Come l'influenza si manifesta e diversi trattamenti per neonati, bambini, adulti e anziani: sintomi, rischi, prevenzione e cura per ogni età
L’influenza è una delle problematiche più importanti e oggetto di studio e prevenzione in ambito sanitario su scala globale, colpendo annualmente tra il 5% e il 15% della popolazione mondiale. Si tratta di una malattia infettiva causata dai virus della famiglia Orthomyxoviridae, caratterizzata da un’elevata contagiosità e dalla capacità di manifestarsi con sintomi che variano da forme lievi a complicanze gravi. I virus influenzali si classificano in tre principali categorie: A, B e C, con il tipo A che risulta essere il più diffuso e pericoloso per l’uomo, responsabile delle maggiori emergenze sanitarie su larga scala.

L’influenza continua a rappresentare una minaccia dinamica e in evoluzione per la salute pubblica. La sua capacità di mutare attraverso riassortimenti genetici e mutazioni progressive complica la prevenzione e il controllo dell’infezione. Nonostante i progressi nella diagnosi, nella cura e nella profilassi vaccinale, restano ancora aspetti poco chiari relativi alla trasmissione e alla patogenesi. La comunità scientifica è costantemente impegnata nello sviluppo di vaccini più efficaci e antivirali innovativi, con l’obiettivo di contenere meglio l’impatto della malattia, in particolare nelle categorie di popolazione più a rischio
Struttura e funzionamento del virus
I virus dell’influenza sono agenti patogeni a RNA a singolo filamento, generalmente sferici o ovali, con dimensioni comprese tra 80 e 120 nanometri. La loro membrana esterna, derivata dalla cellula infetta, ospita due proteine essenziali: emoagglutinina (HA), che consente al virus di legarsi alle cellule bersaglio, e neuraminidasi (NA), che agevola la liberazione dei virioni prodotti. Il materiale genetico del virus è suddiviso in otto segmenti (sette nel tipo C), che codificano undici proteine fondamentali per la replicazione e la virulenza, tra cui polimerasi (PA, PB1, PB2), proteine di matrice (M1, M2) e non strutturali (NS1, NS2).
Il tipo A può infettare una vasta gamma di specie animali, dagli uccelli acquatici ai mammiferi come suini, cani, gatti e perfino cetacei, rendendolo un vettore di mutazioni e adattamenti costanti. I virus di tipo B e C, invece, hanno un impatto più limitato, colpendo principalmente l’uomo e causando forme meno gravi.
Capacità mutazionale e rischio “pandemico”
Una delle caratteristiche più temute del virus influenzale di tipo A è la sua grande e straordinaria variabilità genetica, che si manifesta attraverso due modalità cellulari: la deriva antigenica, ovvero un processo graduale di mutazione che consente al virus di eludere il sistema immunitario, e il riassortimento genetico, che comporta un ricombinamento dei segmenti di RNA tra ceppi diversi, spesso di origine animale, generando nuovi sottotipi potenzialmente pandemici. Questo secondo meccanismo è stato alla base della pandemia di H1N1 del 2009, nata dall’incontro tra virus influenzali umani, aviari e suini.

Struttura del virus influenzale
L’influenza si manifesta regolarmente in forma stagionale, soprattutto nei mesi freddi delle zone temperate. A intervalli più lunghi, si verificano pandemie influenzali, scatenate da nuovi ceppi virali per i quali la popolazione mondiale non ha una protezione immunitaria preesistente. Negli ultimi quattro secoli si contano almeno 31 pandemie influenzali documentate. Particolarmente devastanti sono state quelle del XX secolo: l’influenza “spagnola” del 1918-19 (H1N1), che ha causato circa 50 milioni di decessi; l’influenza “asiatica” del 1957-58 (H2N2), con circa 2 milioni di vittime; e l’influenza di “Hong Kong” del 1968-69 (H3N2), che ha provocato un milione di morti.
Nel 2009, un nuovo ceppo H1N1 di origine suina ha dato origine a una pandemia che ha coinvolto oltre 200 paesi, con oltre 526.000 casi accertati e almeno 6.770 decessi riportati entro novembre di quell’anno, secondo dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Sebbene meno letale rispetto alla “spagnola”, questa pandemia ha avuto un’ampia diffusione, colpendo in modo particolare giovani adulti in buona salute, diversamente dalle epidemie stagionali che affliggono soprattutto bambini, anziani e persone con fragilità pregresse. Fino all’epidemia del Covid-19 che ancora permane al centro dell’indagine scientifica e colpisce annualmente milioni di persone, fortunatamente non mortali, soprattutto nell’individuo sano
L’influenza, a livello cellulare, fisiologico e patogenetico, si sviluppa attraverso una complessa interazione tra il virus e le cellule del sistema respiratorio. L’infezione inizia con l’ingresso del virus attraverso le mucose nasali o faringee, dove una proteina virale (l’emoagglutinina) si lega a specifici recettori delle cellule epiteliali, consentendo al virus di penetrare al loro interno. Una volta dentro, il materiale genetico virale viene replicato e tradotto in nuove proteine, dando origine a nuovi virus che escono dalla cellula ospite per infettarne altre, grazie all’azione della neuraminidasi.
L’organismo risponde attivando il sistema immunitario innato, che libera molecole infiammatorie come interferoni e interleuchine. Queste sostanze, pur svolgendo una funzione difensiva, sono anche responsabili dei sintomi tipici dell’influenza, come febbre, dolori muscolari, stanchezza e brividi. L’innalzamento della temperatura corporea è una reazione controllata dal cervello per contrastare la replicazione del virus. L’infezione può danneggiare l’epitelio delle vie respiratorie, riducendo la capacità di espellere muco e agenti patogeni, e aumentando il rischio di complicanze batteriche.
A livello cellulare, l’influenza provoca danni diretti come la morte delle cellule infette, l’aumento della permeabilità dei vasi sanguigni e la perdita dell’integrità delle barriere cellulari, che favorisce ulteriori infezioni. Nei casi più gravi, soprattutto durante pandemie, si può verificare un danno agli alveoli polmonari, con accumulo di liquidi e difficoltà respiratorie acute.
Sintomatologia e quadro clinico
Si presenta come un’infezione respiratoria acuta, i cui sintomi principali includono febbre elevata (ma anche lieve o moderata, ma improvvisa), tosse secca, dolore alla gola, cefalea, stanchezza, dolori muscolari e articolari. Questi sintomi sono dovuti a una risposta immunitaria intensa con produzione di citochine infiammatorie come interferoni e TNF. L’incubazione è rapida, compresa tra uno e due giorni, e la contagiosità può iniziare 36-48 ore prima della comparsa dei sintomi e protrarsi fino a una settimana, o oltre in soggetti immunocompromessi.
Nei casi più lievi, la guarigione avviene in pochi giorni, ma nelle persone vulnerabili possono insorgere complicazioni come bronchiti, polmoniti, sinusiti, otiti o, in rari casi, problemi cardiaci e neurologici gravi. Durante la pandemia del 2009, si sono osservate manifestazioni cliniche atipiche, tra cui disturbi gastrointestinali e un’incidenza più alta di insufficienza respiratoria acuta, in particolare nei giovani adulti.
L’influenza presenta sintomi variabili per intensità e durata, influenzati da fattori come età, condizioni di salute e tipo di virus. L’esordio è spesso accompagnato da sintomi respiratori quali tosse secca, mal di gola, congestione nasale e starnuti. Nei bambini e nei soggetti vulnerabili possono manifestarsi disturbi gastrointestinali come nausea, vomito e diarrea. In forme più gravi, specialmente durante le pandemie, possono insorgere complicanze come polmonite e sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS). La durata tipica dei sintomi è di 5-7 giorni, anche se l’affaticamento può persistere più a lungo. I sintomi compaiono solitamente dopo un’incubazione di 1-2 giorni.
| Sintomi | Frequenza | Descrizione |
|---|---|---|
| Febbre | Molto comune | Temperatura corporea superiore ai 38°C, spesso improvvisa. |
| Brividi e sudorazione | Comune | Sensazione di freddo seguita da sudorazione intensa. |
| Dolori muscolari | Molto comune | Dolori diffusi, soprattutto a schiena, braccia e gambe. |
| Mal di testa | Comune | Dolore localizzato alla testa, spesso pulsante o costrittivo. |
| Stanchezza (astenia) | Molto comune | Sensazione intensa di debolezza e mancanza di energia. |
| Tosse secca | Comune | Tosse non produttiva, persistente e fastidiosa. |
| Mal di gola | Comune | Irritazione o dolore durante la deglutizione. |
| Congestione nasale o naso che cola | Comune | Naso ostruito o secrezione nasale abbondante. |
| Inappetenza | Comune | Diminuzione del desiderio di mangiare. |
| Occhi arrossati o lacrimanti | Meno comune | Irritazione o lacrimazione, talvolta con fotofobia. |
| Vertigini | Meno comune | Sensazione di instabilità o giramento di testa. |
| Nausea | Meno comune | Sensazione di malessere allo stomaco. |
| Vomito | Raro | Episodi di espulsione gastrica, più frequenti nei bambini. |
| Diarrea | Raro | Feci liquide o semiliquide, più frequente nei più piccoli. |
| Dolori addominali | Raro | Crampi o fastidi nella zona dello stomaco. |
| Tosse con catarro | Raro | Presenza di muco espulso con la tosse. |
| Sensibilità alla luce (fotofobia) | Raro | Fastidio agli occhi in presenza di luce intensa. |
| Confusione mentale | Molto raro | Difficoltà a concentrarsi, disorientamento (soprattutto negli anziani). |
| Convulsioni | Molto raro | Contrazioni muscolari involontarie (nei bambini piccoli con febbre alta). |
| Dolori oculari | Molto raro | Sensazione dolorosa agli occhi, specie in movimento. |
Trasmissibilità dell’influenza. Il virus influenzale si trasmette principalmente attraverso le goccioline emesse da tosse, starnuti o durante la conversazione. Queste particelle infettive possono raggiungere le mucose di individui vicini, solitamente entro due metri. Un’altra modalità di trasmissione, meno frequente ma possibile, è quella per via indiretta: toccare superfici contaminate e poi portarsi le mani al viso può favorire l’ingresso del virus nell’organismo.
Una persona colpita dal virus diventa contagiosa circa un giorno prima della comparsa dei sintomi e può trasmettere l’infezione per un periodo che varia dai cinque ai sette giorni. Questo intervallo può estendersi nei bambini piccoli e nei soggetti con un sistema immunitario compromesso. È utile a tal fine distinguere tra “contagiosità”, ovvero il periodo in cui si può trasmettere il virus, e “incubazione”, ossia il tempo che intercorre tra il contagio e la comparsa dei primi sintomi, che in media è di due giorni.
Prevenzione e igiene delle mani. Le misure igieniche rappresentano una barriera efficace contro la diffusione dell’influenza. Tra queste, il lavaggio delle mani è essenziale: lavarsele regolarmente con acqua e sapone o utilizzare gel disinfettanti a base alcolica può ridurre in modo significativo il rischio di infezione.
In contesti ad alto rischio, come ospedali o ambienti a contatto con soggetti fragili, l’uso delle mascherine risulta particolarmente utile, anche per chi è già sintomatico. Durante i periodi di picco stagionale è consigliabile mantenere il distanziamento fisico, specie in luoghi affollati. Infine, la ventilazione degli ambienti chiusi è fondamentale per ridurre la concentrazione di particelle virali nell’aria, contribuendo a limitare la trasmissione.
In alcuni casi, l’influenza può manifestarsi insieme ad altre infezioni virali o batteriche, dando origine a coinfezioni. Tali associazioni tendono a peggiorare il quadro clinico, aumentando il rischio di complicanze respiratorie gravi e la probabilità di ospedalizzazione o decesso.
Anche la compresenza di batteri patogeni come lo Staphylococcus aureus (soprattutto nelle sue forme resistenti agli antibiotici) può aggravare la situazione. In questi casi, una diagnosi rapida mediante test specifici è cruciale per impostare la terapia più adeguata. Il fenomeno delle sindemie, ossia la sovrapposizione di più malattie infettive con impatti sinergici negativi, rende la gestione clinica più complessa e sollecita maggiori risorse sanitarie.
Patologie associate e complicazioni
L’influenza, oltre ai sintomi consueti, può essere associata a numerose patologie, sia come effetto diretto del virus che come conseguenza indiretta legata all’indebolimento dell’organismo. Le complicanze si manifestano più frequentemente nei soggetti considerati fragili, come anziani, bambini, individui con malattie croniche o con un sistema immunitario compromesso.
Tra le problematiche più comuni a livello respiratorio rientrano la polmonite virale e quella batterica secondaria, oltre alla bronchite acuta e al peggioramento di condizioni croniche come asma e BPCO. A livello cardiaco, l’infezione può causare infiammazioni del cuore come miocardite e pericardite, oppure favorire eventi acuti come l’infarto nei soggetti predisposti.
Le complicanze neurologiche, pur essendo meno frequenti, comprendono condizioni serie come encefalite, meningite virale, sindrome di Guillain-Barré e convulsioni febbrili nei bambini. Dal punto di vista metabolico, è possibile osservare uno scompenso del diabete e una riattivazione di malattie autoimmuni, a causa dell’infiammazione sistemica provocata dal virus.
Durante la gravidanza, l’infezione influenzale può aumentare il rischio di aborto spontaneo, parto prematuro e problemi neonatali, soprattutto se contratta nel terzo trimestre. Nei casi più gravi, come nelle forme complicate o pandemiche, possono comparire insufficienza renale acuta, sepsi e sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), con necessità di cure intensive.
Nonostante nella maggior parte dei casi l’influenza si risolva spontaneamente, può comunque comportare complicanze rilevanti per la salute, rendendo fondamentale la prevenzione tramite vaccinazione e altre misure protettive, soprattutto per le categorie più esposte.
| Patologie correlate all’influenza | Condizione | Tipo di correlazione | Descrizione | Soggetti a rischio | Esiti possibili |
|---|---|---|---|---|---|
| Respiratorie | Polmonite virale | Diretta | Infezione dei polmoni da parte del virus influenzale. | Anziani, immunodepressi | Insufficienza respiratoria, ospedalizzazione |
| Polmonite batterica secondaria | Indiretta | Infezione batterica successiva all’influenza. | Tutti, soprattutto anziani | Sepsi, aggravamento clinico | |
| Bronchite acuta | Diretta | Infiammazione dei bronchi con tosse persistente. | Tutti | Prolungamento dei sintomi | |
| Peggioramento di asma o BPCO | Indiretta | Ricadute o aggravamento di patologie croniche preesistenti. | Pazienti con malattie respiratorie croniche | Ricovero, difficoltà respiratorie | |
| Cardiovascolari | Miocardite | Diretta | Infiammazione del muscolo cardiaco. | Giovani adulti, immunodepressi | Aritmie, scompenso, morte improvvisa |
| Pericardite | Diretta | Infiammazione del pericardio con dolore toracico. | Tutti, più frequente nei giovani | Ricovero, cronicizzazione | |
| Infarto miocardico | Indiretta | Evento acuto da stress infiammatorio sistemico. | Anziani, cardiopatici | Esiti gravi, mortalità | |
| Neurologiche | Encefalite | Diretta o immunomediata | Infiammazione cerebrale potenzialmente grave. | Immunodepressi, bambini | Coma, deficit neurologici |
| Meningite virale | Diretta | Infezione delle meningi causata dal virus. | Tutti, raro | Ricovero, recupero completo nella maggior parte | |
| Sindrome di Guillain-Barré | Autoimmune post-infettiva | Paralisi progressiva post-influenzale. | Raro, ma più frequente negli adulti | Paralisi temporanea o permanente | |
| Convulsioni febbrili | Indiretta (febbre elevata) | Scosse muscolari nei bambini piccoli in presenza di febbre. | Bambini tra 6 mesi e 5 anni | In genere benigno | |
| Metaboliche e immunologiche | Scompenso del diabete | Indiretta | Instabilità glicemica provocata da infezione acuta. | Diabetici | Chetoacidosi, iperglicemia |
| Riattivazione di malattie autoimmuni | Indiretta | Esacerbazione dovuta a infiammazione sistemica. | Pazienti con malattie autoimmuni | Peggioramento della patologia | |
| Gravidanza e neonati | Aborto spontaneo | Indiretta | Perdita del feto in seguito a infezione acuta. | Donne in gravidanza | Perdita gestazionale |
| Parto prematuro | Indiretta | Anticipo del parto a causa di infezione e stress materno. | Donne in gravidanza | Complicanze neonatali | |
| Complicanze neonatali | Indiretta | Infezioni o distress respiratorio nei neonati da madri influenzate. | Neonati di madri infette | Ricovero, problemi respiratori | |
| Multisistemiche | Insufficienza renale acuta | Indiretta (grave complicanza) | Danno renale da ipossia o sepsi. | Pazienti ospedalizzati | Dialisi temporanea, danno renale reversibile |
| Sepsi | Indiretta | Infezione sistemica derivante da complicanze batteriche post-influenzali. | Anziani, immunodepressi | Shock settico, insufficienza multiorgano | |
| Sindrome da distress respiratorio (ARDS) | Diretta o indiretta | Fallimento respiratorio acuto con necessità di ventilazione meccanica. | Casi gravi di influenza o pandemia | Terapia intensiva, rischio vitale |
Diagnosi virologica
Per identificare il virus influenzale, si utilizzano sia test clinici che di laboratorio. I test rapidi antigenici offrono risultati in tempi brevi ma hanno una sensibilità limitata. La metodica di riferimento è la RT-PCR, che consente di identificare con precisione i diversi sottotipi virali grazie all’amplificazione del gene M1. Altri strumenti diagnostici comprendono la coltura virale e l’immunofluorescenza diretta, utili ma più lenti e meno precisi.
La diagnosi dell’influenza si basa prevalentemente su un’attenta valutazione dei sintomi clinici, spesso sufficienti per identificare la malattia, specialmente durante i periodi di picco stagionale. I sintomi caratteristici, la rapidità con cui compaiono i disturbi e il contesto stagionale aiutano a distinguerla da altre infezioni respiratorie.
Essendo i sintomi influenzali simili a quelli di altre patologie come COVID-19, raffreddore, RSV o infezioni batteriche, può rendersi necessario il ricorso a test diagnostici specifici. Tra questi, i test antigenici rapidi permettono una diagnosi in tempi brevi, seppur con sensibilità limitata, mentre i test molecolari (RT-PCR) offrono maggiore precisione e permettono anche di identificare il tipo di virus influenzale. Esistono inoltre test combinati che rilevano contemporaneamente influenza e COVID-19, utili per differenziare tra virus simili.

I sintomi dell’influenza con diagnosi e trattamento. La gestione dell’influenza stagionale richiede un’azione combinata tra cura dei sintomi, uso mirato di antivirali e un’efficace prevenzione tramite vaccino. La sorveglianza virologica e l’aggiornamento continuo delle strategie sono fondamentali per far fronte all’evoluzione del virus
L’esecuzione dei test è indicata soprattutto nei soggetti più vulnerabili, nei pazienti ospedalizzati o in contesti comunitari a rischio, al fine di confermare la diagnosi, guidare il trattamento e contenere la diffusione del virus. In ogni caso, un riconoscimento tempestivo dell’influenza è fondamentale per intervenire in modo efficace e ridurre il rischio di complicanze, soprattutto nelle persone più fragili.
Cura e prevenzione vaccinale
La cura dell’influenza si basa sul trattamento dei sintomi e sulla prevenzione, con particolare attenzione alla prevenzione, ossia la vaccinazione annuale. Nella maggior parte dei casi, si tratta di una patologia che si risolve spontaneamente, ma la presenza di varianti virali e la crescente resistenza ai farmaci antivirali rendono necessaria una continua revisione delle strategie sanitarie.
Il trattamento mira a ridurre i sintomi attraverso riposo, idratazione e farmaci antipiretici e antidolorifici come paracetamolo e ibuprofene. In alcuni casi, è possibile utilizzare antivirali specifici come oseltamivir e zanamivir, efficaci se assunti entro le prime 48 ore dalla comparsa dei sintomi. Tuttavia, la diffusione di ceppi resistenti, come alcuni H1N1, può limitarne l’efficacia.
La prevenzione resta l’approccio più efficace e si fonda sulla vaccinazione stagionale.
Ogni anno, l’OMS stabilisce la composizione del vaccino trivalente in base ai ceppi virali previsti in circolazione (due di tipo A e uno di tipo B). In Italia, la vaccinazione viene consigliata tra ottobre e dicembre e la protezione inizia dopo circa due settimane dalla somministrazione. È importante ricordare che i vaccini stagionali non offrono copertura contro eventuali nuovi ceppi pandemici, come quello che si manifestò nel 2009. In simili circostanze, l’efficacia della prevenzione può risultare ridotta, rendendo necessarie misure straordinarie.
Ecco una tabella completa e aggiornata che sintetizza i principali approcci farmacologici all’influenza, suddivisi per finalità terapeutica, principi attivi, indicazioni d’uso e note aggiuntive:
| Categoria | Principi attivi | Funzione principale | Quando si usa | Note utili |
|---|---|---|---|---|
| Antipiretici e analgesici | Paracetamolo | Riduzione della febbre e del dolore | In caso di febbre elevata, mal di testa, dolori muscolari | Ben tollerato; attenzione al dosaggio in caso di patologie epatiche |
| Ibuprofene | Antinfiammatorio, antipiretico, analgesico | Per febbre, infiammazione e dolori articolari | Evitare in caso di gastrite, ulcera o insufficienza renale | |
| Acido acetilsalicilico (Aspirina) | Antipiretico e analgesico | Non raccomandato nei bambini (rischio di sindrome di Reye) | Usare con cautela nei pazienti con rischio emorragico | |
| Antivirali | Oseltamivir (Tamiflu) | Inibitore della neuraminidasi (virus A e B) | Entro 48h dall’inizio dei sintomi; soggetti a rischio | Può ridurre durata e gravità dell’influenza; rischio di resistenza in alcuni ceppi |
| Zanamivir (Relenza) | Inibitore della neuraminidasi | Alternativa all’oseltamivir; per via inalatoria | Sconsigliato nei pazienti con asma o BPCO; meno usato per via della somministrazione | |
| Baloxavir marboxil (non sempre disponibile) | Inibitore della cap-dependent endonuclease | Monodose orale, efficace nelle prime 48h | Nuova generazione, utile anche per ceppi resistenti agli altri antivirali | |
| Decongestionanti nasali | Pseudoefedrina, oximetazolina | Riduzione della congestione nasale | Uso limitato (max 3-5 giorni) | Non usare in caso di ipertensione o disturbi cardiovascolari |
| Sedativi della tosse | Destrometorfano, codeina | Calmare la tosse secca | Se tosse persistente e non produttiva | La codeina è soggetta a prescrizione e controindicata in età pediatrica |
| Espettoranti / mucolitici | N-acetilcisteina, ambroxolo | Fluidificare il muco | Per tosse produttiva | Favoriscono l’eliminazione del catarro |
| Antistaminici | Clorfenamina, difenidramina | Ridurre rinorrea e starnuti | In caso di sintomi simil-allergici associati | Possono causare sonnolenza; usati spesso in formulazioni combinate |
| Cortisonici (solo in casi selezionati) | Prednisone, desametasone | Antinfiammatorio sistemico | In caso di complicanze infiammatorie gravi | Solo su indicazione medica; rischio di immunosoppressione |
| Antibiotici (non per il virus) | Amoxicillina, azitromicina ecc. | Solo in caso di sovrainfezione batterica | Polmonite batterica secondaria, sinusite, otite media | Inutili contro i virus; prescrizione solo se necessario |
Gli antivirali possono essere utili, ma risultano più efficaci se somministrati entro le prime 48 ore dall’insorgenza dei sintomi, contribuendo a ridurre la durata e l’intensità della malattia. Gli antibiotici, invece, non sono indicati contro il virus influenzale, ma possono essere prescritti esclusivamente in presenza di complicanze batteriche sovrapposte. Nei soggetti fragili o in caso di evoluzione clinica complessa, può essere necessario un intervento terapeutico più mirato.
Influenza ed età del soggetto
Si presenta con caratteristiche diverse in base all’età del soggetto, influenzando non solo i sintomi, ma anche la gravità della malattia, la probabilità di complicanze e le modalità di prevenzione e trattamento. Ogni fascia d’età mostra peculiarità cliniche ed esigenze specifiche di gestione.
Nei neonati, l’infezione influenzale tende a manifestarsi con sintomi meno evidenti o atipici, come febbre, irritabilità, difficoltà respiratorie e riduzione dell’alimentazione. Tuttavia, proprio per l’immaturità del sistema immunitario, le conseguenze possono essere gravi, come la comparsa di polmonite o sepsi. Per questo motivo, è spesso indicata l’ospedalizzazione anche solo per monitoraggio. La prevenzione si fonda sulla vaccinazione della madre durante la gravidanza e delle persone a stretto contatto con il neonato, secondo la cosiddetta strategia del “cocooning”.
Nei bambini, l’influenza si manifesta generalmente con un quadro sintomatico più intenso e completo: febbre elevata, tosse, dolori muscolari, congestione nasale, talvolta accompagnati da disturbi gastrointestinali. Le complicanze più frequenti sono otite, bronchite e, nei casi più seri, polmonite. I più piccoli, soprattutto al di sotto dei 5 anni, risultano più vulnerabili. Per limitare sia le conseguenze individuali che la diffusione collettiva del virus, è fortemente raccomandata la vaccinazione annuale.
Negli adulti sani, la malattia tende a essere autolimitante, con sintomi come febbre, stanchezza, dolori muscolari e tosse secca. Nonostante ciò, può risultare debilitante per alcuni giorni e, in presenza di malattie croniche preesistenti, possono insorgere complicanze. L’uso di farmaci antivirali è riservato a pazienti a rischio o in caso di forme particolarmente gravi. La vaccinazione è consigliata soprattutto per chi lavora in ambienti sanitari o a contatto con soggetti fragili.
Negli anziani, l’influenza si presenta spesso in forma più insidiosa, con febbre non sempre evidente ma con un più alto rischio di complicazioni, in particolare a carico dell’apparato respiratorio e cardiovascolare. I sintomi possono includere confusione mentale, cadute e peggioramento di patologie croniche già presenti. In questa fascia di età, l’ospedalizzazione è più frequente e la mortalità legata all’influenza è più elevata. La vaccinazione annuale è fortemente raccomandata, preferibilmente con formulazioni ad alta dose o adiuvate, che risultano più efficaci nella popolazione anziana.
| Aspetto | 🍼Neonato (0–28 gg) | 👶Bambino (1 mese–12 anni) | 🧑Adulto (18–64 anni) | 👴Anziano (>65 anni) |
|---|---|---|---|---|
| Presentazione clinica | Febbre, irritabilità, scarsa reattività | Febbre alta, tosse, dolori, talvolta vomito/diarrea | Febbre, dolori muscolari, tosse, mal di testa | Sintomi lievi o atipici, possibile confusione mentale |
| Complicanze comuni | Sepsi, polmonite, insufficienza respiratoria | Otite, bronchite, polmonite | Riacutizzazione di patologie croniche, polmonite | Polmonite, scompenso cardiaco, peggioramento cognitivo |
| Durata media sintomi | 7–10 giorni (variabile) | 5–7 giorni | 5–7 giorni | Più prolungata, fino a 10 giorni o oltre |
| Rischio ospedalizzazione | Alto | Moderato (alto <5 anni) | Basso (eccetto fragili) | Alto |
| Trattamento sintomatico | Supportivo, paracetamolo, idratazione | Paracetamolo/ibuprofene, fluidi, riposo | Paracetamolo/ibuprofene, isolamento | Trattamento sintomatico attento, monitoraggio |
| Uso antivirali | Solo in casi gravi e ospedalizzati | Solo se a rischio o con sintomi gravi | Solo nei primi 2 giorni in soggetti a rischio | Raccomandato nei casi sospetti gravi o a rischio |
| Vaccinazione antinfluenzale | No diretta (solo tramite madre e cocooning) | Sì, raccomandata dai 6 mesi in su | Raccomandata in soggetti fragili o professioni sanitarie | Fortemente raccomandata, con vaccino adiuvato o HD |
| Sistema immunitario | Immature risposte innate/adattative | In via di sviluppo | Maturo | In declino (immunosenescenza) |
| Prevenzione ambientale | Igiene mani, vaccinazione familiare | Vaccinazione scolastica, igiene | Igiene, vaccinazione se a rischio | Igiene, isolamento in RSA, vaccinazione annuale |
| Sintomi gastrointestinali | Possibili | Frequenti | Rari | Rari |
| Segni atipici | Apatia, rifiuto alimentare | Irritabilità, sonnolenza | Meno comuni | Cadute, confusione, peggioramento cognitivo |
Oggi, i vaccini quadrivalenti sono quelli più diffusi, poiché proteggono contro due ceppi di influenza A (H1N1 e H3N2) e due di influenza B, garantendo una copertura più ampia rispetto ai vaccini trivalenti. Per le persone anziane o con fragilità, sono disponibili formulazioni potenziate: i vaccini ad alta dose o quelli adiuvati (contenenti sostanze che amplificano la risposta immunitaria) offrono una protezione più efficace e una riduzione del rischio di ricovero.
La ricerca è attivamente e costantemente impegnata nello sviluppo di un vaccino universale contro l’influenza, progettato per offrire una protezione duratura contro un ampio spettro di ceppi virali, compresi quelli che potrebbero emergere in futuro. Quella contro l’influenza è una battaglia annuale della Sanità mondiale e non conosce sosta.




