Additivi Alimentari ed etichetta
Negli intricati dettagli delle etichette alimentari, gli additivi emergono come attori secondari, sempre piazzati in fondo all'elenco degli ingredienti. Guida agli Additivi Alimentari: Tra Etichette e Normative Europee
Gli additivi alimentari sono come sfumature invisibili che plasmano il mondo dei prodotti alimentari, e in questa mini guida, esploreremo il loro ruolo cruciale. Cosa sono, a cosa servono e come vengono classificati? Scopriamo insieme le risposte a queste domande e altro ancora. Gli additivi alimentari sono sostanze che entrano in scena durante la preparazione, lo stoccaggio e la commercializzazione degli alimenti. Non sono consumati direttamente, ma sono deliberatamente aggiunti agli alimenti per ragioni tecniche. L’etichetta alimentare, un mezzo cruciale di comunicazione con i consumatori, svela la presenza di questi agenti, sempre posizionati in fondo all’elenco degli ingredienti.
La definizione di additivo alimentare, secondo il Regolamento UE 1333/2008, è ampia ma precisa. Qualsiasi sostanza, con o senza valore nutritivo, non consumata abitualmente come cibo, e non utilizzata come ingrediente caratteristico degli alimenti, può essere aggiunta durante varie fasi di produzione, preparazione, trasformazione, trattamento, imballaggio, trasporto e stoccaggio. Il suo scopo tecnologico la rende parte integrante dell’alimento stesso.
Normative Europee: Un Quadro Chiave
La legislazione europea sui additivi alimentari ha attraversato diverse evoluzioni nel corso degli anni, culminando nel pacchetto normativo del dicembre 2008. Questo comprende il Regolamento UE 1333/2008, che consolida le leggi sugli additivi alimentari, e il Regolamento UE 1331/2008, che stabilisce una procedura comune di autorizzazione.
Il Regolamento UE 231/2012, successivo, definisce le specifiche degli additivi alimentari elencati negli allegati II e III del Regolamento UE 1333/2008, portando ulteriore chiarezza nel panorama normativo. L’autorizzazione di un additivo è soggetta a valutazioni di sicurezza effettuate dall’EFSA e rilasciata dai responsabili della gestione del rischio.
Questa collocazione non è casuale; gli additivi, presenti in quantità ridotte, trovano la loro dimora finale, rispettando un ordine decrescente basato sulla quantità contenuta nell’alimento.
Sul fronte dell’etichettatura, ora arricchita dalla NutrInform, gli additivi possono comparire con la loro denominazione completa o con la sigla europea. Quest’ultima, composta da un numero preceduto da una lettera, indica la categoria di appartenenza dell’additivo. Ad esempio, l’acido ascorbico, noto anche come conservante E300, può essere rappresentato sia come “Conservante: E300” che come “Conservante: acido ascorbico”. Entrambe le modalità sono corrette, ma spesso il consumatore medio si trova a navigare tra le informazioni senza una comprensione approfondita degli additivi.
I requisiti che gli additivi alimentari devono soddisfare sono rigorosi. Innanzitutto, l’uso di un additivo deve essere necessario, sostituendo temporaneamente una tecnologia non disponibile o insoddisfacente per rispondere a esigenze particolari. Ad esempio, in aree calde dove il raffreddamento del latte è impraticabile, l’acqua ossigenata può essere utilizzata. Allo stesso modo, l’uso di acido benzoico come agente antimicrobico nelle bevande gassate è consentito per ragioni economiche.
Un secondo criterio di fondamentale importanza è che l’assunzione dell’additivo, a livelli normali e leciti, non deve presentare rischi di tossicità per l’uomo a lungo termine. La valutazione di tossicità deve essere accurata e coprire rischi potenziali come cancro, mutagenesi e teratogenesi. Qualsiasi composto che presenti rischi simili in animali o microorganismi da esperimento deve essere escluso dall’uso alimentare.
Prima di autorizzare l’uso di un additivo, è essenziale stabilire una dose massima accettabile giornaliera, conosciuta come DGA o ADI. Questo approccio garantisce un controllo accurato sulla sicurezza degli additivi, ponendo la salute umana al centro delle decisioni regolamentari. In questo intricato labirinto delle etichette alimentari, comprendere la funzione e i criteri di sicurezza degli additivi diventa un passo fondamentale per una scelta consapevole e informata dei consumatori.
Scopi Tecnologici e Utilizzo degli Additivi
Gli additivi alimentari, utilizzati fin dall’epoca preindustriale per conservare gli alimenti, sono divenuti protagonisti essenziali nel panorama alimentare moderno. La necessità di prolungare la durata di conservazione, migliorare le caratteristiche sensoriali o facilitare la lavorazione sono motivazioni chiave per il loro impiego.
Tuttavia, l’uso di additivi non è universalmente accettato. Alcuni alimenti, come la pasta, l’olio di oliva o il miele, non giustificano dal punto di vista tecnologico l’impiego di additivi. In altri casi, l’uso è limitato, come nei prodotti non trasformati come latte, frutta e verdura fresche.
Classificazione e Etichettatura degli Additivi
La classificazione degli additivi avviene in base a diversi criteri, tra cui la loro funzione. Si dividono comunemente in tre gruppi principali: quelli che conservano la freschezza degli alimenti, migliorano le caratteristiche sensoriali o facilitano la lavorazione.
L’etichettatura degli additivi è una tappa fondamentale. Devono essere obbligatoriamente indicati tra gli ingredienti, con il nome della categoria funzionale e il numero CE, come ad esempio E100 per i coloranti. La normativa UE 1333/2008 copre tutti gli additivi alimentari e mira a garantire una comunicazione chiara e comprensibile per i consumatori.