Sintomi scabbia: infezioni batteriche, glomerulonefrite, cardiopatie, sepsi e disturbi psichici che possono derivare dall'infezione. Ecco i trattamenti standard

La scabbia è una malattia della pelle causata da un piccolo parassita noto come Sarcoptes scabiei. Questo acaro scava gallerie all’interno della pelle e depone le sue uova, provocando una reazione allergica che si traduce in un forte prurito. Il disturbo è altamente contagioso e può diffondersi rapidamente, ma può essere trattato efficacemente.

Sintomi scabbia

La scabbia è una malattia della pelle causata da un piccolo parassita noto come Sarcoptes scabiei

La scabbia è caratterizzata da un prurito intenso, che tende a peggiorare di sera e durante la notte, ma si attenua durante il giorno. È fondamentale curare la scabbia tempestivamente per evitare la diffusione all’interno della famiglia e tra le persone in contatto quotidiano.

La scabbia è causata dal Sarcoptes scabiei, un acaro microscopico a otto zampe che scava gallerie appena sotto la superficie della pelle, dove le femmine depongono le uova. Dopo la schiusa delle uova, circa 3-4 giorni dopo la deposizione, le larve risalgono alla superficie della pelle, sviluppandosi e diffondendosi ad altre zone della pelle o a persone diverse. Pertanto, gli esperti raccomandano di trattare tutte le persone che potrebbero essere entrate in contatto con il parassita. La trasmissione avviene principalmente tramite contatto diretto o attraverso oggetti personali, come lenzuola o abiti infestati.

Sintomi

I sintomi della scabbia includono il prurito scatenato dalla reazione allergica ai parassiti, alle uova e ai loro residui. Questo prurito può essere associato a piccole vescicole o brufoletti, soprattutto nelle pieghe cutanee. Le zone del corpo più colpite includono gli spazi tra le dita, le ascelle, la vita, l’interno del polso, le aree intorno al seno e ai genitali maschili, oltre ai glutei. Nei bambini, le zone più colpite sono il cuoio capelluto, il volto, il collo, il palmo delle mani e la pianta dei piedi.

La scabbia è una malattia della pelle causata dall’acaro Sarcoptes scabiei. I sintomi iniziali di questa infestazione parassitaria possono variare leggermente da individuo a individuo, ma in genere si manifestano tra 2 e 6 settimane dopo essere entrati in contatto con l’acaro. I segni iniziali più comuni della scabbia includono:

  • Prurito intenso: Il sintomo più distintivo della scabbia è un prurito intenso e persistente sulla pelle. Questo prurito è particolarmente accentuato durante la notte e può diventare così fastidioso da disturbare il sonno.
  • Eruzioni cutanee: Le eruzioni cutanee sono un altro segno caratteristico della scabbia. Si presentano come piccole protuberanze rosse o pustole sulla pelle. Queste eruzioni tendono a concentrarsi in specifiche zone del corpo, come le pieghe della pelle, le ascelle, la zona della vita, le mani e i piedi.
  • Linee sottili e ondulate: Sulla pelle infestata, è possibile notare delle linee sottili e ondulate, che sono i percorsi scavati dagli acari mentre si spostano attraverso la superficie cutanea.
  • Ferite causate dal graffio: A causa del prurito intenso, le persone infestate tendono a graffiarsi ripetutamente, provocando piccole ferite o escoriazioni sulla pelle.
  • Pelle arrossata e infiammata: Il costante graffio della pelle può causare arrossamento e infiammazione nelle zone colpite.
  • Lesioni nelle aree colpite: Le zone più frequentemente colpite dalle lesioni della scabbia includono le pieghe della pelle, come polsi, gomiti, ascelle, seni, addome, glutei e genitali. Anche le dita delle mani e dei piedi possono essere coinvolte.
Sintomo/SegnoCaratteristiche principaliZone interessateTempistica comparsa
PruritoIntenso, peggiore di notte; reazione allergica agli acari e loro prodottiTutta la superficie cutanea 2–6 settimane (prima infestazione); 1–4 giorni (reinfestazione)
Rash papulare/vescicolosoMacchie rosse/papule, vescicole, noduli; possibili scaglie o croste in forme severeTra dita, polsi, gomiti, ascelle, genitali, torace, natiche; nei bambini anche volto, palmi, pianteAl manifestarsi del prurito
Burrows (tane)Piccole linee tortuose sotto epidermide, grigie o color pelleTra le dita, polsi, gomiti, genitali, torace, naticheIn concomitanza con rash
Lesioni secondarieEscoriazioni, sovrainfezioni batteriche, ulcere, crosteSedi di grattamento, potenzialmente generalizzateDopo grattamento prolungato

La prevenzione della scabbia consiste nel controllare che le lenzuola dei letti degli alberghi siano cambiate e nell’evitare di scambiarsi gli indumenti. Inoltre, è importante lavare tutti i capi d’abbigliamento, la biancheria e gli asciugamani che potrebbero essere stati contaminati. Gli oggetti che non possono essere lavati in casa devono essere puliti a secco o sigillati in un sacchetto di plastica per un paio di settimane.

StrategiaDescrizioneQuando applicarla
Isolamento del pazienteTemporaneo per 24 h (scabbia classica); esteso fino a termine cure per forme crostoseDal momento della diagnosi fino a completamento terapia
Trattamento simultaneo come unitàPaziente e conviventi trattati lo stesso giornoIn tutti i casi, per evitare reinfestazione
Precauzioni di contattoUso di guanti e camici monouso in contesti sanitari o comunitariSempre, finché dura contagiosità (almeno 24 h dopo terapia)
Decontaminazione tessuti e ambientiLavaggio ad alte temperature o isolamento per ≥ 72 h; pulizie quotidiane in scabbia crostosaPer tessuti usati nei giorni precedenti al trattamento
Sorveglianza e profilassi di massaMonitoraggio di casi, tracciamento contatti, MDA in contesti con alto rischio/outbreakStrutture chiuse o per forme con alta contagiosità

Innanzitutto, l’isolamento temporaneo del paziente è fondamentale. Nei casi comuni, è sufficiente mantenere l’isolamento per almeno 24 ore dopo l’inizio del trattamento, sia topico che orale. Nei casi più gravi come la scabbia crostosa, l’isolamento va mantenuto fino al completamento dell’intero ciclo terapeutico, a causa dell’elevata carica infestante e del maggior rischio di contagio.

Un secondo pilastro della prevenzione è il trattamento simultaneo di conviventi e contatti stretti. È necessario che tutti coloro che vivono a stretto contatto con il paziente – inclusi partner sessuali e persone con contatti prolungati – vengano trattati nello stesso giorno, anche se non presentano sintomi. Questa prassi è fondamentale per evitare cicli di reinfestazione all’interno dello stesso nucleo familiare o comunità.

In ambienti collettivi o sanitari, è fondamentale l’adozione di precauzioni di contatto, come l’uso di guanti monouso e camici protettivi da parte del personale. Il ritorno al lavoro è possibile solo dopo almeno 24 ore dalla prima somministrazione del trattamento, a condizione che non siano presenti sintomi persistenti. In tali contesti è essenziale implementare misure di sorveglianza attiva per rilevare tempestivamente nuovi casi e adattare le misure di isolamento. In presenza di focolai significativi o in caso di scabbia crostosa con prevalenze elevate, può rendersi necessaria una profilassi farmacologica di massa (Mass Drug Administration, MDA), solitamente a base di permetrina o ivermectina, per contenere la diffusione.

La decontaminazione ambientale svolge un ruolo importante nel contenimento del contagio. Tutti i tessuti venuti a contatto con il paziente nei giorni precedenti – come lenzuola, indumenti e asciugamani – devono essere lavati ad alte temperature (oltre 50–60 °C), asciugati ad alta temperatura, lavati a secco oppure sigillati per almeno 72 ore. Gli oggetti non lavabili, come materassi o peluche, vanno isolati o rimossi temporaneamente, e nei casi di scabbia crostosa è indicata anche una pulizia approfondita degli ambienti.

Diagnosi

La diagnosi della scabbia si basa sull’esame accurato della pelle da parte del medico, che cercherà segni della presenza del parassita, compresi i tunnel scavati nella pelle. Potrebbero essere eseguiti prelievi dalla pelle per osservarli al microscopio e confermare la presenza dell’acaro e delle sue uova.

Metodo/CriterioDescrizioneCategoriaVantaggiLimiti
Microscopia (raschiato)Ricerca sotto microscopio di acari, uova o feciA1 (confermata)Diagnosi certaScarsa sensibilità, richiede competenza ed è invasiva
DermoscopiaVisualizzazione diretta dell’acaro tramite dermatoscopioA3 (confermata)Alta accuratezza, non invasivoOccorre strumentazione e formazione
VideodermatoscopiaVisione con apparecchi a ingrandimento elevatoA2 (confermata)Elevata sensibilitàCostosa, richiede operatore esperto
Burrows cliniciIndividuazione di tane sotto la pelleB1 (clinica)Segno patognomonicoVisibili solo nel ~50 % dei casi
Lesioni + anamnesiPapule, rash + prurito o contatto con casoB3 / C1 (clinica o sospetta)Buona sensibilità clinicaNon specifico, possibile confusione diagnostica
Test low-techBurrows con inchiostro o nastro adesivoausiliarioEconomicoSensibilità e specificità modeste
PCR / LAMPRicerca molecolare del DNA dell’acarosperimentaleAlta sensibilità, utile per casi atipiciNon disponibile in ambito clinico day‑to‑day, costoso
Test sierologici/antigeniciRicerca anticorpi o antigeni specificiin sviluppoFacili da usare, potenziale per diagnosi rapidaAncora in fase sperimentale, non validati clinicamente

Un prurito persistente, soprattutto notturno, che coinvolge più membri di uno stesso nucleo familiare, rappresenta un indizio frequente. I segni clinici più comuni includono la comparsa di un’eruzione papulare, vescicole e, nei casi più gravi, croste, con una distribuzione tipica in aree come spazi interdigitali, polsi, gomiti e genitali.

Uno dei segni più caratteristici, ma non sempre facile da rilevare, è la presenza delle cosiddette “tane” (burrows), piccole linee serpiginose scavate dall’acaro sotto la pelle. Queste risultano visibili solo in circa la metà dei casi, anche se osservate da operatori esperti.

Per uniformare e migliorare la diagnosi, l’International Alliance for the Control of Scabies (IACS) ha definito nel 2020 tre livelli diagnostici:

  1. Scabbia confermata (Categoria A): basata sull’identificazione diretta dell’agente patogeno o dei suoi prodotti tramite microscopia (A1), videodermatoscopia (A2) o dermatoscopia (A3).
  2. Scabbia clinica (Categoria B): diagnosticata in base alla presenza di segni tipici come le tane (B1), lesioni genitali maschili caratteristiche (B2) o lesioni compatibili accompagnate da almeno due elementi anamnestici, come prurito e contatto stretto con casi sospetti (B3).
  3. Scabbia sospetta (Categoria C): formulata quando sono presenti lesioni con distribuzione tipica e almeno un elemento anamnestico (C1), oppure quando la distribuzione è atipica ma si associano almeno due elementi anamnestici (C2).

Dal punto di vista strumentale, il test più affidabile è la microscopia su raschiato cutaneo, che consente una conferma certa, sebbene la sua sensibilità possa variare in base all’abilità dell’operatore. La dermatoscopia e la videodermatoscopia rappresentano alternative non invasive con buona accuratezza diagnostica.

Esistono anche metodi diagnostici più semplici, come l’utilizzo di inchiostro o nastro adesivo per evidenziare le tane, ma la loro affidabilità è limitata. Tecniche molecolari come PCR e LAMP mostrano un potenziale promettente per confermare la scabbia in casi complessi o atipici, ma restano per ora appannaggio della ricerca e di centri specializzati. Infine, sono in fase di sviluppo test sierologici per rilevare anticorpi o antigeni, sebbene non siano ancora disponibili per l’uso clinico routinario.

Cura della scabbia

Il trattamento della scabbia mira a eliminare i parassiti utilizzando creme o lozioni medicate. Di solito, il medicinale deve essere applicato su tutto il corpo alla sera e lasciato agire per almeno 8 ore. In caso di prurito persistente, può essere necessario eseguire un secondo trattamento. A causa dell’alta contagiosità dell’infestazione, il medico potrebbe prescrivere il trattamento per tutte le persone che sono entrate in contatto con il paziente, anche se non mostrano sintomi di scabbia. In alcuni casi, potrebbero essere prescritti farmaci per via orale per chi ha un sistema immunitario compromesso o resiste alle creme e lozioni topiche.

Tra i farmaci topici, la permetrina al 5% rappresenta la prima scelta raccomandata dalle linee guida internazionali, grazie alla sua elevata efficacia e buona tollerabilità, con un minimo assorbimento sistemico. Viene applicata su tutto il corpo, incluso il collo nei bambini, e mantenuta per un periodo che varia dalle 8 alle 14 ore, con una seconda applicazione nella settimana successiva al primo trattamento.

Come alternativa, il benzile benzoato al 25% è utilizzato soprattutto nei Paesi a basso reddito; mostra un’efficacia simile all’ivermectina orale, con tassi di guarigione intorno all’86-87%, sebbene la sua efficacia sia leggermente inferiore rispetto alla permetrina.

Altri trattamenti topici includono il crotamitone al 10%, meno efficace della permetrina, con un’efficacia compresa tra il 60% e l’88%. Storicamente viene anche impiegato lo zolfo in concentrazioni dal 5 al 10%, che però è meno tollerato a causa dell’odore e della consistenza. Il lindano, con un’efficacia tra l’84% e il 92%, è anch’esso efficace ma è scoraggiato o vietato in diversi Paesi a causa dei potenziali effetti neurotossici.

Per quanto riguarda le terapie sistemiche, l’ivermectina orale è considerata efficace sia nelle forme classiche che in quelle crostose di scabbia. La dose standard è di 200 microgrammi per chilogrammo, da somministrare singolarmente o in dosi ripetute, soprattutto nei casi di scabbia crostosa, dove si raccomandano da 3 a 7 somministrazioni diluite nel tempo (giorni 1, 2, 8 e talvolta fino al giorno 29). Questo farmaco è utile anche per la profilassi dopo l’esposizione e può essere associato alla terapia topica. L’ivermectina è considerata sicura negli adulti, mentre il suo uso è limitato in bambini di peso inferiore a 15 kg, durante la gravidanza e l’allattamento, a causa della scarsità di dati trial completi. Alcune revisioni indicano che la sua efficacia non differisce significativamente da quella della permetrina.

Esistono strategie combinate che prevedono l’uso simultaneo di permetrina topica e ivermectina orale, particolarmente indicate per le forme resistenti o crostose di scabbia. Sono in fase di studio anche preparazioni topiche di ivermectina al 1%, che mostrano un’efficacia simile alla permetrina ma necessitano di ulteriori sperimentazioni.

Farmaco/StrategiaFormaEfficaciaIndicazioniLimiti/Note
Permetrina 5% crema/lotionTopicaAlta (prima scelta)Scabbia classica, gravidanza, bambini >2 mLeggera irritazione cutanea
Benzile benzoato 25%TopicaBuona (~86–100 %)Alternativa nei PVS, adultiIrritante, odore sgradevole
Crotamitone 10%TopicaModerata (60–88 %)Alternativa pediatricaMeno efficace della permetrina
Zolfo 5–10%TopicaVariabileUsato storicamente e in pediatriaOdore, texture, tollerabilità inferiore
Lindano 1%TopicaBuona (84–92 %)Seconda lineaNeurotossicità, eccezionabile in alcuni Paesi
Ivermectina oraleSistemicaAlta, comparabile a permetrinaScabbia crostosa, classica, profilassiNon raccomandata in bambini <15 kg, gravidanza, allattamento; esigenza di ripetere
Permetrina + Ivermectina oraleCombinataMolto altaForme resistenti o crostosePiù complessa, costi maggiori
Ivermectina topica 1%TopicaPromettenteScabbia negli adultiRicerche in corso

Dopo il trattamento, il prurito potrebbe persistere per un po’ di tempo. Per alleviarlo, si possono utilizzare impacchi con soluzioni astringenti e creme lenitive. I prodotti più utilizzati per il trattamento topico sono il Benzoato di Benzile al 30% e la Permetrina in crema al 5/10%. Inoltre, l’Invermectina può essere prescritta per via orale.

Questa infezione è presente in tutto il mondo ed è in grado di colpire individui di ogni livello socioeconomico, senza distinzione di età o sesso. Sebbene sia stata rara fino a trenta-quarant’anni fa, negli ultimi decenni ha sperimentato una significativa diffusione, il cui motivo rimane tuttora sconosciuto, ma vi sono alcuni fattori che ne facilitano la propagazione, spesso agendo indipendentemente l’uno dall’altro.

Nei Paesi occidentali, tali fattori includono un livello igienico scadente, situazioni di promiscuità, viaggi internazionali e permanenza in strutture cliniche ed ospedali (anche se di eccellente livello igienico). L’infestazione può verificarsi in qualsiasi momento dell’anno, sebbene sia più frequente durante l’inverno, probabilmente a causa dell’elevata concentrazione di persone in ambienti chiusi.

La diagnosi della scabbia si basa principalmente sulla valutazione clinica, ossia sull’osservazione e l’analisi dei segni e sintomi presenti.

Se non trattata, la scabbia non guarisce spontaneamente, ma fortunatamente, spesso una sola applicazione della terapia prescritta risolve l’infezione. La guarigione non implica l’acquisizione di immunità, quindi è possibile contrarre nuovamente l’infezione in caso di successivo contatto con l’acaro responsabile.

Patologie correlate alla scabbia umana

La scabbia non rappresenta soltanto una condizione cutanea, ma può determinare conseguenze sistemiche attraverso meccanismi indiretti, come il grattamento continuo, le sovrainfezioni batteriche e la risposta immunitaria. Tra le complicanze più rilevanti si annoverano infezioni gravi, malattie renali e cardiache, oltre a disturbi psichiatrici.

Le lesioni causate dal grattamento rendono la pelle vulnerabile all’ingresso di batteri patogeni, come Streptococcus pyogenes e Staphylococcus aureus. Questi microrganismi possono provocare impetigine, ascessi, cellulite, fino a infezioni profonde e potenzialmente letali, come fasciite necrotizzante o sepsi.

Nei bambini, soprattutto in contesti a basso reddito e in zone tropicali, le infezioni batteriche conseguenti alla scabbia possono determinare una glomerulonefrite acuta post-streptococcica, con possibile coinvolgimento renale. Analogamente, episodi ricorrenti di infezioni streptococciche possono evolvere in febbre reumatica e compromettere permanentemente le valvole cardiache.

Quando la risposta infiammatoria e infettiva si estende oltre la cute, si possono sviluppare complicanze sistemiche gravi, come setticemia o danni agli organi interni, in particolare reni e cuore.

Le forme più severe di infestazione, come la scabbia crostosa, si riscontrano con maggiore frequenza in individui immunocompromessi (ad esempio persone con HIV, diabete mellito, malattie vascolari periferiche o leucemie), e si distinguono per l’elevata carica parassitaria e il rischio aumentato di diffusione e complicanze infettive.

L’impatto psicologico e sociale dell’infestazione può essere rilevante: il prurito cronico, le lesioni visibili e lo stigma sociale associato possono contribuire all’insorgenza o al peggioramento di stati d’ansia, depressione e altri disturbi dell’umore.

Patologia correlataRelazione con la scabbiaPopolazione/Condizioni
Infezioni batteriche (impetigine, cellulite, sepsi)Diretta: introduzione batteri da grattamentoAdulti e bambini, ambienti tropicali/povertà
Glomerulonefrite post‑streptococcicaConseguenza di sovrainfezioni streptococcicheBambini in aree con scarsa assistenza sanitaria
Febbre reumatica / cardiopatia reumaticaEvoluzione da infezioni ripetute da S. pyogenesBambini e adolescenti in contesti a basso reddito
Sepsi / fasciite necrotizzanteInfezioni invasive post grattamentoPersone immunocompromesse e in comunità sovraffollate
Scabbia crostosaManifestazione severa con elevato carico di acariHIV, diabete, PVD, anziani, immunodepressi
Disturbi psichiatrici (ansia, depressione)Effetto diretto/indiretto da prurito e isolamentoAdulti, particolarmente in contesti vulnerabili

Gli animali non sono in grado di trasmettere la scabbia umana; possono essere infestati da una specie diversa di acaro, che non ha la capacità di infestare gli esseri umani. In questi casi, nel peggiore dei casi, potrebbero verificarsi irritazione cutanea e prurito temporaneo, senza conseguenze gravi.



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