La preeclampsia è una condizione ad alto rischio per madre e neonato, richiede diagnosi precoce, prevenzione con aspirina e calcio, e monitoraggio attento per ridurre complicanze

Indice dei contenuti
  1. Sintomi

La preeclampsia è una complicazione della gravidanza che si manifesta generalmente dopo la ventesima settimana di gestazione. Secondo quanto indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’ISSHP (International Society for the Study of Hypertension in Pregnancy), si tratta di una condizione contraddistinta da pressione arteriosa elevata (pari o superiore a 140/90 mmHg) e dalla presenza di proteine nelle urine (proteinuria significativa), oppure da segni di compromissione di uno o più organi, anche in assenza di proteinuria. Questa patologia, tipica solo della gravidanza, può presentarsi anche in donne precedentemente sane.

Sintomi preeclampsia

La preeclampsia è una condizione che comporta un elevato rischio per la salute sia materna sia neonatale, richiedendo una gestione clinica attenta e coordinata. A livello internazionale, vi è consenso su alcuni principi fondamentali per affrontarla in modo efficace

La preeclampsia è una complicanza non comune dello stato gestazionale che colpisce circa il 5-8% delle donne in attesa, è definita da un innalzamento della pressione arteriosa associato a proteinuria (≥0,3 g/24 ore). In alcuni casi, può insorgere anche dopo il parto, generalmente entro i primi 4 giorni, ma talvolta fino a 6 settimane successive. La condizione tende a risolversi spontaneamente entro 6-12 settimane dal parto, ma la condizione richiede ovviamente un monitoraggio rigoroso durante la gravidanza.

Dal punto di vista fisiopatologico, la preeclampsia è considerata una disfunzione che interessa l’intero organismo materno. Le cause risiedono in un’anomala interazione tra la placenta e i vasi sanguigni materni, che comporta un’alterata perfusione placentare. Questo squilibrio provoca il rilascio di sostanze infiammatorie e tossiche nel circolo sanguigno della madre, danneggiando le cellule endoteliali e provocando effetti sistemici. A livello globale, la patologia è responsabile di decine di migliaia di decessi materni e centinaia di migliaia di morti fetali ogni anno, rendendola una delle principali emergenze ostetriche.

Alcune donne presentano una probabilità maggiore di svilupparla. I fattori di rischio riconosciuti includono: una precedente gravidanza complicata dalla stessa condizione, ipertensione cronica, diabete mellito, eccesso di peso corporeo, disturbi autoimmuni come lupus eritematoso sistemico o artrite reumatoide, gravidanze gemellari o ottenute tramite tecniche di procreazione medicalmente assistita. L’identificazione precoce di questi elementi è fondamentale per adottare un piano di monitoraggio intensificato.

Tra le cause di preeclampsia:

VoceTipoNatura dell’EffettoDescrizione del Meccanismo o del Rischio
Anomala formazione dei vasi placentariCausa fisiopatologicaDirettaI vasi della placenta non si sviluppano correttamente, riducendo il flusso sanguigno al feto.
Ridotta perfusione placentareCausa fisiopatologicaDirettaIl flusso sanguigno alterato induce ipossia placentare e rilascio di sostanze dannose per la madre.
Rilascio di fattori antiangiogenici (es. sFlt-1)Causa fisiopatologicaIndirettaQuesti fattori bloccano la crescita dei vasi, provocando ipertensione e disfunzione endoteliale.
Infiammazione sistemica maternaCausa fisiopatologicaIndirettaLa risposta immunitaria anomala porta a stress ossidativo e danno vascolare.
Disfunzione dell’endotelio vascolareCausa fisiopatologicaDirettaL’endotelio compromesso non regola correttamente la pressione, favorendo edemi e danni d’organo.
Storia personale di preeclampsiaFattore di rischio clinicoPredisponenteLe donne che hanno avuto preeclampsia in precedenti gravidanze presentano maggiore probabilità di recidiva.
Storia familiare (madre o sorelle con preeclampsia)Fattore di rischio geneticoPredisponenteEsiste una componente ereditaria che aumenta la suscettibilità.
Prima gravidanza (primiparità)Fattore di rischio ostetricoPredisponenteIl sistema immunitario non ha ancora sviluppato tolleranza alla placenta.
Gravidanza gemellare o multiplaFattore di rischio ostetricoPredisponenteAumentato carico placentare e maggior rischio di alterazioni circolatorie.
Età materna ≥ 35 anniFattore di rischio anagraficoPredisponenteL’età avanzata è associata a una maggiore incidenza di disturbi vascolari e metabolici.
Ipertensione cronica preesistenteFattore di rischio clinicoDirettaLa pressione alta già presente favorisce lo sviluppo di preeclampsia.
Diabete (tipo 1, tipo 2 o gestazionale)Fattore di rischio clinicoPredisponenteIl diabete altera la funzione vascolare e amplifica l’infiammazione.
Malattie renali o epatiche cronicheFattore di rischio clinicoPredisponenteOrgani già compromessi sono più sensibili agli effetti della preeclampsia.
Sindrome da anticorpi antifosfolipidiFattore di rischio immunologicoDirettaPatologia autoimmune che aumenta la coagulazione e ostacola la perfusione placentare.
Obesità (BMI ≥ 30)Fattore di rischio metabolicoPredisponenteL’eccesso di peso favorisce l’infiammazione cronica e l’ipertensione.
Etnia (afroamericana, nativa americana, ecc.)Fattore di rischio epidemiologicoPredisponenteAlcuni gruppi etnici mostrano incidenza più elevata per predisposizione genetica o barriere sociali.
Dieta ricca di sodioFattore di rischio ambientaleFacilitanteUn’elevata assunzione di sale favorisce la ritenzione idrica e l’aumento pressorio.

Sintomi

I segnali clinici più comuni della preeclampsia includono: mal di testa persistente e severo, alterazioni della vista (come offuscamento o punti luminosi), dolore nella parte superiore dell’addome, gonfiore improvviso del viso o degli arti superiori. Nelle forme più gravi, la malattia può evolvere in eclampsia, condizione caratterizzata da crisi convulsive, oppure in complicanze come insufficienza renale, danni epatici e alterazioni della coagulazione. Una delle manifestazioni più gravi è la sindrome HELLP, che combina emolisi, aumento degli enzimi epatici e una riduzione drastica delle piastrine. Inoltre, la malattia può comportare distacco della placenta, parto pretermine e sequele cardiovascolari o neurologiche persistenti nella madre.

Segno/SintomoTipoFrequenzaDescrizione clinicaFonte scientifica
Ipertensione arteriosaSegno vitaleMolto comunePressione ≥ 140/90 mmHg dopo 20 settimane di gestazioneWHO, ISSHP 2021, ACOG, NICE
ProteinuriaSegno urinarioComuneEscrezione ≥ 300 mg/24 h o ≥ +1 su stick urinarioACOG, Medscape, Preeclampsia.org
Edema (volto, mani, piedi)Sintomo clinicoComuneGonfiore dovuto ad accumulo di liquidi extracellulariISSHP, PubMed, NIH
Cefalea persistenteSintomo neurologicoComuneMal di testa resistente agli analgesici, spesso pulsanteACOG, AJOG, MedlinePlus
Disturbi visivi (annebbiamento, fosfeni, diplopia)Sintomo neurologicoComuneAlterazioni visive che indicano coinvolgimento neurologicoLancet, WHO
Dolore epigastrico o in ipocondrio destroSintomo epaticoAbbastanza comuneDolore acuto sotto le costole, correlato a sofferenza epaticaAJOG, Medscape
Riduzione della diuresi (oliguria)Segno renaleMeno comuneProduzione di urina < 500 ml/24 hNIH, AAFP
Nausea e vomito tardiviSintomo sistemicoMeno comuneIn fase avanzata, segnale di peggioramento sistemicoPreeclampsia.org, NICE
Irritabilità o ansia marcataSintomo neurologicoMeno comuneAlterazioni comportamentali legate all’ipoperfusione cerebraleNIH, MedlinePlus
Aumento rapido di peso (>2 kg/settimana)Segno indirettoMeno comuneDovuto a ritenzione idrica improvvisaNICE, Preeclampsia Foundation
Trombocitopenia (<100.000/mm³)Complicanza ematologicaVariabileRiduzione delle piastrine, spesso associata alla sindrome HELLPISSHP, AJOG, Nature Reviews
Aumento delle transaminasi (ALT/AST)Complicanza epaticaVariabileSegno di danno epatico, elemento della sindrome HELLPAJOG, ISSHP
Emolisi (LDH aumentata)Complicanza ematologicaRaraRottura dei globuli rossi, componente della sindrome HELLPMedscape, PubMed
Eclampsia (convulsioni)Complicanza neurologicaRara ma graveCrisi epilettiche generalizzate non precedute da epilessiaWHO, NICE, ACOG
Distacco di placentaComplicanza ostetricaRaraSeparazione prematura della placenta, rischio per madre e fetoLancet, Medline, NIH
Insufficienza renale acutaComplicanza renaleRaraRapido declino della funzione renalePubMed, Medscape
Sindrome HELLPComplicanza graveRara ma graveEmolisi, elevati enzimi epatici, piastrinopeniaACOG, Nature Reviews
Edema polmonareComplicanza respiratoriaMolto raraAccumulo di liquido nei polmoni con dispneaWHO, Preeclampsia Foundation
Ictus (ischemico o emorragico)Complicanza neurologicaMolto raraEvento cerebrovascolare acuto causato da ipertensione graveAJOG, NIH
Morte materna o fetaleEsito estremoRarissimo ma possibileNei casi non trattati o complicatiWHO, Lancet, ISSHP

Parallelamente, il riscontro di livelli elevati di enzimi epatici segnala un possibile danno al fegato, spesso correlato a un quadro clinico più grave. Dal punto di vista neurologico, la paziente può manifestare cefalea intensa e disturbi visivi come offuscamento o visione doppia, sintomi che richiedono immediata attenzione. Altri segnali clinici comprendono dispnea o difficoltà respiratorie e dolore localizzato nella parte superiore dell’addome, segno di coinvolgimento epatico o di altre complicanze intra-addominali. Questi sintomi contribuiscono a definire la gravità della preeclampsia e a guidare tempestivamente le decisioni terapeutiche.

Per le donne ritenute a rischio, le linee guida NICE e l’OMS suggeriscono l’assunzione giornaliera di una dose moderata di acido acetilsalicilico (tra 75 e 150 mg), a partire dal primo trimestre. Inoltre, laddove indicato, può essere utile un’integrazione di calcio e una dieta moderata in sodio. L’ISSHP raccomanda un approccio personalizzato alla prevenzione, che include valutazioni regolari del profilo di rischio, esami clinico-laboratoristici e una stretta sorveglianza della pressione arteriosa e dello stato di salute generale.

Sintomi preeclampsia

In presenza di un peggioramento delle condizioni materne o fetali, è indispensabile intervenire rapidamente, considerando anche l’eventualità di un parto anticipato per tutelare la salute di entrambi. Anche nel periodo post-partum è cruciale mantenere un controllo medico prolungato per identificare e trattare eventuali complicanze tardive

Classificazione, criteri diagnostici e strumenti per la diagnosi:

ElementoCategoriaDefinizione/DescrizioneFonti Scientifiche (Linee Guida)
PreeclampsiaDefinizione baseIpertensione arteriosa dopo la 20ª settimana (≥ 140/90 mmHg) + proteinuria ≥ 300 mg/24 h o segni di danno d’organo (senza altre cause)OMS, ACOG, ISSHP, NICE
Preeclampsia senza segni graviClassificazione clinicaPressione ≥ 140/90 ma < 160/110 mmHg, proteinuria ma senza disfunzioni d’organo graviACOG, ISSHP
Preeclampsia con segni graviClassificazione clinica≥ 160/110 mmHg o danni d’organo: cefalea severa, disturbi visivi, aumenti AST/ALT, creatinina > 1.1 mg/dl, piastrine < 100.000/mm³, edema polmonareACOG, ISSHP, WHO
Preeclampsia superimposta su ipertensione cronicaSottotipo clinicoIpertensione preesistente che si complica con proteinuria nuova o peggioramento pressorio o segni di organo compromessoNICE, ACOG, ISSHP
EclampsiaEvoluzione clinica graveInsorgenza di convulsioni in donna con preeclampsia, in assenza di epilessiaACOG, WHO, Medscape
Sindrome HELLPComplicanza ematologicaEmolisi (LDH elevato), aumento enzimi epatici (AST/ALT), piastrinopenia (< 100.000/mm³)ISSHP, ACOG, AJOG
Ipertensione gestazionaleDiagnosi differenzialeIpertensione dopo 20 settimane senza proteinuria o danno d’organoOMS, NICE
Ipertensione cronicaDiagnosi differenzialeIpertensione preesistente alla gravidanza o diagnosticata prima della 20ª settimanaWHO, ACOG

Test diagnostici e parametri di laboratorio:

Esame/TestCategoriaScopo diagnosticoFonti
Pressione arteriosaMisurazione clinicaDiagnosi di ipertensione (≥ 140/90 mmHg su due rilevazioni a distanza di 4 h)OMS, ACOG, ISSHP
Proteinuria 24 oreEsame urinarioEscrezione ≥ 300 mg/24 h conferma proteinuriaACOG, NICE
Rapporto proteine/creatinina (UPCR)Esame urinarioAlternativa alla raccolta 24h: valore ≥ 0,3 mg/mg è indicativo di proteinuriaNICE, Medscape
Stick urinarioEsame di screeningScreening iniziale: ≥ +1 suggerisce proteinuria, ma meno specificoWHO, MedlinePlus
Esami epatici (AST, ALT)Esame ematicoAumento indica danno epatico, spesso presente nei casi gravi o HELLPISSHP, AJOG
Creatinina siericaEsame ematicoValore > 1.1 mg/dL o raddoppio della baseline segnala compromissione renaleACOG, ISSHP
Conta piastrinicaEsame ematico< 100.000/mm³ è un criterio di gravità o indicativo di HELLPNICE, ACOG
LDH (lattato deidrogenasi)Esame ematicoElevato in caso di emolisi, utile per diagnosi di HELLPAJOG, PubMed
UricemiaEsame opzionaleNon usato per diagnosi, ma può indicare stress ossidativo o severitàLancet, Nature
Biomarcatori angiogenici (sFlt-1/PlGF)Test molecolareValore sFlt-1/PlGF >38 può predire lo sviluppo di preeclampsia nei successivi 4 settimane (test validato in UE, non ovunque)NICE, NEJM, Nature Reviews

Il trattamento mira principalmente al controllo dei valori pressori e alla decisione sul momento ottimale per il parto, che rappresenta l’unica soluzione definitiva. Nei casi di pre-eclampsia grave (con valori pressori ≥160/110 mmHg), i protocolli medici impongono l’inizio immediato della terapia antipertensiva entro un’ora. La scelta di indurre il parto dipende dall’equilibrio tra i benefici per la madre e i rischi per il feto, specialmente se la gravidanza è prematura. Dopo la nascita, la donna deve essere monitorata attentamente per almeno 72 ore, poiché la malattia può anche presentarsi o peggiorare nel periodo post-partum.

Strumenti di imaging e monitoraggio:

StrumentoUtilizzoFinalità clinicaFonti
Ecografia ostetricaMonitoraggio fetaleValutazione della crescita intrauterina, liquido amniotico, e flusso DopplerACOG, WHO, MedlinePlus
Doppler arterie uterine/fetaliEsame funzionale placentareIdentifica segni di insufficienza placentare (notching, elevata resistenza)NICE, Lancet
Cardiotocografia (CTG)Monitoraggio continuo del battito fetaleIndica eventuale sofferenza fetale (decelerazioni tardive, variabilità ridotta)NICE, AAFP
Monitoraggio pressorio ambulatoriale (MAPA)Pressione 24hUtile in casi ambigui o per confermare ipertensione mascherataACOG, PubMed

La diagnosi si fonda sull’insorgenza di ipertensione arteriosa e/o segni di compromissione d’organo che compaiono dopo la ventesima settimana di gestazione.  L’identificazione tempestiva dei fattori di rischio, come precedenti gravidanze complicate, condizioni mediche preesistenti o predisposizioni genetiche, è considerata cruciale. La prevenzione può essere supportata dall’uso di aspirina a basso dosaggio, integrazione di calcio dove indicato, e un’attenta sorveglianza clinica: studi clinici hanno dimostrato che questa terapia può ridurre significativamente l’incidenza della preeclampsia, in particolare nelle donne con fattori predisponenti come pregressa preeclampsia, ipertensione cronica, diabete, o gravidanze multiple. L’aspirina agisce principalmente attraverso la modulazione della funzione piastrinica e il miglioramento del flusso sanguigno uteroplacentare, contribuendo così a una migliore perfusione della placenta.

Il calcio, dal canto suo, può contribuire a ridurre il rischio di ipertensione gestazionale e preeclampsia agendo sulla regolazione del tono vascolare e sull’inibizione dell’attivazione neuroendocrina. A queste misure si affianca una sorveglianza clinica intensiva, che include controlli regolari della pressione arteriosa, esami di laboratorio per rilevare alterazioni renali ed epatiche, e monitoraggio del benessere fetale.

In caso di peggioramento, è necessario un intervento rapido, che può includere l’induzione del parto se la situazione lo richiede per salvaguardare la salute della madre o del feto. Anche dopo il parto, è essenziale un monitoraggio continuo per rilevare e gestire eventuali complicanze tardive.

La promozione della conoscenza sulla malattia, l’accessibilità alle cure prenatali e l’educazione sanitaria rivolta alle donne in gravidanza sono strumenti fondamentali per ridurre l’impatto della preeclampsia sulla salute pubblica.



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