L’appendicite è un’infiammazione dell’appendice che può manifestarsi in modo acuto o svilupparsi gradualmente nel tempo, dando origine all’appendicite cronica.
L’appendice ileo-cecale o appendice vermiforme, come suggerisce il nome stesso, è una piccola struttura a forma di sacca cava lunga tra 5 e 10 centimetri che si trova nella parte inferiore destra dell’addome. È localizzata nel colon destro o cieco, a pochi centimetri dal punto in cui l’intestino tenue si collega al colon.
Durante lo sviluppo anatomico, l’appendice inizialmente ha un lume ampio che comunica con il colon. Successivamente, si allunga e si assottiglia, e il canale centrale diventa più stretto a causa di lievi processi infiammatori che possono anche passare inosservati.
Questo disturbo può colpire sia uomini che donne e può presentarsi a qualsiasi età, anche se è più comune durante l’infanzia e l’adolescenza.
I sintomi principali dell’appendicite sono caratterizzati da dolore addominale che si manifesta in diverse modalità:
- Insorgenza improvvisa.
- Inizio nell’area intorno all’ombelico o, talvolta, nella parte superiore dello stomaco, per poi diffondersi verso la parte inferiore destra dell’addome.
- Aumento progressivo dell’intensità del dolore nell’arco di poche ore.
- Peggioramento del dolore durante la palpazione, il movimento, la respirazione profonda, la tosse o gli starnuti.
I sintomi dell’appendicite sono caratterizzati quindi da diverse manifestazioni:
- Dolore: il dolore è un sintomo tipico dell’appendicite ed è localizzato principalmente nell’addome inferiore destro. Tuttavia, può iniziare nell’area intorno all’ombelico e poi spostarsi nella sua sede caratteristica. È importante distinguere questo dolore da altre cause che potrebbero provocare dolore addominale, come patologie ginecologiche nelle donne in età fertile o problemi urologici.
- Febbre: la presenza di febbre, con temperatura superiore a 38°C, è un altro segno comune dell’appendicite.
- Disturbi gastrointestinali: nausea, gonfiore addominale, perdita di appetito e vomito sono disturbi che spesso si manifestano in caso di appendicite.
- Leucocitosi: nella maggior parte dei casi di appendicite acuta, si riscontra un aumento del numero dei globuli bianchi (leucocitosi) nei test di laboratorio, indicando una risposta immunitaria all’infezione.
Altri sintomi comuni includono mal di stomaco, nausea, vomito, perdita di appetito, febbre, brividi, malessere generale, stitichezza o diarrea, e gonfiore addominale.
È importante sottolineare che i sintomi dell’appendicite possono essere confusi con quelli di altre malattie, come gastroenteriti, infezioni pelviche, infezioni delle vie urinarie o infiammazioni intestinali. Pertanto, in caso di dubbio, è fondamentale consultare il proprio medico curante per identificare le cause del dolore e iniziare la terapia appropriata.
Se il dolore addominale è intenso e costante, non va mai sottovalutato e richiede un intervento medico urgente.
Nei bambini, l’evoluzione dell’appendicite verso un quadro acuto, incluso il rischio di peritonite, è più rapida rispetto agli adulti o agli anziani, in cui la sintomatologia può essere meno intensa e quindi più subdola. In alcuni casi, il dolore può localizzarsi in aree diverse da quelle descritte in precedenza. Ad esempio, se l’appendice si trova dietro il cieco anziché davanti, il dolore può comparire sul lato destro o a livello lombare.
È comune che i sintomi gastrointestinali siano presenti, anche se la loro manifestazione può variare da persona a persona. Questi sintomi possono includere nausea, vomito e, soprattutto nei bambini, diarrea seguita da una fase di blocco dell’emissione di gas e feci.
Un elemento distintivo di un attacco di appendicite è il dolore addominale di forte intensità. Questo dolore può iniziare nell’area attorno all’ombelico e poi spostarsi nella parte inferiore destra dell’addome entro poche ore. In questa zona, il dolore persiste e può essere intensificato da tosse, respiri profondi, movimenti e palpazione dell’area, ma tende a diminuire quando il paziente è sdraiato. È importante notare che a volte il dolore associato all’appendicite può localizzarsi in diverse aree, come l’inguine, la parte superiore destra dell’addome o la zona lombare, e in questi casi può essere confuso con una colica biliare o renale.
Altri sintomi che possono indicare un attacco di appendicite includono nausea, vomito, febbre, fitte che si estendono alla gamba e diarrea o, al contrario, stitichezza. La rigidità della parete addominale è un segno tipico dell’appendicite.
Tuttavia, è importante notare che l’appendicite acuta non sempre presenta segni tipici. In caso di dubbi, è consigliabile consultare un medico, che mediante la palpazione addominale sarà in grado di valutare se i disturbi sono correlati all’appendicite o meno.
Se non viene affrontata tempestivamente, l’appendicite può portare a complicazioni entro 12-24 ore dall’inizio dei sintomi.
L’appendice ha un lume tubulare con un calibro ridotto, il che la rende predisposta all’ostruzione. Spesso, l’ostruzione è causata dall’intrappolamento di materiali come muco, calcoli fecali (chiamati fecalomi), parassiti intestinali, residui alimentari o altri corpi estranei, compresi noccioli e semi di frutta.
Quando l’appendice è ostruita, la flora batterica intrappolata inizia a moltiplicarsi, favorendo lo sviluppo di un’infezione locale. Questo processo attiva una risposta immunitaria che porta all’arrivo dei globuli bianchi nell’area interessata, causando un’infiammazione locale. I globuli bianchi, in particolare i fagociti come i macrofagi e i neutrofili, inglobano e digeriscono i patogeni, formando il pus. Il pus si accumula all’interno dell’appendice, aumentando la pressione interna. Nel tempo, questa pressione può portare alla perforazione e alla rottura dell’appendice. Questa è una situazione di emergenza in cui l’infezione si diffonde nel peritoneo e negli organi addominali.
Oltre ai residui di cibo e ai corpi estranei, l’ostruzione dell’appendice può essere causata da una crescita eccessiva di tessuto linfatico, aderenze o tumori locali. Inoltre, l’infiammazione dell’appendice può essere scatenata da malattie infiammatorie intestinali come il morbo di Crohn o la colite ulcerosa.
A cosa serve l’appendice?
Non è ancora del tutto chiaro quale sia la funzione dell’appendice. L’ipotesi più plausibile è che funzioni come un organo linfatico che influisce sul sistema immunitario durante i primi anni di vita. Un’altra ipotesi più verosimile è che l’appendice rappresenti semplicemente un residuo dell’intestino primitivo, un ricordo dello sviluppo embrionale.
Le cause dell’appendicite possono variare e non sono sempre identificabili. L’infiammazione dell’appendice può essere causata dall’ostruzione dell’apertura di questa piccola porzione intestinale, che a sua volta provoca una rapida proliferazione batterica.
L’ostruzione può essere causata da diversi fattori, come accumulo di muco nel lume dell’appendice, presenza di feci indurite che ostruiscono l’apertura o ispessimento delle pareti intestinali a causa di un’infiammazione intestinale.
L’infiammazione iniziale causa un gonfiore dell’appendice, che, se non trattato tempestivamente con farmaci adeguati, può evolvere formando pus. Se l’infiammazione continua, l’appendice può perforarsi, processo che si sviluppa mediamente in 24-36 ore, ma che si manifesta in modo molto più rapido nell’infanzia.
Il peritoneo, la sottile membrana che avvolge gli organi addominali, si infiamma, dando origine alla cosiddetta peritonite, che può essere circoscritta all’area adiacente all’appendice o diffondersi quando l’appendice si perfora e i contenuti intestinali si diffondono nel peritoneo.
Non esiste una strategia sicura ed efficace per prevenire l’appendicite. Tuttavia, seguire un’alimentazione equilibrata con un adeguato apporto di fibre, mantenere un peso forma, evitare la sedentarietà e fare regolare esercizio fisico può contribuire a ridurre il rischio di sviluppare questa condizione. Questo può facilitare la digestione, migliorare la funzionalità intestinale e prevenire la comparsa di stitichezza, che potrebbe causare l’ostruzione dell’appendice e la conseguente infiammazione.
In caso di appendicite, è importante conoscere le azioni da intraprendere e quelle da evitare. In tutti i casi di dolore addominale, ma soprattutto nei bambini, è consigliabile evitare l’uso di farmaci antidolorifici. Questi farmaci possono alleviare temporaneamente il dolore, ma possono rendere difficile una diagnosi accurata da parte del medico.
Se il dolore addominale aumenta progressivamente, diminuisce temporaneamente e poi peggiora, o se si presentano febbre, nausea e vomito, è necessario rivolgersi tempestivamente al Pronto Soccorso.
Diagnosi e fattori di rischio
Per diagnosticare l’appendicite, il medico esamina i sintomi e la storia clinica del paziente, esegue un esame fisico che prevede la palpazione dell’addome e, in alcuni casi, può richiedere un esame rettale o pelvico.
Inoltre, possono essere richiesti esami del sangue e delle urine, nonché esami strumentali come radiografie addominali, ecografie, risonanze magnetiche o tomografie assiali computerizzate (TAC). Questi test vengono eseguiti per valutare l’infezione, le condizioni dell’appendice e per escludere altre patologie che potrebbero causare il dolore addominale e gli altri sintomi, come aderenze addominali, malattie infiammatorie croniche dell’intestino, ostruzioni intestinali, calcoli renali o, nelle donne, gravidanze ectopiche o malattie infiammatorie pelviche.
In generale, l’infiammazione dell’appendice è causata da un’ostruzione interna, risultante dall’accumulo di materiale indigerito o dall’ipertrofia dei follicoli linfatici appendicolari. Questi follicoli possono aumentare di numero e dimensioni in risposta a un’infezione locale o sistemica, come la mononucleosi, il morbillo, il tifo, il morbo di Crohn, le gastroenteriti e le infezioni respiratorie. Questa seconda ipotesi è più comune nei giovani, poiché dopo i trent’anni i follicoli linfatici appendicolari diminuiscono significativamente fino a scomparire intorno ai sessant’anni. Nell’età adulta, l’ostruzione dell’appendice è spesso causata dall’accumulo di materiale fecale e sali inorganici solidificati (coproliti) o, più raramente, dalla presenza di corpi estranei come calcoli biliari, neoplasie o parassiti intestinali come la Taenia, l’Ascaris e l’Enterobius vermicularis.
Indipendentemente dall’origine dell’ostruzione, l’accumulo di muco che si verifica all’interno dell’appendice, senza trovare un’uscita, aumenta la pressione interna. Questa pressione meccanica stimola i recettori del dolore, dando origine ai sintomi precoci dell’appendicite, come nausea, perdita di appetito e dolori viscerali di intensità moderata e scarsa localizzazione.
La ridotta perfusione di sangue e la stasi linfatica favoriscono la crescita dei batteri che normalmente colonizzano l’appendice senza causare danni (appendicite acuta catarrale). Se l’ostruzione viene risolta, il processo infiammatorio regredisce; al contrario, se l’infiammazione persiste, l’ulcerazione batterica della mucosa, associata alla ridotta vascolarizzazione, porta alla formazione di pus (appendicite suppurativa).
Se il processo continua, la compromissione del drenaggio linfatico può causare la formazione di focolai gangrenosi (appendicite acuta gangrenosa). Lo stadio successivo è la perforazione dell’appendice, con la possibile estensione dell’infiammazione al peritoneo parietale, un sottile strato che riveste le pareti della cavità addominale. In questo momento, l’infiammazione può diffondersi alle strutture adiacenti (appendicite acuta perforata), anche se spesso l’organismo riesce a confinare l’infezione. Durante questi stadi avanzati, i pazienti sperimentano tradizionalmente un aumento e una migrazione del dolore, che si sposta dalle aree vicine all’ombelico a quelle inferiori, verso l’osso dell’anca.
La peritonite generalizzata è la complicanza più grave dell’appendicite e, se non trattata tempestivamente, può essere fatale.
Appendicectomia laparoscopica
Attualmente, l’appendicectomia, ovvero l’asportazione chirurgica dell’appendice, è considerata un intervento di routine. Tuttavia, fino al secolo scorso, l’appendicite acuta rappresentava una condizione molto grave che poteva portare alla morte. Ci sono stati casi in cui l’appendicite acuta ha causato la morte di personaggi illustri o ha rischiato di cambiare la storia. Grazie all’evoluzione delle tecniche chirurgiche e anestesiologiche, nonché all’introduzione di nuovi antibiotici, la situazione è radicalmente cambiata. La chirurgia mininvasiva, nota come appendicectomia laparoscopica, ha rivoluzionato completamente l’approccio chirurgico all’appendicite. Attraverso una piccola incisione di circa 1 cm all’altezza dell’ombelico, viene inserita una telecamera che permette di visualizzare l’intera cavità addominale su uno schermo. Le immagini ingrandite consentono a tutti i membri del team chirurgico di seguire le diverse fasi dell’intervento.
Attraverso altre due piccole incisioni di pochi millimetri, posizionate nella zona pubica e nascoste dai peli, vengono introdotti gli strumenti chirurgici necessari per eseguire le stesse manovre della chirurgia tradizionale, riducendo l’ampiezza dell’incisione e offrendo la possibilità di esplorare completamente gli organi addominali. Questo è particolarmente importante nelle donne, poiché spesso i sintomi non sono causati dall’appendicite, ma da patologie degli organi genitali (ovaio, tube e utero) che altrimenti non potrebbero essere identificate.
Appendicite in numeri
In Italia, ogni anno circa 70.000 pazienti vengono sottoposti a un intervento per appendicite, e nella maggior parte dei casi si risolve con brevi periodi di degenza ospedaliera. Tuttavia, ci sono ancora situazioni complicate in cui la diagnosi viene effettuata tardivamente e il trattamento chirurgico risulta più complesso. Anche nei paesi industrializzati, come l’Italia, si verificano ancora casi mortali legati a questa patologia.
Un’appendice infiammata e ingrossata può rompersi o perforarsi. In caso di rottura, il pus infetto può contaminare la cavità addominale, causando la formazione di ascessi e peritonite. Gli ascessi, che rappresentano raccolte di pus, possono essere trattati con terapia antibiotica adeguata o drenaggio chirurgico. La peritonite, invece, è la complicanza più grave e temuta, poiché rappresenta un’infezione che mette seriamente a rischio la vita del paziente.