMJ Evidence-Based Medicine, ha evidenziato che anche quantità molto ridotte di alcol possono aumentare la probabilità di sviluppare demenza. Secondo gli studiosi, non esiste un livello di consumo che offra protezione alla salute mentale e cognitiva. Questo risultato smentisce le precedenti ipotesi secondo cui un’assunzione moderata avrebbe potuto avere effetti benefici, rafforzando invece le prove che mostrano l’impatto nocivo dell’alcol anche a dosi minime.

Abuso di alcool? No, anche una quantità minima è pericolosa per lo sviluppo di malattie neurodegenerative

Anche se il consumo è modesto, il rischio aumenta comunque, per cui agire sui comportamenti legati all’assunzione di bevande alcoliche diventa una strategia centrale nella prevenzione e nella promozione della salute cerebrale a lungo termine

Come è stato condotto lo studio

Per analizzare in modo approfondito il legame tra alcol e rischio di deterioramento cognitivo, i ricercatori hanno utilizzato due differenti approcci:

  • Analisi osservazionale: sono stati coinvolti circa 560.000 individui tra Regno Unito e Stati Uniti, seguiti per diversi anni. A ciascun partecipante è stato chiesto di riferire la quantità di alcol consumata e tali dati sono stati messi in relazione con i casi di insorgenza di demenza.
  • Analisi genetica (randomizzazione mendeliana): sono state considerate informazioni genetiche di circa 2,4 milioni di persone provenienti da 45 studi differenti. In particolare, sono state analizzate varianti legate al consumo alcolico e alla predisposizione ai disturbi da abuso di alcol, per valutare l’effetto cumulativo a lungo termine. Questo metodo consente di ridurre i possibili fattori di distorsione e di avvicinarsi a una valutazione più chiara del rapporto causa-effetto.

La combinazione di questi due filoni di ricerca ha permesso di rendere più robusta l’associazione rilevata, pur senza poter affermare con certezza che l’alcol sia la causa diretta della malattia.

Risultati principali: rischio crescente senza soglie protettive

Relazione lineare tra consumo e rischio

Dall’analisi genetica emerge che la probabilità di sviluppare demenza aumenta progressivamente con la quantità di alcol ingerita. Non è stato individuato alcun livello di consumo che riduca il rischio.

Per esempio, un aumento geneticamente predisposto a bere tre unità alcoliche a settimana, rispetto a una sola, comporta un incremento del rischio del 15%. Inoltre, il raddoppio della predisposizione genetica a disturbi da uso di alcol si traduce in una probabilità di sviluppare demenza superiore del 16%.

Differenze tra dati osservazionali e genetici

Nelle analisi basate sulle dichiarazioni dei partecipanti, il consumo moderato sembrava associato a un rischio minore rispetto a chi non beveva. Gli studiosi hanno sottolineato che molti dei “non bevitori” erano in realtà ex consumatori abituali, e ciò potrebbe aver falsato il confronto.

I dati genetici, invece, non hanno mostrato alcuna protezione associata a un consumo contenuto, ma al contrario confermano che anche piccole quantità sono collegate a un aumento della vulnerabilità cerebrale.

Limiti dello studio e interpretazioni

I risultati non consentono di stabilire con assoluta certezza che l’alcol sia la causa diretta della demenza, ma confermano un’associazione significativa.

Secondo la neuroscienziata Tara Spires-Jones, non coinvolta direttamente nello studio, altre ricerche hanno già dimostrato che l’alcol può esercitare un effetto tossico sui neuroni, ma saranno necessari ulteriori approfondimenti per definire meglio il meccanismo causale.

Un ulteriore problema riscontrato negli studi precedenti riguarda la distinzione tra chi non ha mai bevuto e chi ha smesso di bere dopo anni di consumo, elemento che può rendere più difficile interpretare i dati osservazionali.

Studi precedenti: gli effetti dell’alcol sul cervello

Già in passato, diverse ricerche avevano collegato l’abuso di alcol a danni strutturali e funzionali a livello cerebrale. Esami post-mortem e tecniche di neuroimaging hanno evidenziato riduzione del volume del cervello, modifiche nelle sue strutture e segni compatibili con forme di demenza tra i consumatori cronici.

Una revisione sistematica di studi ha inoltre confermato che l’eccesso di alcol aumenta il rischio di deterioramento cognitivo, mentre gli effetti di consumi moderati restano controversi.

Esperimenti su modelli animali hanno mostrato che l’esposizione all’alcol accelera la perdita neuronale, favorisce l’accumulo di proteine come amiloide e tau – tipiche dell’Alzheimer – e peggiora le funzioni cognitive. Queste evidenze forniscono un fondamento biologico alla possibilità che l’alcol contribuisca ai processi neurodegenerativi.



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