Come riconoscere l’infezione della palpebra, le cure più efficaci e le strategie di prevenzione per evitare recidive da orzaiolo

L’orzaiolo è un’infezione infiammatoria acuta che interessa le ghiandole sebacee poste lungo il margine delle palpebre, tipicamente alla radice delle ciglia. Questa condizione è quasi sempre provocata da batteri, in particolare dallo Staphylococcus aureus. Si presenta come un piccolo rigonfiamento rosso, doloroso e gonfio, simile a un foruncolo o a una piccola raccolta di pus superficiale, localizzato sulla palpebra.

Sintomi orzaiolo

La causa più comune dell’orzaiolo è un’infezione batterica che interessa le ghiandole sebacee della palpebra, responsabili della lubrificazione oculare. Sebbene generalmente l’orzaiolo non sia contagioso, piccole quantità di batteri possono essere trasferite toccando la lesione; per questo è importante mantenere una corretta igiene delle mani e degli oggetti a contatto, come le federe. Tra i fattori di rischio per lo sviluppo dell’orzaiolo vi sono precedenti episodi di orzaiolo, la presenza di blefarite, alcune condizioni cutanee come acne, rosacea o dermatite seborroica, diabete, pelle secca, cambiamenti ormonali e livelli elevati di colesterolo LDL. Questi elementi possono aumentare la predisposizione all’infezione delle ghiandole palpebrali

L’orzaiolo è un’infezione acuta che colpisce le ghiandole sebacee alla base delle ciglia (ghiandole di Zeis), le ghiandole sudoripare modificate (ghiandole di Moll) nel caso dell’orzaiolo esterno, oppure le ghiandole di Meibomio situate all’interno della palpebra nell’orzaiolo interno.

Queste ghiandole producono secrezioni oleose fondamentali per la lubrificazione e la protezione della superficie oculare, prevenendo l’eccessiva evaporazione del film lacrimale. Quando i dotti ghiandolari si ostruiscono o vengono infettati, soprattutto da Staphylococcus aureus, si innesca una reazione infiammatoria locale. A livello cellulare, l’infezione attiva le cellule immunitarie e induce l’afflusso di leucociti, come neutrofili e macrofagi, che rilasciano mediatori infiammatori provocando vasodilatazione, arrossamento, gonfiore e dolore. L’accumulo di pus è dovuto alla presenza di cellule morte, batteri e detriti, formando un ascesso superficiale. Questa risposta fisiologica ha lo scopo di contenere e risolvere l’infezione, con il calore e il gonfiore come segni di attività immunitaria. Col tempo, l’orzaiolo tende a drenare spontaneamente, favorendo la guarigione e il ripristino della funzione ghiandolare. In sintesi, l’orzaiolo rappresenta un’infezione batterica che provoca un’infiammazione locale nelle ghiandole sebacee della palpebra, con risposte cellulari e fisiologiche volte a combattere l’infezione e a ripristinare il tessuto.

Segni e sintomatologia associata

Il segno più evidente è il gonfiore limitato a una parte della palpebra, accompagnato da dolore e arrossamento visibile. Spesso il fastidio si associa a lacrimazione e a una maggiore sensibilità alla luce. In alcuni casi, l’orzaiolo può evolvere in un ascesso che tende a perforarsi spontaneamente, permettendo così il rilascio di materiale purulento e favorendo la guarigione della lesione.

Tipo di OrzaioloDescrizioneSintomi SpecificiCaratteristiche Cliniche
Orzaiolo esternoInfiammazione acuta delle ghiandole di Zeis (ghiandole sebacee alla base delle ciglia) o delle ghiandole di Moll (ghiandole sudoripare)Dolore localizzato, rossore e gonfiore alla palpebra, spesso con un piccolo puntino giallo centrale (pus)Nodulo rosso, dolente, visibile sul bordo esterno della palpebra, spesso simile a un brufolo o ascesso superficiale
Orzaiolo internoInfezione delle ghiandole di Meibomio situate all’interno della palpebraGonfiore doloroso, arrossamento interno della palpebra, sensazione di corpo estraneo, possibile secrezione purulentaNodulo dolente più profondo rispetto all’orzaiolo esterno, con gonfiore della palpebra, a volte difficile da vedere dall’esterno
Orzaiolo recidivanteEpisodi ripetuti di orzaiolo, che possono essere sia esterni che interniSintomi ripetuti di dolore, gonfiore e arrossamento, con ricomparsa frequente di noduli infiammatoriPresenza di infiammazioni croniche o ripetute che possono causare danni alla palpebra o formazione di cicatrici
Orzaiolo complicatoOrzaiolo che evolve in ascesso profondo o celluliti periorbitariaDolore intenso, edema esteso, febbre, possibile compromissione della funzione oculareGonfiore marcato e diffuso, calore locale, rischio di diffusione dell’infezione ai tessuti circostanti

Cause scatenanti e condizioni predisponenti

La causa principale è l’infezione batterica delle ghiandole palpebrali, ma vari elementi possono facilitare il suo sviluppo. Tra questi figurano una scarsa cura dell’igiene degli occhi, periodi di stress prolungato, disfunzioni del sistema immunitario o patologie dermatologiche come la blefarite e la rosacea. L’orzaiolo è più frequente nelle persone che soffrono di infiammazioni croniche o ripetute delle palpebre.

Patologia CollegataRelazione con l’OrzaioloDescrizione e Evidenze Scientifiche
BlefariteCausa predisponenteInfiammazione cronica delle palpebre che favorisce l’accumulo di batteri e detriti, aumentando il rischio di infezioni come l’orzaiolo. Studi indicano che la blefarite è associata a frequenti episodi di orzaiolo e calazio.
Rosacea oculareCausa predisponenteDisturbo infiammatorio cutaneo che interessa anche gli occhi, causando alterazioni delle ghiandole sebacee palpebrali, predisponendo a infezioni ricorrenti come l’orzaiolo. La letteratura oftalmologica sottolinea questa connessione.
CalazioConseguenza o diagnosi differenzialeIl calazio è una granulomatosi cronica delle ghiandole di Meibomio che può insorgere dopo un orzaiolo non completamente risolto o come evoluzione di infiammazioni ripetute. Spesso confuso con l’orzaiolo, ma non è un’infezione attiva.
Infezioni batteriche estese (es. celluliti periorbitaria)Possibile complicanzaSe l’orzaiolo si evolve in un ascesso profondo o non trattato adeguatamente, l’infezione può diffondersi ai tessuti circostanti, causando celluliti periorbitaria, una condizione grave che richiede trattamento urgente.
Disfunzione delle ghiandole di Meibomio (MGD)Causa predisponenteAlterazione della secrezione delle ghiandole di Meibomio che favorisce l’infiammazione e la colonizzazione batterica, incrementando il rischio di orzaiolo e blefarite. Ricerche oftalmologiche confermano questa associazione.

Come si diagnostica

La diagnosi si basa sull’osservazione clinica, senza necessità di esami di laboratorio nella maggior parte dei casi, effettuata mediante visita oculistica con visita diretta della palpebra e valutazione dei sintomi riferiti. Nella maggior parte dei casi, non sono necessari esami di laboratorio grazie alla chiarezza del quadro clinico. Poiché l’orzaiolo può essere associato a patologie come la blefarite, si utilizzano scale di valutazione validate per misurare l’infiammazione e la disfunzione delle ghiandole palpebrali, come il Blepharitis Severity Score e la classificazione della disfunzione delle ghiandole di Meibomio (MGD Grading). Tra gli esami strumentali, la biomicroscopia con lampada a fessura è essenziale per analizzare il bordo palpebrale, le lesioni e le secrezioni, mentre la fotografia a fluoresceina può evidenziare eventuali danni alla superficie oculare. I test microbiologici sono raramente necessari, ma vengono eseguiti in caso di infezioni persistenti o ricorrenti per identificare l’agente patogeno e determinarne la sensibilità agli antibiotici.

Tipo di valutazione/testUtilizzo principaleNote
Visita clinica oculisticaDiagnosi primaria di orzaioloDiagnosi basata su segni e sintomi
Blepharitis Severity ScoreValutazione gravità infiammazione palpebraleUtile per patologie associate
Meibomian Gland Dysfunction GradingValutazione funzione ghiandole MeibomioPrevenzione e gestione complicanze
Lampada a fessuraEsame dettagliato del bordo palpebraleFondamentale per diagnosi e monitoraggio
Esame microbiologicoIdentificazione batteri in casi complessiRaramente necessario

Generalmente, l’orzaiolo si risolve spontaneamente nell’arco di una o due settimane senza lasciare conseguenze permanenti. Per ridurre la probabilità di recidive, è consigliato mantenere una corretta igiene oculare, evitare di condividere asciugamani o prodotti cosmetici e intervenire tempestivamente in caso di infiammazioni palpebrali.

Cura dell’orzaiolo

Il trattamento iniziale dell’orzaiolo si basa principalmente sull’applicazione di impacchi caldi, accompagnati dall’uso di antibiotici topici. Gli antibiotici somministrati per via sistemica sono indicati soltanto nei casi più gravi, nelle recidive o quando l’infezione si estende oltre la sede iniziale. L’impiego di corticosteroidi è limitato e deve essere affidato a specialisti, poiché può nascondere i segni dell’infezione o facilitarne la diffusione. Si sottolinea l’importanza di evitare l’auto-somministrazione dei farmaci e di seguire sempre le indicazioni del medico.

Principio AttivoClasse FarmacologicaVia di SomministrazioneIndicazioni e Note
CloramfenicoloAntibiotico topicoCollirio o pomataUso locale per infezioni batteriche superficiali, efficace contro Staphylococcus aureus.
FusidicoAntibiotico topicoPomata o gel oculareAlternativa topica, particolarmente indicata per infezioni da stafilococco.
TetraciclinaAntibiotico topicoPomataSpesso usata in combinazione con altre terapie, efficace contro vari batteri gram-positivi.
EritromicinaAntibiotico topicoPomataImpiegata per infezioni oculari, utile anche per blefarite associata.
DicloxacillinaAntibiotico sistemicoCompressePrescritta in caso di infezioni più estese o recidivanti, attiva contro stafilococchi.
CefalexinaAntibiotico sistemicoCompresseAlternativa orale per infezioni batteriche, utile in casi complicati.
IbuprofeneAntinfiammatorio/antidolorificoOrale o topico (pomata)Usato per ridurre dolore e infiammazione associata all’orzaiolo.
ParacetamoloAnalgesicoOraleAntidolorifico per il controllo del dolore localizzato.
Corticosteroidi (es. idrocortisone)Antinfiammatori localiPomate (uso limitato e sotto controllo medico)Talvolta utilizzati in combinazione per ridurre infiammazione, ma con cautela per rischio di peggioramento infezione.


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