Il comunicato dell’OMS di maggio 2023 pone fine allo stato di Pandemia da Covid-19, vediamo cosa dice in breve e come verrà monitorato in futuro il virus.

Gestione a lungo termine della pandemia da COVID-19: Raccomandazioni per gli Stati Membri secondo il Rapporto del Comitato di Emergenza dell’OMS

Il 5 maggio 2023 segna una tappa storica nella pandemia da COVID-19, con l’Organizzazione Mondiale della Sanità che dichiara ufficialmente la fine dell’emergenza sanitaria che ha avuto inizio l’11 marzo 2020. Nonostante questa dichiarazione, è importante comprendere che il virus non rappresenta più un’emergenza, ma rimane una malattia infettiva da controllare e gestire come qualsiasi altra. Nel Rapporto della quindicesima riunione del Comitato di Emergenza delle Regolamentazioni Internazionali sulla Sanità (IHR) del 2005, tenutasi il 4 maggio 2023, il Comitato ha evidenziato la tendenza al ribasso dei decessi, delle ospedalizzazioni e le ampie percentuali di immunità della popolazione al SARS-CoV-2. Di conseguenza, il Comitato ha consigliato che sia giunto il momento di passare alla gestione a lungo termine della pandemia da COVID-19.

Raccomandazioni del Comitato di Emergenza

Il Direttore Generale dell’OMS concorda con i consigli del Comitato e stabilisce che il COVID-19 non costituisce più un’emergenza sanitaria di interesse internazionale (PHEIC), ma un problema di salute stabilito e continuativo.

Il Direttore Generale ha emesso Raccomandazioni Temporanee per gli Stati Membri, in linea con i consigli del Comitato. Queste raccomandazioni includono:

  • Mantenere i progressi ottenuti nella capacità nazionale e prepararsi per future epidemie.
  • Integrare la vaccinazione COVID-19 nei programmi di vaccinazione lungo tutto il corso della vita.
  • Unire informazioni provenienti da diverse fonti di sorveglianza dei patogeni respiratori.
  • Prepararsi ad autorizzare contromisure mediche all’interno dei quadri normativi nazionali.
  • Lavorare con le comunità per ottenere programmi di comunicazione efficaci sul rischio e l’engagement della comunità.
  • Allentare gradualmente le misure sanitarie relative ai viaggi internazionali legate al COVID-19.
  • Sostenere la ricerca per migliorare i vaccini, comprendere le condizioni post COVID-19 e lo sviluppo di percorsi integrati di assistenza.

Il Comitato ha sottolineato l’importanza di affrontare le lacune riconosciute durante la pandemia e ha invitato gli Stati Membri a rafforzare i sistemi sanitari, promuovere attive comunicazioni sul rischio, adottare un approccio One Health e integrare le attività di sorveglianza e risposta al COVID-19 nei programmi sanitari di routine. Inoltre, il Comitato ha sottolineato l’importanza di dedicare risorse costanti alla preparazione e alla resilienza per le minacce emergenti.

Le Raccomandazioni Temporanee emesse dal Direttore Generale forniscono un quadro per la gestione a lungo termine della pandemia da COVID-19, guidando gli Stati Membri nella preparazione e nella risposta a future epidemie. È fondamentale che gli Stati Membri adottino queste raccomandazioni al fine di mitigare l’impatto continuo del COVID-19 sulla salute pubblica globale.

I primi casi e l’identificazione del virus

I primi casi di quella che all’epoca veniva chiamata “polmonite ad eziologia ignota” risalgono al 31 dicembre 2019, quando la Commissione Sanitaria Municipale di Wuhan, in Cina, segnalò un cluster di casi nella provincia di Hubei. La maggior parte dei casi era collegata all’Huanan Seafood, un mercato all’ingrosso di frutti di mare e animali vivi. Pochi giorni dopo, i ricercatori cinesi hanno depositato la sequenza dell’RNA virale del nuovo coronavirus nel database internazionale virological.org. Il 20 gennaio 2020 è stata confermata la trasmissione da uomo a uomo del virus, che ha poi preso il nome di COVID-19.

La pandemia nel mondo

In pochi giorni è iniziato il primo lockdown di massa della storia, con 60 milioni di persone nella provincia di Hubei, di cui 11 milioni solo a Wuhan, sottoposte a un rigido lockdown. L’Italia ha sperimentato la sua prima ondata a partire dal 21 febbraio 2020, quando è stato identificato erroneamente il paziente zero a Codogno. Da lì in avanti, il numero dei casi è aumentato rapidamente, portando il governo a dichiarare un lockdown nazionale l’8 marzo 2020, diventando così la prima nazione dopo la Cina a imporre restrizioni così severe. L’11 marzo 2020, l’OMS ha dichiarato ufficialmente lo stato di pandemia. Nell’autunno-inverno successivo, una seconda ondata ha coinvolto gran parte dell’Europa e degli Stati Uniti.

Le varianti e la svolta con i vaccini

Il secondo anno di pandemia è stato caratterizzato dalla comparsa di varianti virali. La variante Alfa (ex variante Inglese), identificata per la prima volta nel dicembre 2020, si è diffusa rapidamente in Europa e nel resto del mondo a partire dai primi mesi del 2021, mostrando una maggiore trasmissibilità rispetto alle varianti precedenti. Tuttavia, il secondo anno sarà ricordato soprattutto per l’arrivo dei vaccini anti-COVID-19, che hanno cambiato radicalmente la traiettoria della pandemia. Il primo vaccino, BNT162b2 sviluppato da Pfizer BioNTech, è stato approvato dall’FDA statunitense il 10 dicembre 2020 e successivamente dall’EMA il 21 dicembre. Seguì l’approvazione di mRNA-1273 sviluppato da Moderna da parte della FDA. Il 27 dicembre 2020 è stato un giorno storico per l’Unione Europea, con l’inizio delle prime vaccinazioni in tutti gli Stati membri. Nel corso dei primi mesi del 2021, milioni di persone hanno ricevuto il vaccino, contribuendo a salvare molte vite, soprattutto tra le persone anziane.

La gestione ordinaria

Con una popolazione sempre più immunizzata, l’impatto del virus si è ridotto notevolmente. Nonostante la maggiore contagiosità delle varianti successive, come Omicron, le ondate di casi sono state sempre più contenute. Questo è dovuto alla progressiva adattabilità del nostro sistema immunitario e alla minor virulenza delle varianti attuali. Tuttavia, la malattia continuerà a rimanere con noi per molto tempo, a meno che non venga sviluppato un vaccino efficace anche nel contenimento del contagio. Al momento, il virus non segue ancora un andamento stagionale come l’influenza, ma gli esperti prevedono che potrebbe diventare stagionale in futuro. Nel frattempo, sarà necessario continuare a monitorare l’andamento del virus e adattare la strategia vaccinale di conseguenza. La gestione ordinaria simile a quella dell’influenza ha portato l’OMS a dichiarare la fine dell’emergenza pandemia.



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