L’esame dell’emoglobina valuta la salute del sangue, aiutando a diagnosticare anemia, policitemia e altre condizioni, con informazioni su valori, modalità di esecuzione e fattori influenti

L’emoglobina è una proteina complessa presente all’interno dei globuli rossi, la cui funzione principale è trasportare l’ossigeno attraverso il sangue. Dal punto di vista strutturale, è composta da quattro catene proteiche, due alfa e due beta, ciascuna delle quali contiene un gruppo eme. All’interno di questo gruppo si trova un atomo di ferro, che ha la capacità di legarsi all’ossigeno in modo reversibile. Questa caratteristica rende l’emoglobina indispensabile per il corretto funzionamento del metabolismo cellulare.

Esami di Laboratorio

Valori normali, quando e come, perché viene richiesto questo esame. È una proteina fondamentale che trasporta ossigeno e anidride carbonica e contribuisce a mantenere l’equilibrio chimico del sangue

Esistono diverse forme di emoglobina. La principale negli adulti è l’HbA, che rappresenta circa il 95–98% del totale. È composta da due catene alfa e due beta. Nei neonati e nei feti è invece prevalente l’HbF, che ha una maggiore affinità per l’ossigeno e consente un più efficace trasferimento di ossigeno dalla madre al feto. Una terza forma, l’HbA2, è presente in minori quantità (circa il 2-3%) negli adulti sani.

Infine, si riconoscono anche alcune varianti anomale di emoglobina, che derivano da mutazioni genetiche. Tra queste, una delle più note è l’HbS, responsabile dell’anemia falciforme, una patologia ereditaria che altera la forma dei globuli rossi compromettendone la funzionalità.

È presente nei globuli rossi ed è coinvolta in processi vitali come il trasporto dell’ossigeno, la gestione dell’anidride carbonica e l’equilibrio del pH del sangue. Senza il corretto funzionamento, le cellule non riceverebbero l’ossigeno necessario per produrre energia, e l’organismo non riuscirebbe a mantenere stabili le condizioni interne.

Una delle sue principali funzioni è quella di trasportare l’ossigeno dai polmoni ai vari tessuti del corpo. Questo processo avviene grazie alla particolare struttura della molecola di emoglobina, che permette di legarsi all’ossigeno nei polmoni, dove la concentrazione è alta, e di rilasciarlo nei tessuti, dove invece è più bassa. La proteina è in grado di legare fino a quattro molecole di ossigeno contemporaneamente, e lo fa in modo cooperativo: una volta legata la prima molecola, il legame delle altre avviene più facilmente. Questo meccanismo rende il trasporto più efficiente, adattandosi alle esigenze dell’organismo in tempo reale.

Oltre all’ossigeno, partecipa anche al trasporto dell’anidride carbonica, il gas di scarto prodotto dalle cellule. Una parte della CO₂ si lega direttamente all’emoglobina, mentre il resto viene trasformato in bicarbonato o trasportato disciolto nel sangue. Questo permette di eliminare l’anidride carbonica attraverso i polmoni durante l’espirazione.

Un altro ruolo importante riguarda il mantenimento del pH del sangue. Grazie alla sua capacità di legarsi agli ioni idrogeno, aiuta a contrastare le variazioni di acidità che possono compromettere il corretto funzionamento dell’organismo. In questo modo, contribuisce a mantenere il pH entro i limiti fisiologici, garantendo un ambiente stabile per tutte le funzioni cellulari.

Dal punto di vista anatomico si trova all’interno dei globuli rossi, che costituiscono una parte significativa del volume sanguigno. Ogni globulo rosso può contenere centinaia di milioni di molecole di emoglobina, pronte a catturare e rilasciare ossigeno dove serve. La struttura della proteina è molto specifica: è formata da quattro subunità, ognuna delle quali ospita un gruppo eme contenente un atomo di ferro, responsabile del legame con l’ossigeno.

La sua produzione avviene nel midollo osseo durante la formazione dei globuli rossi, ed è regolata da un ormone chiamato eritropoietina, prodotto dai reni. Quando il livello di ossigeno nel sangue scende, ad esempio a causa di una malattia o di un’elevata altitudine, il corpo stimola la produzione di eritropoietina per aumentare la quantità di emoglobina e migliorare così il trasporto dell’ossigeno.

Infatti, in alcune condizioni particolari, come durante l’esercizio fisico intenso o in ambienti poveri di ossigeno, l’organismo può adattarsi aumentando la produzione di emoglobina. Questo avviene anche negli atleti di resistenza, che sviluppano una maggiore capacità di trasportare ossigeno proprio per soddisfare la richiesta energetica dei muscoli durante l’attività prolungata.

Come interpretare i valori dell’esame: alti, bassi e normali

L’interpretazione dei valori dell’emoglobina in un esame del sangue rappresenta un passaggio chiave per valutare lo stato di salute generale e individuare eventuali alterazioni nel trasporto dell’ossigeno. I livelli normali variano in base a fattori come età, sesso, gravidanza e metodiche utilizzate dal laboratorio. Indicativamente, nei soggetti adulti, i valori di riferimento si aggirano tra 13,8 e 17,2 g/dL per gli uomini e tra 12,1 e 15,1 g/dL per le donne. Nei bambini e nei neonati, i limiti sono leggermente diversi, così come nelle donne in gravidanza, per cui il valore minimo accettabile è intorno a 11 g/dL.

Quando i livelli risultano inferiori alla norma, si parla di anemia, una condizione che riflette una ridotta capacità del sangue di trasportare ossigeno. Le cause possono essere molteplici: carenze nutrizionali (come ferro o vitamina B12), perdite ematiche, malattie croniche, disfunzioni del midollo osseo o patologie ereditarie. I sintomi più comuni includono affaticamento, pallore, difficoltà respiratoria e capogiri.

Valori eccessivamente elevati, invece, possono indicare policitemia, una condizione in cui il sangue risulta più denso e viscoso. Questo può avvenire per adattamento naturale (come nel caso di chi vive in alta quota o pratica sport di resistenza), per disidratazione, patologie polmonari croniche o alterazioni del midollo osseo. Tra i rischi associati figurano l’aumento della probabilità di trombosi, ictus o eventi cardiovascolari.

CategoriaValori di riferimento (g/dL)Sintomi associatiPatologie correlateNote aggiuntive
Uomini adulti13,8 – 17,2Valori bassi: stanchezza, pallore, fiato corto

Valori alti: cefalea, vertigini, arrossamento

Bassi: anemia sideropenica, insufficienza renale, perdite ematiche

Alti: policitemia vera, BPCO, disidratazione

I valori possono variare in base all’altitudine e allo stile di vita
Donne adulte12,1 – 15,1Come sopraCome sopraValori più bassi rispetto agli uomini per motivi ormonali e perdite mestruali
Donne in gravidanza≥ 11,0Affaticamento, pallore, tachicardiaAnemia da carenza di ferro o folatiIn gravidanza è fisiologico un lieve calo per l’aumento del volume plasmatico
Bambini (6 mesi – 6 anni)11,0 – 13,5Inappetenza, svogliatezza, difficoltà di concentrazioneAnemia da carenza alimentare, talassemia, infezioni cronicheFondamentale un’alimentazione equilibrata e il monitoraggio pediatrico
Neonati (alla nascita)14,0 – 24,0Valori troppo alti: rischio di ispessimento del sangue

Valori bassi: cianosi, difficoltà respiratoria

Policitemia neonatale, anemia da emolisi o perdita perinataleI valori sono fisiologicamente più alti alla nascita e calano dopo le prime settimane

Un valore alterato di emoglobina non va interpretato isolatamente. È fondamentale considerarlo insieme ad altri parametri ematologici, come ematocrito, ferritina e conta dei globuli rossi, oltre che al quadro clinico del paziente. Solo il medico, con eventuali esami di approfondimento, può chiarire il significato clinico dell’alterazione riscontrata.

Come si esegue l’esame e quando viene richiesto?

L’esame si effettua tramite un prelievo di sangue venoso, solitamente da una vena del braccio, e il campione viene analizzato in laboratorio con strumenti automatici che ne misurano la concentrazione. Questo test, rapido e poco invasivo, è spesso incluso nell’emocromo completo.

L’analisi è utilizzata principalmente per valutare lo stato di salute generale e per diagnosticare o monitorare condizioni come anemia, policitemia e altre patologie ematologiche. È indicata in presenza di sintomi come affaticamento, pallore, difficoltà respiratorie o vertigini, nonché in caso di malattie croniche che possono alterare la produzione o la durata dei globuli rossi. Inoltre, serve a verificare l’efficacia di trattamenti specifici, come quelli per l’anemia o per malattie renali e oncologiche.

L’esame viene inoltre eseguito routinariamente durante visite di controllo, screening prenatali e valutazioni preoperatorie.

Fattori che influenzano l’esame

I risultati possono essere influenzati da diversi fattori, che ne modificano temporaneamente o permanentemente i valori. Tra questi si trovano condizioni fisiologiche come età, sesso, gravidanza e altitudine, poiché vivere ad alta quota può causare un aumento naturale dell’emoglobina per compensare la ridotta disponibilità di ossigeno.

Anche fattori temporanei, come la disidratazione, possono provocare un aumento apparente dei livelli, mentre emorragie recenti o carenze nutrizionali tendono a diminuirli. Malattie croniche, infezioni, infiammazioni e problematiche legate al midollo osseo o alla produzione dei globuli rossi possono influenzare significativamente i valori.

Inoltre, alcuni farmaci, come eritropoietina e steroidi, così come condizioni di stress fisico o metabolico, possono alterare la produzione di emoglobina. Per una valutazione accurata è quindi fondamentale considerare questi elementi nel contesto clinico complessivo del paziente.


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