L’anoressia è un disturbo complesso che colpisce sia il corpo sia la psiche. Una diagnosi tempestiva e un trattamento completo, calibrato sulle esigenze della persona, rappresentano le chiavi per un percorso di guarigione efficace

L’anoressia è un disturbo dell’alimentazione che colpisce soprattutto le ragazze e le donne giovani, e consiste in una forte determinazione a mantenere un peso corporeo ben al di sotto di quello considerato adeguato per età e statura. Chi ne soffre limita in modo severo l’assunzione di cibo o adotta comportamenti che mirano a eliminare del tutto le calorie assunte, spesso unendo a ciò un’attività fisica intensa. Nonostante il significato letterale del termine rimandi a una perdita dell’appetito, nella realtà chi vive questa condizione conserva spesso il desiderio di nutrirsi, ma evita volontariamente il cibo per paura di ingrassare.

Sintomi Anoressia

Comprendere e riconoscere i segnali del disturbo è il primo passo per aiutare chi ne soffre a ritrovare un equilibrio tra benessere fisico ed emotivo. L’anoressia nervosa è una condizione complessa che coinvolge mente, corpo e relazioni sociali. Le recenti scoperte in ambito psicologico e terapeutico forniscono nuove possibilità per migliorare l’approccio clinico e aumentare le probabilità di successo nel lungo termine. Resta fondamentale continuare a investire nella ricerca scientifica per affrontare le sfide ancora aperte e perfezionare gli strumenti oggi a disposizione.

La percezione corporea distorta è l’inizio dello stato patologico

Una caratteristica fondamentale dell’anoressia è l’errata interpretazione del proprio aspetto fisico. Anche in presenza di un’evidente magrezza, chi ne è colpito continua a vedersi sempre e comunque in sovrappeso. Questa distorsione percettiva alimenta il bisogno impellente e continuo di perdere peso, rendendo difficile per la persona rendersi conto della gravità del proprio stato e accettare un aiuto.

I criteri per identificare l’anoressia. Non esiste una soglia precisa universalmente condivisa per diagnosticare l’anoressia ossia un limite minimo o massimo, ma esistono alcuni parametri indicativi. In genere, viene considerata significativa una riduzione del peso corporeo superiore al 15% rispetto al valore previsto in base all’età e al sesso. Un altro riferimento è l’Indice di Massa Corporea (IMC): un valore pari o inferiore a 17 suggerisce una condizione di magrezza clinicamente rilevante. Più l’IMC è basso, maggiore è la gravità del disturbo.

Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, giunto ormai alla sua quinta edizione revisionato (DSM-5-TR), ha apportato modifiche significative rispetto alle versioni precedenti. Ecco una visione aggiornata dei criteri diagnostici dell’anoressia:

CriterioDescrizione
Restrizione dell’assunzione caloricaRiduzione dell’apporto energetico rispetto alle necessità, portando a un peso corporeo significativamente basso considerando età, sesso, sviluppo e salute fisica.
Paura intensa di aumentare di pesoTimore persistente di ingrassare o comportamenti che interferiscono con l’aumento di peso, anche in presenza di sottopeso.
Distorsione dell’immagine corporeaPercezione alterata del proprio peso o forma corporea, con influenza indebita sull’autostima o negazione della gravità del sottopeso attuale.
AmenorreaNon più requisito diagnostico; precedentemente considerata essenziale, è stata rimossa per migliorare la precisione diagnostica.

L’anoressia può presentarsi in due forme distinte:

  1. Forma restrittiva: chi la manifesta riduce drasticamente l’apporto calorico quotidiano e rifiuta gli alimenti considerati “ingrassanti”. Questa rigidità si accompagna spesso a sessioni di esercizio fisico prolungate e intense.
  2. Forma con abbuffate e comportamenti di eliminazione: alterna fasi di alimentazione eccessiva a pratiche atte a liberarsi delle calorie ingerite, come il vomito autoindotto o l’uso di purganti e diuretici.

Le ripercussioni della carenza nutrizionale cronica sono molteplici. Si osservano spesso alterazioni nella produzione di cellule del sangue, riduzione della densità ossea per mancanza di calcio e calo degli estrogeni, e nei casi più gravi, anomalie del ritmo cardiaco potenzialmente pericolose.

Nel corso del Novecento si è assistito a un incremento dei casi, specialmente nelle aree dove è diffuso un ideale di bellezza legato alla magrezza. Negli Stati Uniti, si stima che lo 0,9% della popolazione ne sia colpito, con un’incidenza dieci volte maggiore tra le donne rispetto agli uomini. In Italia, secondo i dati ufficiali, la prevalenza varia tra lo 0,2% e lo 0,8%. L’età più a rischio è compresa tra i 15 e i 19 anni, mentre è raro che l’anoressia esordisca nell’infanzia o oltre la menopausa. L’evoluzione del disturbo può essere favorevole, con due terzi dei casi che migliorano nel tempo, ma circa un terzo può sviluppare una forma duratura e difficile da trattare.

Uno dei principali fattori che contribuiscono alla diffusione dell’anoressia è la pressione esercitata dagli standard estetici diffusi nella società. In molte culture moderne, la magrezza è vista come sinonimo di bellezza e successo, e ciò può influenzare negativamente chi ha una scarsa fiducia in sé o un’identità fragile. Alcune categorie professionali, come le ballerine, le atlete o le modelle, risultano particolarmente vulnerabili a questo tipo di disturbo.

Anche i fattori genetici giocano un ruolo significativo: le ricerche suggeriscono che la predisposizione familiare all’anoressia sia intorno al 58%. Inoltre, dinamiche psicologiche complesse, come un attaccamento instabile con i genitori (soprattutto con la madre), possono contribuire allo sviluppo del disturbo. In molti casi, l’ossessione per il proprio aspetto si manifesta molto prima della comparsa effettiva dei sintomi alimentari.

Segnali clinici e comportamentali: i primi sintomi

L’anoressia si esprime con una combinazione di sintomi fisici e atteggiamenti riconoscibili. Tra i più comuni ci sono:

  • assenza prolungata delle mestruazioni;
  • sensazione costante di freddo e abbassamento della temperatura corporea;
  • battiti cardiaci rallentati;
  • pressione sanguigna molto bassa;
  • pelle secca con una leggera peluria e colorazione tendente al giallo;
  • stitichezza e dolori addominali frequenti.

Sul piano comportamentale, si osservano:

  • ritiro dalle attività sociali;
  • ossessione per la forma fisica;
  • restrizione sempre più severa nell’alimentazione;
  • iperattività fisica;
  • attenzione eccessiva al rendimento scolastico.

Pur condividendo la distorsione della percezione del proprio corpo, anoressia e bulimia sono due disturbi differenti. Cambiano per modalità di esordio, sintomi prevalenti e trattamenti richiesti. Una diagnosi accurata è dunque essenziale per impostare un piano terapeutico efficace.

Condizioni collegate all’anoressia

L’anoressia è multifattoriale, ossia il risultato di una complessa interazione tra vulnerabilità psicologiche, eventi di vita, modelli relazionali e dinamiche biologiche. Le patologie associate possono agire come fattori scatenanti oppure svilupparsi come esiti diretti della denutrizione. Per questo, una valutazione clinica integrata e multidisciplinare è fondamentale per intervenire efficacemente sia sulle cause profonde sia sulle manifestazioni cliniche del disturbo.

Fattori psicologici, fisici e comportamentali collegati all’anoressia:

CategoriaCondizioneDescrizione sinteticaTipo di relazione con l’anoressia
PsicologicaDisturbo ossessivo-compulsivo (DOC)Pensieri intrusivi e comportamenti ritualistici legati al controllo e al cibo.Possibile causa
PsicologicaDepressione maggioreUmore depresso, perdita di interesse, isolamento e alterazione dell’appetito.Possibile causa e conseguenza
PsicologicaDisturbo d’ansia generalizzatoAnsia cronica con preoccupazioni costanti, anche sul peso corporeo.Possibile causa
PsicologicaDisturbo borderline di personalitàInstabilità emotiva e comportamenti impulsivi, con potenziali ricadute alimentari.Possibile causa
PsicologicaDisturbo evitante di personalitàTimore del giudizio e ipersensibilità estetica che favoriscono la restrizione.Possibile causa
PsicologicaBassa autostima e perfezionismoTendenza al controllo e al rigore verso sé stessi, idealizzazione della magrezza.Fattore predisponente
PsicologicaTrauma infantile o abusoEventi traumatici non elaborati gestiti attraverso il controllo del corpo.Possibile causa
PsicologicaAttaccamento insicuro (relazioni primarie)Relazioni affettive precoci disfunzionali che minano l’identità corporea.Possibile causa
FisicaAmenorrea ipotalamicaSospensione del ciclo mestruale per ridotta produzione ormonale dovuta a denutrizione.Conseguenza
FisicaBradicardia e aritmieBattito rallentato o irregolare dovuto a squilibri metabolici e carenze.Conseguenza
FisicaOsteoporosi precoceFragilità scheletrica legata a carenze ormonali e nutrizionali.Conseguenza
FisicaAnemia e leucopeniaDeficit ematologici per mancanza di ferro, proteine e micronutrienti.Conseguenza
FisicaCostipazione cronicaTransito intestinale rallentato per ridotta assunzione di liquidi e fibre.Conseguenza
FisicaIpotermiaRidotta temperatura corporea per insufficiente energia disponibile.Conseguenza
FisicaLanugo (peluria fine)Peluria sul corpo come meccanismo di difesa dal freddo dovuto alla magrezza.Conseguenza
FisicaDanni epatici o renaliCompromissione funzionale di fegato o reni per eccesso di farmaci e malnutrizione.Conseguenza
FisicaInfertilitàAlterazioni ormonali che impediscono l’ovulazione e la fertilità.Conseguenza
ComportamentaleIsolamento socialeRitiro da contatti familiari e sociali per vergogna o fissazione sul peso.Conseguenza
ComportamentaleAbuso di sostanzeUtilizzo di alcol, stimolanti, diuretici e lassativi per controllo del peso.Possibile causa e conseguenza
ComportamentaleIperattività fisicaEsercizio fisico eccessivo e compulsivo per bruciare calorie.Conseguenza
ComportamentaleAutolesionismoComportamenti lesivi autoinflitti in risposta a disagio psichico e senso di colpa.Conseguenza
ComportamentaleEccessivo controllo caloricoOssessione per il calcolo delle calorie e i rituali legati al cibo.Sintomo centrale / conseguenza

Strategia per la diagnosi precoce

L’individuazione anticipata dei disturbi alimentari, in particolare dell’anoressia nervosa, rappresenta una sfida cruciale per il sistema sanitario e scolastico. Negli ultimi anni si è assistito allo sviluppo di metodologie e strumenti sempre più precisi, con l’obiettivo di riconoscere i segnali di allarme sin dalle prime fasi. Tra le risorse più efficaci vi sono test psicometrici standardizzati, il coinvolgimento sinergico di figure professionali diverse e l’applicazione di nuove tecnologie. Vediamo come si compone questo approccio innovativo alla diagnosi precoce.

Tra questi strumenti, il questionario SCOFF si distingue per la sua brevità ed efficacia nel rilevare atteggiamenti disfunzionali legati al cibo. L’EDE-Q, invece, offre un’indagine più approfondita sull’intensità dei sintomi. Il BIAQ si concentra sul comportamento evitante nei confronti della propria immagine corporea. L’adozione sistematica di questi strumenti nei contesti a rischio (come scuole e consultori) permette di individuare precocemente situazioni problematiche, anche in assenza di sintomi fisici evidenti.

Strumento/StrategiaDescrizioneAmbito di applicazione
SCOFF QuestionnaireScala di 5 domande per individuare atteggiamenti disfunzionali legati al ciboScuola, medicina di base, consultori
EDE-Q (Eating Disorder Examination)Questionario approfondito sulla gravità dei sintomi alimentariSanitario, psicologico
BIAQ (Body Image Avoidance Questionnaire)Valuta l’evitamento legato all’immagine corporeaPsicologia clinica, ambito educativo
Collaborazione multidisciplinareIntervento coordinato di medico, psicologo, nutrizionista e psichiatraAmbito clinico
Formazione degli adulti di riferimentoEducazione di insegnanti, genitori e allenatori al riconoscimento precoceScuola, famiglia, sport
Tecnologie intelligenti (AI, App, Big Data)Analisi digitale di segnali comportamentali e predizione del rischioIn fase sperimentale, potenzialità futura

Un altro elemento cruciale per una diagnosi tempestiva è l’approccio multidisciplinare, che prevede la collaborazione di più figure professionali. Il medico di base o il pediatra può rilevare segnali fisici iniziali, mentre lo psicologo valuta gli aspetti emotivi e relazionali. Il nutrizionista esamina le abitudini alimentari, e lo psichiatra approfondisce eventuali comorbidità o formula una diagnosi clinica. Questa cooperazione consente un intervento mirato e completo.

È essenziale anche la formazione di adulti di riferimento, come insegnanti, genitori e allenatori, affinché siano in grado di riconoscere segnali precoci nei giovani. Percorsi educativi e campagne di sensibilizzazione aiutano a ridurre i tempi tra l’insorgenza dei sintomi e l’inizio del trattamento, aumentando le possibilità di un recupero efficace.

Infine, la tecnologia offre nuove prospettive attraverso l’uso di intelligenza artificiale e algoritmi predittivi. L’analisi dei contenuti pubblicati sui social, le app di monitoraggio quotidiano e i sistemi di analisi basati su big data rappresentano strumenti promettenti, sebbene ancora in fase sperimentale. Questi approcci digitali potrebbero in futuro affiancare i metodi diagnostici tradizionali.

Trattamenti e strategie di cura

Affrontare l’anoressia richiede un intervento congiunto di più specialisti. L’approccio terapeutico combina:

  • Psicoterapia cognitivo-comportamentale, che mira a ristrutturare le convinzioni negative legate all’immagine corporea;
  • Riabilitazione nutrizionale, suddivisa in fasi, per favorire un graduale recupero del peso corporeo;
  • Supporto farmacologico, utilizzato solo in presenza di complicazioni mediche.
Approccio terapico e sintomi dell'anoressia

Un’équipe composta da medici, psicologi, nutrizionisti e personale sanitario lavora in sinergia per personalizzare l’intervento in base alle necessità del singolo individuo. Il ritorno del ciclo mestruale viene spesso considerato un indicatore positivo del recupero ponderale

Negli ultimi anni, l’interesse scientifico nei confronti dell’anoressia nervosa ha portato a un ampliamento significativo della comprensione del disturbo, non solo sul piano clinico, ma anche da una prospettiva più ampia che include fattori emotivi, sociali e cognitivi. Parallelamente, sono stati proposti e testati metodi terapeutici innovativi che mirano a rendere i percorsi di cura più efficaci e individualizzati.

Recenti ricerche hanno evidenziato alcuni elementi psicologici che influenzano profondamente il successo delle terapie contro l’anoressia. Tra questi si trovano la scarsa soddisfazione nei confronti del proprio aspetto, la percezione di una distanza emotiva da sé stessi e le difficoltà nel creare o mantenere legami affettivi. Tali fattori sono stati riconosciuti come influenti nel determinare l’esito del trattamento, rendendo necessario affrontarli con attenzione nei percorsi terapeutici.

Un altro tratto frequentemente osservato nei pazienti anoressici è la tendenza al perfezionismo, ovvero l’adozione di standard personali estremamente elevati e poco realistici. Questo tipo di impostazione mentale, spesso accompagnato da una rigidità cognitiva, può ostacolare il processo di guarigione e persistere anche dopo una fase di apparente recupero. Per questo, è fondamentale considerarlo come un elemento chiave su cui lavorare.

Un approccio sempre più utilizzato è quello che coinvolge attivamente i familiari nel percorso terapeutico. Il modello “Echomantra”, ideato dalla psichiatra Janet Treasure, punta proprio su questo coinvolgimento per rendere il supporto domestico parte integrante della cura. L’efficacia di tale strategia è risultata promettente anche nel contesto delle terapie a distanza, contribuendo a diminuire il rischio di ricadute e a contrastare la cronicizzazione del disturbo.

Sebbene la Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) rappresenti ancora un punto di riferimento, sono state introdotte nuove versioni orientate alla gestione delle emozioni, come la CBT Emotiva (CEBT), che incorpora pratiche di consapevolezza e accettazione. Parallelamente, la Terapia Focalizzata sulle Emozioni Positive (PAT-AN) si concentra sull’incremento di esperienze affettive gratificanti, proponendo così un nuovo modello per il trattamento dell’anoressia.

Tra le innovazioni più promettenti si annovera l’utilizzo della realtà virtuale, impiegata per migliorare la percezione del proprio corpo e ridurre atteggiamenti disfunzionali. Integrata con altri strumenti terapeutici, questa tecnologia ha mostrato risultati significativi nel miglioramento dei sintomi psicologici legati ai disturbi alimentari, aprendo nuove strade nella riabilitazione.

In ambito farmacologico, alcuni esperimenti condotti su modelli animali hanno portato alla scoperta di composti come Bobcat339, capaci di alleviare sintomi legati all’anoressia e agli stati d’ansia e depressione frequentemente associati. Questi primi risultati si sono rivelati incoraggianti, anche se sono ancora necessari studi clinici sull’essere umano per confermare sicurezza ed efficacia.

L’intervento clinico contro l’anoressia ha subito una trasformazione profonda: da un’impostazione centrata unicamente sull’alimentazione, si è passati a una visione più globale che include aspetti psicologici, contesto familiare e strumenti tecnologici. Oggi, l’attenzione è rivolta a costruire percorsi personalizzati, cuciti su misura delle specificità individuali e arricchiti da tecnologie e tecniche avanzate che migliorano l’adesione al trattamento.



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