L’HIV (virus da immunodeficienza umana) è il responsabile dell’AIDS, in quanto infetta e danneggia le difese del corpo, in particolare i linfociti, una particolare categoria di globuli bianchi che svolgono il ruolo di difesa contro batteri e virus invasori nel sistema immunitario. La sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) rappresenta una condizione patologica che ostacola la capacità del corpo di combattere altre malattie infettive.

La trasmissione dell’HIV avviene principalmente tramite il contatto diretto con il sangue o i fluidi corporei di un individuo infetto, solitamente attraverso lo scambio di aghi o rapporti sessuali non protetti con una persona portatrice del virus. Inoltre, un neonato può contrarre l’HIV dalla madre infetta.

Quando una persona con infezione da HIV sviluppa determinate malattie opportunistiche a causa del danneggiamento del sistema immunitario, viene diagnosticata con l’AIDS, cioè la sindrome da immunodeficienza acquisita. In passato, questa condizione di compromissione del sistema immunitario era considerata irreversibile. Tuttavia, oggi sappiamo che anche un individuo con AIDS può beneficiare delle terapie antiretrovirali e può ottenere un recupero efficace del sistema immunitario. Quindi, nonostante la diagnosi di AIDS, un paziente può tornare a avere un sistema immunitario efficiente grazie ai trattamenti disponibili.

I primi segni e sintomi dell’infezione da HIV includono febbre, mal di gola, eruzione cutanea, stanchezza, dolori articolari e muscolari, nonché ingrossamento dei linfonodi. Tuttavia, è importante notare che tali sintomi sono simili a quelli influenzali, vaghi e non specifici. Inoltre, si manifestano approssimativamente in 4 pazienti su 5, con un’entità variabile, il che rende impossibile una diagnosi basata esclusivamente sull’osservazione di tali manifestazioni. La diagnosi viene invece stabilita attraverso test ematici, che possono fornire una risposta definitiva già a 30 giorni dall’esposizione a rischio.

Sebbene esistano trattamenti per l’HIV e l’AIDS, non sono ancora disponibili vaccini o terapie definitive. Tuttavia, adottando determinati comportamenti, è possibile prevenire la trasmissione del virus.

L’HIV attacca specificamente i linfociti chiamati cellule T-helper (o cellule T), prendendo il sopravvento su di esse e moltiplicandosi. Questo processo continuo porta alla distruzione di altre cellule T, compromettendo la capacità del corpo di rispondere agli agenti esterni attraverso il sistema immunitario.

Quando il numero di cellule T diminuisce in modo significativo, le persone con HIV diventano più suscettibili ad altre infezioni e potrebbero sviluppare alcuni tipi di cancro che un organismo sano sarebbe in grado di combattere normalmente. Questa condizione di immunità ridotta, nota come AIDS, può portare a gravi infezioni che minacciano la vita, forme di cancro e deterioramento del sistema nervoso. È importante sottolineare che non tutti coloro che contraggono l’HIV sviluppano l’AIDS. Infatti, gli adulti infetti possono sembrare sani per molti anni prima che l’AIDS si manifesti.

La differenza tra l’HIV e l’AIDS è la seguente: l’HIV è un virus che infetta e distrugge il sistema immunitario degli esseri umani. La malattia progredisce lentamente e una persona affetta dall’HIV può sembrare perfettamente sana e normale per anni. Tuttavia, alla fine di questo processo, aumenta la vulnerabilità a numerose malattie, comprese infezioni gravi (opportunistiche), contro le quali un organismo sano sarebbe in grado di difendersi facilmente. L’AIDS, invece, è l’acronimo di “sindrome da immunodeficienza acquisita” ed è una condizione in cui il sistema immunitario risulta indebolito al punto da non riuscire a combattere le infezioni.

La diagnosi dell’HIV/AIDS non può essere basata unicamente sui sintomi, ma richiede specifici test (utilizzando saliva e sangue) con diverse specificità e sensibilità, a seconda del tipo di esame. Per maggiori approfondimenti, fare riferimento al paragrafo dedicato.

I sintomi dell’HIV possono manifestarsi in alcuni pazienti circa 2-4 settimane dopo l’infezione, presentando sintomi generici che tendono a scomparire nel breve periodo. I sintomi più gravi correlati all’AIDS possono richiedere fino a 10 anni prima di presentarsi.

HIV sintomi immediati

Durante la fase di infezione primaria acuta dell’HIV, che solitamente si verifica entro 1-4 settimane dal momento del contagio, possono manifestarsi immediati sintomi. Durante questo periodo, alcune persone possono sperimentare una serie di segni e sintomi che comprendono:

  • Febbre: può manifestarsi una condizione febbrile, caratterizzata da un aumento della temperatura corporea, che può variare da lieve a elevata.
  • Eruzione cutanea: può comparire un’eruzione cutanea sulla pelle, che può presentarsi come macchie rosse o piccoli puntini.
  • Gola infiammata e/o candidosi orale: può verificarsi un’infiammazione della gola, accompagnata da mal di gola o difficoltà nella deglutizione. In alcuni casi, può manifestarsi anche la candidosi orale, un’infezione fungina che colpisce la bocca e la gola.
  • Ghiandole gonfie (linfoadenopatie): le ghiandole linfatiche situate nel collo, nell’inguine o in altre parti del corpo possono gonfiarsi e diventare sensibili al tatto.
  • Mal di testa: può insorgere un dolore alla testa, che può essere di lieve o moderata intensità.
  • Dolori articolari e muscolari: possono manifestarsi dolori alle articolazioni e ai muscoli, che possono essere simili a quelli associati a un’influenza.
  • Stanchezza: può insorgere una sensazione generale di stanchezza o affaticamento.

È importante sottolineare che la presenza di questi sintomi può variare da individuo a individuo e non sono specifici esclusivamente dell’infezione da HIV. Inoltre, alcune persone possono essere asintomatiche durante questa fase acuta. Pertanto, la presenza o l’assenza di tali sintomi non è un indicatore definitivo dell’infezione da HIV. La diagnosi accurata dell’infezione da HIV richiede specifici test volti a rilevare la presenza del virus nel sangue o in altre secrezioni corporee.

HIV sintomi dopo 5 anni

Dopo un periodo di 5 anni dall’infezione da HIV, è possibile osservare una serie di sintomi e manifestazioni legate alla progressione della malattia e al deterioramento del sistema immunitario. Tuttavia, è importante tenere presente che ogni individuo può sperimentare la malattia in modo diverso e che alcuni pazienti possono rimanere asintomatici per un periodo più prolungato. Ecco alcuni potenziali sintomi che possono manifestarsi dopo 5 anni dall’infezione da HIV:

  • Comparsa di infezioni opportuniste: Con il progredire della malattia, il sistema immunitario compromesso diventa meno efficace nel contrastare infezioni comuni. Pertanto, possono verificarsi infezioni opportuniste, come polmonite, candidosi orale o esofagea (nota come mughetto), tubercolosi e infezioni da citomegalovirus.
  • Perdita di peso involontaria: L’effetto dell’infezione da HIV sul metabolismo e sull’assimilazione dei nutrienti può causare una diminuzione del peso corporeo non intenzionale.
  • Affaticamento cronico: La sensazione di stanchezza persistente può aumentare con la progressione della malattia.
  • Problemi neurologici: L’HIV può influenzare il sistema nervoso centrale, provocando sintomi quali difficoltà di memoria, problemi di concentrazione, depressione, ansia, neuropatia periferica (sensazioni dolorose e di formicolio agli arti) o, in casi più gravi, demenza associata all’HIV.
  • Aumento del rischio di tumori: Con l’avanzare dell’infezione da HIV, aumenta il rischio di sviluppare alcuni tipi di tumori, tra cui il sarcoma di Kaposi, il linfoma non Hodgkin e il carcinoma cervicale.
  • Problemi cardiaci e vascolari: L’HIV può incrementare il rischio di malattie cardiache e vascolari, come l’aterosclerosi e l’infarto del miocardio.
  • Alterazioni della pelle: Sono possibili disturbi cutanei come la comparsa di un rash persistente, infezioni fungine della pelle o herpes zoster ricorrente.

L’HIV probabilmente ha avuto origine da una forma mutata del virus dell’immunodeficienza delle scimmie, una malattia che colpisce solo gli scimpanzé e le scimmie africane. È probabile che l’infezione sia avvenuta attraverso il contatto con sangue infetto durante l’attività di caccia da parte di alcuni individui.

HIV sintomi, cause e cura

Storia dell’HIV

La scoperta del primo caso di AIDS risale al 1981, tuttavia, la malattia potrebbe essere esistita per molti anni prima di essere isolata e riconosciuta. L’infezione da HIV, che porta all’AIDS, è una delle principali cause di malattia e morte tra bambini, adolescenti e adulti in tutto il mondo. Negli Stati Uniti, l’AIDS è stata la sesta causa di morte tra i 15 e i 20 anni di età a partire dal 1991.

Negli ultimi anni, in Italia si è osservato un costante calo sia del numero di nuove infezioni che delle morti causate dalla malattia, il che è un incoraggiante risultato. Inoltre, l’aspettativa di vita dei pazienti sieropositivi è aumentata progressivamente, e se diagnosticati precocemente, è ormai simile a quella di persone non affette dal virus.

Attualmente, la maggior parte dei nuovi casi di infezione da HIV è causata dalla trasmissione sessuale, mentre in passato era più comune tra coloro che facevano uso di droghe iniettabili e condividevano siringhe infette.

I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) indicano che fin dall’inizio dell’epidemia, più di 70 milioni di persone hanno contratto l’infezione da HIV e che la malattia ha causato circa 35 milioni di morti in tutto il mondo. Nel 2017, il numero di vittime è stato di 940.000, ma nel 2010 era di 1,4 milioni e nel 2004 quasi due milioni. Nonostante questi numeri allarmanti, ci sono anche buone notizie, come la diminuzione del 39% delle nuove infezioni da HIV e la riduzione di un terzo delle morti tra il 2000 e il 2016.

Attualmente, circa 37 milioni di persone vivono con l’HIV nel mondo, di cui 22 milioni sono in cura, mentre il 25% delle persone affette è ignaro della propria condizione di sieropositività, mettendo a rischio se stessi e i loro partner.

Tuttavia, nonostante la drammaticità di questi numeri, è importante sottolineare che l’HIV non viene più considerato una malattia mortale nel 2018, ma piuttosto una malattia cronica che richiede un attento follow-up.

Fasi dell’infezione da HIV

L’infezione da HIV passa attraverso quattro stadi principali: l’incubazione, l’infezione acuta, il periodo di latenza e l’AIDS. Il periodo iniziale di incubazione, che è completamente asintomatico, dura in media da 2 a 4 settimane dopo il contagio. Sebbene i singoli sintomi siano aspecifici, la loro combinazione dovrebbe sollevare sospetti clinici se presenti in persone con comportamenti a rischio per l’HIV. Tuttavia, la presenza di questi sintomi da sola, senza un test specifico per l’HIV, non è sufficiente per diagnosticare un’infezione acuta. In alcuni casi, l’infezione primaria acuta può essere completamente asintomatica. Questa fase dura da 1 a 4 settimane, e di solito i sintomi si risolvono spontaneamente.

Durante questa fase, il sistema immunitario nell’intestino subisce il maggior danno, il quale è responsabile del fenomeno noto come “traslocazione batterica intestinale”, che porta allo stato infiammatorio cronico caratteristico dell’infezione da HIV.

Le persone con infezione primaria acuta sono quelle che più facilmente trasmettono l’HIV, sia perché spesso non sono consapevoli della propria infezione, sia perché in questa fase la carica virale, ossia il numero di particelle virali presenti nel sangue, è spesso molto elevata.

In risposta all’infezione acuta, il sistema immunitario cerca di combattere la replicazione del virus producendo anticorpi anti-HIV, in un processo noto come sieroconversione. Questi anticorpi vengono rilevati dal test HIV mediante la metodica ELISA. Tuttavia, durante questa fase iniziale dell’infezione, per le prime 3-4 settimane dopo il contagio, il test di screening per la sola ricerca di anticorpi anti-HIV potrebbe non risultare ancora positivo. Per questo motivo, è utile utilizzare test combinati che rilevano contemporaneamente la presenza di anticorpi anti-HIV e dell’antigene virale chiamato p24.

Poiché potrebbero essere necessarie alcune settimane perché gli anticorpi del virus HIV siano rilevabili dai test, è consigliabile ripetere il test almeno 4 settimane dopo l’esposizione a rischio e, dopo un primo esito negativo, ancora dopo 3 mesi per confermare la negatività. Questo periodo, in cui gli anticorpi non sono ancora rilevabili, è chiamato “finestra immunologica”, e per la diagnosi dell’HIV è necessario ricorrere ad altri test, come la PCR qualitativa o quantitativa dell’HIV su plasma o linfociti.

Il secondo stadio, l’infezione acuta, dura in media 28 giorni, ma spesso si verifica senza alcun sintomo. Tuttavia, quando presenti, i sintomi caratteristici dell’HIV dopo il contagio includono febbre, ingrossamento dei linfonodi, mal di gola, rash cutaneo, dolori muscolari, stanchezza, malessere generale e comparsa di ulcere in bocca ed esofago. In alcuni casi più rari, possono verificarsi anche mal di testa, nausea, vomito, ingrossamento del fegato o della milza, perdita di peso, mughetto e sintomi neurologici simili a quelli della meningite. Sono stati segnalati pochissimi casi di paralisi facciale legati all’infezione.

Il terzo stadio diventa nuovamente asintomatico e può durare da qualche anno a oltre 15 anni, fino all’insorgenza dell’AIDS, caratterizzato dalla comparsa di infezioni e tumori di varia natura, come polmonite e sarcoma di Kaposi.

Negli adolescenti e negli adulti che contraggono l’HIV, spesso non si manifestano sintomi immediatamente dopo l’infezione. Potrebbero trascorrere 10 anni o più prima che i sintomi si manifestino. Durante questo periodo, possono trasmettere il virus senza nemmeno saperlo.

Appena i sintomi dell’AIDS si manifestano, possono includere una rapida perdita di peso, febbre, stanchezza intensa, ingrossamento dei linfonodi, diarrea persistente, agitazione, sudorazione notturna, tremore e polmonite. In questa fase, i pazienti diventano più suscettibili alle infezioni opportuniste, che rappresentano i veri pericoli, come specifiche forme di polmonite, sarcoma di Kaposi, tumori cerebrali e linfomi.

Nei neonati, i segni immediati dell’infezione da HIV potrebbero non essere evidenti alla nascita, ma possono comparire entro 2 o 3 mesi. I bambini nati con l’HIV possono sviluppare infezioni opportuniste, che sono malattie che si manifestano solo in sistemi immunitari debilitati, come la polmonite da Pneumocystis carinii (PCP). Inoltre, possono manifestare infezioni più gravi rispetto ad altre infezioni comuni dell’infanzia, come l’infezione da virus Epstein-Barr (EBV).

I retrovirus rappresentano una categoria di virus, e l’HIV è uno di essi. A differenza della maggior parte degli organismi viventi che utilizzano il DNA per le informazioni genetiche, i retrovirus come l’HIV conservano le proprie informazioni genetiche nell’RNA. Quando l’HIV penetra una cellula umana, rilascia il suo RNA e un enzima chiamato trascrittasi inversa produce una copia del DNA dell’RNA virale. Questo DNA si integra nel DNA della cellula infetta, in un processo inverso rispetto a quello tipico delle cellule umane. Questo processo di copia inversa dell’RNA in DNA è ciò che contraddistingue i retrovirus.

Al contrario, altri virus a RNA come il poliovirus, l’influenza o il morbillo non eseguono una copia del DNA dopo aver invaso le cellule, ma producono semplicemente copie dell’RNA virale originale.

Ogni volta che una cellula infetta da HIV si divide, viene creata una nuova copia del DNA dell’HIV integrato insieme ai propri geni. Questa copia può rimanere inattiva (latente), in cui il virus è presente ma non causa danni, oppure può essere attivata, portando il virus a prendere il controllo delle funzioni della cellula infetta e a produrre molte nuove copie di HIV, che a loro volta invaderanno altre cellule. L’HIV distrugge gradualmente alcuni tipi di globuli bianchi del sangue chiamati linfociti CD4+. Questi linfociti sono essenziali per la difesa dell’organismo contro agenti estranei, microrganismi patogeni e tumori. Quindi, quando l’HIV attacca e distrugge i linfociti CD4+, l’organismo diventa più suscettibile alle infezioni da altri patogeni. Molte delle complicanze e delle conseguenze mortali dell’infezione da HIV sono il risultato delle infezioni opportuniste che si sviluppano a causa del deterioramento del sistema immunitario.

L’HIV-1 ha avuto origine nell’Africa centrale nella prima metà del XX secolo, quando un virus simile all’HIV proveniente dagli scimpanzé ha infettato per la prima volta gli esseri umani. La diffusione dell’HIV-1 su scala globale è iniziata alla fine degli anni ’70, e la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) è stata riconosciuta per la prima volta nel 1981.

Nel 2021, circa 38 milioni di persone, compresi 1,7 milioni di bambini di età inferiore ai 15 anni, vivevano con l’infezione da HIV in tutto il mondo. La maggior parte di questi casi (25,6 milioni) si trovava nell’Africa subsahariana. Nel corso dell’anno, sono decedute 650.000 persone a causa di malattie correlate all’AIDS a livello globale, rispetto a 1,9 milioni nel 2004 e 1,4 milioni nel 2010. Circa 1,5 milioni di persone hanno contratto l’infezione da HIV nel 2021, di cui circa il 57% in Africa subsahariana. Dell’85% delle persone che vivevano con l’HIV nel 2021, la maggior parte era a conoscenza del proprio stato sieropositivo (HIV positivo) e il 75% aveva accesso alle terapie antiretrovirali. Grazie agli sforzi internazionali, si stima che nel 2021 ben 28,7 milioni di persone con infezione da HIV abbiano avuto accesso alla terapia antiretrovirale, rispetto ai 7,8 milioni del 2010, con un notevole calo dei decessi e della trasmissione in molti Paesi.

Negli Stati Uniti, si stima che alla fine del 2019, 1.189.700 persone di età superiore ai 13 anni fossero state infettate dall’HIV, di cui il 13% non era a conoscenza della propria infezione. Nel 2020, sono state diagnosticate più di 30.600 nuove infezioni da HIV negli Stati Uniti, di cui 20.758 erano attribuibili a rapporti sessuali tra uomini. È importante considerare che i dati del 2020 devono essere interpretati con cautela a causa dell’impatto della pandemia di COVID-19 sull’accesso al test per l’HIV, sui servizi di cura e sul monitoraggio dei casi.



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