La nuova variante XFG del Covid-19 è sotto osservazione OMS: diffusione globale, mutazioni nella proteina spike e possibili scenari per l’autunno 2025
Un’inedita variante del virus SARS-CoV-2, ribattezzata in maniera suggestiva “virus Frankenstein”, sta attirando grande attenzione da parte delle autorità sanitarie internazionali. La variante denominata ufficialmente XFG, conosciuta anche con il soprannome “Stratus”, è stata identificata come un ricombinante del virus SARS-CoV-2. La sua origine deriva dall’unione di due linee distinte, identificate come LF.7 e LP.8.1.2.

Il 25 giugno 2025 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l’ha classificata ufficialmente tra le Varianti Sotto Monitoraggio (VUM). Questa categoria non equivale a quella di variante preoccupante (VOC), ma segnala la necessità di controlli ravvicinati per valutarne la possibile evoluzione e gli effetti sulla diffusione e sulla risposta immunitaria
Secondo i rapporti diffusi, i centri di ricerca e le istituzioni sanitarie internazionali stanno osservando attentamente le caratteristiche di XFG, in particolare la sua capacità di propagarsi e di eludere parzialmente le difese sviluppate dall’organismo. Il monitoraggio è continuo e riguarda sia la circolazione globale della variante sia i suoi effetti sui vaccini in uso.
Nonostante la sua capacità di diffondersi rapidamente e di aggirare parzialmente le difese immunitarie, i dati disponibili non evidenziano un aumento della gravità della malattia né un incremento dei decessi rispetto ad altre varianti in circolazione. Secondo il rapporto dell’OMS pubblicato a giugno, i vaccini attualmente autorizzati continuano a garantire una protezione significativa, soprattutto contro i quadri clinici più seri. L’organizzazione ricorda inoltre che il suo gruppo tecnico dedicato all’evoluzione dei virus valuta regolarmente l’impatto delle mutazioni sull’efficacia dei vaccini. Per questa ragione, le raccomandazioni vaccinali, che avrebbero dovuto terminare il 30 aprile 2025, sono state prolungate fino al 30 aprile 2026.
Diffusione nei diversi Paesi
Durante il 2025, il ceppo XFG ha mostrato una crescita significativa in varie aree del mondo. Nei Paesi del Sud-Est asiatico è comparso sempre più frequentemente nelle analisi di sequenziamento. In Malesia, per esempio, le statistiche indicano che in una singola settimana l’8,2% dei casi registrati fosse riconducibile a questa variante.
Anche negli Stati Uniti la sua presenza è aumentata rapidamente: da valori trascurabili in primavera si è passati a circa il 14% dei casi confermati a fine giugno 2025. Nel Regno Unito, invece, alcune rilevazioni lo stimavano attorno al 30% dei contagi. In India sono stati documentati numerosi episodi, e in alcune regioni il ceppo si è affermato come predominante nelle sequenze disponibili.
Presenza in Europa e banche dati virali
Il nuovo mutante è stato già inserito negli archivi del European Virus Archive – Global, che conserva campioni destinati alla ricerca scientifica. Questo conferma che XFG è stato rilevato anche nel contesto europeo. Parallelamente, il Centro Europeo per il Controllo delle Malattie (ECDC) ha aggiornato le sue liste di riferimento, inserendo la variante fra quelle sotto osservazione dal 27 giugno 2025.
Il dibattito scientifico si concentra sulle trasformazioni presenti nella proteina spike, la porzione del virus che gli permette di entrare nelle cellule. Secondo un documento dell’OMS, tra le mutazioni caratteristiche di XFG figurano T22N, S31P, K182R, R190S, R346T, K444R, V445R, F456L, N487D, Q493E e T572I. Alcune di queste alterazioni, soprattutto quelle in posizione 478 e 487, potrebbero agevolare un parziale aggiramento degli anticorpi, in particolare di alcune classi specifiche.
Trasmissibilità più che gravità
Al momento, non emergono prove solide che tali mutazioni comportino un aumento della letalità o un peggioramento delle forme cliniche per i sintomi del coronavirus, così come nelle altre varianti di COVID-19 registrate negli ultimi mesi. Gli indizi disponibili suggeriscono che la variante sia principalmente più contagiosa e capace di adattarsi meglio alla pressione immunitaria, senza però determinare quadri più severi rispetto ad altre versioni già circolanti del virus.
Gli esperti ricordano che le varianti nate da ricombinazione – cioè dall’incontro e dal rimescolamento di due ceppi diversi – non si traducono necessariamente in mutazioni più pericolose. Spesso questi eventi generano virus con caratteristiche intermedie, che meritano comunque un attento controllo per anticipare possibili sviluppi futuri.
La comunità scientifica insiste sull’importanza del sequenziamento genetico e della raccolta sistematica dei dati clinici per cogliere eventuali cambiamenti che possano alterare l’andamento della pandemia. Il monitoraggio regolare consente di comprendere meglio come si comportano le nuove varianti e di adeguare tempestivamente le strategie di prevenzione.
Sul piano clinico, non sono state segnalate differenze sostanziali rispetto ai sintomi classici del Covid-19. Tra i disturbi più riportati ci sono febbre, tosse, stanchezza, congestione nasale, dolori muscolari, alterazioni del gusto e dell’olfatto, oltre a nausea o disturbi digestivi. Alcuni resoconti hanno sottolineato la comparsa frequente di disfonia – cioè abbassamento o raucedine della voce – e irritazione della gola, che potrebbero costituire tratti distintivi, pur senza rappresentare sintomi esclusivi.
Possibili spiegazioni e confronto con le altre varianti
Alcuni ricercatori ipotizzano che la variante XFG, come già accaduto con le diverse versioni di Omicron, colpisca soprattutto le vie respiratorie superiori e non si concentri in maniera marcata nei polmoni. Ciò potrebbe spiegare la tendenza a generare sintomi simili a quelli di un’infezione delle alte vie respiratorie piuttosto che complicazioni polmonari gravi.
In parallelo, un’altra variante, denominata NB.1.8.1 e soprannominata “Nimbus”, sembra competere con XFG per affermarsi come dominante. Alcuni osservatori hanno notato che, in più Paesi, queste due varianti si stanno diffondendo contemporaneamente, senza che emerga con chiarezza quale avrà il sopravvento. Entrambe condividono il vantaggio della trasmissibilità, ma nessuna delle due appare associata a forme più gravi della malattia.
Il quadro epidemiologico resta complicato da un fattore critico: in molte regioni i programmi di testing e il sequenziamento genetico sono stati ridotti rispetto agli anni precedenti. Questo significa che i dati disponibili potrebbero sottostimare la reale circolazione del ceppo XFG, rendendo meno chiaro il suo impatto effettivo.
Una diffusione rapida?
In diverse aree del mondo, la quota di casi attribuiti a XFG è aumentata nell’arco di poche settimane. Questa crescita accelerata suggerisce un vantaggio competitivo rispetto ad altre linee virali, confermando l’impressione che la sua forza principale sia la rapidità di trasmissione.
Occorre però ribadire che molte delle informazioni disponibili sono ancora parziali o in fase di verifica. I dati provengono spesso da studi preliminari o da segnalazioni giornalistiche, e quindi vanno interpretati con prudenza. Inoltre, i fattori individuali – come età, condizioni di salute pregresse o grado di immunità – incidono notevolmente sul decorso della malattia, rendendo difficile attribuire le differenze cliniche solo alla variante.
Con l’arrivo della stagione fredda e l’aumento dei contatti al chiuso, è plausibile che XFG continui a diffondersi. Se manterrà il suo vantaggio di trasmissibilità insieme a una moderata capacità di aggirare le difese immunitarie, potrebbe diventare uno dei ceppi predominanti nei mesi invernali.
Nello scenario più probabile, la variante resterà parte del mosaico stagionale delle infezioni respiratorie senza causare una crisi sanitaria di maggiore portata. Qualora dovesse combinarsi con altre linee o acquisire nuove mutazioni, potrebbero emergere versioni con caratteristiche inedite, capaci di influenzare nuovamente l’efficacia dei vaccini e le strategie di contenimento.
- OMS – World Health Organizationdocumento XFG has been designated a SARS-CoV-2 variant under monitoring che descrive la classificazione, le mutazioni, e i dati di rischio associati a XFG
- Gavi – Vaccines & Global HealthEight things you need to know about the new Nimbus and Stratus COVID-19 variants
- WHO Dashboard / WHO Variants DashboardVariant under Monitoring (VUM)