Brucellosi diagnosi, sintomi e prevenzione. Test diagnostici, segni clinici e linee guida per riconoscere e gestire questa infezione batterica in modo efficace
La brucellosi è una malattia infettiva di origine zoonotica causata da batteri del genere Brucella. Questa patologia si diffonde in tutto il mondo, con una maggiore incidenza nelle aree del Mediterraneo, in India, nei Paesi mediorientali, nell’Asia centrale e in America Latina. Colpisce sia animali che esseri umani, rappresentando un rilevante problema di sanità pubblica e comportando significativi danni economici, soprattutto nelle zone rurali dove l’allevamento è diffuso.

La brucellosi rimane una zoonosi di grande rilievo sanitario ed economico in molte regioni del mondo. Nonostante i progressi nella diagnosi e terapia, la prevenzione rimane il principale strumento per limitarne la diffusione, soprattutto mediante il controllo delle fonti animali e il rispetto di norme igienico-sanitarie riguardanti l’alimentazione e le attività professionali a rischio. In Italia, grazie a misure efficaci, la brucellosi è stata quasi completamente debellata, sebbene persistano isolati focolai in alcune aree meridionali e insulari
I batteri responsabili della brucellosi sono microrganismi Gram-negativi, suddivisi in sei specie principali: Brucella melitensis, B. abortus, B. suis, B. canis, B. ovis e B. neotomae. Tra queste, le prime quattro sono capaci di infettare anche l’uomo. La malattia interessa numerosi animali, tra cui bovini, ovini, caprini, cervi, suini e cani. In particolare, B. melitensis è la specie più frequentemente associata all’infezione umana, soprattutto nelle regioni dove l’allevamento di pecore e capre è prevalente.
La maggior parte dei pazienti guarisce spontaneamente entro 2-3 settimane: ci sono però alcuni casi in cui può manifestarsi una forma subacuta, intermittente o cronica della malattia
L’infezione umana si contrae principalmente attraverso il contatto diretto con animali infetti o tramite il consumo di prodotti animali contaminati. Le principali vie di trasmissione sono tre: ingestione di cibi o bevande contaminate (la via più comune), inalazione di aerosol contenenti i batteri e l’ingresso del patogeno tramite piccole lesioni cutanee. Il batterio si trova nel latte degli animali infetti e la mancata pastorizzazione aumenta il rischio di contagio.
L’inalazione rappresenta un rischio maggiore per lavoratori di laboratorio e personale esposto a colture di Brucella, mentre le piccole ferite sono un punto di accesso frequente per chi opera nei mattatoi, in ambito veterinario o per i cacciatori che manipolano selvaggina infetta. Il passaggio di infezione da cane a uomo è molto raro e, generalmente, i proprietari di cani non sono considerati a rischio significativo.
La trasmissione da persona a persona è eccezionale, sebbene possa verificarsi in casi limitati, come attraverso il latte materno, i rapporti sessuali o trapianti di tessuti. Questo implica che l’eliminazione della brucellosi negli animali ridurrebbe drasticamente il rischio per gli esseri umani.
La brucellosi può provocare diverse complicanze cliniche che interessano vari organi e sistemi. Pur manifestandosi frequentemente come malattia sistemica acuta con sintomi generici, può anche evolvere in forme croniche o con coinvolgimento specifico di organi.
Queste complicanze, anche se poco frequenti, richiedono particolare attenzione durante diagnosi e trattamento, poiché possono aggravare il decorso della malattia e necessitare di terapie specifiche e prolungate.
Sintomi
I sintomi della brucellosi possono essere aspecifici e simili a quelli influenzali: febbre, cefalea, dolori muscolari e articolari, debolezza e malessere generale. L’incubazione varia da pochi giorni a qualche mese, con una media di circa due settimane. L’esordio può essere improvviso o graduale, e la febbre spesso si presenta con andamento ondulante (fino a 40-41°C), brividi, alternando fasi di rialzo a periodi di remissione. A seguito della fase febbrile, possono manifestarsi perdita di peso, dolore addominale, ingrossamento di fegato e milza e alterazioni dei linfonodi, dolori muscolari e articolari soprattutto alla schiena, senso di malessere generale e occasionalmente diarrea.
In altri casi, invece, l’inizio è più graduale, caratterizzato da stanchezza, dolori muscolari diffusi, cefalea e dolori nella zona cervicale e dorsale, seguiti da un rialzo febbrile nelle ore serali.
Uno dei sintomi più tipici è la cosiddetta “febbre ondulante”, ovvero un rialzo febbrile che si alterna a periodi di remissione più o meno completi, con un andamento che può durare settimane o mesi.
Tra i sintomi sistemici si riscontrano sudorazioni abbondanti, in particolare notturne o mattutine, debolezza e astenia persistente, perdita di peso, riduzione dell’appetito, dolori articolari e muscolari diffusi e mal di testa.
Non sono rari disturbi gastrointestinali come dolore addominale, nausea, vomito, stipsi e diarrea.
Spesso coinvolge organi specifici, con ingrossamento della milza (splenomegalia) e del fegato (epatomegalia) in circa la metà dei casi, oltre a linfonodi moderatamente ingrossati. Negli uomini può manifestarsi orchite, ovvero infiammazione dei testicoli.
In rari casi possono insorgere complicanze più gravi come endocardite, neurobrucellosi e osteomielite. Le complicanze più comuni includono l’endocardite batterica subacuta, infiammazione delle valvole cardiache rara ma potenzialmente fatale; la neurobrucellosi, che coinvolge il sistema nervoso centrale con meningite, encefalite o neurite; l’orchite, infiammazione dolorosa dei testicoli; la colecistite, infiammazione della cistifellea; la suppurazione epatica, con formazione di ascessi nel fegato; e l’osteomielite, infezione ossea che interessa principalmente la regione sacroiliaca o le vertebre.
Nelle forme croniche, la malattia si caratterizza per febbri ricorrenti, dolori articolari persistenti, affaticamento continuo, disturbi neurologici e alterazioni dell’umore, come depressione o irritabilità.
Categoria | Sintomi comuni | Note aggiuntive |
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Febbre | Febbre ondulante (a onde), fino a 40-41°C, con fasi di remissione | Caratteristica principale |
Sintomi generali | Sudorazione profusa (spesso mattutina), debolezza, stanchezza, perdita di peso | Possono durare settimane o mesi |
Dolori muscolari e articolari | Dolori diffusi, soprattutto lombalgia e alle articolazioni | Può portare a limitazioni funzionali |
Cefalea | Mal di testa persistente | |
Sintomi gastrointestinali | Nausea, vomito, dolore addominale, diarrea o stipsi | Meno frequenti ma presenti |
Organi coinvolti | Splenomegalia, epatomegalia, linfonodi ingrossati | Segni obiettivi all’esame clinico |
Sintomi urogenitali | Orchite (infiammazione testicolare) | Raramente presente |
Sintomi neurologici | Malessere neurologico, meningite, encefalite (in neurobrucellosi) | Complicanza rara ma grave |
Sintomi cronici | Febbri ricorrenti, dolori articolari persistenti, affaticamento, depressione | Possibile in forme croniche |
Diagnosi
La conferma diagnostica si basa su esami di laboratorio quali colture microbiologiche di sangue, midollo osseo e liquido cerebrospinale, e test sierologici per la ricerca di anticorpi specifici. L’emocoltura è essenziale, anche se la crescita batterica può richiedere tempi prolungati, fino a diverse settimane. La coltura del midollo osseo è considerata più sensibile rispetto al sangue e rappresenta il metodo di riferimento. In aggiunta, la PCR può individuare il DNA batterico precocemente.
La raccolta di dati dettagliati sulla storia clinica del paziente risulta fondamentale per orientare la diagnosi di brucellosi. Tra gli elementi rilevanti si considerano l’esposizione ad animali infetti, il consumo di prodotti lattiero-caseari non pastorizzati, le attività lavorative a rischio e i viaggi in zone endemiche. Dal punto di vista laboratoristico, l’isolamento del batterio Brucella da campioni biologici (sangue, midollo osseo, liquido cerebrospinale) rappresenta il metodo diagnostico di riferimento, sebbene la sensibilità possa variare significativamente in base alla tecnica e al momento del prelievo.
Organizzazione / Linea guida | Principali raccomandazioni diagnostiche | Test diagnostici raccomandati | Note importanti |
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World Health Organization (WHO) | Diagnosi basata su storia clinica, esposizione, test sierologici e coltura | Test sierologici (es. Test di agglutinazione Standard, BrucellaCapt) Coltura (sangue, midollo osseo) PCR (per forme acute e neurobrucellosi) | Sottolinea importanza della diagnosi precoce per prevenire complicanze. Monitoraggio post-trattamento essenziale. |
Centers for Disease Control and Prevention (CDC) | Diagnosi combinata clinica, laboratoristica e microbiologica | Emocoltura (gold standard) Test sierologici (Wright, agglutinazione) PCR (in casi selezionati) | Raccomanda uso di coltura per conferma, ma riconosce limiti di sensibilità e tempi di risposta. |
European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) | Diagnosi integrata con attenzione a forme croniche e complicate | Sierologia (Test di Wright, BMAT) Coltura PCR in casi neurobrucellosi | Evidenzia l’importanza di una valutazione multidisciplinare e follow-up prolungato. |
International Society of Infectious Diseases (ISID) | Protocollo diagnostico dettagliato con enfasi su sierologia e coltura | Test di agglutinazione standard e BrucellaCapt PCR e coltura come conferma | Suggerisce test seriali per monitoraggio risposta terapia. |
Manuale Merck (Merck Manual) | Diagnosi basata su anamnesi, esame fisico e test sierologici | Emocoltura Sierologia (Test di Wright) | Evidenzia la variabilità clinica e la necessità di test ripetuti in casi sospetti. |
I test sierologici sono impiegati per rilevare la presenza di anticorpi specifici contro Brucella: il test di microagglutinazione (BMAT) valuta gli anticorpi totali nel siero; il test BrucellaCapt è utile soprattutto nelle forme croniche o atipiche e per monitorare la risposta terapeutica; il test di Wright, meno sensibile, è oggi meno utilizzato.
- La tecnica molecolare PCR consente l’identificazione diretta del DNA di Brucella nei campioni biologici, risultando particolarmente efficace nella fase acuta e nei casi di neurobrucellosi.
- Gli esami ematologici generali, come la conta dei globuli bianchi e la velocità di eritrosedimentazione (VES), possono presentare valori normali o lievemente alterati, e non sono specifici per la brucellosi, ma possono contribuire al sospetto clinico.
- Una diagnosi precoce è essenziale per garantire un trattamento efficace, riducendo il rischio di complicanze e cronicizzazione. Anche dopo la guarigione, è importante un monitoraggio prolungato per identificare eventuali recidive.
- Per la prevenzione, si raccomanda di evitare il consumo di prodotti lattiero-caseari non pastorizzati e di adottare adeguate misure di protezione negli ambienti a rischio, come l’uso di dispositivi di protezione individuale.
Metodo Diagnostico | Descrizione | Utilizzo Principale |
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Anamnesi e Esame Clinico | Raccolta di informazioni sulla storia del paziente e osservazione dei segni fisici | Orientamento iniziale al sospetto diagnostico |
Coltura Batterica | Isolamento di Brucella da campioni biologici | Conferma definitiva della diagnosi |
Test Sierologici | Rilevazione di anticorpi specifici contro Brucella | Diagnosi presuntiva e monitoraggio |
PCR | Identificazione del DNA di Brucella in campioni biologici | Diagnosi rapida, soprattutto in fase acuta |
Esami Bioumorali | Analisi di sangue per valutare parametri generali | Supporto al sospetto diagnostico |
Cura
Il trattamento richiede una terapia antibiotica combinata per un periodo prolungato, generalmente di almeno sei settimane, per prevenire recidive. Nei pazienti adulti, l’associazione più utilizzata è doxiciclina insieme a rifampicina o aminoglicosidi (streptomicina o gentamicina). Nei bambini sotto gli otto anni si preferisce la combinazione di trimetoprim/sulfametossazolo e rifampicina. In presenza di complicanze gravi come endocardite o neurobrucellosi, è necessario un approccio terapeutico più intenso e prolungato, spesso con più farmaci. Nonostante la terapia, la malattia può causare recidive nel 5-15% dei casi e, seppur rara, può risultare fatale soprattutto in seguito a complicazioni severe.
Al momento non esistono vaccini disponibili per la prevenzione nell’uomo; pertanto, la principale misura preventiva è evitare il consumo di latte e derivati non pastorizzati e di carni poco cotte. Chi lavora a contatto con animali o prodotti potenzialmente infetti deve adottare protezioni individuali come guanti e occhiali e curare eventuali ferite cutanee per evitare l’infezione.
Nei Paesi dove la brucellosi è endemica, programmi di sanità pubblica si occupano di controllare la malattia negli animali attraverso la vaccinazione, il monitoraggio e l’eliminazione degli esemplari infetti. Questi interventi risultano fondamentali anche per ridurre il rischio di trasmissione all’uomo.