Dai sintomi alla diagnosi, i trattamenti per l’artrosi: farmaci, esercizio fisico, fisioterapia, medicina del dolore e approcci integrativi per gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita
L’artrosi è una patologia di tipo cronico che interessa principalmente le articolazioni, e si sviluppa con l’avanzare dell’età. Alla base di questo disturbo vi è un progressivo deterioramento della cartilagine articolare, un tessuto essenziale che funge da cuscinetto tra le ossa. Quando questa struttura si consuma, le superfici ossee entrano in contatto diretto, minando la fluidità nei movimenti e provocando dolore spesso intenso. Le aree più frequentemente colpite sono quelle sottoposte a maggior pressione: ginocchia, anche e colonna vertebrale. Anche le mani possono esserne interessate, soprattutto nelle donne dopo la menopausa.

L’artrosi è una malattia degenerativa che, pur non essendo reversibile, può essere gestita efficacemente attraverso una combinazione di strategie mediche, comportamentali e fisiche. Una diagnosi precoce, abitudini salutari e trattamenti mirati possono contribuire a rallentarne l’evoluzione e migliorare significativamente la qualità della vita delle persone colpite
L’artrosi, sotto il profilo fisiologico e anatomico, è una condizione progressiva e debilitante che coinvolge l’intera struttura dell’articolazione sinoviale. Non interessa esclusivamente la cartilagine, ma anche l’osso situato sotto di essa, la membrana sinoviale, i legamenti, la capsula articolare e i muscoli circostanti. Si tratta, quindi, di un’alterazione complessiva dell’unità articolare.
In condizioni normali, l’articolazione sinoviale è formata da più componenti con funzioni specifiche: la cartilagine ialina, che riveste le estremità ossee rendendo fluido il movimento; l’osso subcondrale, che fornisce supporto; la membrana sinoviale, che produce il liquido lubrificante; la capsula articolare e i legamenti, che garantiscono stabilità; infine, i muscoli e i tendini, che consentono e controllano il movimento.
Nel contesto artrosico, si verifica un disequilibrio tra la produzione e la degradazione delle componenti cartilaginee. Questo squilibrio è favorito da sollecitazioni meccaniche eccessive, infiammazioni persistenti a bassa intensità, disturbi metabolici e predisposizione genetica. La cartilagine perde la sua elasticità e resistenza per la riduzione di proteoglicani e collagene, mentre gli enzimi specifici ne accelerano la distruzione. Anche l’osso subcondrale si modifica, diventando più denso e soggetto a microfratture; si formano inoltre escrescenze chiamate osteofiti. La membrana sinoviale può infiammarsi, contribuendo alla sintomatologia dolorosa, e si altera l’intero equilibrio meccanico dell’articolazione.
Le conseguenze funzionali sono evidenti: il movimento si riduce a causa della rigidità e del dolore, la lubrificazione articolare diventa inefficace per via di un liquido sinoviale alterato, la stabilità si compromette per la deformazione ossea e la debolezza dei tessuti di supporto, e i muscoli, per il ridotto utilizzo e la sofferenza cronica, tendono a indebolirsi.
Segni, Sintomi e Manifestazioni Cliniche
I disturbi causati dall’artrosi si palesano gradualmente. Il sintomo iniziale più comune è un dolore sordo e profondo, localizzato all’articolazione colpita, che peggiora con l’attività fisica e migliora col riposo. Nelle fasi più avanzate, tuttavia, il dolore può persistere anche a riposo o durante la notte, interferendo con il sonno. Altri sintomi caratteristici includono:
- Rigidità mattutina, che si risolve generalmente in meno di mezz’ora.
- Gonfiore e sensazione di calore, causati dall’accumulo di liquido sinoviale.
- Limitazione dei movimenti, spesso associata alla formazione di escrescenze ossee (osteofiti).
- Rumori articolari, come scrosci o scricchiolii durante il movimento.
- Instabilità dell’articolazione, che può comportare insicurezza nei movimenti, stanchezza generale e, nei casi più gravi, conseguenze emotive come la depressione.
L’artrosi tende a manifestarsi con sintomi inizialmente lievi che peggiorano progressivamente nel tempo. Le evidenze cliniche variano in base all’articolazione interessata e allo stadio della malattia. Nelle prime fasi, i disturbi possono essere poco specifici, ma col passare del tempo diventano più marcati e possono compromettere in modo significativo la qualità della vita.
Il dolore inizialmente sfocia solo durante il movimento o in seguito a sforzi, ma successivamente può comparire anche a riposo o durante la notte, interferendo con il sonno. Generalmente si tratta di un dolore localizzato, di tipo sordo e profondo, che si attenua con il riposo nelle fasi iniziali.
Un altro segno tipico è la rigidità articolare, soprattutto al mattino o dopo lunghi periodi di inattività. Di solito dura meno di mezz’ora e migliora con il movimento. Questa sensazione è dovuta alla diminuzione dell’elasticità dei tessuti e alla presenza di liquido articolare in eccesso.
In alcune situazioni l’articolazione può apparire gonfia, a causa di un versamento sinoviale. Il gonfiore può essere accompagnato da calore e, talvolta, da un lieve arrossamento, legati a episodi infiammatori localizzati.
È frequente anche la percezione di rumori articolari, come scricchiolii o crepitii, causati dal deterioramento delle superfici articolari e dalla perdita della normale copertura cartilaginea.
Con l’evoluzione della malattia, si osserva una progressiva limitazione dei movimenti. Le attività quotidiane risultano sempre più difficoltose, anche a causa del dolore e delle alterazioni strutturali.
In stadi più avanzati della patologia possono comparire deformazioni evidenti delle articolazioni colpite, come nel caso delle dita delle mani, dove si formano noduli ossei tipici. Queste alterazioni derivano dalla crescita di escrescenze ossee (osteofiti) e dal deterioramento articolare. In alcune forme, soprattutto quelle che colpiscono le ginocchia, può comparire un senso di instabilità, con episodi in cui l’articolazione sembra cedere, rendendo difficoltosa la deambulazione. Infine, nelle fasi più gravi, si possono associare sintomi generali come stanchezza persistente, disturbi del sonno e alterazioni dell’umore. Questi effetti secondari sono legati al dolore cronico e all’impatto funzionale dell’artrosi, che possono compromettere il benessere complessivo della persona.
Ecco un quadro sinottico e generico dell’artrosi e del suo quadro eziologico e diagnostico:
| Categoria | Elemento | Descrizione |
|---|---|---|
| Sintomi soggettivi | Dolore articolare | Profondo, sordo, peggiora con il movimento, può essere presente anche a riposo |
| Rigidità mattutina | Inferiore a 30 minuti, migliora con il movimento | |
| Affaticamento articolare | Sensazione di stanchezza dopo sforzi anche lievi | |
| Disturbi del sonno | Difficoltà a dormire per dolore notturno | |
| Riduzione funzionale | Limitazione nei movimenti quotidiani (scrivere, camminare, salire le scale) | |
| Dolore irradiato | Soprattutto da anca a ginocchio o da colonna a gluteo e arti inferiori | |
| Sintomi sistemici lievi | Umore depresso, stanchezza cronica | |
| Segni clinici oggettivi | Gonfiore articolare | Dovuto a versamento sinoviale |
| Deformità articolari | Noduli (Heberden, Bouchard), deviazioni ossee, osteofiti | |
| Scricchiolii/Crepitii | Rumori articolari durante i movimenti | |
| Instabilità articolare | Sensazione di “cedimento”, soprattutto nelle ginocchia | |
| Dolorabilità alla palpazione | Sensibilità locale durante l’esame clinico | |
| Limitazione del range di movimento | Ridotta ampiezza dei movimenti attivi e passivi | |
| Atrofia muscolare | Per ridotto uso dell’articolazione | |
| Scale di valutazione | WOMAC (Western Ontario and McMaster Universities Osteoarthritis Index) | Valuta dolore, rigidità e funzione articolare in modo soggettivo (soprattutto anca e ginocchio) |
| Lequesne Index | Misura dolore, funzione e capacità di deambulazione (soprattutto per l’anca) | |
| VAS (Scala Analogica Visiva) del dolore | Scala da 0 a 10 per quantificare l’intensità del dolore percepito | |
| KOOS (Knee injury and Osteoarthritis Outcome Score) | Specifica per ginocchio, valuta dolore, sintomi, funzione, sport e qualità della vita | |
| HOOS (Hip disability and Osteoarthritis Outcome Score) | Equivalente del KOOS ma per l’articolazione dell’anca | |
| SF-36 (Short Form Health Survey) | Valutazione generale della qualità della vita | |
| HAQ (Health Assessment Questionnaire) | Misura della disabilità funzionale | |
| Test diagnostici | Radiografia standard | Mostra riduzione spazio articolare, osteofiti, sclerosi ossea, deformità |
| RMN (Risonanza Magnetica Nucleare) | Utile nelle fasi precoci: valuta cartilagine, sinovia, osso subcondrale | |
| Ecografia articolare | Mostra versamenti, sinoviti, alterazioni tendinee | |
| TAC | Per analisi dettagliata delle deformità ossee | |
| Artrocentesi e analisi del liquido sinoviale | Utile per escludere altre patologie infiammatorie (es. artrite, infezioni) | |
| Esami ematici (VES, PCR, RF, anti-CCP) | Servono a escludere malattie infiammatorie reumatiche |
Patologie correlate all’artrosi
L’artrosi, pur essendo spesso descritta come una malattia localizzata solamente alle articolazioni, rappresenta in realtà una condizione più complessa e con implicazioni che vanno oltre il singolo segmento corporeo colpito. Nelle fasi più avanzate, assume caratteristiche sistemiche e generali, influenzando l’equilibrio generale dell’organismo e contribuendo all’insorgenza o all’aggravamento di altri disturbi.
La sedentarietà può sicuramente alimentare o peggiorare patologie preesistenti come obesità, diabete e disturbi cardiovascolari, instaurando un ciclo dannoso difficile da spezzare. A ciò si aggiunge l’impatto psicologico della condizione artrosica, che può determinare alterazioni dell’umore, insonnia e riduzione della qualità della vita.
Alla luce di tali interconnessioni, è pertanto necessario considerare l’artrosi come un elemento che può concorrere allo sviluppo o alla progressione di altre patologie, attraverso meccanismi diretti o indiretti. La tabella seguente ne offre una sintesi, mettendo in evidenza i principali disturbi associati e il tipo di legame esistente.
📋 Tabella: Patologie correlate all’Artrosi:
| Tipologia di relazione | Patologia correlata | Descrizione della correlazione con l’artrosi |
|---|---|---|
| ✅ Conseguenza diretta | Sindrome da disuso muscolare | La riduzione del movimento articolare provoca atrofia muscolare e debolezza periarticolare. |
| Conseguenza diretta | Instabilità articolare cronica | L’usura di cartilagine e legamenti altera la stabilità e la biomeccanica dell’articolazione. |
| Conseguenza diretta | Deformità articolari | L’accumulo di osteofiti e il collasso dell’osso subcondrale portano a deviazioni e dislocazioni ossee. |
| Conseguenza diretta | Disabilità funzionale | Dolore, rigidità e deformità compromettono le attività quotidiane. |
| ✅ Conseguenza indiretta | Cadute e fratture da instabilità | Soprattutto in artrosi del ginocchio o dell’anca, l’instabilità aumenta il rischio di cadute. |
| Conseguenza indiretta | Depressione e disturbi dell’umore | Il dolore cronico e la perdita di autonomia possono influenzare negativamente lo stato psicologico. |
| Conseguenza indiretta | Disturbi del sonno | Il dolore notturno e l’irrequietezza articolare disturbano la qualità del riposo. |
| Conseguenza indiretta | Sindrome metabolica | La sedentarietà forzata per dolore e limitazioni funzionali può contribuire a obesità, dislipidemie, iperglicemia. |
| Conseguenza indiretta | Osteoporosi da immobilizzazione | L’inattività prolungata può ridurre la densità ossea nelle articolazioni meno utilizzate. |
| 🔁 Condizione associata | Obesità | Fattore di rischio per artrosi, in particolare a carico di ginocchia, anche e colonna vertebrale. |
| Condizione associata | Diabete mellito tipo 2 | Favorisce lo stress ossidativo e l’infiammazione di basso grado, aggravando i processi degenerativi articolari. |
| Condizione associata | Malattie cardiovascolari | Associata a infiammazione cronica e inattività, che peggiorano l’evoluzione dell’artrosi. |
| Condizione associata | Gotta e condrocalcinosi (pseudogotta) | Patologie articolari cristalline che possono coesistere o aggravare l’artrosi. |
| Condizione associata | Artrite post-traumatica | Fratture o lesioni articolari possono innescare un’artrosi secondaria precoce. |
| Condizione associata | Scoliosi degenerativa | Può essere conseguenza o coesistere con artrosi lombare, alterando la distribuzione dei carichi. |
| Condizione associata | Discopatia degenerativa | Alterazioni dei dischi intervertebrali spesso coesistono con artrosi vertebrale (spondiloartrosi). |
| Condizione associata | Sindrome femoro-rotulea | Artrosi femoro-rotulea può svilupparsi per disallineamento meccanico, condizione comune in giovani e anziani. |
| Condizione associata | Ernia del disco lombare | La degenerazione delle articolazioni vertebrali può facilitare lo sviluppo di compressioni discali. |
| Condizione associata | Sindrome miofasciale | Il dolore cronico articolare può attivare tensioni muscolari e punti trigger nei muscoli circostanti. |
Sintomatologia in base alla sede e fattori di rischio
Ogni distretto articolare coinvolto presenta caratteristiche specifiche in termini di dolore, limitazione funzionale e impatto sulla qualità della vita. Ad esempio, quando l’artrosi interessa il ginocchio, è frequente la comparsa di instabilità e deviazioni dell’asse articolare, mentre a livello dell’anca il dolore tende a irradiarsi verso l’inguine o i glutei. Se il processo degenerativo coinvolge la colonna vertebrale, si manifestano dolori nella zona cervicale o lombare, spesso associati a formicolii e riduzione della forza agli arti. Nelle mani, l’artrosi può compromettere i movimenti fini, rendendo difficili azioni quotidiane come abbottonarsi o scrivere, mentre nei piedi il dolore si accentua soprattutto durante la deambulazione.
Allo stesso tempo, l’insorgenza dell’artrosi è influenzata da una combinazione di fattori predisponenti, che agiscono favorendo il deterioramento articolare. L’età avanzata rappresenta uno dei principali elementi di rischio, in quanto il processo di invecchiamento comporta un naturale deterioramento della cartilagine. Anche il sovrappeso contribuisce in modo rilevante, aumentando il carico sulle articolazioni portanti come ginocchia e anche. Traumi pregressi, attività fisiche ripetitive o lavori manuali intensi, e predisposizione genetica sono ulteriori elementi che predispongono allo sviluppo della malattia. Alcune condizioni patologiche, come le malattie infiammatorie (es. artrite reumatoide) o metaboliche (es. gotta), possono fungere sia da cause che da fattori aggravanti. Anche infezioni articolari pregresse e posture scorrette hanno un ruolo importante nel danneggiamento progressivo delle strutture articolari.
Sintomi e manifestazioni in base alla zona del corpo interessata:
| Zona Colpita | Sintomi e Manifestazioni |
|---|---|
| Ginocchio (gonartrosi) | Dolore durante la deambulazione, cedimenti articolari, deviazione dell’asse (varo/valgo) |
| Anca (coxartrosi) | Dolore irradiato a inguine e glutei, rigidità, limitazione nei movimenti ampi (es. accovacciarsi) |
| Colonna vertebrale | Cervicalgia o lombalgia, formicolii agli arti, perdita di forza, rigidità spinale |
| Mani | Dolore nelle articolazioni interfalangee, presenza di noduli (Heberden e Bouchard), difficoltà nei movimenti fini |
| Piedi | Dolore accentuato durante il cammino, deformità e rigidità delle articolazioni metatarso-falangee |
Fattori di rischio per l’artrosi:
| Fattori di Rischio / Cause Favorenti | Descrizione |
|---|---|
| Età avanzata | Usura naturale della cartilagine con il tempo |
| Sovrappeso/obesità | Aumento del carico meccanico sulle articolazioni, in particolare ginocchia e anche |
| Traumi articolari pregressi | Fratture, lussazioni, lesioni meniscali che compromettono la biomeccanica |
| Sovraccarichi funzionali | Movimenti ripetuti, attività lavorative o sportive usuranti |
| Familiarità/genetica | Maggiore predisposizione in soggetti con parenti affetti |
| Malattie infiammatorie o metaboliche | Artrite reumatoide, lupus, gotta, diabete |
| Infezioni articolari pregresse | Possono danneggiare direttamente la cartilagine o alterare l’ambiente sinoviale |
| Alterazioni posturali o dismorfismi | Scoliosi, dismetrie, malallineamenti che modificano il carico articolare |
Diagnosi
Per individuarla, è fondamentale un’approfondita valutazione medica. Lo specialista esamina le articolazioni alla ricerca di deformità, dolore o limitazioni nei movimenti. Le radiografie rappresentano lo strumento più utilizzato per confermare la diagnosi: esse mostrano una riduzione dello spazio tra le ossa, l’ispessimento della struttura ossea sottostante (sclerosi) e la presenza di osteofiti. Gli esami di laboratorio, invece, servono per escludere altre forme di malattie reumatiche o infiammatorie.

Le scale di valutazione non sostituiscono le immagini diagnostiche, ma ne arricchiscono il significato clinico. Solo attraverso la combinazione di valutazione soggettiva, esame obiettivo e indagini strumentali è possibile ottenere un quadro multidimensionale, necessario per stabilire lo stadio della malattia, scegliere la terapia più indicata, monitorare i progressi e migliorare l’approccio terapeutico globale
Le scale di valutazione sono strumenti fondamentali nella gestione dell’artrosi, consentono di quantificare sintomi soggettivi come dolore, rigidità e limitazione funzionale, rendendoli oggettivi e misurabili. È particolarmente utile in quanto tali manifestazioni non sempre corrispondono con precisione ai risultati ottenuti dagli esami clinici o strumentali. L’uso delle scale si integra con la valutazione medica e con la diagnostica per immagini, contribuendo a delineare un quadro clinico più completo e articolato della malattia.
Sono essenziali per monitorare l’andamento dell’artrosi, valutare la risposta alle terapie, e identificare le aree di maggiore compromissione funzionale. Scale come la VAS per il dolore, il WOMAC per la funzionalità dell’anca e del ginocchio, e questionari specifici come HOOS e KOOS permettono di rilevare con maggiore precisione l’impatto della patologia sulla vita quotidiana del paziente. Anche test funzionali come il “Timed Up and Go” offrono dati utili sullo stato motorio.
Le scale svolgono inoltre un ruolo importante nella ricerca clinica, in quanto forniscono parametri standardizzati per confrontare l’efficacia di trattamenti farmacologici o riabilitativi. In ambito terapeutico, aiutano a personalizzare l’approccio, indirizzando la scelta tra opzioni conservative o interventistiche, a seconda delle reali esigenze del paziente.
L’integrazione con la diagnostica clinica e per immagini consente una valutazione più accurata: da un lato, le scale riflettono la percezione soggettiva del malato; dall’altro, l’esame obiettivo e le tecniche come radiografie, risonanze magnetiche o ecografie forniscono informazioni strutturali. La comparazione tra questi dati può rivelare discrepanze clinicamente rilevanti: ad esempio, un paziente con dolore intenso ma alterazioni radiologiche minime potrebbe necessitare comunque di un trattamento mirato.
Scale di valutazione:
| Nome della Scala/Test | Descrizione | Aree valutate | Utilizzo |
|---|---|---|---|
| VAS (Visual Analog Scale) | Scala visiva da 0 a 10 per quantificare il dolore percepito dal paziente | Dolore | Valutazione rapida soggettiva del dolore |
| NRS (Numeric Rating Scale) | Scala numerica da 0 a 10: il paziente assegna un punteggio al dolore | Dolore | Alternativa semplificata alla VAS |
| WOMAC (Western Ontario and McMaster Universities Osteoarthritis Index) | Questionario specifico per artrosi di anca e ginocchio | Dolore, rigidità, funzione fisica | Molto usato in studi clinici e pratica quotidiana |
| KOOS (Knee injury and Osteoarthritis Outcome Score) | Valuta sintomi e qualità della vita nei pazienti con artrosi del ginocchio | Dolore, sintomi, ADL*, sport, QoL** | Specifico per il ginocchio |
| HOOS (Hip disability and Osteoarthritis Outcome Score) | Analogo del KOOS per l’articolazione dell’anca | Dolore, funzione, sintomi, ADL, QoL | Specifico per l’anca |
| Lequesne Index | Questionario per artrosi dell’anca e del ginocchio | Dolore, limitazione, deambulazione | Usato anche per stadiazione |
| Oxford Hip Score / Oxford Knee Score | Scale auto-compilate da 12 item ciascuna | Dolore e funzionalità quotidiana | Valutazione pre/post-operatoria o terapeutica |
| SF-36 (Short Form Health Survey) | Valuta la qualità della vita percepita in 8 ambiti | Funzione fisica, dolore, salute generale, energia | Utile per inquadramento globale del paziente |
| EQ-5D (EuroQol-5 Dimensions) | Valuta qualità della vita su 5 dimensioni + VAS per salute globale | Mobilità, cura di sé, attività, dolore, ansia | Semplice, usato in ricerche sanitarie e cliniche |
| HAQ-DI (Health Assessment Questionnaire Disability Index) | Misura il livello di disabilità e limitazione funzionale | Attività quotidiane, uso ausili, indipendenza | Molto usato anche in artrite reumatoide |
| Functional Reach Test / Timed Up and Go (TUG) | Test funzionali di equilibrio e mobilità | Stabilità, rischio cadute | Valutazione geriatrica integrata |
| Gait Analysis | Analisi del cammino, spesso con sistemi digitali o video | Schemi motori e carico articolare | Approccio biomeccanico e riabilitativo |
| ROM (Range of Motion) test | Misura l’ampiezza dei movimenti articolari | Mobilità articolare | Ogni distretto ha gradi di movimento normali |
| Muscle Strength Testing (es. scala MRC) | Valutazione della forza muscolare con scala Medical Research Council (0-5) | Forza muscolare periarticolare | Valutazione fisioterapica |
Strategie Terapeutiche e cure
Il trattamento dell’artrosi si basa su una strategia globale e personalizzata, che unisce farmaci, esercizio fisico, terapie riabilitative, interventi per il controllo del dolore e, nei casi più gravi, anche soluzioni chirurgiche. Pur non essendo disponibile una cura definitiva, esistono diverse modalità per alleviare i sintomi, rallentare il peggioramento della patologia e migliorare la qualità della vita.
Il trattamento farmacologico rappresenta la prima linea nella gestione dei sintomi. Il paracetamolo è spesso utilizzato nelle fasi iniziali per il suo effetto analgesico. Quando il dolore diventa più marcato, si può fare ricorso ai FANS, che però richiedono attenzione per i possibili effetti indesiderati. In presenza di infiammazione articolare localizzata, si ricorre talvolta a infiltrazioni con corticosteroidi per un sollievo rapido, oppure ad acido ialuronico per migliorare la lubrificazione e la mobilità, specialmente nelle articolazioni come il ginocchio.
L’attività fisica controllata svolge un ruolo chiave nella gestione dell’artrosi. Camminare, nuotare, andare in bicicletta o praticare discipline dolci come lo yoga aiuta a mantenere la muscolatura tonica e riduce lo stress sulle articolazioni. Al contrario, le attività ad alto impatto sono sconsigliate. I programmi di fisioterapia, supervisionati da professionisti, includono esercizi mirati per migliorare forza, flessibilità e propriocezione, contribuendo al mantenimento dell’autonomia e alla prevenzione della disabilità.
Medicina del dolore. Nei casi di dolore persistente e invalidante, può essere necessario ricorrere a farmaci specifici per il dolore cronico, come alcuni antidepressivi o antiepilettici, che agiscono modulando la percezione del dolore. In contesti selezionati, vengono impiegate anche tecniche come i blocchi nervosi o la neurostimolazione, sotto la guida di specialisti in medicina del dolore. La terapia antalgica, nell’ambito della medicina del dolore, si propone di alleviare o controllare il dolore cronico, come quello provocato dall’artrosi, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita. Questo approccio è multidisciplinare e personalizzato, e si avvale di diversi strumenti terapeutici.
Tra questi vi sono farmaci specifici, tra cui antidepressivi triciclici e antiepilettici, utilizzati per agire sulla percezione del dolore a livello del sistema nervoso centrale. Vengono inoltre impiegate tecniche infiltrative, come i blocchi nervosi o le infiltrazioni locali con corticosteroidi o anestetici, per agire in modo mirato su zone particolarmente dolorose.
Nei casi più complessi, può essere indicata la neurostimolazione, che utilizza dispositivi impiantabili per interferire con i segnali dolorosi trasmessi dai nervi. Il trattamento si completa spesso con un supporto psicologico e fisioterapico, utile per affrontare gli aspetti comportamentali e funzionali del dolore. Questo tipo di terapia risulta particolarmente indicato quando il dolore è persistente, non risponde ai trattamenti tradizionali e compromette significativamente le attività quotidiane.
Accanto alle cure convenzionali, alcuni approcci complementari possono essere di supporto. L’agopuntura, ad esempio, può ridurre temporaneamente il dolore articolare. Inoltre, l’assunzione di integratori come glucosamina, condroitina, MSM o omega-3 è comune, sebbene l’efficacia di questi prodotti resti oggetto di dibattito. Qualsiasi trattamento non convenzionale va comunque discusso con il medico, per evitare rischi o aspettative non realistiche.





