La chetosi è uno stato metabolico in cui il corpo utilizza i grassi come principale fonte di energia anziché i carboidrati. Questo avviene quando l’apporto di carboidrati nella dieta è ridotto e il corpo esaurisce le riserve di glicogeno nel fegato. La chetosi può essere raggiunta attraverso una dieta chetogenica, che si caratterizza per un alto consumo di grassi, un moderato apporto proteico e un basso consumo di carboidrati.

Quando il corpo entra in chetosi, il fegato converte gli acidi grassi in chetoni, che vengono utilizzati come fonte di energia per il cervello, i muscoli e altri tessuti. I chetoni possono attraversare la barriera emato-encefalica e fornire energia al cervello anche in assenza di glucosio.

Ci sono diverse ragioni per cui potrebbe essere necessario più tempo per entrare in chetosi. Spesso, ciò è dovuto al consumo involontario di un numero maggiore di carboidrati rispetto a quelli raccomandati per una dieta chetogenica. L’eccesso di carboidrati può impedire al corpo di produrre chetoni.

È importante sottolineare che alcune persone possono entrare in chetosi consumando una quantità leggermente maggiore di carboidrati (fino a 50-100 grammi al giorno), mentre altre potrebbero richiederne meno di 20 grammi al giorno.

La chetosi può essere raggiunta dopo alcuni giorni di consumo di una dieta chetogenica o attraverso il digiuno prolungato. Durante questo processo, i livelli di insulina nel sangue diminuiscono, favorendo la mobilizzazione e l’utilizzo dei grassi come combustibile.

La chetosi presenta vari benefici per la salute, tra cui la perdita di peso, il miglioramento della sensibilità insulinica e la riduzione dell’infiammazione. È importante notare, tuttavia, che la chetosi può comportare anche effetti collaterali, come alito cattivo, stanchezza, costipazione e squilibri elettrolitici.

La presenza di chetoni nel sangue può essere monitorata attraverso test specifici. I β-idrossibutirrati sono considerati il marcatore più accurato per valutare la chetosi.

È importante distinguere la chetosi dall’acidosi chetoacidosica, una condizione potenzialmente pericolosa che si verifica principalmente nei pazienti con diabete di tipo 1. L’acidosi chetoacidosica è caratterizzata da livelli elevati di chetoni nel sangue che portano a un’acidificazione del pH ematico.

Durante i primi giorni o settimane di chetosi, è comune sperimentare alcuni sintomi transitori e lievi, come mal di testa, stanchezza, vertigini, insonnia, difficoltà durante l’attività fisica, stitichezza, nausea e l’alito caratteristico con odore fruttato. Questi fastidi di solito si risolvono rapidamente, rappresentando segnali di adattamento dell’organismo, in particolare del cervello, alla nuova condizione.

È importante chiarire un malinteso riguardo alla chetosi: esiste una condizione patologica chiamata chetoacidosi, che si verifica principalmente nei pazienti con diabete di tipo 1 e talvolta negli alcolisti cronici. Tuttavia, la chetoacidosi rappresenta un caso estremamente particolare di chetosi e non è una possibile conseguenza delle diete chetogeniche, a meno che non ci siano condizioni preesistenti di forte stress per l’organismo, come gravidanza o malattia.

La chetoacidosi può essere potenzialmente letale a causa dell’aumento incontrollato dei corpi chetonici circolanti, a differenza della chetosi fisiologica (indotta, ad esempio, da una dieta chetogenica o un digiuno prolungato), che è un meccanismo ben regolato e sicuro in cui il nostro organismo mantiene il controllo della situazione.

La principale differenza tra la chetosi patologica (pericolosa) e la chetosi fisiologica risiede nella quantità di corpi chetonici circolanti, che raggiungono livelli elevati nel primo caso.

È importante notare una differenza significativa tra la chetosi dietetica (volontaria) e quella da digiuno. Entrambi gli stati comportano una transizione metabolica, passando dall’uso predominante di glucosio come principale substrato energetico all’uso quasi esclusivo di acidi grassi e corpi chetonici. Tuttavia, nel caso del digiuno completo, non vi è nemmeno un apporto proteico regolare, il che significa che il corpo utilizzerà anche le proteine come fonte di energia. Questo può portare a una progressiva perdita di massa muscolare. Nelle diete chetogeniche, invece, viene fornito un adeguato apporto proteico giornaliero per prevenire questa degradazione muscolare.

Per quanto riguarda le controindicazioni e gli effetti a lungo termine della dieta chetogenica, esiste ancora un dibattito in letteratura poiché i dati affidabili al di là di periodi di chetosi limitati, di solito non oltre un paio di anni, sono limitati.

Come fa l’organismo ad entrare in chetosi?

Quando ci troviamo in una situazione di digiuno obbligato o in assenza di carboidrati a causa di una dieta chetogenica, la disponibilità di glucosio nell’organismo diminuisce. Le riserve di glicogeno nel fegato si esauriscono rapidamente, generalmente entro circa 24 ore, poiché le riserve di carboidrati sono limitate. Di conseguenza, il fegato inizia a potenziare i meccanismi di gluconeogenesi, convertendo proteine e, in misura minore, grassi in glucosio per soddisfare le esigenze indispensabili delle cellule che ne dipendono, come i globuli rossi e inizialmente anche il cervello.

Contemporaneamente, le cellule in grado di farlo, come i muscoli, iniziano a orientarsi verso l’utilizzo dei grassi come principale fonte di energia. Tuttavia, l’utilizzo dei grassi non è completamente efficiente, il che porta all’accumulo di corpi chetonici nel sangue.

Il cervello si adatta a questa nuova situazione: la disponibilità di glucosio è limitata, ma ci sono elevate quantità di corpi chetonici nel sangue. In pochi giorni, il cervello si adatta all’uso dei corpi chetonici per coprire le sue elevate necessità energetiche.

Poiché il cervello è il principale consumatore di glucosio nel corpo, una volta adattato all’uso dei corpi chetonici, l’intero organismo riduce complessivamente la necessità di glucosio. Di conseguenza, il fegato può gradualmente ridurre la gluconeogenesi, ristabilendo un nuovo equilibrio, seppur diverso da quello preferito.

È importante sottolineare che questi meccanismi non avvengono come semplici interruttori, come nel caso dell’automobile. Si tratta di adattamenti graduali e spostamenti degli equilibri verso una direzione o l’altra. Si stima che il cervello impieghi fino a 3 settimane per raggiungere una nuova stabilità, in cui il rapporto tra l’utilizzo di corpi chetonici e glucosio pende maggiormente verso i primi (circa 75% per i corpi chetonici e 25% per il glucosio, se si vuole avere una stima approssimativa).

Dopo queste 3 settimane, i tessuti periferici riducono gradualmente l’utilizzo dei corpi chetonici per lasciarli al cervello, passando invece a utilizzare gli acidi grassi liberi come fonte di energia.

Tecnicamente, è solo dopo 3 settimane che si può parlare di una vera dieta chetogenica.

Infine, è importante notare che i corpi chetonici, una volta sintetizzati, non possono accumularsi nel corpo. Se non vengono utilizzati immediatamente, potrebbero essere eliminati attraverso l’urina e in parte attraverso il sudore e l’aria espirata. Questo è il motivo dell’odore fruttato caratteristico che può essere presente nel respiro di coloro che seguono una dieta chetogenica.


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