Come avviene la valutazione della dislessia: test di lettura, screening precoci, scale cognitive e strumenti diagnostici scientificamente validi per una diagnosi accurata e interventi personalizzati

La dislessia è una condizione neurologica appartenente ai disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), che interferisce specificatamente con la capacità di leggere in modo preciso e rapido. Questo disturbo non è il risultato di carenze intellettive, di problemi sensoriali o di una scarsa istruzione. Riconosciuta internazionalmente nelle classificazioni mediche ICD‑10/11 e DSM‑5, la dislessia è legata a un malfunzionamento delle aree cerebrali deputate al linguaggio, in particolare nella decodifica fonologica. Chi ne è affetto può avere difficoltà ad associare i segni grafici alle corrispondenti unità sonore.

Dislessia

La dislessia non è una condizione statica, ma una sfida che può essere affrontata con efficacia attraverso approcci integrati. Il futuro della ricerca si muove verso una personalizzazione sempre maggiore del trattamento, con il supporto delle neuroscienze, della genetica e dell’intelligenza artificiale

Le origini della dislessia non sono uniche, ma risultano dall’interazione di fattori genetici e neurologici. In molte famiglie, il disturbo si presenta in più individui, suggerendo una componente ereditaria significativa, con una ricorrenza tra il 30 e il 50%.

A livello anatomico, sono state osservate anomalie nel funzionamento di aree cerebrali specifiche, tra cui il corpo calloso e i nuclei talamici visivi. Anche il modo in cui il cervello elabora il linguaggio, come la consapevolezza dei suoni linguistici, la memoria a breve termine verbale e la velocità nel recuperare parole, è spesso compromesso.

Sintomi

Le difficoltà principali riguardano l’abilità nel trasformare lettere in suoni e viceversa. Bambini e adulti con dislessia possono leggere lentamente, commettere frequenti errori, omettere lettere o invertirle. Anche la scrittura risulta spesso imprecisa, con errori ortografici ripetitivi e grafia poco leggibile. Altri segnali possono includere una ridotta comprensione dei testi letti e una certa lentezza nell’espressione verbale. Alcuni soggetti manifestano anche problemi di coordinazione motoria o confusione tra destra e sinistra, o nella percezione del tempo.

FrequenzaSintomoDescrizione / Note
Molto comuneDifficoltà decodifica foneticaInabilità a segmentare parole in suoni (newsinhealth.nih.gov)
Errori ortografici frequentiOmissioni, inversioni e scrittura fonetica
Lettura lenta e scorrettaMolto lenta, con errori fonemi
ComuneScarsa comprensione della letturaAnche quando leggono correttamente

La dislessia si presenta con un insieme di segnali ben documentati sul piano clinico e neurologico, che interessano prevalentemente le abilità legate al linguaggio scritto e alla lettura.

Una delle caratteristiche principali consiste nella difficoltà a decodificare correttamente le parole nei loro suoni costitutivi. Questo si traduce in una scarsa consapevolezza fonologica, con problemi a distinguere e manipolare suoni, sillabe o rime. Spesso, chi ne è affetto fatica a “scomporre” le parole nei singoli fonemi, rendendo la lettura e la scrittura imprecise e faticose.

Dal punto di vista ortografico e grafico, sono frequenti errori nella scrittura, come omissioni, inversioni o aggiunta di lettere, e la grafia può apparire incerta o disordinata, con tratti poco uniformi.

La lettura risulta generalmente poco accurata, con errori frequenti soprattutto nella lettura ad alta voce. Anche la lettura silenziosa può essere compromessa, richiedendo tempi più lunghi per completare testi o attività scritte. La comprensione del testo letto può essere insufficiente, nonostante la corretta pronuncia delle parole. Può esserci difficoltà nel trattenere informazioni, ricordare dettagli, nomi, date o sequenze narrative. Altri segnali comuni includono la confusione tra lettere simili (come “b” e “d”, o “p” e “q”) e difficoltà nel richiamare parole o esprimersi con fluidità verbale, spesso con esitazioni o pause.

Dal punto di vista emotivo e comportamentale, può emergere un atteggiamento di evitamento verso la lettura, accompagnato da frustrazione, scarsa autostima e senso di inadeguatezza.

Infine, in alcuni casi, possono comparire sintomi meno specifici ma comunque rilevanti, come la confusione tra destra e sinistra, difficoltà nella gestione del tempo o problemi di coordinazione motoria che influiscono anche sulla scrittura.

Come si diagnostica

L’identificazione del disturbo avviene di solito tra i 7 e gli 8 anni, quando le abilità di lettura dovrebbero essere già consolidate. La valutazione comprende test neuropsicologici specifici e deve escludere la presenza di altri disturbi neurologici o sensoriali. Il percorso diagnostico include l’analisi delle competenze nella lettura, nella scrittura e nella consapevolezza fonologica, oltre a una misurazione del quoziente intellettivo, che generalmente risulta nella norma.

La dislessia è frequentemente associata ad altre condizioni cliniche, non tanto come effetto diretto, ma per la presenza ricorrente di comorbidità o fattori di rischio condivisi. Le relazioni tra dislessia e altri disturbi non sono sempre causali, ma si fondano su correlazioni documentate da studi scientifici, che evidenziano la compresenza statistica di diversi quadri clinici. Uno dei disturbi più frequentemente riscontrati nei soggetti dislessici è l’ADHD (disturbo da deficit di attenzione/iperattività). Circa un quarto o più dei pazienti con dislessia presenta anche sintomi legati all’attenzione, all’impulsività e all’organizzazione. Le due condizioni condividono deficit cognitivi come la memoria di lavoro ridotta e l’incapacità di mantenere la concentrazione, oltre a sovrapposizioni neuroanatomiche in alcune aree del cervello.

Altri individui con dislessia possono manifestare difficoltà visuo-spaziali e di coordinazione motoria, tipiche dei disturbi dell’apprendimento non verbale (NVLD). Queste problematiche rendono difficile orientarsi nello spazio, comprendere schemi visivi complessi o eseguire movimenti fini.

Inoltre, la dislessia può influenzare l’aspetto emotivo e psicologico del soggetto. Quando non viene riconosciuta o affrontata precocemente, può portare a frustrazione, ansia scolastica e in alcuni casi anche a disturbi depressivi, specialmente nei contesti scolastici esigenti.

Molti bambini con dislessia presentano anche un disturbo del linguaggio (SLI o DLD), che si manifesta già in età prescolare. Queste difficoltà includono una scarsa padronanza del vocabolario, problemi grammaticali e ridotta comprensione verbale, tutti fattori che aumentano la probabilità di sviluppare dislessia.

La discalculia, cioè il disturbo dell’apprendimento legato ai numeri, coesiste spesso con la dislessia, con una stima di incidenza tra il 15% e il 30%. Entrambi i disturbi condividono deficit cognitivi, in particolare legati alla memoria e all’astrazione simbolica.

Un’altra condizione che può accompagnare la dislessia è il disturbo della coordinazione motoria (disprassia o DCD), in cui il soggetto fatica ad eseguire movimenti precisi. Si osserva spesso una grafia irregolare e una certa goffaggine nei gesti quotidiani, a causa di un possibile malfunzionamento nelle connessioni tra le aree motorie cerebrali.

Queste co-occorrenze indicano che la dislessia è raramente isolata: si inserisce spesso in un quadro più ampio di disturbi del neurosviluppo

Infine, sebbene meno frequente, alcuni soggetti dislessici possono presentare anche tic motori o vocali, simili a quelli riscontrati nella sindrome di Tourette. Ciò potrebbe essere spiegato da alterazioni in alcuni circuiti cerebrali che regolano il controllo motorio e le risposte automatiche.

Disturbo/CondizioneTipo di correlazioneIncidenza stimataSintomi condivisi o collegati
ADHD (deficit attenzione/iperattività)Comorbidità frequente25–40%Distrazione, impulsività, scarsa memoria di lavoro
Disturbi del linguaggio (SLI/DLD)Associazione evolutiva40–60%Ritardi nel linguaggio, vocabolario limitato, difficoltà di comprensione
Disturbi dell’apprendimento non verbale (NVLD)Co-occorrenza in sottogruppiNon ben definitaDifficoltà spaziali, motorie e visive
Disturbi d’ansia e/o depressioneConseguenza secondaria20–30%Evitamento scolastico, autostima bassa, ritiro sociale
Discalculia (disturbo dell’aritmetica)Comorbidità DSA15–30%Errori nei calcoli, difficoltà con i numeri e le quantità
Disturbo della coordinazione motoria (DCD)Associato in casi specifici10–15%Grafia compromessa, movimenti scoordinati
Sindrome di Tourette o tic nervosiRaramente associata<5%Tic motori o vocali, ripetizioni involontarie
Le varianti della dislessia

La dislessia può manifestarsi in due forme principali: evolutiva, cioè congenita, e acquisita, che compare dopo un danno cerebrale. All’interno di queste categorie, la ricerca ha identificato diversi sottotipi:

  • Fonologica: difficoltà a convertire i suoni in lettere.
  • Superficiale: problematiche nel riconoscere parole intere a colpo d’occhio.
  • Della denominazione rapida: lentezza nell’evocare nomi di oggetti o simboli.
  • Visiva: difficoltà a distinguere e interpretare correttamente i simboli scritti.
  • Profonda: presenza di più deficit combinati.
  • Doppio deficit: coinvolgimento simultaneo di diversi processi cognitivi.
Trattamento

Non esiste una terapia farmacologica per la dislessia, ma l’intervento educativo tempestivo può migliorare notevolmente le competenze nella lettura. Il trattamento prevede programmi strutturati e ripetitivi, focalizzati sul riconoscimento dei suoni e sulla loro associazione con i segni grafici. Inoltre, l’uso di strumenti compensativi (sintesi vocale, mappe concettuali, audiolibri) è spesso raccomandato. Approcci didattici su misura aiutano non solo a migliorare le performance scolastiche, ma anche a rafforzare l’autostima e ridurre l’ansia legata all’apprendimento. Molti soggetti sviluppano abilità alternative e strategie personali per affrontare le difficoltà.

Tra i metodi più efficaci figurano programmi strutturati e multisensoriali, come l’approccio Orton-Gillingham, che puntano sul rafforzamento della consapevolezza fonologica e sulla decodifica del linguaggio scritto. Queste tecniche stimolano le aree cerebrali coinvolte nei processi di lettura, favorendo un miglioramento della fluenza e della precisione.

Test come DIBELS, PAR o AIMSweb vengono spesso utilizzati a questo scopo. Accanto a questi strumenti, l’anamnesi clinica raccoglie dati sulla storia evolutiva, linguistica e familiare del bambino, insieme ad eventuali difficoltà scolastiche, attentive o ambientali.

Un altro pilastro della valutazione è rappresentato dai test di lettura e scrittura. Le Prove MT e la batteria DDE-2 sono tra gli strumenti più diffusi per misurare la velocità, la correttezza e la comprensione della lettura, sia su parole che su non-parole, oltre alla competenza ortografica mediante esercizi di dettato.

Per completare il quadro, viene eseguita una valutazione delle abilità cognitive generali, che include l’analisi di memoria di lavoro, attenzione, linguaggio e quoziente intellettivo. In questo ambito sono ampiamente utilizzati test come WISC-IV/V, KABC, CAS e NEPSY-II, in grado di delineare il profilo neuropsicologico del soggetto.

Nella misurazione dell’efficienza di lettura si segnala il TOWRE-2, che valuta rapidamente la precisione e la velocità nella lettura di parole reali e inventate, fornendo un indicatore sintetico della capacità di decodifica.

In presenza di sospette comorbidità, come difficoltà visuospaziali o disturbi dell’apprendimento non verbale (NVLD), vengono impiegate scale specifiche come la C-NLD Scale, che consente di approfondire questi aspetti complementari.

Un contributo significativo alla precisione diagnostica è fornito dagli approcci integrati, come il modello PSW (Pattern of Strengths and Weaknesses), che confronta le prestazioni cognitive con i risultati scolastici per identificare le aree di debolezza in modo mirato. Tale metodo si avvale anche di modelli come CDM, DCM e XBA, che strutturano l’analisi dei profili in modo sistematico.

Strumento / ScalaArea valutataEtà targetUtilizzo clinico
Screening RTI, DIBELS, PARLettura precoce / fonologiaScuola dell’infanziaIndividuazione precoce di bambini a rischio (dyslexiaida.org)
Prove MT (Cornoldi & Colpo)Lettura di brani – velocità, accuratezza, comprensioneScuola primaria – medieValutazione standardizzata delle abilità di lettura
DDE‑2 (Sartori, Job, Tressoldi)Lettura e scrittura (parole, non-parole, dettati)II primaria – III mediaDiagnosi e monitoraggio della dislessia
TOWRE‑2Rapidità/accuratezza nella lettura6–24 anniTest veloce su parole e non-parole
WISC‑IV/V, KABC, CAS, NEPSY‑IIFunzioni cognitive generali, memoria, attenzione, linguaggio3–16+ anniValutazione del profilo cognitivo complessivo
C-NLD ScaleCompetenze visuospaziali e motorieBambiniScreening per NVLD
PSW, CDM, XBA, DCM modelliIntegrazione abilità cognitive e rendimento scolasticoQualsiasi etàDiagnosi accurata basata su pattern di punti di forza e debolezze

Particolarmente importante è la diagnosi precoce. L’impiego di screening già in età prescolare consente di individuare tempestivamente i soggetti a rischio, promuovendo interventi mirati che prevengono un aggravamento delle difficoltà. A livello scolastico, si applica spesso un approccio a più livelli (modello RTI), che differenzia l’intensità degli interventi a seconda della gravità del disturbo.

Dislessia

La valutazione della dislessia non si limita a una singola prova, ma implica l’uso integrato di test cognitivi, strumenti didattici, osservazioni cliniche e scale per eventuali disturbi associati. Questo approccio globale consente di delineare un quadro diagnostico accurato e di orientare interventi mirati e personalizzati

Un ulteriore supporto è fornito dalle tecnologie assistive. Software di sintesi vocale, app educative, strumenti di realtà aumentata e programmi digitali personalizzati migliorano l’accesso alla lettura e all’apprendimento, adattandosi alle esigenze individuali degli studenti. Tali tecnologie risultano particolarmente efficaci nel potenziare la motivazione e le abilità linguistiche.

La didattica personalizzata, attraverso piani individualizzati (PDP o PEI), è fondamentale per garantire l’inclusione scolastica. Tra le strategie comunemente adottate figurano l’uso di mappe concettuali, tempi prolungati per le prove scritte e l’utilizzo di dispositivi elettronici in sostituzione della scrittura manuale.

Infine, la componente psicologica non può essere trascurata. Interventi di supporto emotivo, come il tutoring e la terapia cognitivo-comportamentale, aiutano a contrastare l’ansia da prestazione e i vissuti di frustrazione, rafforzando l’autostima e l’autoefficacia.

Le prospettive future nella gestione della dislessia si concentrano su approcci sempre più personalizzati e tecnologicamente avanzati. L’intelligenza artificiale sta assumendo un ruolo centrale, grazie alla capacità di adattare in tempo reale l’insegnamento al profilo cognitivo del singolo studente. Sistemi intelligenti come LARF, ad esempio, migliorano la leggibilità dei testi mantenendone il contenuto originale.

Un altro ambito promettente è quello della neuromodulazione. Tecniche come la stimolazione transcranica a corrente continua (tDCS), applicate in combinazione con esercizi fonologici, hanno mostrato un incremento significativo della velocità di lettura, suggerendo la possibilità di potenziare direttamente le reti cerebrali implicate.

Anche i videogiochi educativi, soprattutto quelli d’azione, stanno emergendo come strumenti validi per l’allenamento cognitivo. Essi sembrano potenziare l’attenzione multisensoriale e la percezione fonologica, dimostrandosi utili nella prevenzione precoce delle difficoltà di lettura.

Dal punto di vista diagnostico, l’uso combinato di eye-tracking e algoritmi di machine learning permette una rilevazione accurata della dislessia, con tassi di precisione vicini al 90%. Tali metodologie potrebbero presto rendere possibili diagnosi rapide, non invasive e altamente personalizzate.

La ricerca genetica, infine, ha individuato diversi geni coinvolti nella migrazione neuronale (ad esempio DCDC2 e ROBO1), confermando l’origine multifattoriale del disturbo. Gli studi in questo campo mirano a definire meglio i criteri diagnostici e a identificare predittori biologici utili per interventi preventivi più mirati.

Link esterniSe vuoi saperne un pò di più, leggere qualche articolo scientifico in inglese o delle fonti ufficiali, ti proponiamo degli spunti interessanti.


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